Codice identificativo monumento: 1895
Intrapresi gli sterri pel prolungamento della via dei Serpenti, incontro il lato settentrionale del Colosseo, sono incominciati ad apparire ruderi di antiche fabbriche, e sovrapposti nuclei di fondazione, appartenenti ad epoche diverse.
Alcuni muri sono in laterizio, altri in opera reticolata di tufo.
Uno di questi ultimi conserva gran parte dell'intonaco dipinto, che sarà intieramente messo allo scoperto approfondendo l'escavazione.
Giuseppe Gatti.
I lavori per il prolungamento della via de' Serpenti hanno fatto tornare all'aperto altri avanzi di antiche costruzioni. Alcune di queste, in opera reticolata e dei primi secoli dell'impero, trovansi a maggiore profondità; altre di età posteriore sono in gran parte ad esse sovrapposte.
È stata totalmente sgombrata dalle terre l'antica stanza, il cui rinvenimento fu ricordato nelle Nolizie del corrente anno. Misura m. 5,80 X 4,50. Solo tre pareti sono conservate, ed hanno l'altezza di m. 5,50 ; la quarta fu distrutta in antico per le fabbriche posteriori. La loro costruzione è d'opera reticolata nella parte superiore, e di parallelepipedi di tufo nella parte più bassa. Il pavimento è formato a piccoli cubetti di marmo bianco, con una semplice fascia nera che gira tutt' attorno alla stanza. La parete di fondo, che ha una porta verso l'angolo orientale, è decorata di mediocri pitture su fondo bianco: lo zoccolo è di color nero. Circa la metà dell'altezza v'è una fascia rossa, sulla quale sono dipinti genietti ed animali. Sopra e sotto di questa fascia, con linee di vario colore sono disegnati scompartimenti architettonici assai semplici; e fra questi sono dipinti due piccoli quadretti rappresentanti scene di campagna, in cattivo stato di conservazione.
A m. 13 dalla stanza ora descritta, verso nord, ne è stata scoperta un'altra (larga m. 3,75X4,00), similmente costruita in reticolato. Una parete conserva un frammento d'intonaco, sul quale è dipinto un festone con foglie e frutti di pino.
Nello sterro è stato trovato un frammento di tavola marmorea, altom. 0,20 X (J,21, che conserva questa parte di antico calendario romano. Nella parte sinistra si contengono le indicazioni dei giorni 11-22 di settembre; nella parte destra quelle dei giorni 12-20 di ottobre. Le lettere maggiori, che riproducono le antichissime tabulae fastorum, cioè le lettere mindinali e le note e i nomi proprii di ciascun giorno, sono alte un centimetro: le minori hanno l'altezza da tre a quattro millimetri. L'incisione è nitida e regolare; parecchie lettere, specialmente nelle note del settembre, conservano tuttora le tracce della primitiva rubricazione.
