Codice identificativo monumento: 12539
Relazionede di Giuseppe Lugli sui ruderi della villa di Lucio Vero al V miglio della via Clodia.
Ora nella località di Acquatraversa, al V miglio della via Clodia, si trovano avanzi notevoli di una villa, il cui nucleo principale risale alla metà circa del II sec. d. Cr. Inoltre è impressionante la cifra di busti degli Antonini, e specialmente di Lucio Vero, che sono venuti fuori da quel territorio, posto nell'ansa della moderna via, in posizione amenissima perchè rivolto a mezzogiorno e riparato dai venti.
Scrive a questo proposito il Nibby: «In essa, fin dal tempo di papa Paolo V furono fatte ricerche di antichità, ed un bel busto di Lucio Vero, che in tale occasione venne alla luce, fe' credere che in questo sito esistesse la villa di quel Cesare... Le scoperte ivi fatte nel 1650, di una Venere e di un condotto di piombo, largo 2 piedi e 4 onde, e che oltrepassò 40.000 libre di peso: quelle del tempo di Clemente X, fatte circa 24 anni dopo, di nove busti, principalmente appartenenti agli Antonini, e di varie memorie pertinenti pure a loro, di un'ermeraclida di bel lavoro, di una statua muliebre sedente, e di una testa di Marco Aurelio; quella successiva, dei due magnifici busti colossali di Marco Aurelio e Lucio Vero trovati nel primo periodo del secolo scorso (*) : e finalmente quella delle colonne di alabastro, e di altri monumenti che sul finire dello stesso secolo fece il principe Marcantonio Borghese, accrescono tal peso a questa opinione che diviene quasi un fatto.
Nessuno dubita infatti che gli avanzi che si vedono nella località suddetta e più precisamente sulla collina a quota 83 della Carta dello Stato Maggiore (1:25000. foglio di Castel Giubileo), appartengano alla villa di Lucio Vero. Ben pochi avanzi veramente, di fronte alla grandiosità di una villa imperiale come quella ricordata dalle fonti.
L'importanza della villa di Lucio Vero, è testimoniata dai numerosi ritrovamenti di opere d'arte, specialmente busti imperiali. Il Bartoli ricorda varie scoperte avvenute al suo tempo e cioè una Venere, nove busti di imperatori e un grossissimo condotto di piombo, di cui si è già detto in principio ; altre scoperte riferiscono il Guattanie il Canina. Nel museo Torlonia provengono da Acquatraversa i numeri: 35 torso virile; 59 Venere; 74 Discobulo; 50 statua di Plotina con gli attributi di Giunone; 194 statuetta di fanciullo; 407 erma di Alceo; 458 busto di Lucio Vero; 459 busto di Lucilla. A Villa Mattei si conserva un montone in marmo, a grandezza naturale, acquistato da Corvisieri, e a Monaco, nella Gliptoteca n. 253, un altro busto di Lucio Vero. Altre sculture infine si trovano nella casa già Corsetti in via Monserrato, provenienti dai nobili Planca Incoronati che nel sec. XVII erano i proprietari della tenuta di Acqua Traversa.
Prima di passare alla descrizione degli avanzi, sarà bene ricordare, che mentre oggi la villa si trova sul fianco sinistro della strada, in antico era sul fianco destro, perchè la strada procedeva rettilinea oltre il fosso di Acqua Traversa camminando in fondo valle e ricollegandosi con la moderna presso la così detta Sepoltura di Nerone.
I PERIODO.
1. Muro in opus incertum. È l'unico avanzo di un edifìcio forse una villa, dell'età fra Siila e Pompeo. Questo muro è tagliato da una cava moderna che immette nella conserva n. 2. L'opus incertum è composto di frammentidi tufo giallo uniti con malta di impasto grossolano.
