Codice identificativo monumento: 11322
Nonostante i consensi ricevuti, il tenore Evan Gorga si ritira prematuramente dalle scene per dedicarsi completamente all'attività di collezionista, che sarà il costante interesse della sua vita. Incoraggiato dalla moglie Loreta D'Aburito, particolarmente facoltosa, inizia una ricerca orientata principalmente alla raccolta di strumenti musicali di ogni epoca e provenienza, pur non trascurando raccolte di altro genere che spaziavano dalle armi ai fossili, ai giocattoli, ad arnesi di arti e mestieri, agli attrezzi chirurgici, ai bronzi, alle terrecotte. Un po alla volta le collezioni saranno ospitate in 10 appartamenti presi in affitto nel condominio di via Cola di Rienzo 285 dove viveva. Il materiale viene accatastato senza un preciso criterio di catalogazione.
Su sollecitazione dello stesso Evan Gorga (che rimasto vedovo, per i debiti contratti aveva già dovuto cedere in garanzia, oltre la metà delle sue raccolte), il ministero della Pubblica Istruzione, nel timore che un patrimonio così importante possa andare disperso, pone un vincolo di interesse storico, artistico-archeologico ed etnografico e mette sotto sequestro amministrativo le sue collezioni, esteso anche agli oggetti in possesso dei creditori. Una sorta di immensa e sterminata Wunderkammer, composta da circa 150.000 pezzi dal valore stimato in circa duecento milioni di lire, suddivisi in trenta collezioni, comprendenti armi antiche, terrecotte, bilance, giocattoli e farmacie da viaggio, tra le quali spiccava per ricchezza quella dedicata agli strumenti musicali. Il materiale viene trasferito nei depositi di diverse sedi museali: la Galleria Nazionale d'Arte Moderna, i sotterranei del Vittoriano, le soffitte di Palazzetto Venezia. Il Gorga propone di cedere allo Stato tutto il materiale, in cambio della creazione di una fondazione per la rinascita dell'arte lirica in Italia. La fondazione si sarebbe dovuta articolare in due istituzioni: il "collegio lirico", aperto alla formazione dei giovani cantanti di talento, e il "teatro massimo del popolo", una sorta di tempio della lirica destinato, grazie a un'organizzazione efficiente e tecnicamente d'avanguardia, a sostituire i teatri minori, ormai in piena decadenza, e a facilitare l'affermazione di giovani cantanti.