Codice identificativo monumento: 12603
Luigi Canina dirige lo scavo della necropoli di Picazzano, situata sull'altura a nord-ovest della Porta Faleriia di Veio.
Le ricerche di antichità intraprese da S. M. l'Imperatrice Teresa del Brasile nel tenimento dell'Isola Farnese, sono dirette alla scoperta non solo di monumenti e di oggetti della civiltà etrusca, ma anche di monumenti e di oggetti del periodo romano. Egli è perciò che gli operai furono divisi in due squadre, una delle quali esplora il terreno nell’altipiano della città propriamente detta, chiuso dalle mura, dalle rupi a picco, e dai due bracci del Cremera: l'altra esplora i colli di Picazzano, contenenti la necropoli etrusca.
Gli scavi di saggio condotti dentro il perimetro della città, non hanno dato sino ad oggi alcun notevole risultato. Che anzi la esistenza di vastissime aree, senza traccia di fabbricato o di manufatti, prova a mio avviso: in primo luogo che molti abitanti della Veio etrusca dovevano abitare capanne, come si è riscontrato in Antemne, in Fidene ed in altri centri abitati contemporanei: in ‘secondo luogo che la Veio romana occupava forse la decima parte della superficie chiusa da mura etrusche, e precisamente la estrema punta orientale dell’altipiano, che domina il confluente dei due bracci del Cremera, e che denominasi « Piazza d'armi ». Tutto il resto, a me sembra fosse diviso in piccoli orti, o vigneti o giardini, con le rispettive case per abitazione dei padroni e dei coloni, poste a distanza l'una dall'altra.
In un saggio praticato presso il lembo della « Macchia » si è trovato un edificio del periodo etrusco, forse casa privata, con pareti a bugno irregolari di tufa locale, delle quali pareti è stata rilevata diligentemente la pianta. Vi è da vicino un pozzuolo assai profondo, posto in comunicazione, se ben mi ricordo, con una cisterna scavata nel sasso vivo: particolarità riscontrata più volte nelle case di Antemne. Fra questi ruderi sono stati raccolti parecchi campioni di vasellame domestico, tanto di bucchero, quanto di terracotta dipinta, ma di fattura decisamente arcaica: un globulo di collana: due cilindretti rilevati alle estremità in forma di vertebra: quanto infine suol rinvenirsi nelle tombe più modeste e più antiche. Nè sono mancate, nello strato che ricopriva i ruderi, traccie dell'industria dei coloni romani: fra le quali ricordo due lucerne, marcate rispettivamente col bollo C OPPI RES e C OP REST: ed un fondo di tazza aretina col bollo pedeforme P CYPRI (la Y è indistinta) ed il graffito: LVPA GEMINI e mantiene costantemente sul luogo.
Più importanti sono riuscite le ricerche nella necropoli di Picazzano, lungo il versante dei colli bagnati dal ramo settentrionale del Cremera (fosso di Formello). La maggior parte delle tombe apparisce spogliata e devastata in epoca a noi vicina: una però se ne è trovata, la quale da ventiquattro secoli caredat ventis et solibus, e che è stata aperta in presenza del rappresentante di S. M. l'Imperatrice, e mia.
L'ingresso alla tomba, chiuso e sigillato dal consueto macigno a modo di saracinesca, sì apre quasi sulla sommità della collina. Tolto il macigno e nettato il vestibolo, lungo 0,94, largo 0,73, si trovò la porticina quasi otturata da una falda di roccia distaccatasi dalla volta, insieme ad alquanto terriccio. L'ipogeo misura m. 3,05 in lunghezza, m. 3,45 in larghezza, ed è coperto da volta a sesto ribassato, con freccia di 20 centimetri. Il banco di roccia, sul quale mettevansi a giacere i cadaveri, gira da tre lati: è alto dal piano m. 0,77 largo m. 0,60. Il banco a sinistra dell'ingresso è liscio: quello di fronte ha tre rincassi 4, a’, &" profondi 5 centimetri, lunghi m. 0,58, larghi m. 0,50. Apparvero pieni di fanghiglia di colore sanguigno. Nel banco a destra vè un solo rincasso è, rotondo, nel quale era collocato il piede del vaso oxybaphon n. 17. Per ciò che spetta al collocamento dei cadaveri, le seguenti osservazioni non mancano d'importanza. Il banco sinistro era occupato da un cadavere, con la testa verso il fondo dell'antro, i piedi verso la porta.
