Codice identificativo monumento: 12640
Il giorno 4 corr. sul declivio di una tra le più gaie colline, Castel de Paolis, a tre chilometri, o poco più, da Marino, andando verso Roma, e precisamente nella vigna della signora Onorati Celeste vedova Capri Giulio, si è rinvenuta una tomba a dolio, la quale, mercè le mie cure ed assistenza, venne estratta dal suolo intatta.
Si procedeva ad alcuni lavori di scavo per la piantagione di una nuova vigna, quando alla profondità di circa due metri e mezzo, e proprio ad oltre un metro e cinquanta dal sodo, o terra vergine, a m. 215 dal casale a nord-est, della stessa signora Capri, ed a m. 20 ad est dal muro di cinta della vigna Trinca, venne alla luce una vettina o dolio coperto alla bocca con una lastra di pietra friabile, detta cappellaccio, che per essere molto corrosa non fu possibile ricuperare, essendosi ridotta in frantumi.
Per tal motivo non potei neppure precisare la sua conformazione, ritengo però sia stata tagliata a disco, almeno da quanto ho potuto rilevare da un piccolo pezzo che accennava a breve curva. Con certezza invece posso precisare lo spessore della lastra, variabile dagli otto ai dieci centimetri.
Su di essa stavano circa 40 cm. di sfaldature della medesima pietra, l’unico segno pel ritrovamento di tali sepolereti. Il dolio ha il labbro svasato, rotto in un punto solo, ventre rigonfio, sul quale trovansi impostate orizzontalmente due anse ad arco.
Misura m. 0,49 di altezza, m. 0,37 di diametro interno alla bocca e m. 0,51 di massimo diametro al ventre. È formato con impasto grossolano in cui predomina la sabbia vulcanica, ed ha pareti sufficientemente spesse, cotte al rosso anche all'esterno, sebbene non sempre regolare. Nel territorio laziale è questo il primo dolio che viene alla luce intero, e formerà uno degli oggetti più importanti del piccolo Museo cittadino, da poco costituito per mia iniziativa.
Nell'interno del dolio si sono rinvenuti cinque vasi, dei quali quattro in perfetto stato di conservazione. È notevole fra essi un orciuolo, l’unico che è stato rotto, di forma villanoviana, biconica, di cui manca però il cono corrispondente al collo, molto meno sviluppato dell’inferiore; ha corpo molto espanso sul quale restano ancora gli attacchi di un'ansa impostata verticalmente sulla spalla. Mostra sul corpo motivi ornamentali a meandro, e linee dentellate eseguite, senza dubbio, con conchiglia; misura m. 0,62 di circonferenza massima.
Gli altri vasi sono: a) Un’anforetta con ventre a bulla che si ripiega nella parte superiore per unirsi al breve collo con labbro riversato all'infuori. È provveduto di due anse a nastro, attaccate sul labbro e sulla spalla, ha sul ventre quattro bugnette equidistanti. Misura m. 0,128 di altezza, m. 0,072 di diametro alla bocca, e m. 0,56 di massima circonferenza. b) Un'olletta con le pareti ingubbiate di nero e lucidate; ha corpo rigonfio sul quale si attacca il collo a tronco di cono, con piccolissimo labbro a penna, riversato all'infuori. È provveduto di manico a nastro, impostato verticalmente sulla spalla. Misura m. 0,172 di altezza, m. 0,103 di diametro alla bocca e m. 0,66 di massima circonferenza. c) Una ciotola a cono tronco molto depresso, con fondo rilevato all'interno, a largo orlo rientrante, nel quale riscontransi tre bugnette. È provveduta di un’ansa cilindrica impostata orizzontalmente sotto l'orlo; misura m. 0,084 di altezza e m. 0,163 di diametro alla bocca.
Immediatamente sotto ai detti vasi, in fondo al dolio, giaceva l'ossuario, dello stesso impasto grossolano, come del resto anche gli altri vasi, chiuso alla bocca dalla ciotola testè descritta. Ha corpo piriforme, rigonfio nella parte superiore, con gola larga e profonda, con labbro riversato all'infuori ed espanso. Distingue questo vaso, come tutti gli altri fatto a mano, una graziosa particolarità: il corpo, rientrando nella parte più alta per unirsi al collo, lascia una breve risega, mercè la quale esso risalta maggiormente. Il vaso poi è provveduto di due anse verticali opposte, ciascuna delle quali è costituita da due cilindretti avvicinati e attaccati tra il labbro e le spalle: misura m. 0,252 di altezza, m. 0,141 di diametro interno alla bocca, m. 0,223 di diametro esterno al labbro e m. 1,02 di circonferenza massima. Nessun oggetto di metallo fu rinvenuto nella tomba, la quale appartiene al primo periodo laziale.
Con questa nuova scoperta si è precisata un'altra delle necropoli laziali, la quale, sono sicuro, darà in seguito altro materiale. E che sia quella una necropoli, ce ne dà indizio sicuro la soprastante collina, detta Castel de' Paolis, splendida per la sua posizione topografica, e che sicuramente doveva essere abitata, come del resto ce lo conferma una costante vecchissima tradizione paesana, la quale addita quel luogo come il punto ove sorgeva l'antica Castrimoenium. Avvalora siffatta tradizione un avanzo antichissimo, specie di sedile in marmo, che trovasi nella collina, nel quale si legge ancora: (Castri)moenien(s) Cf. C.I.L. XIV, n. 2474.
Sono già due le necropoli da me scoperte nel breve giro di pochi mesi, in questa regione, fertilissima anche per l'archeologia, e cioè in quella di s. Rocco, di cui alla relazione del febbraio p.p., sulla linea Marino-Frascati, nella quale giorni addietro si scoprì altro materiale non solo in vasi, ma anche in bronzi, che, come il precedente materiale, regalai al Museo Kircheriano; e in questa di cui alla presente relazione.
P. Seccia.