Codice identificativo monumento: 12630
Scavi della necropoli ardeatina. Per tutto il mese di febbraio dell'anno scorso, il sig. Francesco Mancinelli-Scotti eseguì scavi regolari a scopo di rintracciare le antiche tombe della necropoli ardeatina. Ma poichè egli aveva il permesso soltanto dalla nobile casa Caffarelli, questi scavi furono di necessità limitati ai terreni di proprietà di quella casa, i quali terreni non circondano l'antica ròcca di Ardea, ma solamente si attaccano a questa dalla parte di oriente, e comprendono il famoso altipiano arginato, che rappresenta le espansioni della città in due successive epoche, e si estendono a guisa di una lingua di terra verso Civita Lavinia. Questo possedimento è denominato Casalazzaro.
È troppo nota la topografia di Ardea, perchè qui debba farsene una descrizione minuta; ma non possiamo esimerci dal darne un disegno, accompagnato da qualche indicazione, per notare il punto ove si fecero saggi di scavo a scopo topografico, e il punto ove avvennero le scoperte delle tombe.
Nella pianta che qui si riproduce è indicato col nome di Ardea l'odierno abitato, che corrisponde al centro primitivo, situato in fondo ad un altipiano, presso l'incontro dei due fossi della mola e dell’acquabuona, e limitato da alte rupi che conservano in gran parte gli avanzi delle fortificazioni. Questo punto difeso fu distaccato artificialmente dall'altipiano medesimo con largo fossato. Per alcuni saggi di scavo fatti sull'orlo del fossato (cfr. fig. 1a) si riconobbero le tracce di tombe a semplice fossa, in una delle quali fu raccolto un attingitoio di terra scura, con ansa lunata, la quale ricorda gli ornamenti simili dei più antichi vasi laziali. Ma queste tombe evidentemente furono guastate e coperte sotto le nuove difese quando avvenne l'ampliamento della città proprio sull'altipiano e per tutto quello spazio che è indicato nella nostra carta coi nomi di Vignacce e di Civitavecchia.
Sono visibilissimi i limiti di questo ampliamento. A 500 metri dalle mura orientali di Ardea l’altipiano è attraversato da rupe a rupe con un largo fossato, sopra alla cui sponda interna si eleva un grande argine di sassi e di terra. In un punto (cfr. fig. 1b) l'argine è interrotto per dare passaggio alla via decumana; e ancora vi si conservano i filari più bassi, a grandi bozze di tufo, che costituivano le spallette di una porta.
Alcuni saggi di scavo praticati in vari punti della Civitavecchia rintracciarono, quasi a superficie, gli avanzi di fabbricati a pietre ed a calce, e nel sottosuolo indizî di tombe a fossa, uguali a quelle riconosciute sull'orlo del fossato in faccia ad Ardea, con molti frammenti di vasi antichissimi, in modo che si potè stabilire doversi quivi estendere la necropoli del primitivo centro abitato.
Una seconda espansione avvenne in seguito sul medesimo altipiano, e questa pure limitata a circa 800 metri dalle difese della prima con un largo fossato, sulla cui sponda interna elevasi tuttora per circa 12 metri un argine di larghissima pianta, il quale traversa l'altipiano da rupe a rupe, e inoltre verso sud circonda l'orlo della scogliera a scopo di rendere più difficile l'accesso. Questo secondo svolgimento della città avvenne in quella parte che oggi è denominata Casalazzàro.
Sulla linea stessa della via decumana ricordata, l'argine è aperto, ma oggi non vi rimane nessun avanzo di porta o di altra difesa muraria. Anche il lato sud di questa arginatura è aperto per dare accesso ad una via che costituiva il cardo, cioè attraversava questa parte della città per scendere dal lato opposto dentro una grande trincea, che in parte fu offerta da un'insenatura del terreno. Quando si fece questo secondo ampliamento non sì tenne più conto della difesa anteriore, cioè del primo fossato e dell’argine. Anzi fu costruito un passaggio attraverso al fossato sostenendolo con cortine a parallelepipedi di tufo; ma d'altra parte dovendosi includere il fossato medesimo entro l'ambito della nuova cerchia si fu costretti a renderlo di difficile accesso nei due luoghi di sbocco, cioè sull'orlo delle rive opposte, cosicchè da una parte e darl’altra fu chiuso con solide sbarre di muratura a blocchi di tufo.
