Codice identificativo monumento: 12045
A seguito del suo trionfo sugli Scordisci, Marco Minucio Rufo costruisce nel Campo Marzio il Porticus Minucia Vetus.
Un incendio devasta il Campo Marzio. Danni al Portico di Ottavia, al Teatro di Pompeo ed alle Terme di Agrippa. Il Pantheon, il Tempio di Minerva Calcidica, il Diribitorium e la Basilica di Nettuno sono distrutti. A causa dei detriti, nell'area sacra viene realizzata una nuova pavimentazione in travertino, che accorcia le scalinate d'ingresso ai templi.
Con regio decreto viene approvato piano particolareggiato per l'allargamento di Via delle Botteghe oscure.
Inizio dei lavori di ampliamento di via delle Botteghe Oscure a spese del Governatorato. Le demolizioni, prevedono un consistente arretramento del fronte stradale variabile dagli 8 ai 12 metri circa. Distrutta la chiesa di Santa Lucia dei Calderari e la Casa delle Terrecotte. Il Palazzo Ginnasi viene demolito e ricostruito inglobando il portale della chiesa di Santa Lucia. Nel lato del Collegio Ginnasi viene scoperto un tempio romano e parti del Portico Minucio.
Durante i lavori di ristrutturazione per la trasformazione dell’edificio in un hotel di lusso della catena Radisson Collection, vengono individuati ampi tratti di pavimentazione in tufo, riferibili alla Porticus Minucia Vetus. Lo scavo, effettuato tra maggio e luglio del 2020, è diretto dall'archeologa della Soprintendenza Marta Baumgartner. La scoperta è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra Finint Investments, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Finint, e la Soprintendenza Speciale di Roma.
Probabilmente all'epoca di Claudio, la porticus venne ampliata, comprendere al suo interno anche il tempio scoperto a via delle Botteghe Oscure, e divenne il centro amministrativo di controllo e di effettiva distribuzione di grano alla plebe, la Porticus Minucia Frumentaria.
Il Portico è probabilmente riprodotto in alcuni frammenti della Forma urbis (Tomo I, Tav. V Antichità romane di piranesi, secondo elemento dall'alto a sinistra e fr. FUR 322), dove compare anche l'iscrizione (incompleta ma sicuramente integrabile) MINI[CIA].