Codice identificativo monumento: 12486
Lavori di allargamento della Porta del Popolo per agevolare il traffico intenso, aumentato con l'istituzione di una linea di omnibus a cavalli (collegante piazzale Flaminio a ponte Milvio). Per poter aprire due nuovi fornici laterali, si avvia la demolizione dei due Bastioni quadrati, poste a protezione della porta.
Portati ornai da qualche tempo a compimento i lavori della porta Flaminia, non essendovi più luogo ad aspettarsene altre scoperte, a noi corre il debito di ripigliare e concludere la esposizione dei marmi scolpiti o scritti, che ne tornarono in luce. Non molto, in vero, ci resterà ad esporre: perciocché i monumenti di cui si tratta, col venire adoperati ad infarcire i torrioni di Sisto IV, furono sì crudamente rotti e malconci, che per lo più dai loro frammenti, e dalle parti scompagnate e disperse non può ricavarsi la forma primitiva dell'edilìzio al quale appartennero, o veramente il senso ed il tenore del testo epigrafico da cui furono spezzati.
Prendendo a considerare con attenzione i molti e grandi frammenti di membri architettonici, che per cura di questa Commissione si conservano presso la piazza del Popolo, dietro l'emiciclo dirimpetto al Pincio, da un occhio esperto con facilità si ravvisa, come oltre un certo numero di marmi e pietre, appartenenti a piccoli edilizi sepolcrali, ed altre memorie funebri di vario genere, vi siano parecchie parti di tre sepolcri di granmole, e di architettura ornatissima, che si elevarono già sui margini della via Flaminia, iu prossimità della porta omonima di Aureliano, della quale ci fu dato rivedere le vecchie torri onoriane.
Due di cotesti monumenti erano di forma quadrata, ed uno di forma circolare. Di questo ultimo furono ricuperati moltissimi avanzi, sì del rivestimento del corpo rotondo, tagliato a bugne piane; e sì della base, con le sue modanature vagamente intagliate. Non può quasi esser dubbio, che tali avanzi non debbano assegnarsi a quel monumento medesimo, il cui massiccio notammo essere segnato nella pianta del Bufalini, pochi passi fuori della porta Flaminia, a sinistra; e che perciò dovea esistere ancora nella seconda metà del secolo XVI.
Vi si acconciano e le dimensioni ed il grado di curvatura di più marmi che possediamo, dei quali più sotto si darà in succinto la descrizione. Se questo monumento ebbe, come quello di Cecilia Metella, un gran cartello nell'alto con la iscrizione, può darsi che nel medesimo stesse infìssa, o la epigrafe di Quinto Trebellio Cattilo, questore della Gallia narbonese, circa i tempi di Claudio3; o quella di Caio Gallonio, e del prefetto del pretorio Quinto Marcio Turbone, dell'età di Adriano; ovvero una terza, che daremo nell'articolo presente: giacche tutte e tre queste lapidi, essendo in forma di cartello, ed essendo massicce e grandissime, poteano bene adattarsi ad un sepolcro rotondo di vasta mole.
Di un altro monumento di forma quadrata, e molto decorato anche questo, si hanno pure alcuni frammenti estratti dai muri della torre sinistra. Dalle medesime strutture essendosi ricavata ad un tempo anche la iscrizione del console Lucio Nonio Asprenate, che ricorrea, come sembra, sul fregio dell'edilizio, non sarà forse improbabile congettura il supporre, che a tale cospicuo personaggio avesse appartenuto il monumento di cui si tratta.