Non si trascurò di fare qualche saggio di scavo in varî punti di questa seconda espansione dell'abitato, e da per tutto risultarono gli avanzi di fabbriche a pietre e laterizi murati con calce. Su questo terreno non fu riconosciuta alcuna traccia di opera antichissima e tanto meno di tomba, sebbene si potesse credere, a primo aspetto, che quivi avessero avuto i loro sepolcri gli abitanti della Civitavecchia.
Ma i sepolcri invece si trovarono al di là dell'ultimo fossato, da una parte e dall'altra della via antica, che in prosecuzione del decumano si dirigeva verso Civita Lavinia; e si trovarono talmente addensati, da costituire una vera e propria necropoli. Questi sepolcri appartengono evidentemente all'ultimo ampliamento della città e sono quindi di sommo interesse, perchè ci offrono un dato cronologico sicuro per stabilire l'età dell'ultimo argine. E non solo perchè è compito nostro, ma anche perchè possiamo giungere con giusti criterî a conclusioni certe, è necessario dare la pianta di questa parte esplorata e di fare conoscere la forma ed il contenuto di ciascuna tomba.
Nella pianta che qui si unisce (fig. 2) sono indicate soltanto le tombe completamente esplorate. Altre molte occupavano gli spazi intermedi, specialmente dalla parte destra della via; ma la povertà del contenuto non incoraggiò gli scavatori ad abbattere i grossi alberi del bosco, in modo che furono esplorate quelle tombe soltanto, le quali rimanevano sull'orlo del fossato e negli spazi resi liberi dalla boscaglia.
In generale le tombe sono a camera piccola, cioè tanto grande quanto potesse bastare a ricevere uno o due cadaveri. La piccolezza della camera era imposta dalla difficoltà di tagliare un vuoto, coperto sopra, in uno strato friabilissimo e quasi terroso. Gli ingressi delle tombe guardano l'oriente, ma quelli più vicini alla via presso a poco sono rivolti a questa. Forse la difficoltà di scavare una cameretta indusse gli antichi a convertire la tomba in una semplice fossa, ed infatti in questo sepolcreto si vedono scavate a poca profondità alcune fosse rettangolari, coperte solamente di terra, ma con suppellettile affatto identica a quella delle piccole tombe a camera. All'esterno sì delle tombe a camera che delle tombe a fossa nessun segno di stele o di tumulo.
Come abbiamo accennato, la povertà dei corredi funebri fece desistere gli scavatori da più vasta ricerca; non per questo il sepolcreto deve intendersi limitato a quelle tombe che si vedono segnate nella suindicata pianta, poichè per saggi fatti su tutto l’altipiano di Casalazzàro si sono rintracciati i segni di tombe simili. Anzi a distanza di circa un chilometro dall'orlo del fossato, sotto la nostra sorveglianza furono esplorate due tombe a camera, più grandi di quelle che sono in prossimità del fossato, e ciò a motivo della maggiore resistenza del terreno, ma con avanzi di suppellettile funebre perfettamente uguale a quella raccolta dal sig. Mancinelli.
Tomba A. Lunga fossa, orientata quasi da nord a sud, con cadavere deposto entro cassa di legno, di cui apparvero i segni nel terriccio che ricopriva il fondo. Non conteneva oggetto alcuno.
Tomba B. In continuazione colla precedente, cioè unita per un angolo, era incavata altra fossa rettangolare larga m. 1,20, lunga m. 2,20, profonda m. 1,10. Restavano a posto i soli denti del defunto, quindi si potè stabilire che questo giaceva entro una cassa di legno, colla testa a nord. Ai suoi piedi si raccolsero due ciotolette di fabbrica etrusco-campana, cioè a vernice nera, ed un piattello su piede basso, decorato nella parte piana dell'orlo con un giro di onde rosso-scure e nella parte concava con un profilo di donna, le cui chiome sono raccolte entro lo strophion.
