Codice identificativo monumento: 12549
Relazione di Michele Stefano de Rossi, intorno alla nuova scoperta di tombe arcaiche laziali presso Albano.
Presso Albano-laziale sulla sinistra della via Appia, ad un miglio o poco più per chi viene verso Roma, nel podere adiacente ad una chiesetta dedicata a S. Sebastiano, nel decorso inverno fu fatto un esteso scassato per piantarvi una vigna. Alla profondità di circa un metro e mezzo fu incontrata in un punto una zona di terreno, battuto artificialmente e reso solidissimo, che parve ai lavoratori senza dubbio un'antica strada, diretta da NNO al SSE.
Alla destra della medesima poi apparvero disseminate, senza ordine preciso, ma approssimativamente ad ogni forse cinque metri quadrati, una tomba così conformata. Un rozzo dolio, alto e largo circa 60 centim., introdotto quasi del tutto entro una cavità o pozzuolo scavato nella vergine roccia semitufacea, contenente nell’interno una certa quantità di rozzissimo vasellame di forme varie. Un vaso centrale racchiudeva le ossa frantumate e combuste, fra le quali talvolta fu rinvenuta una qualche fibula in bronzo di tipo arcaico, come poscia descriverò. Cotesto vaso cinerario talvolta avea un coperchio imitante un tetto.
Il dolio poi avea la bocca chiusa da un rozzo lastrone, o piuttosto sfaldatura di cappellaccio di peperino. Parve ai lavoratori, che la bocca del dolio corrispondesse al piano dell’antico suolo. Talune tombe non erano formate dal dolio, ma solo dalla cavità nella roccia, rivestita di lastroni e sfaldature di sasso peperino, ricoperte poi come le altre dalla rozza pietra. In una sepoltura di quest’ultima maniera, fu rinvenuto il cinerario in forma di capanna, del noto tipo arcaico laziale.
La massima parte del vasellame fu distrutto e gettato, ed appena cinquanta o settanta capi rimasero salvati dall’intiera distruzione, fra i quali l’urna-capanna. Io conobbi la scoperta per mezzo delle frequenti escursioni scientifiche, che faccio sui colli Albani e Tusculani, nello scopo appunto di studiare le antichità primitive laziali; e potei così impedire la dispersione del vasellame conservato, e proporne l'acquisto alla Commissione archeologica comunale, che volentieri l’accettò per unirlo nei Musei capitolini agli oggetti primitivi e simili, che rinvengonsi negli scavi per i nuovi quartieri urbani all'Esquilino e al Viminale.
Raccogliendo i dati di fatto relativi all’indicata scoperta, e iena di pubblicare nel Bullettino Archeologico della Commissione Municipale i disegni e l’illustrazione completa del trovamento, sembrami qui dover accennare, che apparvero nel descritto luogo circa trenta tombe, facienti parte d'una vasta necropoli arcaica, la quale forse a gruppi irregolari si estende, tanto alla destra che alla sinistra dell'Appia.