Data: 81 / 92
Codice identificativo monumento: 10860
La guardia pretoriana assalgono il palazzo imperiale. L'imperatore Pertinace viene attaccato presso la Coenatio Iovis e decapitato. La sua testa viene infilata su una lancia, e poi fatta sfilare per le strade di Roma. I Pretoriani, guidati da Quinto Emilio Leto, indicono un'asta per aggiudicare l'impero al miglior offerente. Vince il senatore Didio Giuliano, offrendo 25.000 sesterzi, e viene dichiarato imperatore.
I vandali guidati dal re Genserico assediano la città. Papa Leone I implora di non distruggere la città antica o di uccidere i suoi abitanti. Genserico acconsente ed entra dalla Porta Portuense. Viene depredato il palazzo imperiale, e spogliato del tetto di bronzo il tempio di Giove Capitolino.
In un terreno privato, posto fra gli avanzi della casa Gelotiana ed il lato orientale del Circo Massimo, sono stati eseguiti sterri considerevoli per motivo di fabbricazione. Il luogo è tutto ingombro da muri, alcuni dei quali sembrano appartenere alle precinzioni più alte del Circo, altri allo dipendenze della casa imperiale palatina. La cosa più notevole scoperta in cotesti scavi è una colonna di cipollino scanalata, alta m. 4,80, larga nel diametro m. 0,55, la quale si mantiene in piedi. Non so se stia nel suo antico luogo: sembra piuttosto appartenere a qualche sconcio ristauro medioevale.
Rodolfo Lanciani.
Spinti con grande alacrità i lavori di sterro nello Stadio Palatino, il giorno 20 di aprile questo insigne monumento si vide totalmente liberato dalle terre di scarico, che nello scorso mese ne occupavano ancora tutta la parte a-settentrione.
Furono rimessi in luce gli avanzi dei pilastri e delle mezze colonne, che decoravano l'esterno del porticato: e nel fondo di ciascuna delle due ale maggiori del porticato medesimo si scoprì una grande abside, con volta ornata dei consueti cassettoni, i quali ricorrono in tutto questo gruppo di fabbriche imperiali. Nel lato minore, sotto l’orto annesso al convento di s. Bonaventura, il portico è abbastanza conservato, ma trasformato in parte da antiche costruzioni, le quali sembrano contemporanee ai grandi lavori di riedificazione fatti da Settimio Severo nello Stadio.
In questo lato del portico i pilastri e le colonne non sono equidistanti fra loro, nè mantengano la misura degli intercolunnii, quale è in tutto il resto del monumento. Vi si notano, invece, tre ingressi: uno centrale, e due laterali.
I tre dei plinti marmorei, su cui sorgono le mezze colonne rivestite di portasanta, recano incise le iniziali CAI. Queste leggonsi pure nello zoccolo di un pilastro dell’ingresso centrale. Forse celano i nomi dell’architetto, che sotto Severo eseguì il ristauro generale del porticato. Oltre vari frammenti della decorazione architettonica, spettanti al predetto lato d'ingresso allo Stadio, e specialmente della trabeazione e delle colonnine scanalate (diam. m. 0,11) che ne sostenevano gli aggetti, si rinvennero fra le terre parecchi pezzi di antiche sculture e frammenti di statue, i più notevoli dei quali sono i seguenti:
a) Testa muliebre, poco maggiore del vero, di perfetto lavoro, mancante soltanto di parte della nuca e del naso. È scultura originale d’arte greca, e uscita dalle mani di uno dei grandi maestri del secolo V av. Cr. Fu trovata nello sterrare il nicchione semicircolare in fondo al portico, sotto la villa Mills, cioè nel sito più prossimo all'area d'Apollo, che è tuttora inesplorata. Non è forse improbabile, che questa preziosa testa spettasse ad una delle statue di Muse, con le quali Augusto decorò lo splendido tempio palatino di Apollo. È stata collocata nel Museo Nazionale Romano alle Terme diocleziane.
