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Piramide Cestia

Il sepolcro di Gaio Cestio

La caratteristica struttura venne costruita tra il 18 e il 12 a.C. come tomba per Gaio Cestio Epulone, un membro dei Septemviri Epulonum. La presenza di un monumento funebre in forma di piramide a Roma si deve probabilmente al fatto che l'Egitto era divenuto da pochi anni una provincia romana e la sua cultura sontuosa era particolarmente di moda a Roma.

Nel testamento dispose espressamente che gli eredi avrebbero dovuto realizzare il sepolcro entro 330 giorni, pena la perdita della ricca eredità, così come ricorda l’iscrizione scolpita sul fianco orientale del monumento:

pus absolutum ex testamento diebus CCCXXX, arbitratu (L.) Ponti P. f. Cla (udia tribu), Melae heredis et Pothi l(iberti)

Nel III secolo la piramide viene incorporata nelle Mura Aureliane, costituendo così un suo bastione difensivo, anche se ne interrompe il passaggio di ronda. L'attuale accesso corrisponde ad una posterula che immetteva su una strada secondaria (ancora in vista) diretta verso l'emporio sul Tevere.

Alessandro VII nel 1663, commissionò degli scavi e dei restauri alla struttura, la cui memoria venne incisa nella scritta sulla facciata. In questo periodo il Borromini propose un progetto per trasformare la cella funeraria in chiesa cristiana, ma la cosa fortunatamente non venne realizzata.

L'edifico è alto 36,40 metri con una base quadrata di circa 30 metri di lato. Realizzata in calcestruzzo, con cortina di mattoni e copertura di lastre di marmo bianco di Carrara.

All'interno vi è un'unica camera sepolcrale, di 5,95 per 4,10 ed è alta 4,80 metri. L'ambiente, relativamente ben conservata, è dipinto in bianco con sottili cornici e figure decorative di stile pompeiano. Sulla parete di fondo dove doveva esserci il ritratto del defunto, ora c'è un buco, praticato da tombaroli alla ricerca di tesori.

La visita si occuperà anche di descrivere la storia di un altro importante monumento presente nelle vicinanze, la Porta Ostiense o anche detta Porta San Paolo.

Il nome originale della porta era Ostiensis, perché da qui inizia la via Ostiense, strada di collegamento al suo antico porto, Ostia. Durante il Medievo, ormai attraversata principalmente dai pellegrini diretti alla Basilica di San Paolo fuori le mura, venne ribattezzata col nome attuale.

La struttura, è realizzata in travertino, fiancheggiata da due torri a base semicircolare. Massenzio, all’inizio del IV secolo, edificò altri due fornici sul lato interno della struttura, con funzione di controporta (l’unica delle mura aureliane interamente conservata). Una strana particolarità è che la chiusura era verso la città anziché, come normalmente accadeva, verso l’interno della struttura.

Tra il 401 e il 403 d. C., l’imperatore Onorio ristrutturò buona parte delle mura e delle porte, e provvide a trasformarne l'ingresso ad uno solo i fornici, più facilmente difendibile.

Da quì però nel 549, a causa del tradimento della guarnigione posta a sua difesa, gli Ostrogoti di Totila riuscirono a penetrare nella città.

La porta principale e le controporte, sono collegata da due muri chiusi a formare una sorta di piccola fortificazione, chiamata "Castelletto", all’interno del quale doveva trovar posto sia la guarnigione militare che la stazione dei gabellieri per la riscossione del pedaggio sulle merci in entrata e in uscita.

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