Data: 1559
Codice identificativo monumento: 1211
Una comunità di convertite si installa nei locali presso la piccola chiesa si Santa Maria in Minerva, gestita dalle suore Benedettine di Campo Marzio.
La Comunità di Convertite di Santa Maria in Minerva si trasferisce presso il convento di San Pancrazio. La loro Casa passa ai domenicani.
Su interessamento del vescovo Aldobrandino Cavalcanti, loro confratello, la chiesa di Santa maria in Minerva passa sotto la giurisdizione del vicino complesso conventuale domenicano, che diventa noto come insula sapientiae.
Aedis Minervae portio conspicitur, ubi nunc est domus praedicatorum... ivataque eam porticus ingens ruderibus oppressa, quam nuper, ad sara în usum calcis perquirenda, effossa humo, multis prostratis ad terram columnis perspezi.
È visibile una parte dell'edificio di Minerva, dove ora è la casa dei predicatori... e mentre lo attraversavo, vidi un enorme portico, sopraffatto da macerie, che era stato recentemente scavato nel terreno allo scopo di cercare per l'uso della calce, con numerose colonne prostrate a terra.
Note di pagamenti per il trasporto di colonne provenienti dai resti del tempio di Minerva Calcidica alla basilica di S. Pietro:
Dietro questa chiesa (il Pantheon), dove stavano i sacerdoti pagani, rimangono in piedi quattro grosse colonne alte LVI palmi e larghe VIIII palmi, le quali papa Niccolò ha fatto trasportare in S. Pietro; spendendo 1600 ducati: se non m'inganno, furono collocate nel coro della basilica.
Scoperto un obelisco presso il convento dei domenicani di Santa Maria sopra Minerva. Viene acquistato dal cardinale Ferdinando de' Medici, che lo porta nella sua villa sul Pincio.
Con decreto pontificio, il convento minervitano viene designato quale sede della Congregazione del Santo Uffizio.
Inizia il processo a Galileo Galilei, sostenitore della Teoria Copernicana.
Il Santo Uffizio, riunito nel Palazzo del Quirinale, condanna Galileo Galilei (reo di sostenere la teoria Copernicana) all'abiura ed al carcere dopo un processo di quattro mesi. La pena viene convertita con l'isolamento forzato a Villa Medici, allora sede dell'ambasciata, dove rimase consegnato fino alla ripartenza per Pisa.
Nella fabbrica nuova del convento de padri di s. Domenico alla Minerva, oltre l'essersi trovata una statua d'Iside e Osiride di marmo egittio, cavandosi il piano della cantina da quella parte che guarda verso la chiesa de Bergamaschi, fu trovato un pavimento antico di lastre di pietra intagliato tutto con figure o hieroglifici egitti, qual riquadrando attorno attorno una stanza, lasciava il vano di mezzo ornato di certo mosaico di pietra, era però detto pavimento stato rivoltato, con le figure intagliate quali in qualche parte ancora si vedevano dipinte verso terra e nell andarlo scavando per tirarlo di sopram si trovò abbruciato e danneggiato dal fuoco, notabilmente nulla di meno si cavò fuori e in conformità di quel che si trovava sotto terra, da fra Vincenzo laico, fu fatto trasportare in una stanza terrena, per vedere se fusse stato possibile rimetterlo insieme, oltre a questo si trovò una mano di marmo pario superbissima et un frammento d una statua di marmo lidio pur egittia danneggiata ancor quella dal fuoco et un pezzo di colonna lavorata tutta con rigiro di strisce stravaganti: l'obligo d'haver visto queste curiosità antiche della Minerva l'ho al padre Reginaldo Lucarino, che venne a darne conto a casa a mio fratello e ci condusse sul luogo a veder il tutto e questo fu la mattina dei 30 di marzo 1642 (Cassiano dal Pozzo ap Lumbroso Notizie p 53 sg)
Scoperto presso il convento dei domenicani, un nuovo obelisco dell'Iseo Campense. Papa Alessandro VII decide di farlo erigere davanti la chiesa di Santa Maria sopra Minerva.