b) Busto dell'imp. Antonino Pio, di grandezza un poco maggiore del vero, perfettamente conservato, tranne la punta del naso. È vestito con la clamide affibbiata sulla spalla; la testa è leggermente volta a destra. Anche questo marmo è stato esposto nel Museo delle Terme.
c) Testa femminile, forse di Baccante, coronata di edera e di foglie e grappoli d'uva. È di buona fattura, e ben conservata, meno la metà inferiore del volto. Altezza m. 0,20.
d) Testa giovanile, con elmo, alta m. ‘0,22. È eni danneggiata sulla guancia destra e sulla tempia sinistra.
e) Piccola testa di Bacco, alta m. 0,11. La figura è barbata, e coronata di corimbi.
f) Statuetta di Fauno, rotta in più pezzi, e mancante della testa, delle braccia e di parte delle gambe. Il braccio destro era sollevato in alto. Misura m. 0,75.
g) Plinto di una statua, di grandezza naturale, forse rappresentante Venere, di cui rimane soltanto il piede destro. A sinistra vi è la testa di un delfino.
h) Erma bicipite, alto m. 0,22. Ambedue le figure sono barbate, ed hanno i capelli ricciuti, cinti di benda.
i) Frammento di lastrone marmoreo (alt. m. 0,32, larg. m. 0,15), di arte rozza, e decadente sul quale notasi un bove accovacciato, e superiormente una mano che stringe un oggetto.
Si raccolsero, pure fra le terre di scarico: alcune lucerne fittili cristiane, col monogramma Chrismon in rilievo; un ansa di anfora, che ha impresso il bollo (P , del diametro di m. 0,025; un frammento di piatto, in terra rossa, nell’orlo del quale entro circoli concentrici è una serie di delfini impressa a stampo: nel mezzo del piatto è un doppio cerchietto, e ai lati di esso due grandi monogrammi cristiani.
I frammenti di tegole e di mattoni con marchio di fabbrica, raccolti nel mese di marzo fra le terre, che ingombravano il lato settentrionale dello Stadio, sommano a 48. Sette di questi spettano agli ultimi decennii del primo secolo, e sono quelli editi nel C.I.L XV n. 992c (2 esempl.), 1094f (2 esempl.), 1096, 1153, 1449a.
All'età di Adriano se ne riferiscono ventotto, e sono: C.I.L. XV n. 129, 377d, 430, 474, 550 (2 esempl.), 5594 (3 esempl.), 563p, 565l, 565n (4 esempl.), 593, 595d, 637, 847, 1035 (2 esempl.), 1087a, 1075a, 1097h (2 esempl.), 1346b, 1373, 13815.
Finalmente ne spettano tredici al tempo degli Antonini e di Settimio Severo, cioè: €. I. LZ. XV n. 46 (2 esempl.), 110, 149, 211, 214, 220, 324, 325, 626, 730, 150, 407.
Oltre lo sterro completo dell’area dello Stadio, si è incominciato a rimuovere le terre da quella parte della villa Mills, ove nel secolo passato furono scoperti gli avanzi della domus Augustana. Scopo di tali lavori è di congiungere collo Stadio le camere della casa privata di Augusto, riaprendo tra quello e queste la primitiva communicazione.
È stata rimessa in luce la scala, che dal piano superiore discendeva all’inferiore, ed era tutta rivestita di marmi colorati. Si compone di due rampe; una delle quali è parallela, l’altra normale all'asse dello Stadio e della Casa di Augusto.
Si è pure riaperta la communicazione fra detta scala e lo Stadio, la quale communicazione era stata chiusa negli ultimi grandi lavori di restauro, fatti da Settimio Severo in questa parte del Palatino.
