Codice identificativo monumento: 10346
L'imperatore Claudio restaura il tratto urbano ad arcate dell'Acquedotto Vergine. Rivestimento in travertino degli archi e monumentalizzazione di quelli che sorpassano la via Salaria vetus e la via Flaminia.
L'imperatore Claudio restaura il tratto urbano ad arcate dell'Acquedotto Vergine. Rivestimento in travertino degli archi e monumentalizzazione di quelli che sorpassano la via Salaria vetus e la via Flaminia.
Mentre în piazza Sciarra si eseguivano lavori di scavo pe una fogna dall'Amministrazione giudiziale dei casamenti Sciarra, e per interesse della Cassa di Risparmio di Milano, alla profondità di quattro metri e mezzo, e precisamente al livello delle acque sotterranee, gli operai s'imbattono în un grande masso. Liberato dalla terra, appare un tronco di statua, mancante delle braccia e della testa, coperto da un ampio paludamento, a di e di discreta fattura. La statua era di grandi dimensioni, perchè il tronco rinvenuto è lungo m. 2.90. Si crede che essa abbia fatto parte dell'arco dell'Acquedotto vergine, che attraversava in questo punto il Corso:
"Le ricerche eseguite, ma inutilmente, in prossimità del tronco, per cercare la testa e le braccia, e i lavori di scavo della fogna, hanno fatto tornare in luce avanzi di costruzioni in pietra appartenenti all’acquedotto, di cui nei sotterranei del palazzo Sciarra esistono tuttora due grandi arcate. La scoperta ha molto eccitato la curiosità del pubblico romano, che affollavasi tutto il giorno attorno allo scavo, e che numeroso assistette alla estrazione della statua, nonostante l'ora assai mattutina in cui l'estrazione fu eseguita. Dicesi che la casa Sciarra voglia accampar dei ritti sul rinvenimento; per ora, la statua venne deposta nel Magazzino archeologico comunale, dove gli studiosi potranno esaminarla."
Monumentalizzazione di un arcata dell'acquedotto vergine dove superava il tratto urbano della via Flaminia.
Dell'arco non rimane traccia in sito, tuttavia frammenti sono visibile nel cortile di Palazzo dei Conservatori sul Campidoglio, nel Museo di Palazzo Nuovo e nella Galleria Borghese e al Louvre di Parigi (una guardia pretoriana).
L'iscrizione, completa della sua parte mancante, avrebbe riportato:
TI(berio) CLAUD(io) DRUSI F(ilio) CAISARI AUGUSTO GERMANICO PONTIFICI MAXIM(o) TRIB(unicia) POTESTAT(e) XI CO(n)S(uli) V IMP(eratori) XXII CENS(ori) PATRI PATRIAE SENATUS POPULUSQUE ROMANUS QUOD REGES BRITANNORUM XI DEVICTOS SINE ULLA IACTURA IN DEDITIONEM ACCEPERIT GENTESQUE BARBARAS TRANS OCEANUM PRIMUS INDICIONEM POPULI ROMANI REDEGERIT
A Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, figlio di Druso, Pontefice Maximo, con il potere tribunizio per l'undicesima volta, Console per la quinta volta. Imperatore per la ventiduesima volta, Censore, Padre della Patria, il Senato ed il Popolo Romano (dedicarono questo monumento), poiché accettò la resa di undici Re dei Britanni sottomessi senza alcuna perdita e per primo portò sotto il potere del popolo romano le genti barbare di oltre oceano.