Codice identificativo monumento: 12185
Grande dimostrazione dei Romani ai bersaglieri in partenza per la guerra in Cina: "Alle 6 e mezzo, nel cortile della Caserma di San Francesco a Ripa un caporal-tromba dei bersaglieri suona assemblea. Immediatamente il cortile si riempie di soldati partenti. Si mettono su due righe. Ciascun tenente ha fatto l’appello del proprio plotone. Nessuno manca. Terminato l'appello, vi è un affettuoso scambio di saluti, di abbracci, di baci, fra ufficiali e soldati.
Alle 7 precise, a passo di corsa, escono dalla caserma. Precede la fanfara; seguono tutti gli ufficiali del 5° con a capo il tenente colonnello Ferrucci: vengono poi i quattro plotoni di partenti. Non appena i berretti rossi si mostrano sulla porta della caserma un applauso fragoroso parte dalla numerosa folla (tutta di trasfeverini) che staziona da oltre mezz'ora sulla piazza. I plotoni che hanno tentato di uscire a passo di corsa, fatti appena cinquanta metri, sono costretti mettersi a passo e non è più possibile mutare, tanta e tale è la folla acclamante.
Traversato il ponte Garibaldi, fin dalla Via Arenula si comincia a veder meglio la grandissima parte che la popolazione romana prende alla partenza. Una ventina di signorine allacciate in cinque finestre al terzo piano del palazzo Del Vecchio lanciano centinaia di mazzolini di fiori ai partenti. Sulla piazza Sant'Elena (in prossimità del teatro Argentina) si sono intanto raccolte la fanfara degli ex-militari, le Società di Tiro a Segno, associazione universitaria, fratellanza italiana, fratellanza militare, exbersaglieri, ex-carabinieri, ecc., tutte con bandiere.
Le fanfare intuonano allegre marcie; quindi insieme colle Società si mettono in testa al corteo che ormai si compone di oltre 50.000 persone. Ma la folla, la maggior folla la troviamo dal largo del Corso Vittorio Emanuele a Via del Plebiscito, e Via Nazionale. Tutta Roma vi è accorsa; dal principe romano al falegname, dalla dama alla stiratrice, dal senatore all'usciere della Camera, dal monsignore al sagrestano. E tutti applaudono.
Parecchi balconi di Via Nazionale sono ornati di bandiere, Affacciato al suo balcone, in Via Nazionale, di fronte al palazzo Aldobrandini, il presidente del Consiglio on. Saracco è commosso. I tramtways, impediti nella loro circolazione, servono di balcone a moltissimi che sì sono arrampicati fin sul cielo di essi.
Le adjacenze della ferrovia rigurgitano di altra folla, che ha acclamato i soldati di artiglieria giunti nella notte a Roma e che già hanno preso posto nello stesso treno che deve accompagnare i nostri bersaglieri.
Nelle sale di aspetto della ferrovia si sono intanto raccolti: il sottosegretario di stato alla guerra generale Zanelli, il sindaco principe Colonna con tutti gli assessori non esclusi quelli clericali; parecchi generali, il maggiore Agliardi, e una larga rappresentanza del ministero della marina.
Non era certo desiderio delle autorità politiche, militari e ferroviare, di far entrare la folla sotto la stazione. Ma contro la volontà della folla non si reagisce; i cordoni sono spezzati, i cancelli aperti, e dai diversi ingressi vere fiumane di popolo entrano sotto la grande tettoia gridando: Evviva l’esercito! Quando i bersaglieri, con la fanfara alla testa entrano sotto la stazione, l'entusiasmo è un delirio, Preso posto alla meglio nei vagoni loro destinati, continuano le scene affettuosissime, fra soldati e popolo.
Alle 8,40 i fischi delle due locomotive annunciano la partenza; allora vi è un secondo di profondo silenzio. Ma quando la prima vampata di vapore si sprigiona dagli stantuffi delle macchine e produce il primo mezzo giro delle ruote delle vetture, un grido solo sì innalza da migliaia di petti: Viva l’esercito, Viva Savoja, Viva l'Italia!"
