Data: / 1935
Codice identificativo monumento: 10140
Papa Onorio I trasforma in una chiesa l'edificio della Curia Iulia al Foro Romano: "Fecit ecclesiam beato Hadriano martyri in Tribus Fatis, quam et dedicavit et dona multa obtulit"
Il cardinale cancelliere Aimerico, in vista della morte del papa Onorio II, riesce a far approvare un comitato di otto cardinali, cui viene demandato il compito di eleggere il nuovo papa. Stabilita come sede preposta alla loro riunione la chiesa di Sant'Adriano (all'interno del Palladium, le fortificazioni dei Frangipane), i cardinali sostenitori di Pietro Pierleoni, temendo di poter cadere prigionieri, si ritirano sia dal monastero di San Gregorio sia dal comitato degli otto elettori.
Papa Gregorio IX restaura la chiesa di Sant'Adriano al Foro: il piano di calpestio dell'antico senato romano viene rialzato di tre metri; l'aula a navata unica, viene trasformata a tre navate con antiche colonne di spoglio; l'abside viene rialzata per l'edificazione, sotto l'altare maggiore, di una cripta a pianta semicircolare.
La chiesa di Sant'Adriano al Foro, viene concessa ai padri mercedari spagnoli, che avviano l'anno seguente il restauro dell'annesso convento.
Viene costituita la Confraternita degli Acquavitari, che ottiene come propria sede la chiesa di Sant'Adriano ai Fori.
Papa Leone XII erige a parrocchia la chiesa di Sant'Adriano.
Gli scavi nel Foro Romano hanno continuato in prossimità della chiesa di s. Adriano, ed è stata liberata dalla terra quasi tutta la fronte dell'edificio dell'antica Curia. A circa sei metri sotto il piano stradale si sono incontrati numerosi sepolcri del medio evo e depositi di ossa umane.
Alcune arche fittili, contenenti i resti di parecchi cadaveri e coperte con lastre di marmo, erano state collocate nell’area adiacente alla chiesa, quando essa trovavasi a circa due metri sopra il piano del Foro; altre giacevano sotto il livello di quell'area medesima. Fu quivi trovato anche un sarcofago marmoreo, di età romana, adoperato come ossario, e con la fronte addossata al muro dell'antica chiesa.
Una delle pietre, che servirono di copertura. a questo sarcofago, ha la cornice intagliata; è larga m. 0,52x0,60 e porta incisa la iscrizione: D M S A CORNELIVS PVMIDIVS MAGNVS FECIT PVMI DIAE ATTICAE NVTRICI SVAE MVLIERI OPTIMAE ET SIBI ET SVIS ET LIBERO LIBERTABVSQ POSTERISQ EORVM SE BIBO FECIT
Un altro lastrone di marmo, di m. 1,27 x 0,83, che parimenti fu adoperato per chiudere nello stesso luogo un deposito di ossami, reca questo titolo onorario, mutilo da ambo i lati: (prima colonna) iuLIAE AVG mATRI AVGG ET cASTRORVM; (seconda colonna) IMP CAESSLS SEPTIMIO SEVERO PIO PERTINACI AVG ARAB ADIAB PART MAX PONTIF MAX P P KALATORES BON CURANTE EVTYCHETE
Nel 2° verso della prima colonna fu cancellata la seconda G, dopo la uccisione di Geta. Assai probabilmente questa pietra portava a destra la dedicazione a Caracalla ed a Geta, essendo ciò indicato non solo dal contesto dell’ epigrafe, ma anche dalla lunghezza della penultima riga, che ricordando i KALATORES PONtificum et flaminum si estendeva al di là del titolo onorario di Settimio Severo. Fra la terra rimossa davanti alla chiesa di s. Adriano è stato raccolto un frammento di capitello di pilastro, lungo m. 0,50, alto m. 0,25, e sul lato liscio di esso leggonsi i nomi: ...CLODII OCTAVIA…
Un Clodius Octavianus, personaggio dell'ordine senatorio, poco dopo la metà del secolo quarto fu vicario di Roma. Ivi stesso si è rinvenuto un pezzo di cornice marmorea di m. 0,32 x 0,27, sul quale rimane: ...aTTICO V c...
