Fra le tante cose umane per le quali una guerra significa rimescolamento di carte c'è anche la musica "seria" o, più esattamente, il consumo della musica seria.
Nel 1945, al termine di una lunga guerra disastrosa, la vita associativa delle vecchie e solide società di concerti riprendeva tranquillamente il suo corso, gli abbonati che si tramandavano il tesserino di padre in figlio e che facevano rinnovare la quota d'abbonamento, automaticamente, dalla loro banca, si ripresentavano in massa a riprendere la frequentazione dei concerti. Ma anche un altro pubblico, un pubblico "nuovo" di studenti, di giovani operai, di giovani professionisti era alla ricerca di occasioni per ascoltare musica: il rallentamento, e poi il blocco delle attività concertistiche aveva, per così dire, congelato il ricambio del pubblico, e c'era dunque un ascoltatore tradizionale più che mai affamato di musica e un ascoltatore giovanile che la musica ancora non l'aveva addentata e che, nell'attesa, aveva arrotato i denti lupeschi. Nel 1919 s'era verificata più o meno la stessa situazione, ma le società solide avevano allora risposto raddoppiando subito i turni dei concerti e riassorbendo poi, nel giro di alcuni anni, l'eccesso di pubblico.