I molti marmi scolpiti, che per suoi rivendica il terzo edifizio, alla natura istessa delle loro rappresentanze, dichiaransi adoperati nel sepolcro di un qualche rinomato agitatore circense. Avvertimmo già da lungo tempo, che in cotesti marmi si hanno per certo a riconoscere gli avanzi del mausoleo di Publio Elio Gutta Calpurniano, auriga fortunato e famoso, dei tempi forse di Adriano, o dei primi Antonini: monumento che durava ancora nel secolo VIII, poco al di fuori della porta Flaminia, siccome raccogliesi dall'Itinerario Einsiedlense, il quale registra la lunga iscrizione di detto sepolcro immediatamente dopo la legge di Marco Aurelio, e di Severo Alessandro, concernente la esazione dei dazi, che stava collocata dinanzi la medesima porta.
La suddetta iscrizione, che sembra mancare di qualche parte e che dal compilatore dell'itinerario non fu descritta con piena esattezza, è stata di poi presa a disamina, e dottamente supplita dal Friedlaender: qualche nuova osservazione vi aggiunse in appresso anche il Wilmanns.
Insieme colla coincidenza del luogo cospira nell'appropriazione teste accennata eziandio la considerazione della forma del monumento. Perchè i frammenti che abbiamo icuperati del sepolcro dell'auriga si acconciano a formare un monumento quadrato: e che tal fosse quello di Calpurniano ce lo dà ad intendere il fatto, che l'autore dell'itinerario suddetto trascrisse, dividendola in tre parti, la epigrafe del mausoleo; apponendo alla prima la indicazione in ipsa via flaminia; alla seconda: item ibidem in ipso monumento; e medesimamente alla terza: item in ipso monumento: con che si viene a fare intendere, che le tre divisioni della iscrizione appellano a tre lati del monumento; rimanendone forse priva soltanto la parte posteriore di esso.
Cosa tanto più verisimile, in quanto che sembra evidente, che il descrittore abbia, per inavvertenza, trasposto l'ordine delle leggende, siccome i recenti espositori di questa lapide hanno saviamente osservato: il che in effetto potea facilmente intervenire copiandosi, dopo la iscrizione della fronte, prima quella del lato sinistro, e poi quella del lato dritto. Opinò per tanto il Wilmanns, che la epigrafe fosse incisa su di una base quadrata: ma di presente ci sembra possa affermarsi ch'ella si leggesse in diversi lati del monumento. Accennammo noi già, che avremmo tentato di dare in disegno un'idea dell'insieme di questo edilizio, traendo profitto dai frammenti superstiti, che spettano sicuramente al medesimo. Ma, chiamati tutti questi pezzi a rassegna, abbiamo veduto, che la sola parte inferiore e media di esso erano capaci di un ristauro, che quasi non ammetta dubbiezza; laddove quello della parte superiore avrebbe a riuscire di necessità più o meno arbitrario. Si aggiunge, che un grande marmo coi nomi di tre cavalli, appartenuto di sicuro alla struttura di detto sepolcro, per la mancanza assoluta di qualunque parte corrispondente non si potea ravvisare dove, o in qnal modo vi fosse stato inserito.
Laonde ci è sembrato più savio partito il restringerci a farne una descrizione succinta, che valga a dare un'idea della forma e della sontuosità di questo funebre monumento. Sorgeva dunque il sepolcro, di forma rettangola, su di un basamento riccamente intagliato, di cui possediamo alcune parti, che più sotto ricorderemo. Si ergeva su questo una mole quadrata, nei lati, o specchi, della quale erano scolpite di basso rilievo, una per lato, le quadrighe correnti, nel momento decisivo di girare le mete. Di cotesti rilievi abbiamo undici frammenti, spettanti a tre quadrighe diverse: indizio anche questo che, raffrontandosi con quello della iscrizione divisa in tre parti, può confermare il sospetto, che il lato posteriore del monumento non fosse così riccamente decorato come i tre più esposti alla vista dei passanti. Dicevamo testé, che in ciascuno dei lati figurava una sola quadriga.