Dai medesimi sterri si ebbero pure due lastre di marmo con iscrizioni cristiane, le quali evidentemente provengono da alcuno dei cimiteri suburbani. La prima, lunga m. 0,49, alta m. 0,29, dice: IOBINA VIBAS IN DEO. Sull'altra, lunga m. 0,75 x 0,49, rotta a destra, leggesi: PRIDIE NONAS FEBRAR... DECESSIT SABASSANVS A N... QUI BIXITAN P M XXXI I... CONOXORE
Una piccola base marmorea, alta m. 0,57 x 0,40 x 0,35, con cornice rozzamente intagliata, si è rinvenuta fra la terra, in mezzo ai ruderi medievali scoperti sotto la pubblica via, a lato della chiesa di s. Adriano: Vi si legge: CVRANTE CHETE CIO PELACIO VIRO PRAEFECTISSIMO CVRATORAEDIVM SACRARVM. Ignoto è cotesto Cetegio (o Cetego) Pelagio, che apparteneva all' ordine equestre, come rivela il predicato di vir perfectissimus. Questo secondo vocabolo fu dal lapicida stranamente mutato in praefectissimus. Errati sono pure il nome Chetecio per Cethegio, ed il vocabolo curator invece di curatore. L'iscrizione è da attribuire alla prima metà del secolo quarto.
Alla distanza poi di m. 13,60 dalla fronte della Curia, e posto ancora al suo luogo sull'antico pavimento del Foro, si è scoperto un grande piedistallo marmoreo, con cornice e zoccolo sagomati, alto m. 1,24 X 0,81 X 0,85. Nella fronte, cioè nel lato volto verso i Rostri, porta l'iscrizione: MARTI INVICTO PATRI ET AETERNAE VRBIS SVAE CONDITORIBVS DOMINVS NOSTER IMP MAXENTIVS P FINVICTVS AVG. Il nome di Massenzio è scarpellato, ma vi restano sufficienti tracce delle singole lettere per poterlo leggere con sicurezza. Sul fianco destro del basamento è incisa la memoria della dedicazione. DEDICATA DIE XI KAL MAIAS PER FVRIVM OCTAVIANVM V C CVR V AED SACR
Ponendo mente alla dedicazione fatta da Massenzio il giorno 21 di aprile, che è il giorno natale di Roma, e considerando le divinità, che egli volle onorare in quella data memoranda, si è facilmente indotti ad attribuire all'anno 308 questo insigne monumento… Furio Ottaviano, che come curator aedium sacrarum dedicò il monumento, è personaggio sconosciuto. Ma probabilmente è figlio di quel C. Furio Ottaviano, che fu console suffetto e pontefice sotto Elagabalo o so‘to Severo Alessandro (C./. L. VI, 1423), e che fin dall'anno 223 è ricordato come vir clarissimus fra i patroni del municipio di Canosa (C.I.L. IX, 358; cf. Borghesi, Oewvres III, p. 121).
