L'Istituto statale dei sordi di Roma è stata la prima scuola pubblica per sordi in Italia. Nel 1700 Padre Tommaso Silvestri, di ritorno da Parigi dove era andato ad "imparare l'arte di istruire i sordomuti" dal celebre Abate l'Epee, aprì una scuola con otto alunni presso l'abitazione dell'avv. Di Pietro che aveva finanziato il viaggio. In seguito diventò una vera e propria scuola, che cambiò sede più volte e fu finanziata dallo Stato Pontificio. Come risulta dal manuale "Maniera di far parlare e di istruire speditamente i sordi e i muti di nascita" scritto di pugno da Tommaso Silvestri e conservato presso la biblioteca dell'Istituto, veniva portato avanti un modello di educazione bilingue: italiano parlato e scritto e lingua dei segni; ma dopo il Convegno di Milano del 1880, anche l'istituto di Roma abbandonò la prospettiva bilingue in nome di un rigido oralismo, anche se poi di fatto si creò una strana situazione: - in classe i segni erano banditi; - venivano però utilizzati nella vita convittuale, per gli avvisi interni, per la confessione e anche durante la Messa, cioè quando si voleva essere sicuri che la comunicazione fosse chiara e senza equivoci. Dopo l'unità di Italia passò sotto la giurisdizione del Ministero della Pubblica Istruzione e diventò insieme a quello di Milano e Palermo, uno dei tre istituti statali per sordi, con il nome di Regio Istituto dei sordomuti Nel 1889 fu costruito l'attuale edificio che arrivò ad ospitare fino a 300 alunni. Nel 1939 fu anche attivata la scuola di specializzazione che si auto-finanziava ed ha funzionato fino a pochi anni fa.