Codice identificativo monumento: 12205
Durante una caccia a Castel Porziano, la regina Elena fece esplorare sotto la sua personale cura uno dei tumuli, il quarto a est di Laurentum. Il tentativo fu premiato con la scoperta, la prima nella mia esperienza, di un cottage di modeste dimensioni e adatto ad una famiglia di modesti mezzi, come se ne trovano a centinaia nelle periferie delle nostre grandi città e nelle nostre località." Durante gli scavi si è trovata una bella copia del discobolo di Mirone, oggi custodita al Museo Nazionale Romano.
Relazione preliminare sulla Statua di Discobolo ed altre antichità rinvenute nella tenuta reale.
Provenienti da Castel Porziano, e donati da S. M. Vittorio Emanuele II, pervennero al Museo Nazionale, nel luglio del 1906, alcuni oggetti antichi di diverso genere, trovati nelle rovine di una villa romana di età imperiale. Già l'anno scorso, S. M. aveva donato al Museo altri oggetti antichi provenienti dalla medesima località, fra quali merita considerazione il torso di una Kore arcaica, che, a quanto pare, è una scultura originale greca, del tipo ormai notissimo di quelle rinvenute a Delos e sull’Acropoli di Atene. Se fra primi doni eccelleva questa scultura, disgraziatamente. poco conservata, fra doni del luglio passato, occupano per importanza, il primo posto una statua frammentata del Discobolo, ed un'iscrizione latina, della quale parla in queste Notizie il dott. E. Ghislanzoni.
La statua pervenuta al Museo in quattordici frammenti, primo fra’ quali il torso, è stata con ogni cura ricomposta, come appare dalla figura qui riprodotta, senza alcuna aggiunzione di parti moderne. Così non tardai ad accorgermi che essa era un ottimo documento per lo studio del Discobolo di Mirone; ed un esame attento di questa scultura ha svelato molti particolari di stile e di tecnica, come dirò nella prossima illustrazione che sarà pubblicata nel primo fascicolo del Bollettino d'Arte. Eccone, intanto, alcuni cenni descrittivi:
Statua di marmo greco insulare, con cristalli grossi e lucenti; alta. dal deltoide destro, alla base m. 1,48; priva della testa e di quasi tutto il braccio destro, che era lavorato a parte, come dimostra il taglio lasciato di gradina ed il foro col pernio di ferro ancora al suo posto. Sono inoltre frammentate la mano sinistra e le due gambe: la sinistra da un punto di poco più alto del malleolo, la destra dal terzo inferiore dei muscoli gemelli. Del piede sinistro è conservato il dito grosso, che non ha potuto trovar posto nella ricomposizione degli altri frammenti.
Il tronco di palma, che serve di sostegno alla statua, era spezzato in due parti, all'altezza dei gemelli della gamba sinistra; e la parte inferiore, scolpita ‘in un solo pezzo con la base, era stata in tempi antichi, ricongiunta alla superiore con un grosso pernio di ferro. Sembra, anche per altri indizî, che la statua sia stata allora restaurata, mercè l'aggiunta di questa parte inferiore del tronco insieme con la base.
Un grosso puntello poligonale, ora spezzato, innalzavasi dal fianco destro, per sostenere il braccio, riattaccandosi al disco; cosa che fu notata dal Guattani nel Discobolo Lancellotti, quantunque lo scultore Angelini abbia poi tolto questo puntello, certamente brutto. Lo stesso fatto si osserva nel dorso di una minuscola replica del Discobolo, conservata nel Museo di Napoli. Due altri puntelli, uno dei quali biforcato, sorreggevano il pollice, l’anulare e il mignolo della mano sinistra: particolarità tecnica che trova un'analogia nel puntello a pettine del Discobolo Lancellotti. Ed ancora un altro piccolo puntello sta fra la punta del pene e lo scroto. È probabile che questa copia del Discobolo di Mirone appartenga alla prima età imperiale romana; e più precisamente all'età augustea.