Furono recuperati in questo sterro: un frammento di cornice marmorea; due pezzi di panneggio di statua; un frammento di fregio in terracotta, con rilievo rappresentante putti che cavalcano delfini, colorato in rosso e azzurro; quattro pezzi di mattoni con bolli figuli, due dei quali spettano alla fine del primo secolo e riproducono quelli editi nel C. 7. Z. XV n. 6350, 992c; gli altri due sono della fine del secolo secondo, e ripetono il n. 430.
Giuseppe Gatti.
Sul lato occidentale dello Stadio Palatino, riaperto un antico passaggio all'area occupata dalla casa d'Augusto, nel sito già esplorato nello scorso secolo dal Rancoureuil, si è trovata una bella testa di Apollo, in marmo pario, mancante del naso e di piccola parte della guancia destra. È stato pure raccolto un frammento di piccola base in porfido verde, lungo m. 0,23, alto m. 1,085, grosso m. 0,05, con geroglifici egiziani finamente incisi su due lati, ed un pezzo di fregio in terracotta, col rilievo di una pantera in atto di bere.
Intorno al frammento egiziano testè ricordato, il ch. prof. E. Schiaparelli, direttore del R. Museo egizio di Firenze, ha cortesemente mandato la nota seguente:
Il frammento di basalte o porfido verde è, secondo ogni probabilità, un pezzo del trono di una statua di Faraone sedente.
Siccome però i monumenti di Ramesse II giunti a noi sono immensamente più numerosi di quelli degli altri Faraoni sopra nominati, può supporsi con maggiore probabilità che anche il nostro frammento facesse parte di una statua di Ramesse II.
In quanto all’altro frammento in marmo bianco, con segni egiziani, trovato fra le terre dello stadio nell'aprile decorso (cfr. Mozizie 1893, p.163), lo stesso prof. Schiaparelli ha notato, ch'esso « fece parte di un bassorilievo di imitazione, del tardo periodo romano. Nella sezione inferiore vi è rappresentato un Apis, e nella sezione superiore rimane parte di una figura in piedi, che colla mano tesa in avanti, stringe uno scettro.
I frammenti di tegoloni con bolli, trovati nello sterro, appartengono ai quattro periodi, nei quali in questo gruppo di fabbriche palatine furono fatti grandi lavori. Spettano alla fine del primo secolo, ed alle opere dei Flavii, i tegoli improntati coi sigilli C.I.L. XV, 118a, 1000a, 1094b, 1812. Dei primi tempi del secondo secolo sono i bolli C.I.L. XV, 148, 595e, ed i due seguenti dell'anno 123: EX FIC Q ASINI MARC OP DOL CNF PAETINO ET APRONIAN COS
Cfr. C.I. L. XV, 846-50, ove sono riportati simili, ma non identici, bolli delle stesse figline di Q. Asinio Marcello col nome del fabbricante C. Nunnidio Fortunato. EX FIG FLAVIAES PELAGIAES , PAE ET APR COS Cfr. Notizie 1892, p. 409 e 478.
Finalmente sono da riferire al principio del secolo terzo ed alle grandi opere Severiane i bolli C.I.L. XV, 324, 424; e agli ultimi risarcimenti del secolo quarto i bolli 1569, 1634 ed il seguente inedito: OF DOMITIANA
Un pezzo di pavimento, rinvenuto pure fra le terre nell’area della domus Augustana, e grosso m. 0,86, presenta la singolarità di essere stato mfatto almeno quattro volte, sovrapponendo l'una all'altra le nuove costruzioni. In basso, sopra un grosso strato di cocciopesto (m. 0,30) vi ha un primo pavimento a mattoni, d'opera spicata; segue un altro pavimento musivo a cubetti (m. 0,34); e sopra questo è un terzo pavimento a mattoncini (m. 0,11), sul quale resta un altro strato di calcestruzzo (m. 0,11), che doveva sostenere un quarto pavimento.
Giuseppe Gatti.
