Codice identificativo monumento: 1610
Inaugurato sul campidoglio il tempio di Giove.
Un gravissimo incendio devasta il Campidoglio. Il Tempio di Giove Ottimo Massimo viene quasi totalmente distrutto e con esso i Libri sibillini.
I vandali guidati dal re Genserico assediano la città. Papa Leone I implora di non distruggere la città antica o di uccidere i suoi abitanti. Genserico acconsente ed entra dalla Porta Portuense. Viene depredato il palazzo imperiale, e spogliato del tetto di bronzo il tempio di Giove Capitolino.
Sottofondandosi l'angolo del palazzo dell'Ambasciata Germanica (già Caffarelli), che guarda la piazzetta di Tor de Specchi, è stata scoperta una parte considerevole della platea e sostruzione del tempio di Giove Capitolino.
È composta, come d'ordinario, di blocchi di cappellaccio lamellare cinereo, lunghi in i, m. 0,65, grossi 0,30, e collocati l’uno sull’altro senza cemento.
Rodolfo Lanciani.
Sulla piazza della Consolazione, ricostruendosi il casamento che sta di fronte alla chiesa e sull'angolo con la via di s. Giovanni Decollato, è stato ritrovato, alla profondità di tre metri dal livello stradale, un grande parallelepipedo di travertino, rotto in vari pezzi, della lunghezza totale di m. 0,94X0,58X0,40. Vi si legge un avanzo d'iscrizione.
Confrontando questo frammento epigrafico con altri analoghi, editi nel €. Z. Gr. 5880, 5881, 5882 4,53 (= C. I. LZ. I, 587-589; VI, 372-374), è chiaro appartenere esso alla serie di quelle iscrizioni, che dopo la guerra Mitridatica furono dedicate sul Campidoglio dai legati di vari popoli dell’ Asia, coi quali i Romani avevano conchiuso trattati di alleanza. I caratteri dell'iscrizione convengono perfettamente all'età sillana.
Giuseppe Gatti
Continuandosi i lavori di fondazione del casamento in piazza della Consolazione, donde venne in luce l’insigne frammento epigrafico dei tempi Sillani, edito. nelle Motzzie dello scorso mese (p. 452), si è rinvenuto quest'altro avanzo di antica iscrizione, incisa sopra un consimile blocco di travertino, e appartenente alla medesima serie di epigrafi dedicate, dopo la prima guerra Mitridatica, da re e popoli diversi dell'Asia:
È facile riconoscervi la dedicazione (Zunon)ei Regina(e), fatta da un (r)ex Ariob(arzanes), della dinastia che regnò in Cappadocia nella seconda metà del secolo settimo di Roma; e probabilmente dee riferirsi al primo re di questo nome, il quale per opera di Silla riconquistò il regno occupato da Mitridate.
Giuseppe Gatti e Luigi Borsari.
Continuandosi i lavori per le fondamenta della fabbrica di proprietà Belloni, sull'angolo delle vie della Consolazione e di s. Giovanni Decollato, sono stati rimessi in luce due altri grandi blocchi rettangolari di travertino, sui quali sono incise iscrizioni spettanti alla medesima serie di quelle pubblicate nelle Mozzzie 1886, p. 452 e 1887, p. 16.
Il primo, lungo m. 1,17 X 0,58, conserva solamente le lettere finali di due righe d'una iscrizione greca:
L'altro, lungo m. 0,80 X 0,58, si ricongiunge, con piccolissimo intervallo, a quello rinvenuto nel dicembre scorso (Wozzzie 1886, p. 452), e ne completa la seconda iscrizione.
La dedicazione, che ora possiamo leggere intieramente, è un’altra memoria dell'amicizia ed alleanza concessa dai Romani, dopo la prima guerra Mitridatica, a molti re e popoli dell'Asia. Gli Efesini, i Laodiceni, i Licii, il Philopator et Philadelphus regis Metradatis f., ed il re Ariobarzane, mandarono a Roma legati per confermare la loro alleanza e ringraziare dei benefici ottenuti; e vollero anch'essi, che fosse scritta sulle pietre del tempio capitolino di Giove la protesta dei loro amichevoli sentimenti. Di cotesto popolo non ho riscontrato altra memoria; nè saproi indicare il nome della città da eni denominavasi.
