7.1904 - a.U.c.
Dalla draga Caprera sono stati ripescati fra il ponte Quattro Capi e il ponte Palatino i seguenti oggetti in marmo: mano di statua, che stringe un bastone; mensola intagliata, ma consunta, alta m. 0,45 x 0,28; peso rotondo, alto m. 0,18, diam. 0,30, sul cui piano è incisa la lettera C, indicante il peso di cento libbre.
Giuseppe Gatti.
7.1904 - a.U.c.
Nel terreno adiacente allo stabilimento Tabanelli, ove nello scorso mese si rinvennero alcuni frammenti di lastroni in travertino con resti di titoli sepolcrali, d'età repubblicana (cfr. Notizie, 1904, p. 226), si è trovato un altro simile pezzo, lungo m. 0,28 x 0,20, su cui leggesi: COELIA A LE...
Un frammento di lastra di marmo, lungo m. 0,27 X 0,12, recuperato nello stesso
luogo, conserva in grandi e belle lettere il nome: ORNEL...
Fu pure raccolto un pezzo di capitello corinzio, alto m. 0,50, ed un torso di
statua virile, alto m. 0,54, che aveva il braccio destro nudo e col sinistro sosteneva
il manto.
Giuseppe Gatti.
7.1904 - a.U.c.
Per alcuni lavori di ampliamento negli edifici annessi al Grand Hotel, dal lato della via Venti settembre, sono stati rimessi all'aperto, alla profondità di tre metri dal livello stradale, resti di un'antica costruzione in laterizio con archi in tegoloni, forse appartenenti al lato settentrionale delle terme diocleziane. Fra la terra si è raccolta un'ara arcaica, in peperino, alta m. 0,90 X 0,73 X 0,80; un frammento di grossa lastra di travertino, su cui restano le lettere LIE alte m. 0.11; una base marmorea di colonna, diam. 0,15; un catino in terracotta, ddiam. di m. 0,28; una lucerna di terra rossa fina, senza ornati, rotonda, col diam.
di m. 0,07.
Giuseppe Gatti.
7.1904 - a.U.c.
Intrapresa la costruzione di un Ospizio britannico, fra la via della Navicella e la chiesa di s. Stefano Rotondo, a tre metri sotto il piano di campagna sono stati incontrati avanzi di antichi muri laterizi, fra i quali uno in forma di abside. Nello sterro sono stati recuperati due capitelli, d'ordine composito, alti m. 0,40 X 0,34, abbastanza ben conservati; una basetta marmorea, con cornice e zoccolo intagliati, alta in. 0,17 x 0,09 × 0,09, senza alcuna iscrizione; un' altra simile basetta, rotta nella parte superiore ed alta m. 0,20 X 12 X 0,10, sui cui leggesi il titoletto votivo: TIB CL DEME TRIVS QVOD MIL FR LEG XV APOL VOVIT C FECIT
Giuseppe Gatti.
6.1904 - a.U.c.
Demolito un vecchio muro nel fondo, ove trovasi lo stabilimento Tabanelli (cfr. Notizie 1904, pag. 195), vi sono stati trovati, fra i materiali di costruzione, i seguenti frammenti di grandi lastre in travertino, con belle lettere di età repubblicana, che sembrano appartenere ad una stessa iscrizione sepolcrale: N FOV CN F FOV AN XIIX. Un altro pezzo di lastrone, parimente in travertino, conserva le parole: P TEL PHILL. Dallo stesso muro provengono molti minuti frantumi di marmi scolpiti, cioè pezzi di statue e di decorazioni architettoniche, e frammenti di lastrine di marmi diversi colorati.
Giuseppe Gatti.
6.1904 - a.U.c.
Costruendosi un nuovo villino nell'area dell'antica villa Patrizi, in immediata prossimità di quello in cui nello scorso anno si rinvennero due statue in marmo (cfr. Notizie 1903, pag. 60), ne sono state recuperate altre due, alla profondità di m. 6,50 dal piano di campagna. Una (alt. m. 1,10) è in marmo lunense, acefala, e mancante della metà inferiore delle gambe e di una parte degli avambracci. Rappresenta un oratore seduto, avvolto nel pallio che gli lascia scoperto il petto e dalle spalle scende ai lombi, ripiegandosi poi sul ventre e sulle ginocchia. Nella destra posata sul grembo stringe un rotolo; la figura ricorda il così detto Demostene del Louvre.