Nel rimuovere le terre, che ingombrano una parte dell'area della Casa d'Augusto, adiacente allo Stadio Palatino, oltre varî pezzi della decorazione architettonica dell’edificio e moltissimi frammenti di lastrine di marmi colorati che appartenevano a pavimenti ed al rivestimento delle pareti, sono stati recuperati i seguenti avanzi marmorei: Mano destra di statua, poco minore del vero, di eccellente lavoro; piccolo delfino spettante a gruppo o statuetta, lungo m. 0,16, mancante della coda e di parte della testa; frammento di tronco d'albero, sul quale posa una pelle leonina, alt. m. 0,48; frammento di fregio, o pluteo, con parte di candeliera e mostro alato; rocchio di colonna d'alabastro, lungo m. 0,36 col diametro di m. 0,21; frammento di lastrone marmoreo (m. 0,30 X 0,23) sul quale restano poche lettere di una iscrizione del secolo quarto, alte m. 0,10: NIO... IAV. Sono stati inoltre raccolti varî pezzi di tegole e mattoni, che portano impressi i bolli C.I.L. XV, n. 118a, 999g, 1096g, 1102a degli ultimi decennii del primo secolo, e i n. 474, 1346c, 13812 degli inizi del secolo secondo.
Giuseppe Gatti.
Nel sistemare alcuni cumuli di pietre, i quali in altri tempi erano stati addossati al lato meridionale della casa di Domiziano, sul Palatino, si è rinvenuto fra essi un frammento di plinto marmoreo, alto m. 0,07, lungo m. 0,23, che conserva una parte dell' iscrizione votiva, che vi era incisa: M I ET ATTIS ET AELIA D
La congiunzione et avanti al nome Aelia.... rende manifesto, che un'altra persona doveva essere nominata prima di quella, e che entrambe unitamente offrirono il donario posto su questa base. Laonde la frase precedente, che presenta non un nome proprio, ma quelli di divinità, si avrà da intendere per un ufficio o sacerdozio che
esercitava il donante; e l'epigrafe potrà restituirsi: .... sacerdos, o archigallus, od altro ministerio [M(atris) D(eum)] M(agnae) I(dacae) et Attis. Per il genetivo Attis, in luogo di Atidis, cfr. il titolo C. I. ZL. VI, 2188; de-Vit, Onomast. s. v. Atys Sd.
Giuseppe Gatti.
La Direzione delle Antichità e Belle Arti acquisisce Villa Mills al Palatino: "Un avvenimento notevole per l'archeologia romana, s'è compiuto in questi ultimi giorni: Ja Direzione delle Antichità e Belle Arti è finalmente entrata in possesso della famosa villa Mills che, occupando con le sue costruzioni e coi suoi giardini la più alta vetta del Palatino, impedì finora che in questa parte del monte, fosse mai fatto dal Governo nemmeno un principio di scavo."
Avviata una campagnia di scavi nella Domus Flavia e Augustana portano alla demolizione della Villa Mills, preservando solo il Casino Mattei.
Parte "privata" del palazzo di Domiziano sul colle Palatino.
1919
Pianta della Domus Augustana
1911
Plan of the Palatine
The topography and monuments of ancient Rome
1904
Rilievo planimetrico e altimetrico del Palatino
Notizie degli scavi di antichità
1897
Pianta della Domus Augustana
Rovine e scavi di Roma antica
1851
Luigi Canina
Vedute del Circo Massimo
Gli edifizj di Roma antica - Volume IV
1851
Luigi Canina
Pianta del Circo Massimo
Gli edifizj di Roma antica - Volume IV
1851
Luigi Canina
Casa di Augusto sul Palatino
Gli edifizj di Roma antica - Volume IV
1851
Luigi Canina
Sezioni della Casa di Augusto sul Palatino
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1851
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Principali monumenti di Roma e sue vicinanze
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Raccolta delle più interessanti vedute di Roma antica
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Circo Massimo e palazzo dei Cesari
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Veduta del fronte sud del Palatino
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Pianta del piano inferiore d'una parte del Palazzo de Cesari
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