Nella caserma La Marmora in Trastevere, re Vittorio Emanuele III inaugura il Museo storico dei bersaglieri:
"Il corpo dei Bersaglieri haî racgolto in Roma, nella caserma Alessandro Lamarmora a San Francesco a Ripa, um importante museo storico del corpo, inaugurato solennemente, subato 18 giugno, con l'intervento del Re.
Erano presenti tutti i colonnelli dei dodici reggimenti dei Bersaglieri, o le rappresentanze delle Compagnie Ciclistiche dei Reggimenti stessi arrivate a Roma, portatrici di messaggi di riverenza e di saluto al Re.
S. M. passò în rivista il terzo Reggimento Ber (colonnello Bertinatti), i riparti ciclisti e quindi si a visitare il Museo, inaugurato con efficace discorso del maggiore Menarini.
La prima idea di questo Museo spetta al generale Bruto Bruti, che essendo ispettore dell'arma, nel 1893 iniziò una raccolta di tutti i doeumenti che ad essa riferivano, e potè riunirne la collezione completa a cominciare dal 1836. Però nel 1894, soppresso improvvisa mente l'ispettorato dei bersaglieri, nessuno pensò più a continuare la raccolta. Soltanto quattordici mesi or sono alcuni intelligenti e volonterosi ufficiali del 3° reggimento, di sede in Roma, presso il quale si trovavano depositati i documenti raccolti dal generale Bruti, ebbero l'idea geniale di fare il Museo col solo aiuto che dai bersaglieri potevasi avere.
I dodici reggimenti spontaneamente stabilirono di quotarsi per le spese necessarie; furono chiesti dei locali al Ministero della guerra, che concesse gli attuali, sufficienti per ora.
La direzione del Museo fu così composta: Presidenti onorari gen. Chiabrera, il nestore dei bersaglieri italiani, e colonnello Bertinatti, il più anziano dei comandanti; presidente effettivo, colonnello Botturini cav. Giovanni; di rettore maggiore Menarini, coadiuvato dai capitani Weys, Trompeo, Piola-Caselli, Armanni, e dai tenenti Breda e Bassano.
Tl Museo è assai bene ordinato e si presta facilmente ad un esame anche rapidissimo; è suddiviso în quattro sale; la prima è dedicata quasi completamente alle memorie del generale Alessandro Lamarmora ed ai quadri storici riproducenti avvenimenti guerreschi del corpo; la seconda contiene il medagliere del corpo ed i medaglieri ed i cimelî di alcuni fra i più valorosi bersaglieri; la terza le memorie delle guerre d'Africa e di Cina; la quarta i busti degl'illustri bersaglieri ed i lavori artistici di scultura che illustrano episodi del corpo.
Fra gli oggetti più notevoli notiamo: 1. Letto da campo usato dal gen. Lamarmora nella guerra di Orimea. 2. Originale della memoria scritta dal Lamarmora nel 1885 per proporre la creazione dei bersaglieri. 3. Ritratto dei 14 decorati con medaglia d’oro appartenenti al corpo, 4. Un pezzo di pane trovato in mano di un bersagliere Manara, ucciso nella difesa del Vascello a Roma nel 1849, 5. Bozzetto originale del gruppo dei bersaglieri del monumento a Garibaldi sul Gianicolo, dono dello scultore Gallori. 6. Modello di carabina a percussione ideato da Lamarmora nel 1836, 7. Collezione delle armi dei bersaglieri usate dal 1836 ad oggi. 8. Sciabolone da teatro col quale il valoroso Pinelli, che fu poi colonnello dei bersaglieri nel 1848, assalì i soldati del duca di Parma.
