Data: 1923
Codice identificativo monumento: 12503
Un rilievo di arie ellenidieo-romana, rinvenuto presso la via Emamiele Filibert.
Nei recenti scavi di fondazione per un villino della Cooperativa Impiegati del Ministero degli Interni, all'angolo della via Emanuele Filiberto con la via Celimontana, rggi via Statilia, si ebbe una interessante scoperta. Da uno dei cavi, alla profondità di oltre sei metri dal piano stradale, fu estratto un grosso e pesante lastrone marmoreo, istoriato a rilievo sopra una faccia. La cosa parve, agli stessi fortuiti rinvcnitori, di una tale importanza, da doverla tenere accuratamente celata. Per lo zelo e la sagacia, però, del personale della R. Sopraintendenza agli scavi, e principalmente del sig. Antonio Spagnolo, primo custode, l'Ufficio veniva ben presto reso edotto della scoperta e procedeva all'immediato sequestro dell'oggetto ('). Il quale passava prima in deposito temporaneo, e successivamente, per sentenza di tribunale, in possesso definitivo allo Stato, che assegnava l'oggetto al Museo Nazionale Romano.
Si tratta di un lastrone rettangolare di marmo lunense, alto m. 1,64, largo m. 1,23 (spessore del fondo m. 0,10). Il lastrone manca, a causa di scheggiatura antica, di un buon pezzo all'angolo superiore sinistro, che si può ben ritenere però completamente, 0 quasi completamente, liscio. La composizione a rilievo si sviluppa infatti tutta quanta nel campo superstite del lastrone (ved. tav.), ove si vede una gentile figura di giovane donna, seduta a sinistra sopra uno sgabello a zampe riccamente tornite. Le gambe della figura sono incrociate, con i piedi muniti di sandali, il piede destro sopra il sinistro, ambedue riposanti sopra un ben ornato sgabello. La donna è semplicemente vestita di una tunica leggera, a corte maniche, e di una pelle di capretto, o nèbride, annodata per due delle estremità sulla spalla sinistra, con la testa della bestia ricadente davanti, presso il fianco.
Il rilievo, con la sua cornice ricavata nel medesimo blocco, era originariamente incastrato e sorretto, a mezzo di grappe metalliche laterali, sul muro di fondo di un'edicola, o sulla fronte di un edificio. Il contenuto bacchico del soggetto e la concomitante stretta vicinanza con le tombe monumentali di via Statilia, già disposte su due file, una delle quali compresa tuttora, interrata e inesplorata, entro il giardino dell'adiacente villa Wolkonski, divisa dal luogo del rinvenimento dalla sola via Statilia, la fila opposta quasi tutta demolita da tempo, permettono di ritenere che il rilievo abbia servito per decorazione in facciata di un monumento sepolcrale adeguatamente sontuoso.
Goffredo Bendinelli