L'altra (alt. m. 1,40), in marmo greco di grana sottile e tinta calda, è parimenti seduta ed acefala; la testa era lavorata a parte ed inserita nel collo. Mancano il braccio destro, l'avambraccio sinistro, ed il piede destro. La figura è avvolta nel manto, che si aggruppa con bel partito di pieghe; ed aveva la gamba destra protesa in avanti, mentre la sinistra è alquanto ritirata indietro, per modo che il piede sta col tallone sollevato. Rappresenta forse un poeta: sembra infatti che con la mano sinistra sì appoggiasse ad una cetra, e con la destra tenendo il plettro si rivolgesse verso l'istrumento, come nella celebre statua di Anacreonte, già Borghese, ora a Copenaghen. Nella fronte del masso rettangolare, su cui siede il personaggio, e in vicinanza del piede sinistro, v'è inciso il nome dell’artefice che scolpì la statua. Quest' autore è sconosciuto, ed appartiene all'epoca ellenistica romana.
Giuseppe Gatti.
6.1904 - a.U.c.
In via della Navicella, intrapresi i lavori per la costruzione di un ospedale Britannico, in prossimità della chiesa di s. Stefano Rotondo, sono stati raccolti fra la terra i seguenti oggetti: Testa femminile, in marmo, grande al vero, coi capelli raccolti e legati sulla fronte, che scendono poi sulle orecchie; piccolo frammento di sarcofago, alto m. 0,14 X 0,20, su cui rimane una testina in rilievo; piccolo dolio fittile, alto m. 0,60 X 0,40. Si ebbero pure due pezzi di lastre mar moree inscritte.
In uno, alto m. 0,20 X 0,30, leggesi: LIBER tis libertabusque POS terisque eorum ITVM AC tum, ambitum.
Nell'altro, di m. 0,60 X 0,40, in grandi lettere alte m. 0,09, rimane soltanto:
OVI C forse: QVI(rina), tribù a cui era iscritto il personaggio nominato nell'iscrizione.
Giuseppe Gatti.
1921 - a.U.c.
L'ATM, considerando ormai insufficenti le officine distaccate nei singoli depositi, rileva i locali a via Prenestina delle Officine Meccaniche di Roma (già A. Tabanelli e C.) e quelli di un attigua impresa di costruzioni, formando il primo nucleo delle future officine centrali aziendali.
Destinate alla grande manutenzione e alla revisione di tutti i veicoli aziendali, mediante il successivo acquisto di un cementificio e di alcuni locali già in uso all'Alfa Romeo, le officine, oltre alla funsione di deposito di autobus e tram, ospitarono varie attività aziendali, tra le quali la sezione vie e lavori, il servizio impianti fissi, il cantiere binari.
23.5.1903 - a.U.c.
L'industriale meccanico Attilio Tabanelli acquista da Alberto e Riccardo Trocchi un terreno parte in “vignato ed ortivo con casa, fienile e casa cantoniera… in vocabolo vicolo di Malabarba” e parte in cannettato, nell'intenzione di spostare qui la sua fabbrica (di carrozze per tranvie a trazione elettrica ed a cavalli e di carri merci ferroviari e di automobili) dalla via Flaminia, attratto dalla presenza della SRT-O e dalla previsione di potenziamento dello scalo merci San Lorenzo;
5.1904 - a.U.c.
Nel terreno ove è posto lo stabilimento Tabanelli, al n. 25 della via Prenestina, si è rinvenuto un pezzo di grossa lastra di marmo, appartenuta alla decorazione della porta di un monumento sepolcrale. Vi è scritto: HE L SIBI ET | ONO SVO ET SVIS | C OCTAVIVS C L CELADVS GNOME DEI...
Al di sopra dei nomi erano scolpiti tre busti di figure panneggiate, dei quali
resta soltanto la parte inferiore.
Giuseppe Gatti.