2. Conserva a cunicoli. È contemporanea al muro n. 1, sia per il sistema di escavazione a cunicoli sotterranei che la dimostra molto antica, sia per il collegamento col muro suddetto. I cunicoli si intersecano a rete e hanno tutti la larghezza di cm. 90 per un'altezza di m. 1,80. Sono scavati a vòlta e rivestiti sul piano con intonaco a coccio pesto e nelle pareti con intonaco finissimo a polvere di marmo.
Una cava moderna ne ha deturpato alcuni tratti, ma si può ancora riconoscere che la conserva fu scavata in due periodi differenti. La parte più antica è quella situata a nord, che presenta all'estremità nord-est due pozzi (d) per l'estrazione dell'acqua, forniti di pedarole per scendere. Come in altri casi simili, è probabile che questi due pozzi servissero anche per immettere l'acqua raccolta dai tetti di un edificio superiore, non trovandosi in tutto il resto della conserva altro luogo dal quale potesse entrare l'acqua. La parte più recente è costituita da alcuni cunicoli scavati verso sud-ovest per aumentarne la capacità, e questi cunicoli sono infatti più irregolari degli altri per orientamento.
4. Conserva d'acqua a due ambienti. Si trova a nord della conserva n. 2 e ad un livello alquanto superiore, non avendo con essa alcuna comunicazione. È scavata nel tufo e rivestita con muri in opera cementizia di selce senza paramento, e intonacata a cocciopesto con cordoni agli angoli.
Ciascuno dei due ambienti è largo m. 2,90 e lungo m. 11,92. Comunicano fra di loro per mezzo di due aperture larghe m. 1,20 e hanno nel mezzo della vòlta due trombini per l'aria e forse anche per accedervi, se la terra di riempimento non nasconde altre aperture. Oggi si entra nella conserva per mezzo di un foro praticato nella parete di S-E e unito con la conserva n. 2 per mezzo di un braccio moderno di cava.
III PERIODO.
5. Muraglione sostruttivo con nicchie. In questo muro bisogna distinguere due periodi. Il periodo originale (a-a) è costituito da una bella costruzione a cortina di mattoni gialli e rossi in quantità quasi eguale, di cui solo pochi sono triangoli veri, e gli altri sono spezzati triangolarmente da tegole. Lo spessore dei triangoli è di cm. 3,4-3,5, e lo spessore degli altri è di cm. 2,8-3,1; anche la lunghezza varia nei primi da cm. 18 a 22 e, nei secondi, da cm. 24 a 26. La malta forma strati della media di cm. 2 (da 1,8 a 2,5) ed è di colore biancastro, ben passata e con frammenti vulcanici nella pozzolana. I caementa sono molto piccoli e di tufo rosso bruno, disposti a strati orizzontali.
Nel centro delle nicchie sono incastrati alcuni tubi di terracotta, formati da due coppi riuniti insieme, per lo scolo delle acque piovane ; sono in genere tre per ogni nicchia, disposti verticalmente, alla distanza di circa un metro l'uno dall'altro.
Il periodo seguente (b-b) è formato da una grossa fodera di muro, costruita per rinforzare il muro più antico che cedeva alla pressione del terreno. Le volte delle nicchie sono ad un piano più basso l'emplecton è in scaglie più irregolari dello stesso tufo. La cortina è a fascie di tufelli, alternate con fascie, più piccole, di mattoni tutti gialli e dello stesso tipo dei precedenti ; soltanto all'imposta della vòlta è un piano di tegole sesquipedali.
L'eguaglianza del materiale laterizio nei due muri a-a e b-b dimostra che il restauro fu eseguito poco dopo, e che ambedue vanno attribuiti alla seconda metà del II sec. d. Cr., cioè a Lucio Vero.
Dal disegno del Morillonio sappiamo che il muraglione faceva parte di un edificio assai più complesso, al quale serviva di basamento; l'edificio era il prospetto architettonico della villa sulla via Clodia.
6. Serie di vòlte a due piani. Nel più alto punto della collina, a quota 83, restano grossi blocchi di vòlte cadute (figura 14), che coprivano almeno tre stanze, larghe m. 2,40, e che presentavano al di sopra il pavimento per altrettante, rivestito con intonaco a signino di grosse scaglie di coccio.