La prima impressione che si ha, esaminando la statua, è che essa sia di eccellente fattura, quantunque i caratteri della calcotecnica e il peculiare « accento » dello stile mironiano sembrino in essa un po' ammolliti: più di quanto, forse, suole ordinariamente avvenire in tutte le traduzioni in marmo delle opere di Veg specialmente del quinto secolo.
Però uno studio più accurato delle varie parti, ripulite dalle incrostazioni calcari che non permettevano un giusto apprezzamento della epidermide del marmo, e il confronto con le altre repliche frammentarie del Discobolo di Mirone, mi inducono ad affermare che nella statua di Castel Porziano noi dobbiamo riconoscere una delle migliori e delle più fedeli copie del capolavoro mironiano. La copia, posseduta dal principe Lancellotti, è, per disgrazia, sottratta allo studio e all’ammirazione di tutti; e dopo di essa, questa di Castel Porziano deve ritenersi la migliore ed è, intanto, la meno incompleta di tutte le altre.
Fortuna non piccola è poi che essa conservi gli attacchi delle parti mancanti. Questo fatto mi ha dato buona e fortunata occasione ad una sicura ricostruzione del Discobolo, raccogliendone le sparse membra, e restituendo all'arte un tipo che, si può dire, mancava: e ciò senza alcuna parte moderna, senza congetture di sorta, senza disarmonie di proporzioni e di stile; come dirò nel Bollettino d'Arte d'imminente pubblicazione.
G. E. Rizzo.
Ricomposizione della statua del Discopolo, scoperto a Castel Porziano: "Fu nel corso degli scavi eseguiti nel giardinetto laterale della villa; dove gli antichi spoglia tori per fortuna mon sospettarono della. possibile esistenza di avanzi di sculturo, che riapparvero i frammenti di una bellissima statua, frammenti dei quali‘ la. Regina Elena ‘volle tentar. subito una ricostruzione. B'risultò:così che i. frammenti dovevano appartenere ad. una riproduzione; del celebre Discobolo; di Mirtone. La statua giaceva rovesciata presso il proprio piedistallo, formato con mattoni e rivestito di lastre. di marmo; mancava della testa, dei piedi e di un braccio; è forso la mutilazione le fu inflitta; quando nel 5° secolo la villa venne completamente abbandonata o dal caso o dai malvagi saccheggiatori del litorale.
Regalati dal Re al Museo nazionale romano, i frammenti furono con grande cura rimessi insieme; e ridettero, senza bisogno di aggiunto moderne, il torso col braccio sinistro intatto sino al polso, colla gamba sinistra quasi completa e parte della gamba destra. Altri frammenti appartenevano a parte della mano sinistra, alla base 0 al tronco di sostegno della statua. Intanto, per ciò che concerne la base, è bene dir subito che da ossa risulta come in antico la statua dovetto spezzarsi vicino al punto dove il sostegno; ralfigurante un sottile tronco di palma, si attacca alla gamba.
La base furrifatta ma con poca accuratezza; o due fori destinati a duo grossi perni, dicono che questi ultimi dovevano fermare un tassello il quale conservava i piedi della statua 0 parto del plinto; mentre un:altro pernio univa là base al residuo superiore del fusto di palma.
A proposito del quale sostegno, va osservato che le sue esili dimensioni, non corrispondenti alla desiderata robustezza della statua; furono volute dall'artista, onde il sostegno riuscisso quasi invisibile all’osservatoro.
Per il braccio destro, mancante alla statua di Castel Porziano e di cui resta soltanto il moncone presso la spalla, il. prof. Rizzo ebbe il felice intuito di valersi di un braccio che tiene il disco, osistente nella Galleria Buonarroti di Firenze ed in questo casofancora, il calco del braccio si adatta benissimo al moncone della statua, in modo da far persino sospettare che il braccio Buonarroti fosse proprio quollo del marmo di Castel, Porziano."