Un prospetto del commissario della guerra Doufour mostra il quadro generale delle caserme dell'esercito di occupazione. Un totale di totale di 5.500 uomini distribuiti: 700 uomini a Castel Sant'Angelo; 1.200 uomini nel convento della minerva e nell'ex-casa generalizia domenicana gli ufficiali con gli uffici del genio militare; 1.000 uomini nel convento di Sant'Agostino; veterani e truppe di passaggio sono installate nel convento di San Lorenzo in Lucina; 800 soldati di cavalleria si installano nella nuova Caserma di piazza del Popolo. I convalescenti sono stabiliti nel convento di Santa Maria della Concezione e l'ospedale militare viene trasferito dal Santo Spirito al convento di San Callisto.
In forza della legge 3 febbraio 1871, con regio decreto sono espropriati per causa di utilità pubblica e per servizio del governo i seguenti immobili di corporazioni religiose posti nella città di Roma: La rimanente parte del convento di Santa Maria sopra Minerva, e le case anuessevi di proprietà del convento e dell'ospizio generaliziro dei PP. Domenicani; La rimanente parte del convento del Gesù dei PP. Gesuíti; La rimaneute parte del convento dei Minori Osservanti in San Francesco a Ripa; Il convento dei PP. Barnabiti in S. Biagio e Carlo a Catinari; Il Convento di Santa Maria in Traspontina dei PP. Carmelitani; La rimanente parte del Monastero di Santa Marta (Monache Agustiniane); Il Monastero di Santa Cecilia e case annessevi (Monache Benedettine); Il Monastero di Sant'Orsola e case annessevi (monache Agostiniane dette le Orsoline).
Art. 2. Non sono compresi in queste espropriazioni i locali per il servizio del culto e gli altri indicati nell' art. 8, n. 2, della legge 19 giugno 1873, n. 1402, che con decreto del mimstero di grazia e giustizia e dei culti, d'accordo col ministero a favore del quale viene fatta l'espropriazione, saranno conservati negli immobiIi espropriati. Sarà pure. provveduto al concentramento dei religiosi e religiose nei modi consentiti dalle succitate leggi e decreti.
Lo stato Italiano prende possesso del convento della Minerva e delle case annesse di proprietà dell'Ospizio Generalizio dei Padri Domenicani, per destinarlo a sede di organismi militari.
Il nuovo obelisco dell'Iseo Campese scoperto durante una campagna di scavi del Lanciani, tra la Tribuna della chiesa e il Convento di Santa Maria sopra Minerva, viene estratto con gli argani, e trasportato in depositato a Piazza del Collegio Romano.
L'obelisco scoperto alcuni giorni sono nella via di s. Ignazio, fra la tribuna della Minerva e la biblieteca Casanatense, è stato liberato dalla terra nella sua piena lunghezza. Trovasi in uno stato di conservazione assolutamente perfetta, e forma coppia con quello del Pantheon, essendo ambedue scolpiti nella stessa grana di marmo, lunghi medesimamente m. 6,45, e appartenenti allo stesso Faraone Ramsete il grande.
Il nuovo obelisco deve la sua perfetta conservazione al fatto dell’essere stato rovesciato, quando il piano dell’ Iséo trovavasi già coperto da uno strato di scarico, grosso circa due metri; di modo che in luogo di infrangersi contro il lastrico del dromos, venne a riposare sopra un letto cedevole e molle.
Del monumenti egiziano, fece la seguente descrizione il sig. dott. E. Schiaparelli:
Obelisco monolite di granito rosso di Siene, alto m. 6,34, avente alla base un lato di circa 77 centimetri, integro in ogni parte.