Tomba C. Piccola tomba a camera di forma quadrilatera, ma irregolare, larga m. 1,75 nel fondo, lunga m. 1,30 nei fianchi e larga m. 1,40 nel lato dove era aperto l'ingresso. Questo consisteva in un breve corridoio ano fino alla soglia della porticella, che trovavasi alla profondità di circa m. 2. In questa camera erano disposti l'uno accanto all'altro tre cadaveri, Bi verte. posati a terra, senza indizio alcuno di corredo. Altro cadavere era stato deposto in fondo al corridoio, semplicemente coperto con tegole messe a capanna. Anche quest'ultimo seppellimento era privo di corredo
Tomba D. Fossa rettangolare larga m. 1,30, lunga m. 2, profonda m. 1,40. Era orientata come i sepolcri precedenti, ed aveva in una parete lunga «un loculo tanto grande quanto la fossa, chiuso davanti con tegole murate a calce e contenente soltanto il cadavere.
Tomba E. Piccola camera, il cui ingresso a corridoio metteva in un angolo. Aveva pianta rettangolare larga m. 1,90, lunga m. 1,60, con due banchi a guisa di gradini, lasciati lungo la parete di fondo. Su questi sì trovarono deposti due cadaveri colla testa rivolta a nord e cogli oggetti seguenti posati ai loro piedi e presso le mani. 1. Tre piattelli dipinti col solito motivo di onde e col profilo femminile nella nella parte concava. 2. Una piccola ozrochoe a vernice nera, decorata con girali e palmette dipinte di ocre rossa, in maniera molto trascurata. 3. Un poculum verniciato di nero e dipinto sopra con un serto di frondi a semplice ocre rossa. 4. Due piccole oinochoai prive di vernice. 5. Due rozzi pocula senza vernice. 6. Quattro semplici ciotole a vernice nera e di fabbrica etrusco-campana. 7. Un grande vaso (oxybdaphon) in frammenti, verniciato di nero e semplicemente decorato di zone con ocre rossa. 8. Lucerna fittile verniciata di nero.
Tombe F - G. Due piccole camere in parte franate e di già esplorate. Avevano tutte e due la medesima forma e la medesima disposizione, erano cioè a pianta quadrata di metri 2 di lato, ed erano divise nel mezzo da un largo solco in direzione dell'ingresso, in modo da formare, da una parte e dall'altra, una banchina. La porticella di ambedue era chiusa con pezzi informi di tufo, e il corridoio ripieno coi detriti di tufo cappellaccio, che erano stati tratti fuori nello scavare le tombe. Non vi si trovò nemmeno la traccia dei cadaveri; soltanto era sfuggita alle anteriori ricerche una cassetta di tufo chiusa con lastra e contenente soltanto le ossa combuste di un cadavere. Questa cassetta era stata di entro il solco ovvero piccolo passaggio fatto tra le banchine della seconda tomba
Tomba H. Camera uguale alle due precedenti nella disposizione delle banchine, ma con ingresso più largo e con pianta quadrata di m. 2,30 di lato. Sebbene la sua porticella si trovasse chiusa con lastre di tufo e la sua volta intatta, nondimeno non si raccolse nelle banchine alcun oggetto del funebre corredo.
Tomba I. Fossa rettangolare lunga m. 2, larga m. 0,50, profonda m. 1,00, contenente tre cadaveri disposti l'uno sull'altro ad intervalli di pochi centimetri di terra. I seguenti fittili furono trovati nel fondo col primo seppellimento: 1. Askos propriamente in forma di otre, con beccuccio rialzato e con manico ad arco. È semplicemente ricoperto di vernice nera e lucida. 2. Poculum a doppia ansa, aperto all'orlo, verniciato di nero e decorato sopra, con foglioline d'ocre rossiccia. 3. Cinque ciotole semplici verniciate di nero. 4. Due piccole ampolle di forma ovoidale, con beccuccio sulla sommità del corpo. Sono verniciate di nero. 5. Un grosso coperchio di rude argilla, privo di vernice. Al cadavere deposto per ultimo apparteneva un ago crinale fatto con asticella. di bronzo.
Tomba L. Cameretta in tutto simile a quella descritta sopra colla lettera &, ma con corridoio tanto largo quanto la porticella. Non vi si trovò che qualche avanzo dei due cadaveri deposti nelle banchine, e fuori della chiudenda una, ciotoletta a vernice nera ivi posata come voto.