Due altri massi della stessa serie esistono nella galleria lapidaria del Museo Vaticano (0. Z. Z. VI, 373. 874); ed osservando che nel secondo di essi si hanno le ultime lettere di un’ epigrafe al medesimo posto, in cui il blocco testè scoperto (n. 4) ha le iniziali delle ultime due righe, non è del tutto improbabile che la parte principale dell'iscrizione fosse scritta su di un masso intermedio.
L'altezza costante di cotesti blocchi (m. 0,58), e l'aver tutti, nella sommità del lato scritto, una piccola fascia o cornice che aggetta a modo di bugna, alta m. 0, 13, dimostra evidentemente, ch'essi appartenevano ad un medesimo edificio, ed erano disposti su di una medesima linea (cf. Bull. Com. 1887, p. 13). Essendone stati trovati alcuni sull'alto del Campidoglio, e tornandone ora altri in luce sulla piazza della Consola- zione, che è immediatamente sottoposta all' antico Capitolium, può ragionevolmente argomentarsi che appartenessero al basamento del celeberrimo tempio di Giove Ottimo Massimo.
Il nome di questa divinità ricorre espressamente in due iscrizioni della stessa serie, le quali, essendo incise con lo stesso tipo paleografico dell' età sillana, e sopra identici massi di travertino, sono indubitatamente da attribuirsi al medesimo monu- mento. Esse sono le seguenti (C. I. L. VI, 372; C. I. Gr. 5882 = C. I. L. I, p. 169).
Negli sterri per la fabbrica sopra ricordata, sono stati ritrovati questi altri avanzi epigrafici :
a) Frammento di lastra marmorea (m. 0,24 X 0,13), con bellissime lettere; 5) Frammento di lapide sepolcrale (m. 0,81 X 0,28); 6) Frammento di lastrina da colombario.
Relazione del prof. Giuseppe Gatti.
Duante dei lavori di sistemazione del versante occidentale del Campidoglio in vista della costruzione di un nuovo edificio destinato agli uffici amministrativi della città, viene scoperta una vetusta platea capitolina, costituita di massi di cappellaccio (che si sarebbe poi appurato essere parte delle sostruzioni del Tempio di Giove Ottimo Massimo) e una bocca dei pozzi delle cave di tufo utilizzate sin dall'età del bronzo per cavare materiale lapideo. Il pozzo è coperto da un lastrone di peperino ed all'interno si presentava scavato nel tufo fino a dieci metri di profondità, dove si aprono due cunicoli, uno diretto verso il Campidoglio e l'altro verso la Rupe Tarpea. Il secondo cunicolo terminava in un grande ambiente di circa 300 metri quadrati, con un'altezza tra i 3 e 4 metri e che al centro presentava un pilastro che sembrava sostenere la massa tufacea.
Parziale demolizione del Palazzo Caffarelli sul Campidoglio già sede dell' Ambascita di Germania. Sull'onda del nazionalismo postbellico, si sceglie di cancellare la memoria della presenza tedesca in Italia, con il pretesto degli scavi dei sottostanti resti del Tempio di Giove Ottimo Massimo.
1921
Pianta degli Scavi del Campidoglio
1893
Piattaforma del tempio di Giove Capitolino
Roma pagana e cristiana
1887
Iscrizioni scoperte a Piazza della Consolazione
Notizie degli scavi di antichità
1848
Luigi Canina
Pianta del Tempio di Giove capitolino
Gli edifizj di Roma antica - Volume II
1848
Luigi Canina
Particolari del Tempio di Giove capitolino
Gli edifizj di Roma antica - Volume II
1848
Luigi Canina
Prospetto del Tempio di Giove capitolino
Gli edifizj di Roma antica - Volume II
1848
Luigi Canina
Prospetto del Tempio di Giove capitolino
Gli edifizj di Roma antica - Volume II
1848
Luigi Canina
Sezione del Tempio di Giove capitolino
Gli edifizj di Roma antica - Volume II
1848
Luigi Canina
Esposizione del Tempio di Giove capitolino
Gli edifizj di Roma antica - Volume II
1848
Luigi Canina
Esposizione del Tempio di Giove capitolino
Gli edifizj di Roma antica - Volume II
1848
Luigi Canina
Esposizione del Tempio di Giove capitolino
Gli edifizj di Roma antica - Volume II