Il piedistallo ora descritto, che Massenzio dedicò, nel luogo più insigne del Foro, Marti invicto patri et aeternae urbis suae conditoribus, non fu allora appositamente tagliato e messo in opera, ma fu tolto ad un monumento preesistente, ed era scritto su tutte e quattro le facce. L'epigrafe incisa sulla fronte, che doveva essere un titolo onorario, fu totalmente cancellata, abbassando la superficie del marmo, per sostituirvi quella di Massenzio. L'iscrizione del lato destro fu pure quasi totalmente abrasa, per segnarvi la data della nuova dedicazione. Ne rimane però la prima linea, appena leggibile: MAGISTRI QVINQ C... FABR TI... Questa intitolazione era seguita dai nomi dei magistri e degli altri officiali del collegio dei fabri, probabilmente tignarii; la quale lista di nomi continuava poi nel lato sinistro del piedistallo, che rimase inalterato quando Massenzio se ne servì. Quivi in fatti leggonsi numerosi nomi. Anche il quarto lato del basamento, quello cioè che è opposto all'iscrizionededicatoria, non fu toccato nel secolo quarto; e vi rimane incisa la data, in cui il monumento venne eretto la prima volta, che fu il 1° agosto dell' anno 154: DEDICATA K AVG L AELIO AVRELIO COMMODO T SEXTIO LATERANO COS. Onde è probabile, che in origine il basamento avesse sostenuta una statua dell'imperatore Antonino Pio, eretta dal collegio dei fabri tignarit, simile a quella che lo stesso collegio dedicò più tardi in onore di Caracalla (C.I.L. VI, 1060).
Continuandosi lo sterro verso la sommità della Sacra via, sono stati recuperati due frammenti di lastre marmoree inscritte. Il primo, di m. 0,55 X 0,39, conserva parte di un titolo greco. L'altro frammento misura m. 0,48 X 0,54, e vi rimane: ...AXIM... Le lettere sono alte m. 0,20 ed appartengono ad una grande epigrafe monumentale.
Giuseppe Gatti.
Il mio rapporto corredato di piante, sezioni e vedute prospettiche del niger lapis e dei monumenti ch'esso ricopre, era già pronto, quando S. E. il Ministro Baccelli potè ottenere dal Municipio di Roma la remozione del binario a trazione elettrica, che percorreva il terrapieno addossato alla chiesa di S. Adriano. Diventa così possibile la esumazione dell'area frapposta tra il niger lapis e la Curia imperiale, nonchè la esplorazione di strati coevi ai monumenti in esame.
Queste indagini permetteranno certamente di raccogliere nuovi dati per la conoscenza dei problemi che solo in parte ho finora potuto risolvere, analizzando le stratificazioni sopra cui sorgono i basamenti dei piedistalli, il cono, il cippo e la muratura dei rostri repubblicani. Il rapporto riuscirà così più completo, ma dovrà trovar posto in un volume dei Monumenti antichi, anzichè nelle Notizie, sembrandomi opportuno di pubblicare anche le molte tavole che illustrano la stipe votiva, e non ridurre di troppo la proporzione delle iconografie e dei rilievi topografici, ora estensibili ad una parte del Comizio.
Giacomo Boni.
Demolita in parte la muratura, con cui nel medio evo fu chiusa, la vetusta porta della Curia, che il papa Onorio avea trasformato in chiesa cristiana circa l'anno 630, sono stati trovati nella massicciata varî frammenti di marmi, scritti e scolpiti, i quali appartennero a circostanti monumenti di più antica età.
Un pezzo di lastrone marmoreo, spettante ad un architrave, venne coperto di leggiero intonaco, quando fu messo in opera nel tempio cristiano; e sull'intonaco a fondo bianco, fra due fascioni di colore giallo, fu dipinta in rosso una iscrizione, della quale soltanto resta la parola: ASPICE
Distaccato con ogni cura l'intonaco, si è riconosciuto che l'antico architrave portava un'epigrafe, in buone lettere, forse del secolo quarto o dei primi anni del quinto, relativa a lavori eseguiti da qualche pubblico personaggio nella Curia. Vi si legge infatti: ...MPER ANI nVERATIVS IV cVRIAM SENatus
Di un'altra lastra marmorea, che parimenti era posta nella sede del Senato, sono stati ritrovati cinque frammenti, sui quali è scritto: ..:ET MAGNIFIC... RIO PATRIS MEI R... SENATVS AMpLISSIMi ...VBVRbis AETERNae
Sembra esservi ricordate opere compiute con splendore e magnificenza (sub impe)rio patris mei; e l'ultimo verso richiama alla memoria l'epigrafe incisa da Massenzio sul piedistallo dedicato Marti invieto patri et aeternae urbis suae conditoribus (cfr. Notizie 1899, p. 433). Onde potrebbe supporsi che anche questa lapide debba riferirsi a Massenzio, ed a nuovi ornamenti da lui aggiunti alla Curia.