Tomba M. Camera a pianta rettangolare larga m. 2,30, lunga m.2 e profonda m. 1,90. Mentre nelle descritte camere i cadaveri erano divisi nelle banchine mediante un largo solco, qui invece di fronte all'ingresso rialzavasi una specie di tramezzo lasciato nel tufo in modo che avevasi nell'interno della tomba, a destra ed a sinistra, una specie d'incassatura entro la quale si collocò il cadavere. Non si raccolse alcun oggetto, sebbene la tomba apparisse intatta, cioè colla volta a posto e colla chiudenda a lastre di tufo. ti
Tomba N. Camera con due banchine, tra le quali un breve spazio, e con ingresso a corridoio in vicinanza del margine della via antica. Aveva forma rettangolare, lunga m. 2,20, larga m. 1,10, ed era incavata in un rialzo di cappellaccio a molta profondità, che veniva raggiunta dal corridoio mediante un tratto da prima in discesa, poi tagliato con quattro gradini. Vi si raccolsero alcuni frammenti di rozze stoviglie.
Tomba O. Piccola camera con ingresso rivolto alla via antica, con pianta rettangolare lunga m. 2,28, larga m. 1,20. I cadaveri erano deposti sopra le due banchine, tra le quali correva il solito solco. In fondo a questo sì raccolse il seguente corredo: 1. Due pocula ansati, coperti di vernice nera e decorati sopra con frondi d'olivo fatte con ocre rossa. 2. Un piccolo skyphos esso pure verniciato di nero e decorato sopra con due civette e con frondi d'olivo dipinte con ocre rossa. 3. Vasetto ovoidale ansato e con boccaglio nella sommità del corpo. È colorito di nero. 4. Undici ciotole ansate da un lato e ricoperte di vernice nera. 5. Due ciotole semplici, pure verniciate di nero. 6. Ciotole e pocula di argilla rossastra, privi di vernice. 7. Quattro lucerne fittili, verniciate di nero. 8. Askos in forma di otre, ansato sopra e privo di vernice.
Presso le mani del cadavere, che giaceva sulla banchina destra, si raccolse uno specchio di bronzo, senza manico e senza ornamenti graffiti; e presso la testa del medesimo, un ago crinale fatto con una semplice verghetta di rame, appuntata nelle estremità. L'altro cadavere aveva presso la destra due pezzetti di aes rude.
Tomba P. Fossa a pianta rettangolare, lunga m. 1,50, larga m. 0,75, profonda m. 1,10. Anche questa fossa, come quella descritta alla lettera 7, aveva servito a più seppellimenti. Infatti a poca profondità era stato deposto un cadavere, e dopo uno strato di terra ben battuta si rinvenne altro cadavere disteso sul fondo della fossa, accompagnato col solo corredo di due piattelli dipinti con profilo di donna in mezzo ad un giro di onde.
Tomba Q. Fossa rettangolare, lunga m. 2,15, larga m. 1,25, profonda m. 1,10, divisa in due banchine, come le tombe a camera descritte. Sembra che i due cadaveri non fossero deposti a contatto colla terra, ma chiusi entro casse di legno, delle quali apparvero le tracce sopra alle banchine medesime. Anche qui, come nella tomba a camera descritta alla lettera 0, il corredo spettante o all'uno o all’altro cadavere era stato collocato in fondo al solco che divideva le banchine. Esso consisteva nei seguenti oggetti: 1. Specchio di bronzo privo di ornamenti graffiti e con manico laminato e adatto per essere inserito in un manubrio di osso o di legno. 2. Altro specchio in lamina di rame, esso pure con manico a nastro. 3. Ciotola etrusco-campana a grosse pareti, posata su piede e interamente ricoperta di vernice nera. 4. Piccolo attingitoio ad alta ansa e ad orlo rotondo, verniciato interamente di nero. 5. Ciotola emisferica su piede, coperta di vernice rossa e segnata sotto il piede. 6. Piattello su basso piede coperto di vernice rossa. Nel mezzo della parte concava è scritto a sottili graffiture. 7. Piccolo simulacro di anforetta d'argilla figulina non verniciata, con fondo piano e con due anse nel ventre. 8. Ciottoletta con orlo rientrante ed a grosse pareti, ricoperta di vernice nera. 9. Piccolo peso di terracotta, a tronco di piramide, solcato sopra e forato presso la base minore.
A. Pasqui