Compiuta l'inaugurazione, fu presentato a Sua Maestà un esemplare in oro della medaglia commemorativa, avente da un lato i ritratti di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele III, coll'iscrizione. XVIII Giugno 1836 — XVIII Giugno 1904, e dall'altro l'Italia che mostra al bersagliere d'oggi, e al bersagliere del passato coll'antica uniforme, îl bersagliere dell'avvenire (il ciclista). Nello sfondo a sinistra si vede il monumento al generale Lamarmora în Torino, e a destra Superga dove sono le spoglie dei reali di Savoja; e il motto Alere Flammam,
Fu anche distribuita una cartolina ufficiale cammemorativa recante disegnata una medaglia con un gruppo di bersaglieri in atto di correre all'assalto; in giro v'è la scritta: Goito, Palestro, Cernaia, San Martino.
Altre 8 cartoline sricordanti î più notevoli fasti del corpo dei bersaglieri furono date agli acquirenti della medaglia."
Nuovo sorvolo di Roma del Dirigibile militare 1 bis Rinnovato:
"Il dirigibile durante l'inverno (dopo il felicissimo viaggio su Napoli) fu completamente rinnovato, tanto che hen poco gli resta di quello che fu il dirigibile 1 bis, che pure diede così soddisfacenti risultati.
Il dirigibile rinnovato, parti dall'Hangar di Vigna di Valle alle 8,25 di giovedì mattina, con una atmosfera limpida e calmissima. Erano nella navicella i tenenti di vascello Scelsi e Munari, il tenente Muscari allievo pilota, e il ben esperto meccanico Laghi.
Quindici minuti dopo il dirigibile passò sui terreni dove fervono i lavori per l'esposizione del 1911, poi sulla piazza d'armi dove le truppe del presidio compivano le loro abituali esercitazioni. Si credeva che il dirigibile avrebbe atterrato, e gli ufficiali della brigata specialisti fecero uscire all'uopo una squadra di soldati, ma dalla navicella fu segnalato che nulla occorre e che il pallone avrebbe proseguito il suo felicissimo viaggio.
Così esso fu visto dirigersi all'altezza di 300 metri, al di sopra delle caserme, poi avanzarsi verso la città Leonina, girare a sinistra della gloriosa cupola michelangiolesca di San Pietro, passare sulla Lunga sul carcere di Regina Coeli, alzarsi al disopra della torre dell'Anguillara, e passare quindi al disopra della caserma del 2° bersaglieri a San Francesco a Ripa. Il dirigibile, dopo fatte sulla caserma parecchie evoluzioni, attraversò di nuovo il Tevere, e passando quasi sopra il tempio di Vesta e piazza Montanara si accostò al Foro Romano.
Girò poi intorno al monumento a Vittorio Emanuele e passando presso il Pantheon raggiunse la, linea del Corso e segui per lungo tempo il tracciato della strada più frequentata di Roma, indi si spostò su via Nazionale, passò sul palazzo del Ministero degli esteri e su quello della Banca d'Italia e sì diresse per via Panisperna e via Cavour verso il Colosseo, di qui spingendosi a piazza San Giovanni e nei sobborghi su la campagna romana fino a Centocelle.
Quivi con una breve evoluzione sugli hangars degli aeroplani, gli aeronauti restituirono la visita che il loro collega tenente Savoia fece a Vigna di Valle giorni or sono, poi avanti ancora fino a Frascati dove l'aeronave giunse verso le 10.
Senza fermarsi affatto, il dirigibile proseguì per Bracciano rientrando felicemente nell'hangar di Vigna di Valle verso le 11."
Inaugurazione del Monumento e del nuovo Museo dei Bersaglieri, alla presenza del Re, del Principe, del Capo del Governo Mussolini e delle alte gerarchie militari. Giungono a Roma per l'occasione, 50.000 Bersaglieri, che omaggiano il Re in piazza del qurinale, ed il Duce a piazza Venezia.
Durante i lavori di ristrutturazione della caserma di polizia A. Lamarmora in Via Anicia, viene scoperta parte di una lastra marmorea sminuzzata (dalle macchine impiegate negli sterri) in 15 frammenti. Il pezzo restaurato (32 cm per 29.5 cm) riguarda una mappa urbana, dove spicca il tempio di Castore e Polluce, probabilmente adiacente al Circo Flaminio.