Sopra un frammento di grande base marmorea, alto m. 0,18 X 0,21, trovato nello sterro di fianco alla chiesa di s. Adriano, si legge questo resto d'iscrizione onoraria: CONSTANTINO MA... | ...STATVAM CIVILI... | ... EX AERARIO INS...
Finalmente, un pezzo di lastrone di marmo, alto m. 0,74, largo nella parte superiore m. 0,90, raccolto pure negli sterri presso s. Adriano, porta inciso, a grandi lettere, questo avanzo epigrafico: ...PERATORIBVS A... | ...MTYRANNC... | ...GNITATIS... | ...S NOS...
Giuseppe Gatti.
Relazione di Giacomo Boni sull'Esplorazioni nel Comizio presso la fronte della Curia.
Nello scavare il terrapieno alto m. 7,70, largo m. 20, addossato alla fronte della Curia (s. Adriano), riconobbi che esso era composto di due stratificazioni principali, manomesse da scavi precedenti; la inferiore, alta m. 4,85, riposava sui lastricati del Comizio, e comprendeva il nucleo a pietrisco della gradinata della Curia, alto m. 1,60; la superiore, suddivisa da massicciate stradali, arrivava a livello della strada moderna, sulla quale, fino al dicembre 1899, correva il tram elettrico.
All'altezza della prima stratificazione, rimangono, nella fronte della Curia, le tracce della soglia marmorea, grossa m. 0,24, e dello zoccolo, alto m. 0,49, della porta, rialzata, probabilmente, dopo l'incendio normanno.
L'apertura inferiore della porta dioclezianea (v. pianta, fig. 1, lett. A) fu murata, non prima del sec. XI, con scheggioni di colonne di porfido e di marmo bianco e giallo; con mattoni, e scaglie di peperino e di travertino, e frammenti di colonne baccellate, giallo antico, lastre marmoree con iscrizioni, fregi, fascie a meandri e nodi dei sec. VIII e IX, transenne, pilastrini, bassorilievi, frammenti di capitelli di pilastri e altri marmi.
Penetrai nell'interno della Curia forando la muratura a sacco che ne ostruisce l'antica porta, e giunsi a mettere allo scoperto un tratto di pavimento (B) a lastre di porfido, di paonazzetto e di bigio, e un frammento d'iscrizione, sul quale giacevano molti avanzi architettonici, compresa la estremità sinistra d'un architrave alto m. 0,69, avente il buco pel cardine, e che portava dipinta in rosso sopra intonaco la parola ASPICE. Feci trasportare l' intonaco su tela, scoprendo l'iscrizione sottostante, incisa su una fascia dell’architrave a lettere rubricate, alte m. 0,075: iMPERANTe d. n..... naERATIVS IV.... CVRIAM SENatus…
Rinvenni pure una borchia di bronzo, finamente cesellata, la quale farebbe credere che fosse appartenuta ai serramenti della porta della Curia, ma è diversa da quelle della porta di bronzo trasferita da s. Adriano alla basilica lateranense, per ordine di papa Alessandro VII. Sul muro di prospetto della Curia trovansi tagliati sette loculi, uno dei quali (C), lungo m. 1,80, largo m. 0,40, profondo m. 0,50, conteneva uno scheletro umano che feci conservare a posto difendendolo mediante reticella metallica. Un altro loculo (D) è chiuso con due tegoloni portanti i bolli: EX FIGLINIS CAESARISN
CAMILLIANIS C. XV, 115 (aetas hadriana); EX F CAEPION PLOTIAE ISAVRICAE FOR PECVLIARIS SER C. XV, 64 a (aetas traian).