Oltre al ricordato frammento di calendario, sono stati ricuperati i seguenti oggetti: Marmo. Statuetta virile, mancante delle braccia e della testa, alta m. 0,16. Eappresenta una figura nuda nella metà superiore del corpo, e coperta col solo pallio che dalla spalla sinistra scende dietro l'omero destro ed avvolge la metà inferiore della persona. Può riconoscervisi l'imagine di Esculapio. Rocchio di colonna di portasanta con baccellature, lungo ra. 0,93, diam. m. 0,18. Simile di breccia, lungo m. 0,.57, diam. m. 0,19. Simile di cipollino, lungo m. 0,44, diam. m. 0,30. Piccolo frammento di colonna scanalata, e pezzo di base, di marmo bianco. Vetro. Tre piccoli balsamarii interi, e due mancanti del collo. Ferro. Tre spilli ed im cucchiaio. Bronzo. Parecchi frammenti informi. Terracotla. Lucerna monolicne rotonda, con due grappoli d'uva in rilievo e col bollo L CAE SAR. Simile, di grossolana fattura, che nel fondo ha il bollo R frammezzato da otto piccoli cerchietti. Simile, di terra rossa, senza manico, che porta in rilievo una figura muliebre nuda accovacciata. Simile di terra gialla, con ornato di foglie intorno al piatto e con manico ad anello. Simile, di terra grezza, con giro di globotti. Grande manico di lucerna, in forma di mezzaluna, con protome di Giove che stringe il fulmine nella destra, ed aquila. Ciotola di terra rossa, senza verun ornato, del diam. di m. 0,15. Manico di anfora, col bollo P N N. Tegolone col bollo di Primigenio, figulo dei Domizii Lucano e Tulio (C.I.L. XV, 1000a)
Frammento di fregio, lungo m. 0,.58, mancante della metà inferiore, e decorato in alto con una serie di ovoli sotto la cornice. Vi è rappresentata una figura muliebre seduta sopra un cigno, il quale cammina ad ali spiegate verso destra. La donna è volta a sinistra, ed ha una veste che lascia scoperto il seno e tutta la spalla sinistra. Con la mano destra regge il manto, che a modo di vela svolazza dietro le spalle. Vi restano tracce di policromia: il fondo è colorato in turchino, la veste ed il velo in rosso, le ali del cigno in giallo. Tre altri piccoli frammenti di simile fregio: in uno dei quali resta la parte superiore di una donna seminuda: nel secondo una mezza figura, pure muliebre, col braccio destro sollevato ; nel terzo, un avanzo di architettura con due arcate, in ognuna delle quali si vede la testa di una figura virile.
Giuseppe Gatti.
Continuandosi gli sterri pel prolungamento della via de' Serpenti, sono stati scoperti gli avanzi di im antico ninfeo. Era costruito in opera reticolata di tufo, con le pareti incrostate di pomici ed ornate di conchiglie, di smalti, di piccoli pezzi di marmo; la volta era coperta di sole pomici.
Poco più innanzi, cioè nel punto ove detta via traversa quella della Polveriera, è riapparsa una stanza, costruita in laterizio, con pavimento a lastrine romboidali di marmi diversi. Nel sito medesimo, ad un metro sotto il livello stradale, si sono incontrati altri avanzi di costruzioni di varia età, ed un tratto di antica strada selciata; ed a poca distanza, alla profondità di m. 2, è riapparso per la lunghezza di circa 5 metri un pezzo di muragliene, costruito in massi rettangolari di tufo (di m. 0,60 X 0,40 X 0,40) , in direzione da nord a sud.
Fra le terre si è raccolto: un grande bacino di basalto, del diam. di m. 0,75, alto m. 0,4.5, grosso m. 0,06; un frammento di fregio fittile con piccola parte di figura femminile ignuda; uno stilo d'osso; e due bolli figlili che sembrano inediti: M TITINI D PR D P F LVCILLAE HELENVS SER
Giuseppe Gatti.
Per i lavori della nuova strada, che dalla via dei Serpenti condurrà al Colosseo, è stata scoperta un'altra parte dell'antico ninfeo, tornato in luce nel passato agosto (cfr. Notizie 1894 p. 277). È ornata di pomici, conchiglie e smalti, disposti con bell’effetto.
Giuseppe Gatti.
Per rendere meglio visibile la parte esterna più conservata dell'Anfiteatro Flavio, S. E. il Ministro della pubblica Istruzione, on. prof. Guido Baccelli, d'accordo col Municipio di Roma, ha disposto che l'attuale via del Colosseo sia spostata verso nord, facendola girare sulla pendice dell'Oppio, e che sia sterrata una larga zona di terreno fino al piano dell'anfiteatro.
Per tal modo il grandioso e nobilissimo monumento, che in quel lato rimane ora quasi sepolto, potrà essere ammirato in tutta la grandezza delle sue proporzioni e nella magnificenza della sua architettura.