Ne può credersi altrimenti al considerare, che ciascuna quadriga, eseguita nella proporzione di circa due terzi del vero, occupa una larghezza di metri 4,45, compresivi i due pilastri che racchiudono la composizione. Con cinque frammenti, che benissimo si ricommettono, abbiamo potuto formare pressoché intera una quadriga. Con franco e maestrevole artificio, sebbene di lavoro non molto accurato (trattandosi di cosa da osservarsi ad una certa distanza) vi si esprime la foga e l'ansietà dei cavalli anelanti alla meta, incalzati dal flagello dell'auriga; le vene si gonfiano per lo sforzo sotto i muscoli dei focosi animali.
Nell'armatura dei cavalli è notabile quella striscia di cuoio che ne stringe i garetti delle zampe anteriori, onde ovviare ai danni di qualche sforzo anormale e soverchio; prattica non ignota alla moderna ippiatria, ma che in fatto di antichi monumenti non rammentiamo di avere osservato altrove. Della figura dell'auriga si è pur conservata una buona parte, ma senza la testa.
Essendosi nel medesimo luogo trovata una testa di cavallo circa il vero, di tutto rilievo, simile di stile e di arnese a quelle dei cavalli, possiamo di buon dritto inferirne, che una marmorea quadriga di tutto rilievo, guidata senz'altro dalla figura di Calpurniano, dovea formare il corona-mento dell'edifizio sepolcrale. Resterebbe quindi ad immaginarsi soltanto quel piano del monumento che servia di sostegno alla quadriga medesima: ma questa parte, nella quale, secondo noi, si leggeva la triplice iscrizione, sembra essere al tutto scomparsa ; il che non ci ha consentito di eseguire in disegno il ristauro di questo nobile mausoleo; facile del resto, e sicuro.
Che un semplice auriga si facesse un sepolcro di tanta magnificenza, ed in luogo sì cospicuo della Flaminia, ninno potrà meravigliarsene, il quale ricordi le ingenti somme che sovente fruttavano agli aurighi le loro vittorie ; secondo impariamo, non meno da classiche testimonianze, che dalle loro stesse iscrizioni. Ed ecco il monumento di un auriga, il quale con la sua sontuosità ci dimostra, come costoro, gonfi dell'aura popolare che li esaltava, si argomentassero di perpetuare, col fasto dei loro funebri marmi, quella vana rinomanza e quel grido, che gli avea lusingati, accompagnandoli durante la vita, ma l'eco del quale non dovea durar lungo tratto di là dalla tomba.
Ennio Quirino Visconti, Carlo Ludovico; Vespignani.
Nelle demolizioni per l'allargamento della via Flaminia, a 100 m. circa sulla sinistra della medesima, uscendo dalla porta del Popolo, è stata messa allo scoperto gran parte deli' emplecion costituente il nucleo di un grande monumento sepolcrale rotondo, sorretto da ogni parto da muri mediani di diversa struttura.
Qualcuno aveva ritenuto che quel rudere facesse parte del monumento del famoso auriga P. Aelius Gatta Calpurnianus, i cui frammenti marmorei del bassorilievo furono scoperti nel 1887 nella demolizione della torre di destra lìancheggiante la porta del Popolo (cfr. C. I. L. VI, 10047; Bull. Gomm. Arch. comwi. 1877, pag. 201).
Fu perciò cura della Direzione per gli scavi di Roma, prima che il rudere fosse demolito far eseguire un saggio di scavo attorno al rudere stesso, durante il quale non si rinvenne altro a m. 3,80 di profondità, che l'angolo nord-ovest della grande platea in travertino che circondava il monumento.
Anche suUa sinistra della via Flaminia, di fronte alla casa recante il n. civico 126, demolendosi un edificio, si incontrò un altro rudere ad emplecton di forma circolare appartenente anch'esso ad un monumento sepolcrale. Esso distava m. 2,25 dalla via attuale, e misurava m. 7,40 di diam.; l' ingresso alla cella centrale era verso ovest, e nella parete di fondo vi era una nicchia alta m. 0,80 e larga m. 0,30.