Codice identificativo monumento: 12545
I sigg. Angelo Pasqui ed ing. Cozza, nel tempo in cui si fermarono nel territorio dell'antica Gabii, nella tenuta di Pantano, per studiarvi l'antica topografia e farne il rilievo qui riprodotto, furono meno sfortunati di noi, che nelle nostre escursioni sulle sponde del Lago di Castiglione, pochi oggetti potemmo raccogliere, cioè soli frammenti di vasi rozzi, i quali forse potrebbero dare una qualche guida a ricercare la parte più antica della necropoli vetustissima gabina.
Quei signori invece trovarono due pezzi di epigrafi marmoree, assai piccoli a dir vero, ed assai poveri, uno dei quali conserva tre sole lettere frammentate, e l'altro ne ha pochissime.
II primo, largo m. 0,12, alto m. 0,08, e dello spessore di m. 0,05, è l'angolo destro inferiore di un titolo di bassa epoca, se si argomenta dalla forma dei caratteri; e quindi non è degno di particolare studio. Vi si legge: EIS
Fu trovato a nord-est dell'Arx, che è il punto ove sorge il casale con la torre di Castiglione, presso quella cava ridotta a sostruzioue di fabbricato nei tempi imperiali inoltrati, e segnata in pianta col n. 4.
Il secondo frammento fu raccolto tra il tempio di Giunone e la chiesa di s. Primole, sulla sinistra di quella via che divide in tutta la sua lunghezza l'altura di Gabii, e che si congiunge alla Prenestina, poco sotto il nominato tempio di Giunone, in quel luogo appunto ove nel 1792 si fecero le ricchissime scoperte. È alto m. 0,11, largo m. 0,06, e dello spessore di 0,017; conserva anch'esso uno scarso numero di lettere , ma per contrario è degno di sommo riguardo, essendo un frammento, ed il solo che possediamo originalmente, dei fasti Gabini.
Di tali fasti erasi trovato un pezzo nell'anno 1792 (C.I.L.I, p. 473, XII), del quale trattarono il Marini (Schede Vaticane ed Arvoll 24), E. Q. Visconti {Monum. gabini della villa Pinciana, Roma 1797, p. 11) ed il Cardinali {Memorie Romane I, p. 179; Alti dell' Acc. Fonti f. d'ardi. TI, p. 257), che ne diede i supplementi, accettati poi da tutti (cfr. Creili n. 644); il qual pezzo, riferibile agli anni 755-459, viene specialmente ricordato perchè conservò la data precisa della morte di Caio e Lucio Cesari, e giovò quindi alla esatta determinazione cronologica nei famosi cenotafi pisani (Creili n. 642, 643).
Se non che il marmo originale non è ora possibile di consultare, essendosi perduto nel trasporto, che di quelle antichità gabine fu fatto dalla tenuta di Pantano a Roma, come è chiaramente detto dal Visconti nell'opera citata (p. 11, n. 16).
Che il nostro frammento appartenga ai medesimi fasti consolari gabini, si dimostra prima di tutto dall'essere stato rinvenuto nella contrada medesima, ove fu ritrovato il frammento edito dal Marini ; in secondo luogo dall'essere scritto in una tavoletta sottile, ed a piccole lettere, come quello scoperto nel 1792 in Pantano, e descritto nella scheda Vaticana dal Marini stesso.
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Lo spessore della tavola originalo, argomentando dal pezzo ora recuperato, era di m. 0,017; e le lettere, molto simili a quelle degli Atti Arvalici, dovevano avere l'altezza di un centimetro appena. Non sosterrei del resto, che fossero poco accuratamente incise, rivelandoci il nuovo pezzo quella forma, che s'ispira alla imitazione della scrittura a pennello, ed essendo le lettere intagliate con andamento buono e preciso.
Come ultima conferma di tutto ciò serve il fatto, che nel nostro pezzo, come nel frammento del secolo scorso, i nomi dei consoli per un dato anno sono iscritti sulla medesima linea. Resterebbe solo a determinare a quali anni il nostro frammento si riferisca, la qual cosa può essere dimostrata anche dal meno esperto epigrafista, tutto riducendosi a trovare quel tempo, in cui fu senza interruzione per cinque volte almeno attribuita la potestà consolare all'imperatore, e rimase poi interrotta la serie delle attribuzioni stesse, per la nomina di un console il cui nome non è difiBcile di riconoscere.
Nell'ultimo verso in fatti del nostro frammento appaiono indizi di quattro lettere, che evidentemente appartengono al nome di un M. May{cellus), nome in cui si ritrova la via più semplice per la risoluzione del quesito. Trattasi di M. Claudio Marcello Aescrnino, console nel 732 (22 av. Cr.), che ebbe l'onore dei fasci dopo che per una serie consecutiva di nove anni, dal 723 al 731, Augusto era stato confermato console dalla III fino all' XI volta.
Il nostro marmo adunque appartiene agli anni 727-732.