Ne rimaneva il solo cranio, che il contatto dell'aria ha mandato in polvere. È probabile che le tre pietre piatte c, c', c" servissero di capezzale al defunto. Nel banco di fondo non s'è vista traccia di ossami o di ceneri: ma solo quello stratarello sottile di materia untuosa e rossiccia, della quale s'è parlato di sopra. Nel banco a destra era disteso un cadavere, con la testa rivolta alla porta. Le tibie stavano ancora nel proprio luogo ; ma gli altri ossami e sopratutto i femori, erano stati mossi e girati di 90° dalla perpendicolare o asse dello scheletro. Più strano ancora sembrami il fatto seguente. Vicino al cranio (anch'esso andato in polvere) si è trovato l'oxybaphon n. 17, alto e largo m. 0,29, col piede entro il pozzuolo be col labbro appogdu contro l'angolo della parete. Questo vaso era pieno di ossa combuste, parte delle quali si trovò riversata dentro e attorno il pozzuolo d. Che i due sistemi di cremazione e di inumazione abbiano proceduto contemporaneamente, lo dimostra la scoperta di due pezzi di aes rude, assolutamente informi, il primo trovato nell'interno dell'oxybaphon-cinerario, l’altro sul banco a sinistra all'altezza delle costole dello scheletro.
Il numero, la forma, la misura, e sopratutto la disposizione dei vasi può riconoscersi, riferendo il seguente elenco alla pianta. Ad eccezione di tre o quattro ciotole a larga base, tutti i vasi erano o capovolti o coricati sul fianco. Tre sole ciotoline erano cadute sul pavimento.
La disturbazione delle ossa, e questo scompiglio dei vasi, e la dispersione parziale delle ceneri dimostrano, o che la tomba è stata fino da epoca remota violata, per la ricerca di ori e di altre materie preziose : o che vi è penetrato qualche roditore, faina, o talpa, attraverso le fenditure della volta del vestibolo.
Segue l'elenco dei vasi: 1, 2, 8 tazzine o ciotole di ereta rossa, diam. m. 0,05. 4, askion a fogliami rossi in campo nero, largo m. 0,09. 5, ciotola, diam. m. 0,05. 6, 7, 8, 9, simili più grandi, diam. m. 0,115, 0,160. 10, oxybaphon alto m. 0,28, largo alla bocca m. 0,295 con figure rosse in campo nero iridescente, di mediocre maniera. Da un lato guerriero a cavallo: dall'altro due ginnasiarchi ammantati in colloquio. Dentro il vaso stavano uno dentro l'altro le seguenti. 11, 12, 13, ciotole, simili alle precedenti, diam. medio m. 0,11. 14, kylix a vernice nera ; assai elegante: diamm. 0,125. — 15, 16, ciotole c. s. — 17, oxybaphon-cinerario simile in tutto al precedente. Da un lato, atleta ignudo che porge una tazza ad un ginnasiarca ammantato. La scena dall'altro lato è coperta dalla patina calcare. — 18, 19, ciotolette trovate nel terriccio a piè della porta. Tutto il vasellame è intatto.
Rodolfo Lanciani.
Scoperte nell'area della città e della necropoli vetentana.
I lavori di scavo hanno proseguito, nelle due prime settimane del mese, tanto all'interno come all'esterno della antica città. (cfr. Notizie 1889, p. 10). All esterno continua la esplorazione della necropoli, lungo la fronte dei colli che chiudono la valle del Cremera (fosso di Formello) da tramontana. Sono state rimesse in luce sette tombe, nessuna delle quali intatta.
Tomba IV. Violata ab antico e crollata: contiene un solo banco funebre sulla sinistra. Vi si raccolsero: un cantaro di bucchero, senza manichi; due piccoli alabastri striati a vernice nera; un urceo simile a quelli di via dello Statuto, ma alquanto più fino, con graffiti di uccelli palustri a lungo becco; un anellino di bronzo; una laminetta di ferro, lunga m. 0,07 larga 0,025.
Tomba V. Simile alla precedente, e come essa crollata. Contiene sette vasellini ordinari, un’ askion a ornati rossi ed un frammento di fibula di bronzo.
Tomba VI. È formata da un semplice loculo, di m. 1,92 X 0,85, scavato nella roccia. Contiene un cinerario di pietra vulcanica, con coperchio a tetto, e di fattura assai rozza. Il cinerario, largo m. 0,40 lungo m. 0,52 alto m. 0,77, contiene alla sua volta ossa combuste, un'armilla di bronzo a foggia di serpente, un'armilla di ferro, una brecciuola ovoidale rossa, una brecciuola in forma di cilindro allungato, spezzata in una delle estremità.
Tomba VII. Loculo simile al precedente, ma senza cinerario. Vi si rinvennerc disperse fra la terra due armille di bronzo, due ciotole, un bombylios a fondo giallo con uccelli palustri di color morellone.