I loculi sepolcrali della Curia, congeneri a quelli della basilica di Massenzio e della basilica palatina, fanno pensare all'istinto dell'antica razza che aveva scavato intere necropoli, trasformando in alveari umani le rupi di tufo. La cortina in mattoni al piede della Curia ha tracce di uno strato di malta, grosso m. 0,10, sul quale stavano applicate le lastre del rivestimento, lunghe m. 1,05 1,97 0,85 0,80, come risulta dalle impronte rimaste; una piccola parte del rivestimento di paonazzetto, trovasi ancora a posto con m. 0,60 di cornice alta m. 0,10, modinata a guscio, gola e ovolo.
Resta pure un piccolo avanzo dello stipite (E) della porta, largo m. 0,83, a semplice fodera grossa m. 0,04, modinato a listello, gola, intacca e ripieno. Gli sta addossato un secondo rivestimento in paonazzetto. Nelle parti inferiori della fronte rimangono tracce della zoccolatura a lastre di paonazzetto, sormontato da lastre di porta santa, alte m. 0,65, grosse m. 0,03. La zoccolatura, misurata sulle impronte rimaste sull' intonaco, era rivestita di lastre lunghe m. 1,06 1,22 1,28 2,13.
Il nucleo della gradinata (F), composto di tufo, scaglie di travertino, di marmo bianco, di giallo, di cipollino, e di pezzi di peperino, tutto impastato con malta di calce e pozzolana rossa, era intestato all'estremità orientale con gradini, dei quali rimangono traccie nel muro della Curia. Questo muro, a cortina di mattoni, riposa su blocchi di travertino.
Nel nucleo della gradinata, in prossimità dello stipite sinistro (G), trovasi scavato un ossario, lungo m. 1,55, largo m. 0,70 e profondo m. 2,25. A m. 4,80 dal suddetto ossario, quasi di fronte allo stipite destro della porta, trovasi una fossa (H) lunga m. 1,25, larga m. 0,75 e profonda m. 1,27; l'intonaco delle cui pareti verticali porta incavate a fresco alcune rozze croci a monogramma, A+N SPE.
La parete sinistra di questa AA comunica con un altro ossario, chiuso da due lastre di marmo lunense, delle misure di m. 0,62 X 0,67, lavorate a martellina e orlate da una fascetta larga m. 0,05, lavorata a scalpello, che appartennero, forse, ai rivestimenti superiori della Curia.
Sotto a questo ossario, a m. 3,60 dal nucleo della gradinata, trovasi una cassa o vasca rettangolare in tufo, lunga m. 1,40, larga m. 0,70, alta m. 0,77, di. fronte alla quale sorge un tronco di cilindro di tufo, del diametro di m. 0,75. La cassa di tufo conteneva ciottoli, cocci di vasi grossolani, frammenti di vasellame campano, una certa quantità di valve di pectuneulus e un pezzetto d'intonaco colorito di rosso. Sul nucleo della gradinata, a destra della porta dioclezianea, posava un sarcofago baccellato di marmo greco, lungo m. 1,57, largo m. 0,50, alto m. 0,387, contenenente poche ossa umane e coperto con lastre di marmo, tra le quali un titolo sepolcrale di m. 0,60 X 0,51.
