Data: 1573 / 1696
Codice identificativo monumento: 183
Ignazio di Loyola, dopo aver fondato il conservatorio delle Conservatorio di Santa caterina (per zitelle pericolanti figlie di cortigiane), istituisce un rifugio presso l'Arco di Camilliano, dove accoglie le malmaritate, donne coniugate in peccato pubblico senza timor d'Iddio et senza vergogna delli uomini. Donne non più incorrotte, ex peccatrici e traviate, sia nubili che malmaritate, che erano decise a lasciare la mala vita, e non erano però chiamate alla perfetione religiosa ma non desideravano proferire voti solenni né entrare in clausura nel convento delle convertite di San Maria Maddalena al corso. Scrive il Bruzio "Egli col far vendere alcuni marmi cavati dalle ruine di Roma nella piazza davanti la sua chiesa, e fattone cento scudi li offerse per sua parte, del cui esempio molti altri si mossero e si diede principio all' opera".
Papa Paolo III, con la Bolla Divina summaque Dei, istituisce la Compagnia di Santa Maria della Grazia, per amministrare il rifugio delle malmaritate di Santa Marta.
Papa Paolo III acconsente alla supplica inviata da un gruppo di donne del rifugio di San Marta, che non riuscivano a farsi monache né tra le convertite di Santa Maria Maddalena al Corso né inaltri chiostri. Una parte dell'edificio diventa un vero e proprio monastero di clausura, ancora una volta con regola agostiniana, mentre l'altra rimane dedicata all'accoglienza.
Carlo Borrome si fa promotore del trasferirmento del rifugio di San Marta all'Arco di Camilliano, in modo da lasciare spazio al monastero fondato per le penitenti che prendevano i voti. Sono trasferite in un fabbricato poco distante, adiacente alla chiesa di Santa Chiara all'Arco della Ciambella. La struttura chiamata Casa Pia, in onore del pontefice, viene ora gestita dalla comunità di monache clarisse, già presenti nel vicino monastero.
Papa Gregorio XIII stabilisce che il chiostro agostiniano di San Marta non accolga più come monache le ex peccatrici e malmaritate del rifugio di San Marta, ma soltanto nobili vergini.
Con la legge n. 648, l'ex chiesa e convento di San Marta vengono ceduti dal Ministero della Guerra a quello dell'Interno per realizzarvi la Regia Questura. Iniziano i pesanti adattamenti per adattarvi l'archivio della Questura Centrale.
La chiesa di San Marta a Piazza del Collegio romano, diventa la sala dell'Archivio della vicina Questura. Sono distrutti gli altari, la facciata viene bucata da finestre (che causano la distruzione degli affreschi esterni), gran parte degli affreschi vengono distrutti e tutte le tele (tranne una) vanno perdute.
Lavori di restauro a cura della Soprintendenza nella chiesa di San Marta al collegio romano, che si estenderanno anche all’attiguo coro delle monache. Il progetto si proponeva di restituire l’immagine originaria e viene curato dll'architetto Aldo Grillo con la collaborazione del prof. Luigi Salerno.
Il prof. Bruno Molajoli, Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, inaugura la chiesa di San Marta al collegio romano, dopo i lavori di restauro e ripristino.
La Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio attiva una seconda fase di interventi conservativi presso la chiesa di Santa Marta al Collegio Romano, resesi necessari per l'umidità ascendente dal terreno e le infiltrazioni meteoriche dal tetto.
La chiesa di Santa Marta al Collegio Romano, a conclusione dei restauri, viene consegnata dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali che la utilizza per ospitare attività culturali.
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