Tomba VIII. Cubicolo di m. 1,50 X 1,10, con loculo sulla destra. Contiene diciannove vasellini a vernice rossa o nera, o non verniciati affatto. Uno solo è figurato, e mostra un volto di donna con le carni bianche ed i capelli neri ondeggiati di linee bianche. Vi si raccolsero pure due globuletti di collana: uno di ambra, l’altro di pasta vitrea « a occhio di pavone ».
Tomba IX. Loculo simile al n. VI. Contiene un’ elegante cinerario di bucchero a tre manichi, alto m. 0,32, con coperchio conico, ed un bombylios a vernice nera. Il cinerario è vuoto.
Tomba X. Cripta con la volta crollata. Contiene due cantari di bucchero: una kylix della medesima materia, ed una tazza a due manichi arcaica con strie, frammenti di una oenochoe, ed una fusaiola di argilla.
Nell'interno della città è stata fatta una notevole scoperta, sull'istmo che dava accesso dalla città stessa all'acropoli (Piazza d'armi). Si è trovata una vena di terracotte votive, scaricate alla rinfusa, ma con una certa cura, nella china o versante dell'istmo che discende al Cremera. Le terrecotte stavano distese sulla roccia: ma poi vennero ricoperte con banco di terra, alto circa m. 1,25. Siccome la scoperta è appena incominciata e rivela ogni giorno nuovi particolari, sarà meglio differirne la descrizione a lavoro compiuto.
Noto soltanto che i pezzi ricuperati nei primi tre giorni, oltre a un numero considerevole di frammenti, sono: 40 Teste velate muliebri, grandi al vero; 10 simili, di profilo; 4 teste maschili non velate; 11 mani; 4 piedi appaiati (frammenti di statue); 18 piedi; 1 statua muliebre grande al vero, con la mano e braccio sinistro velato dal peplo, e la destra protesa in fuori all’altezza del seno; 8 parti di statue simili alla descritta, modellate espressamente per ricongiungersi (ciascuna statua in 3 parti); 1 metà superiore di statua virile assai bella; 3 tronchi di statue modellate espressamente, senza testa e senza braccia; 12 figurine di buoi; 1 id. di pecore; 1 id. di maiale; 3 gambe umane spaiate; 2 seni; 2 dita; 1 utero; 5 membri virili; 2 coppie di orecchi; 5 maschere; 5 frammenti di vasellame domestico a vernice nera.
Nella massa delle terrecotte si ritrovarono pure: un quadrante col tipo della mano e dei due semi, una uncia col tipo di Minerva galeata e della prora, e la leggenda ROMA, una moneta unciale dell’Italia meridionale, ed un pezzo di aes rude.
Tomba III. Questa magnifica tomba, il cui primo apparire. aveva destato fallaci speranze, non è stata mai compiuta. È preceduta, o meglio, sarebbe stata preceduta da un vestibolo, con volta a vela, sostenuta e rafforzata da due pilastrini dorici, isolati nel mezzo del vano. Al vestibolo poi si accede dalla strada esterna, mediante doppia porta. Nè l'una nè l'altra è finita. Si era contemporaneamente posto mano a scavare tre cripte sepolcrali, due nel fondo ed una a destra del vestibolo; ma anche In un saggio di esplorazione fatto nell’interno della città, sul ciglio della rupe che domina la convalle delle tombe, sono stati scoperti avanzi di una fabbrica romana, fiancheggiata da una strada. Vi si raccolsero: un fondo di grande tazza aretina col bollo L TIITTI SAMIA; un bollo di mattone spezzato L + VOL\; altro simile di
C. Calpetanio Favore, un pezzo di fregio fittile, con ornato di greca, dipinta a colore rosso e nero in campo grigio; una statuina di Erote, mancante delle mani e de’ piedi, un torsetto di Fauno, un frammento di candelabro, un frammento di trapezoforo a testa di ariete.
Tutte le scolture sono danneggiate dall'azione corrosiva della terra, che è una specialità del territorio veientano. Aggiungo che tutti i rinvenimenti descritti in questa e nelle precedenti relazioni, sono delineati con ogni diligenza, e riportati nella grande pianta di Veio, per cura dell'assistente disegnatore, che S. M. l'imperatrice del Brasile mantiene costantemente sul luogo.
Rodolfo Lanciani.
Essendo stata di recente trasportata in Roma ed ordinata, tomba per tomba, la suppellettile funebre trovata nella necropoli Veientana di Picazzano e di Vaccareccia (cfr. Notizie 1889, p. 60, 154), ho avuto opportunità di esaminare quella raccolta dopo la mia ultima ispezione sul luogo dello scavo, e ciò che ho osservato mi sembra abbastanza importante perchè se ne abbia a dar conto nelle otzzze.