Gli sterri sono incominciati dal punto che corrisponde all'estremità orientale dell'asse maggiore dell'anfiteatro, e proseguono alacremente verso la via del Colosseo.
Giuseppe Gatti.
È stata intieramente sgombrata dalla terra quella parte di antico ninfeo, che nello scorso mese fu scoperta per i lavori del prolungamento di via de’ Serpenti, fra la via della Polveriera e quella del Colosseo. Il pavimento, battuto a semplice coccio pesto, si è trovato a m. 6 sotto il piano stradale.
Il ninfeo è costruito con mura reticolate di tufo. Aveva forma ellittica, oppure era curvilinea la sola parete di fondo, che è quella superstite ed ha il diametro di m. 6,00. L'edificio fu troncato da un grosso muro di fondazione di bassa età, che si trova quasi normale alla nuova strada. La volta era tutta incrostata di pomici e di formazioni calcari: le pareti erano intieramente coperte con grande varietà di conchiglie, di pietruzze colorate, di paste vitreo e di smalti, disposti con elegante disegno architettonico.
Nella parte più alta, sotto una larga fascia ornata di conchiglie, restano tre grandi rosoni, del diametro di m. 1, frammezzati da pilastri, alti m. 1,40 e larghi m. 0,24. Sull'asse maggiore della ellissi un simile pilastro tiene il luogo del rosone. Questi pilastri posano sopra una larga cornice di stucco, ornata anch’ essa di valve di con chiglie; e al disotto di essa, in corrispondenza dei rosoni superiori, si aprono quattro nicchie, alte m. 1,15 larghe m. 0,60, profonde m. 0,40, le quali dovevano contenere piccole statue di marmo. Fra una nicchia e l'altra ricorrono pilastri, come nella parete superiore. Fino all'altezza di m. 1,45 dal pavimento il muro forma un risalto, largo m. 0,48, a modo di basamento.
La parte migliore della vaghissima decorazione si è trovata mancante; ma dalle impronte rimaste sull'intonaco apparisce che vi erano simmetricamente disposte, fra le diverse incrostazioni, anche. figurine di aquile, trofei, animali ed altro, in vetro smaltato. Si è raccolta fra la terra la metà posteriore di un serpe in smalto, di colore giallo e nero.
Sono stati pure trovati nello sterro, oltre grande quantità di pezzetti colorati di marmo e di paste vitree, alcuni piccoli cannelli di bronzo, che servivano al getto dell’acqua. Delle sculture marmoree, che dovevano ornare il ninfeo, sono stati recuperati meschini frammenti: un plinto su cui restano i piedi di una statuetta, largo m. 0,06; una mano, lunga m. 0,055; un piccolo braccio, lungo m. 0,09; una zampa di cavallo, lunga m. 0,08; due piccole basi; un pezzo di tazza intagliata.
Giuseppe Gatti.
Ripresi i lavori per la sistemazione della nuova via fra quella dei Serpenti e quella del Colosseo, nello sterro dalla parte di oriente poco oltre la via della Polveriera, è tornato in luce un avanzo di antica parete, larga m. 1,20 e costruita in buona opera reticolata di tufo, che conserva una piccola parte d'intonaco dipinto con semplici riquadrature e scomparti geometrici.
Giuseppe Gatti.
La Ripartizione X del Comune di Roma svolge una complessa opera di risanamento delle pareti e decorazioni del Ninfeo di Via degli Annibaldi.
Costruito nel I sec. a.C., il ninfeo venne parzialmente distrutto e sotterrato per far posto all'imponente complesso della Domus Aurea.
In origine aveva una forma semiellittica, con una vasca centrale e delle nicchie sormontate da medaglioni poste ad ornamento sulle pareti.
Se ne conservano solo quattro, rivestite con un mosaico rustico ottenuto con conchiglie, smalto, pietra pomice e ghiaia, che ricreano l'ambientazione di una grotta marina.