Incontro/conversazione dal titolo La cultura del Novecento e l’opera di Michele Busiri Vici, architetto e paesaggista romano, che prende spunto dal volume Michele Busiri Vici, architetto e paesaggista, 1894-1981, curato da Alessandra Muntoni e Maria Luisa Neri, edito nel settembre 2017 da Campisano Editore. Nato nel 1894, Michele Busiri Vici avvia la propria carriera professionale nella prima metà degli anni Venti e come altri professionisti della sua generazione – il pensiero va a Giuseppe Capponi, Mario De Renzi, Plinio Marconi, Giuseppe Pagano, Mario Ridolfi, Pierluigi Nervi – inizia il proprio percorso di architetto all’insegna della tradizione. Una tradizione di principi, regole d’arte e codici figurativi che, sottoposta a un paziente processo di decantazione e a un continuo scandaglio, finisce per imporsi come una piattaforma di riferimenti alternativi al Movimento Moderno e alle logiche quantitative legate al concetto di standard.
Laureatosi presso la Facoltà di Ingegneria di Roma, settore edile, diventa architetto non tanto o solo grazie alla legge 24 giugno 1923 n. 1395, ma soprattutto perché è un predestinato. Appartiene, infatti, a una lunga prosapia di architetti dalle radici internazionali che, attraverso un lungo e ricchissimo percorso professionale e artistico consolidatosi nell’area romana fin dal Settecento, hanno affinato il loro linguaggio apprendendo dal continuum della storia più che dagli strappi temporali dovuti a particolari eventi sociali o politici.
Il Pomeriggio di studio si prefigge di confrontare l’opera di Michele Busiri Vici con la temperie della cultura architettonica del Novecento. I soggetti del suo lavoro hanno riguardato l’innesto nella città, il rapporto con l’antico, la cultura mediterranea della casa, i villaggi turistici, l’inserimento nel paesaggio e la cura del giardino, aspetti che si ritrovano modulati con diverse sensibilità e linguaggi anche nell’opera di Lina Bo Bardi, Luigi Lenzi, Luigi Moretti, Gio Ponti, Leonardo Ricci, ma anche dei Maestri europei del moderno. Rilevante è anche il ruolo della committenza pubblica e privata (nel caso di Michele Busiri Vici: Riccardo Gualino, Luigi Albertini, Bernardo Attolico, la famiglia Buitoni e l’Aga Khan Karim), sempre referente di grande spessore nella costruzione dell’architettura italiana sia negli anni Trenta sia nel Secondo dopoguerra. Alla stessa maniera lo è il suo modo di progettare, che dimostra una particolare padronanza degli strumenti del disegno: dalle prospettive a volo d’uccello ai particolari decorativi capaci di raccontare lo spazio così come sarà vissuto. Tutti aspetti che hanno connotato in Italia la formazione dell’ingegnere e dell’architetto integrale.
Michele Busiri Vici Architetto e paesaggista, 1894-1981, scritti di: Barbara Berta, Giancarlo Busiri Vici, Michele Busiri Vici Jr., Alberta Campitelli, Carmen Carbone, Rossana Carullo, Valentina Donà, Gerardo Doti, Roberto Faraone, Alessandra Muntoni, Maria Luisa Neri, Yuri Strozzieri, Elisa Zannoni. Introduzioni di Flavia Lorello, Maria Letizia Mancuso, Virginia Rossini.
Programma
Introduce e coordina
Francesco Moschini (Segretario Generale dell’Accademia Nazionale di San Luca)
Interventi
Carmen Andriani (Università degli Studi di Genova)
Spazi e figure della composizione
Giovanni Carbonara (Sapienza Università di Roma, Professore Emerito)
Beni architettonici: dialettica tra antico e contemporaneo
Maria Clara Ghia (Sapienza Università di Roma)
Gli interni della casa
Annalisa Metta (Università Roma Tre)
Giardino, architettura e paesaggio
Angela Marino (Università degli Studi dell’Aquila)
La cultura degli ingegneri e degli architetti
Luca Ribichini (Sapienza Università di Roma)
Disegno e progetto