Gli oggetti dei quali dirò, furono ritrovati nelle tombe a loculo indicate nei n. XVI, XVII, XVIII, XXI e XXIII, poste tutte sul confine tra i quarti di Vaccareccia e le riserve di Castel del Cefalo, ossia sul limite estremo orientale della necropoli descritta nelle relazioni precedenti. Le tombe sono tutte crollate ed appena riconoscibili, con grave danno della suppellettile sia di bronzo sia fittile in esse deposta: ma la mano dell'uomo non le ha mai violate prima dei névissimi scavi.
Loculo XVI. 1. Tazza ad ansa cornuta, ma col corno spezzato, di argilla locale mal cotta. 2. Simile ombelicata, con greca graflita nel giro del labro. 3-8. Sei grandi e bellissime fibule a barchetta, di rame coperto di patina smeraldina, con graffiti di fine intaglio. Formano tre coppie di perfetto accompagno. 9. Fibula con l'anima di rame, ed il corpo di ambra. 10-11. Due fusaiuole. 12. Piatto di terra rossa, con tre coppie di fori nel giro del bordo. 13. Coppa semplice in piastra di rame. 14-15. Coppia di ornamenti in rame, in forma di uncino con occhielli. Gli scavatori l'hanno riconosciuti per orecchini, e credo che tale ipotesi non si allontani molto dal vero. 16. Asticella di legno, intatta, ravvolta da spirale di rame. 17. Frammenti di spirale di rame, assai elastica. 18. Anellini di varia forma e misura.
Loculo XVII. 1. Metà di fermaglio di cintura (?) della forma di grifo, alta m. 0,093, e con ardiglione nella parte posteriore. L'oggetto è fuso in rame e poi ritoccato a mano. La patina è eccellente. È probabile che appartengano alla cintura medesima tre grossi bottoni, ad anima o picciuolo di rame. 2-4. Tre fibule di rame a barchetta. 5. Una fibula di smalto vitreo policromo con anima di rame. 6. Anellino di rame. 7. Tazzetta simile a quella ad ansa cornuta, ma con l’ansa spezzata. 8. Lama di ferro, come di pugnale, larga e sottile, tutta avvolta entro spirale di rame. 9. Bellissima ascia, di bronzo, ornata con dodici occhiellini dall'una e dell'altra faccia. Misura in lunghezza millimetri centocinquanta. La curva del taglio o filo sviluppa centoundici millimetri. Patina smeraldina. 10. Lancia di ferro con la punta lunga mill. cento dodici, tuttora inastata nell'asta di legno, ed assicurata a questa con spirale di rame lunga ben centosessantuno millimetri.
Loculo XVIII. 1. Cinerario di argilla rossa, coperto fa calotta (tazza semisferica) in piastra di rame. 2. Tazza di argilla locale ad un'ansa, con isporgenze nel giro del ventre. 3. Punta di lancia di forma ordinaria, fissata ad un'asta di legno con fil di rame a spirale. 4. Altra punta di lancia, in forma di cono sfaccettato, assai aguzza, lunga m. 0,155. 4. Ascia simile a quella descritta nella tomba precedente, ma senza borchiettatura. È lunga 200 mill., larga nella curva del taglio 62 ‘millimetri. 6. Coltello-rasoio, con il filo consunto, e con ornati geometrici graffiti nella curva interna. 7. Pugnale di perfetta conservazione, lungo, senza l'impugnatura, ossia nella sola lama millimetri 375. L'impugnatura era addoppiata di legno da una parte e dall'altra dell’anima di rame: e le due parti erano fissate e tenute a freno mediante pernetti ribaditi, che ancora rimangono al posto. Il fodero è formato con piastra sottilissima di rame, graffita con straordinaria finezza e precisione. La sola estremità del fodero è conservata, perchè foggiata a pera o pomo massiccio: il resto è andato in frantumi, da ricomporsi. 8. Fascione cilindrico da carro (?), con due rivolti impernati con perni di rame.
Loculo XXI. Questo loculo conteneva tre tazze o bicchieri di bucchero, e ventitre cilindri di argilla nera a doppia capocchia.
Loculo XXIII. 1-7. Sette cilindri a doppia capocchia di pasta di bucchero. 8. Una fusaiuola. 9. Una tazza di argilla scura locale. 10-11. Due morsì snodati a filetto e barbazzale, di singolare bellezza e conservazione.
Rodolfo Lanciani.