Le quattro faccie di esso non hanno una superficie perfettamente piana, ma bensì alquanto convessa come nell’obelisco di Lugsor, e sono coperte per intiero di iscrizioni geroglifiche, incise profondamente e trattate con quello stile largo, grandioso ed elegante, che è proprio dei regni di Seti I e di Ramesse II.
A giudicare dall'aspetto suo attuale, dovette portare infissa nel vertice del pyramidion una piccola sfera di bronzo o di altro metallo: questa però gli sarebbe stata aggiunta dopo che dall'Egitto fu trasportato a Roma, secondo la consuetudine praticata per parecchi obelischi. Come tutti gli altri monumenti egiziani della stessa natura, l’obelisco recentemente trovato si compone di due parti egualmente essenziali, del pyramidion e del tronco. Quello, secondo il concetto degli Egiziani, rappresenta il Dio Ra o il sole raggiante, e questo riproduce un fascio di raggi, che emana da esso e che scende verticalmente a riscaldare e a fecondare la terra. Queste due parti sono separate l’una dall'altra dal regno del cielo: sopra di esso sta il sole simboleggiato dal pyramidion, e da esso scende un fascio di raggi sino a toccare il suolo, rappresentato quello dal tronco e questo dalla base dell'obelisco.
La punta del monolite fu vista, senza dubbio, nell’anno 1719, quando si scavarono le fondamenta della biblioteca Casanatense. Ho potuto accertare che la presenza di quel pinnacolo, coperto di geroglifici, non solo attrasse l’attenzione dei lavoranti, ma che il terreno fu « sgrottato > per una profondità di circa 70 centimetri, per meglio riconoscere la natura del monolite. Contuttociò la scoperta fu tenuta nascosta, non trovandosene fatta menzione nè dal Ficoroni nè dall'Oliva che visitarono gli scavi della Casanatense, e ne lasciarono erudite memorie.
Il nostro obelisco ha appunto questo carattere speciale, e si può ritenere come un monumento che simboleggia il Faraone Ramesse II,il Sesostri dei Greci, i cui cartelli reali e i cui titoli sono incisi sulle quattro faccie di esso.
Pyramidion: Rappresentazione identica sopra tutte quattro le faccie. Nella parte superiore di ciascuna, vedesi rappresentato il disco solare; sotto di esso sta lo scarabeo colle ali distese; e sotto ancora sono incisi i cartelli reali, nome e prenome di Ramesse II.
Questo complesso di simboli rappresenta, a mio credere, l'apoteosi di Ramesse II, e simboleggia la sua unione col sole, rappresentato da due dei suoi simboli, il disco e lo scarabeo. Non conosco altro obelisco, nel cui pyramidion vi sia una rappresentanza simile a questa: però le scene, che si trovano incise sulla maggior parte di essi, hanno un significato poco diverso.
Tronco: Sopra ognuna delle quattro faccie è incisa una colonna verticale di iscrizioni.
Faccia I. « Il cielo. Il Dio Oro sovrano del Sud e del Nord, toro forte figlio di Tum, re dell'alto e basso Egitto, Rauserma-sotepenra, (prenome di Ramesse II), figlio di Ra, Ramessu amato da Ammone (nome proprio di Ramesse II), sovrano perfetto di pensieri come Tum, signore dei diademi, Ramessuamato da Ammone, amato da Ra, Oro dei due orizzonti ».
Faccia II. « Il cielo. Il Dio Oro sovrano del Sud e del Nord, toro forte amato dalla Verità, re dell’alto e basso Egitto, Rausermàa-sotepenra, figlio di Ri, Ramessu amato da Ammone, che trascina (dietro a se) tutti i popoli colla sua forza, signore delle. due regioni (dell'Egitto), Rauserma-sotepenra, amato da Ra, Oro dei due orizzonti».
Faccia III: «Il cielo. — Il dio Oro sovrano del Sud e del Nord, toro forte amato da Ra re dell’alto e basso Egitto, Rauserma-sotepenra, figlio di Ra, Ramessu amato da Ammone, che moltiplica le offerte in Eliopoli, la sede dello splendore, il signore dei diademi, Ramessu amato da Ammone, amato da Tum signore di Eliopoli ».