Le pareti del piano superiore sono in laterizio, dello spessore di cm. 2,4-2,7, un po' più scadente di quello del muro sostruttivo n. 5, ed erano ricoperte con uno strato grossolano di intonaco a tenuta d'acqua. Anche la malta è d'impasto mal curato ed usata in quantità abbondante tra un frammento e l'altro dell'opera cementicia, composta di scaglie irregolari di tufo rosso.
Non saprei dire se questa muratura, più trascurata, del muro n. 5 dipenda da età più decadente, oppure dall'uso' meno nobile dell'edificio, che corrisponde al portico semicircolare di destra nella tav. II ; si contano almeno cinque arcate nel lato occidentale e una nel lato opposto. Sarebbe opportuno sterrare tutta questa parte per vedere se la pianta del Morillonio è esatta, come in massima sembra.
7. Stanze con mosaici. Nei recenti lavori di sterro eseguiti dal conte Manzoni sull'alto della collina per la costruzione della sua villa, sono venute in luce alcune stanze con pareti laterizie della stessa età del muraglione n. 4, ma distrutte, quasi al suolo dai precedenti lavori agricoli.
Queste stanze erano intramezzate da un grande corridoio, orientato da nord a sud, lungo ni. 15.35 e largo m. 4,10, il cui pavimento in mosaico a fondo bianco era decorato con rombi, formati da linee nere, di cm. 39 X 24. A nord di esso si apriva una prima stanza (m. 7,40 X5,55), anch'essa pavimentata in mosaico a linee serpeggianti, completate nel pieno con una foglia peltata.
Una seconda stanza (m. 9,50 X 5,15) era situata sul lato occidentale del corridoio, ma ad un livello più alto di cm. 60; il pavimento raffigurava, con tessere nere su fondo bianco, tanti rosoni a quattro foglie del diam. di cm. 60, disposti su file parallele. Tutti e tre i pavimenti erano limitati presso alle pareti da due sottili fasce nere; la fattura del mosaico era in massima accurata, e le tessere piuttosto piccole e regolari come si conviene a costruzioni del II sec. dell'Impero».
Data la ubicazione di questi avanzi sull'alto della collina e la loro disposizione a stanze e corridoi, ritengo che si tratti del casino di abitazione della villa, che doveva stare dietro il grandioso prospetto, di cui ai n. 5 e 6.
Edifici incerti.
8. Stanze dipinte. Ne parla il Bartoli, nella memoria 143 «molte stanze dipinte con lavori di stucco, le quali oggi sono ricoperte dalla terra.
9. Pavimenti. Nel 1879 si scoprirono sul colle frammenti di ricchissimi pavimenti intarsiati con smalti vitrei colorati e di osso che furono venduti ad un antiquario romano, ingrandi cestoni.
Riassunto.
Anche qui come per i Sette Bassi, e in parte per i Gordiani, il sito ove sorse poi la villa imperiale era abitato fino dall'ultimo secolo della Repubblica ; la cisterna a cunicoli di questo periodo è una delle più belle della Campagna romana e fa riscontro con quella dei Gordiani e con quella della villa Doria in
Albano, appartenente all'antica villa di Pompeo. Ad un periodo intermedio fra gli avanzi repubblicani e quelli di Lucio Vero sono state attribuite le due conserve n. 3 e 4 le quali sono costruite in scaglie di selce, piccole e senza frammenti eterogenei, caratteristiche del I secolo dell'Impero, le quali dimostrano perciò una continuazione di vita in questo luogo.
Infine i monumenti che seguono, tra i quali il prospetto e il palazzo, oggi quasi totalmente perduti, sono opera di Lucio Vero. La villa non mostra, come quasi tutte le altre, restauri di epoca tarda imperiale; ma questo argomento, a causa della grande devastazione subita, non ci permette di conoscere se fu abbandonata, o meno, dopo la morte del suo principale costruttore.