Data scatto: 11/02/1932
L'Illustrazione Italiana. 21 febbraio 1932. Visita del Capo del Governo Mussolini in Vaticano per l'anniversario della Conciliazione.
Autore: Armando Bruni
Visita del Capo del Governo Mussolini in Vaticano per l'anniversario della Conciliazione. Pio XI ripropone l'immagine di una Chiesa sottoposta agli attacchi concentrici dei protestanti, dei comunisti e degli ebrei:
"Veste l'uniforme di Primo Ministro; porta il Collare dell'Annunziata, lo Speron d'Oro, la fascia verde mauriziana. E incede con andatura tranquilla; sorride impercettibilmente ai giornalisti che, compreso qualche straniero, gli fanno il saluto romano. Sulla porta lo ossequiano Monsignor Maestro di Camera, che gli si mette alla destra, gli altri prelati dell’Anticamera Segreta, il marchese Sacchetti, Foriere dei Sacri Palazzi, il Cavallerizzo Maggiore marchese Serlupi, l'Esente delle Guardie Nobili marchese Sacripante, il Comandante la Guardia Svizzera colonnello Hirschbiil, un capitano della Guardia Palatina.
Con tutti costoro e col suo seguito per sonale (le Loro Eccellenze De Vecchi, Rocco, Giunta, Fani, il Capo dell'Ufficio Stampa, e gli altri) il Duce s'avvia all'appartamento del Papa. Le guardie svizzere, al grido gutturale del loro capitano, levano, d'un colpo solo, con quello scatto di meccanica precisione che pare un loro segreto secolare, le luccicanti alabarde. Il corteo entra nelle sale di sinistra; i valletti richiudono le porte. Pied'arm. Rompete le righe.
Dieci minuti. Venti minuti. Mezz'ora. Tre quarti d'ora. Ma quanto dura il colloquio? Buon segno, dice, fra noi che aspettiamo, qualcuno che la sa lunga. Sono i colloqui di fredda cortesià o, Dio non voglia, i passi, con relativi ultimalum, quelli che durano poco. A dichiarare una guerra basta un minuto. È vero che nessuno ha mai pensato a una guerra guerreggiata fra l'Italia e la Città del Vaticano. Ma è anche vero che questo lungo protrarsi della visita conferma l'idea d'una cordialità, la quale del resto si respira nell'aria.
È dopo un'ora, esattamente sessanta minuti, che nelle anticamere pontificie s'avverte un nuovo rimescolio; l'ufficiale svizzero rimette in rango i suoi alabardieri. L'udienza è finita: adesso Mussolini sta presentando al Papa il suo seguito (presentandoglielo per modo di dire; Rocco, e specialmente De Vecchi, Pio undecimo li conosce bene). E da un'anticamera all'altra arrivano già, come succede, le prime indiscrezioni sui particolari dell'incontro, qual è avvenuto alla soglia della biblioteca privata, fra il Pontefice e il Duce.
Il corteo riattraversa la Sala Clementina, e va a farsi la rituale fotografia nella Loggia. Noi scendiamo di corsa per la Sala Ducale, per la Sala Regia, e per lo Scalone del Bernini, a San Pietro: la basilica è già tutta piena di steccati per la funzione del giorno seguente, oltre che abbastanza deturpata dall'enorme castello di legname, eretto nella navata centrale per collocare entro la sua nicchia la colossale statua d'un santo nuovo, Giovanni Eudes.
Essendoci collocati presso l'altare della Confessione vediamo solo di lontano e confusamente, nel gruppo che arriva, monsignor Pellizzo economo della basilica che, assistito da due canonici, offre l'acqua benedetta al Primo Ministro, il quale si segna. Il corteo fa anzitutto, come in ogni chiesa cattolica, la sua breve visita: alla cappella del Sacra; poi giunge davanti alla Confessione. Qui :è stato preparato, innanzi alla balaustra, un génuflessorio. Mussolini vi si inginocchia; ad altri due larghi genuflessori s'inginocchia il suo seguito. E vediamo il rappresentante di Cesare, che prega sulla tomba di Pietro."