Faccia IV. « Il cielo. — Il dio Oro sovrano del Sud e del Nord, toro forte amato dalla Verità, re dell'alto e basso Egitto Rauserma-s0 tepenra, figlio di Ra, Ramessu amato da Ammone, che compie i templi dei suoi progenitori, il signore delle due regioni (dell'Egitto), Ra ALL rmfî-sotepenri, amato da Ra, Oro dei due orizzonti ».
Le predette iscrizioni non contengono alcuna notizia speciale, che si riferisca a qualche avvenimento importante del regno di Ramesse II; esse contengono però alcune espressioni, che caratterizzano assai bene quel momento della storia egiziana, e fra esse specialmente quella in cui è detto, che Ramesse II fece compire i templi dei suoi antenati.
Questo invero è uno dei tratti, che meglio contraddistinguono il regno di Ramesse, da quello di tutti gli altri Faraoni che lo precedettero e lo seguirono, perchè appunto Ramesse, oltre a un numero infinito di monumenti suoi proprî, con cui coperse l'Egitto durante il suo lunghissimo regno, fece pure ingrandire e ultimare parecchi grandiosi templi, iniziati da Seti I suo padre, e fra gli altri il tempio di Abido, la sala ipostila di Karnak, e il tempio funebre di Quenah; cosicchè per questo rispetto, i regni di Seti I e di Ramesse II si confondono l’uno coll’altro, e non rappresentano che un solo momento nella storia dell'architettura e della scultura egiziana.
Sulla provenienza del nostro, e degli altri obelischi rinvenuti prima d'ora nell'Iséo, non fu lasciata alcuna notizia dagli antichi scrittori. Essi però provengono certamente da Eliopoli, e tutti, eccettuato quello della Minerva, che appartiene ad un periodo molto meno antico, fanno parte di una stessa serie di obelischi di varie dimensioni, che Ramesse II fece erigere intorno al tempio del sole in Eliopoli, da lui grandemente ampliato, come risulta da due iscrizioni sincrone, rinvenute nella necropoli di Menfi, non meno che da una indicazione dell’ obelisco che sorge attualmente sulla piazza del Pantheon.
Rodolfo Lanciani.
A Palazzo San Macuto, già Seminario dei Domenicani della Minerva, viene posta la sede del Ministero delle poste e telegrafi (ribattezzato Ministero delle comunicazioni dal 1924 al 1944, quindi trasformato in Ministero delle poste e delle telecomunicazioni).
1865
Paolo Cacchiatelli
Collegio Pontificio degli Stati Uniti dell'America meridionale
Le Scienze e le Arti sotto il pontificato di Pio IX
1833
Achille Pinelli
Santa Maria sopra Minerva
1817
Giovanni Battista Cipriani
Obelisco Egizio della Minerva
Degli Edifici Antichi e Moderni di Roma
1790
Francesco Piranesi
Panteon e fabriche antiche adiacenti
Seconda parte de' tempj antichi che contiene il celebre Panteon
1686
Tiburzio Vergelli
Piazza e chiesa di Santa Maria della Minerva
Il Nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna
1669
Giovan Battista Falda
Chiesa dedicata a S. Ignazio della compagnia di Gesu'
Novo teatro delle Chiese di Roma date in luce sotto papa Clemente IX
1665
Giovan Battista Falda
Altra veduta della piazza di S. Maria Sopra Minerva
Nuovo Teatro delle Fabbriche, et edificii sotto Papa Alessandro VII
1665
Giovan Battista Falda
Piazza di Santa Maria della Minerva
Nuovo Teatro delle Fabbriche, et edificii sotto Papa Alessandro VII
1638
Festa della Santissima Annunziata con solenne cavalcata
Ritratto di Roma moderna