Codice identificativo monumento: 12537
Dobbiamo ora illustrare gli avanzi dell'abitazione privata, discoperti presso il picchetto d, ed esaminati quasi per intiero a spese della Commissione nel decorso dicembre.
La disposizione architettonica di questa casa, o almeno della parte finora scoperta, è molto irregolare, e torna quindi difficile riconoscere la destinazione dei varii luoghi a tenore delle regole vitruviane. Il portichetto n. 1 era decorato di colonne doriche, d'opera laterizia rivestita di stucco, e prendeva luce dall'atrio n. 3. Gli intercolumi son chiusi da parapetto alto m. 0.80, ad eccezione di quello centrale, dicontro al quale rimangono al posto alcuni scalini, che conducevano ad altre camere, ora scomparse.
All'estremità del portico, verso tramontana, si rinvenne un'altra scaletta di quattro gradi discendente ad una vasta sala rettangolare, con pavimento di musaico bianco, intrecciato di fasce nere, come meglio apparisce dalla icnografia. Nel centro della parete ad oriente evvi una elegante fontana col bacino incrostato di lastre marmoree, mentre le pareti e la volticella della nicchia son rivestite di tartari dipinti in azzurro. Le pareti, di color rosso fino all'altezza di m. 2., mostrano nel breve tratto superiore il nascimento di architetture di buona maniera. Non ostante la esistenza della fontana, questa sala deve essere stata coperta, e ne porge indizio la mancanza di qualunque inclinazione nel pavimento, atta a facilitare lo scolo delle acque.
Essa inoltre fu decorata di una statua di Fauno giovanetto, grande al vero, la quale senza presentare uno straordinario valore artistico, è però modellata con estrema franchezza e vivacità. Ne abbiamo finora rinvenuto la testa, coronata di ramoscelli e pomi di pino, con traccie di policromia, ed un frammento di gamba.
L'atrio n. 3 ha il piano di musaico grossolano, contornato da una fascia marmorea, ed è attraversato dalla chiavichetta contenente il condotto di piombo che alimentava la fontana. Nel punto corrispondente sotto il chiusino si lesse nel condotto la seguente iscrizione: L OCTAVIVS FELIX CV I, dalla quale sappiamo che il proprietario della casa, L. Ottavio Felice (Clarissimus Yir), personaggio per quanto ne sembra sconosciuto, apparteneva all'ordine senatorio.
La parete che divide l'atrio dall'attigua sala n. 4 conservava tracce di affreschi rappresentanti palmizii, ed uccelli; sull'intonaco si lesse graffita tre volte la parola BOMA: il principio di un alfabeto, in lettere epigrafiche: la frase VTI ME AMI (ovvio idiotismo per uti me ames) accompagnata da segni priapici: più, altre sigle di difficile interpretazione, le quali trasportate su tela, insieme agli altri graffiti, dal nostro ispettore Sig. Arieti, sono ora conservate negli ufficii della Commissione.
Nel vano seguente distinto col n. 3 dobbiamo notare soltanto l'eccellente disegno e la perfetta conservazione di una metà circa del suo pavimento marmoreo, composto delle più belle macchie di pavonazzetto, africano, giallo, alabastro, e portasanta. Rimosso questo pavimento per dar passaggio alla chiavica della nuova via, si scoprì al di sotto un pozzuolo scavato nel terreno vergine, e ripieno di rottami di utensili diversi, e di lucerne, alcuni balsamarii di vetro; e parecchi frammenti di vasi aretini.
Dietro l'abside di questa sala, corrisponde un camerino rettangolare n. 5, con pavimento di musaico ben conservato. Al disotto di esso v'è l'ipocausto, dal quale diramavansi caloriferi in terra cotta attorno le pareti. Le mura poi erano rivestite d'intonaco dipinto a grandi riquadri con figurine, ed uccelli nel centro. Nessun bollo di mattone essendo stato rinvenuto in opera, ed i muri istessi essendo costruiti in differenti maniere è difficile definire l'epoca nella quale fu eostruita l' abitazione esquilina di L. Ottavio Felice. Nondimeno lo stile dell' architettura in generale, dei musaici, degli affreschi, e dei graffiti in particolare ci invitano ad ascriverla alla prima metà del secolo III.
Nonostante le distruzioni operate per la costruzione della Stazione come pure della Metropolitana, nuovi scavi per l'adeguamento funzionale della Stazione Termini, effettuati tra il ciglio settentrionale di Via Giolitti portando al ritrovamento di altri ambienti verosimilmente appartenenti alla domus del senatore Lucio Ottavio Felice, scoperta nel 1872.
Scavato nel 1872.