Nel parco è visibile un tratto lungo tratto dell'antica via Latina, fiancheggiato da una serie di importantissimi monumenti funerari del II sec. d.C. ancora in parte integri.
Lo scavo dell'area di una proprietà della famiglia Barberini, si deve all'iniziativa di Lorenzo Fortunati, che eseguì a sue spese i lavori di scavo nel 1857, completati poi per volere di papa Pio IX. Agli inizi del '900, dopo una campagna di restauri diretta da Rodolfo Lanciani, l'area fu destinata a parco archeologico.
Tra i reperti più completi il Sepolcro Barberini. Si tratta di un sepolcro a tempietto costruito in laterizio bicolori, tipico del periodo degli Antonini. Diviso in tre livelli, il sotterraneo conteneva camera funeraria (in cui è stato rinvenuto un famoso sarcofago conservato ai Musei Vaticani) mentre al primo piano si svolgevano le cerimonie funebri.
Il Sepolcro dei Valeri, quasi interamente ricostruito nella parte in elevato, presenta una pianta rettangolare ed è caratterizzato da un portico a due colonne sulla fronte mentre il piano superiore ha una finestra rettangolare. La stanza sepolcrale più importante, in origine rivestita di lastre di marmo, conserva perfettamente gli splendidi stucchi della volta, ripartita in medaglioni tra riquadri di raccordo.
Del Sepolcro dei Pancrazi si conserva soltanto la parte sotterranea. Di età Adrianea, la camera sepolcrale vera e propria conserva un pavimento a mosaico bianco e nero a squame, che delimita un grande sarcofago liscio di marmo, intorno a cui fu costruita la tomba, mentre altri sette sarcofagi (conservati ai Musei Vaticani) erano posizionati lungo i lati. Particolarmente importanti sono gli splendidi stucchi e gli affreschi che rivestono la volta a crociera e la parte superiore delle pareti dell'ambiente.
Alle spalle dei Sepolcri si conserva un'area con murature ed una cisterna d'acqua appartenenti ad una grande villa databile tra il I e il III sec. d.C.. Scavata dal Fortunati e poi reinterrata, in parte distrutta nel 1964 per la costruzione di un campo di calcio. Alla metà del V sec. d.C. la matrona romana Demetriade, proprietaria del complesso, trasformò la villa in luogo di culto cristiano, edificando la basilica che ospitava le reliquie di S. Stefano.