Sul pianerottolo, di fronte alla porta, posavano due sarcofagi in terra cotta lunghi m. 1,85, larghi m. 0,75, alti m. 0,42, e grossi m. 0,05; il primo era manomesso e conteneva soltanto un’ ampollina di vetro sottile; il secondo conteneva poche ossa umane mescolate ai seguenti oggetti: tre gettoni o piastrelle da giuoco, ridotti ‘a forma circolare; dei frammenti di vasi fittili; un gettone ovoidale di osso intagliato u una faccia a tre anelli concentrici; un anello di rame, grosso mm. 4 e del diametro interno di mm. 23; una perla bucata di vetro diafano; due cilindretti irregolari d'avorio, uno dei quali porta graffitti a trapano, su una testata, tre circoletti; un amuleto o ciondolo rettangolare di lamiera di bronzo, con appendice rotonda bucata, che porta inciso un fregio a palmette e sembra lavoro medioevale del sec. XII circa; una monetina di bronzo del IV secolo; due monete di bronzo del senato di Roma (1099-1303), aventi da una parte la croce con la scritta + ALMVS TRIBVNAT, e dall'altra il « pettine » (o vessillo con asta orizzontale e striscie pendenti), il circolo, la mezzaluna, la stella, con la scritta: + CAPVT MVNDI. Le scritte non sono chiare e potrebbero variare un poco (cfr. Cinagli, Monete dei Papi, pag. 21).
Inizio dei lavori per la rimozione degli arredi della chiesa barocca di Sant'Adriano e l'isolamento delle strutture della Curia romana.
Il Duce Mussolini inaugura la restaurata Curia Julia.
Papa Pio XII, a causa della distruzione dell'antica chiesa per il restauro della curia del Senato, con la costituzione apostolica Sancti Hadriani Ecclesia, sopprime la diaconia di Sant'Adriano al Foro e la trasferisce a quella di San Paolo alla Regola.
1932
Convento di Sant'Adriano in demolizioni
1904
Curia e Secretanum
Das Forum romanum
1888
Pianta dell'area della Curia
L'antica Roma
1851
Arco di Settimio Severo
Principali monumenti di Roma e sue vicinanze
1835
Achille Pinelli
Sant'Adriano
1835
Giovanni Battista Cipriani
Sant'Adriano
Itinerario figurato degli edificij più rimarchevoli di Roma
1830
Antonio Acquaroni
Arco di Settimio Severo
Nuova raccolta di vedute antiche della città di Roma
1823
Luigi Rossini
Tempio della Concordia nel Foro Romano
Raccolta delle più interessanti vedute di Roma antica
1823
Luigi Rossini
Scavo della Colonna di Foca
Raccolta delle più interessanti vedute di Roma antica
1822
Agostino Tofanelli
Sterramento del Foro Romano
Appendice alla parte istruttiva
1817
Giovanni Battista Cipriani
Tempio di Saturno e Arco di Settimio Severo
Degli Edifici Antichi e Moderni di Roma
1799
Giovanni Battista Cipriani
Pianta dell'Arco di Settimio Severo
Vedute principali e più interessanti di Roma
1765
Giuseppe Vasi
Veduta del Campo Vaccino
Le rovine delle antiche Magnificenze di Roma
1753
Giuseppe Vasi
S. Pietro in Carcere
Delle Magnificenze di Roma antica e moderna - Libro III
1747
Giovan Battista Piranesi
Veduta del Campo Vaccino
Vedute di Roma
1708
Bonaventura van Overbeek
S. Adrien
Les restes de L'Ancienne Rome
1708
Bonaventura van Overbeek
Temple de Jupiter Stator
Les restes de L'Ancienne Rome
1686
Tiburzio Vergelli
Chiesa dei Santi Luca e Martina
Il Nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna
1665
Giovan Battista Falda
Chiesa di SS. Luca evangelista e Martina
Nuovo Teatro delle Fabbriche, et edificii sotto Papa Alessandro VII
1641
Israel Silvestre
Veüe du Campo Vacine
Antiche e Moderne Vedute di Romae
1615
Aloisio Giovannoli
Sant'Adriano al Foro
Vedute degli antichi vestigj di Roma
1613
Giacomo Lauro
Arcvs Septimii Severi
Antiquae Urbis Splendor
1607
Giovanni Maggi
Templum S. Adriani
Aedificiorum et ruinarum romae ex antiquis
1588
Girolamo Francino
S. Adriano
Le cose maravigliose della citta di Roma
1575
Étienne Dupérac
Vestigia dell'Arco di Settimio Severo
I vestigi dell'antichita di Roma