Codice identificativo monumento: 1945
18/3/1145: Cencio Frangipane acquistano dai Monaci di San Gregorio una proprietà nei pressi delle rovine del Settiziono e la Torre della Moletta. L'Arco di Costantino e di Tito sono trasformati in accessi alla cinta muraria del Campo Torrecchiano.
4/12/1571: L'ammiraglio Marcantonio II Colonna celebra il trionfo dopo la vittoria sui turchi ottenuta a Lepanto dalla Flotta della Lega Santa. Il corteo si muove da Porta San Sebastiano a San Pietro, con tappe all'arco di Costantino, di Tito, di Settimio Severo e dal Campidoglio al Vaticano. La porta era adorna di festoni e della rappresentazione "di varie spoglie tolte ai nemici; si scorgevano timoni, remi, antenne, galee fracassate, artiglierie ed altre cose relative alla battaglia navale". Sulla grande arcata della predetta porta, così come sui tre antichi archi di trionfo ch'egli avrebbe attraversato lungo la Via Trionfale e la Via Sacra, erano state affisse delle grandi iscrizioni in latino inneggianti alla vittoria navale ed ai suoi artefici. La prima di esse, in particolare, recava la dedica del Senato e del Popolo Romano a "Marco Antonio Colonna, ammiraglio della flotta pontificia, altamente benemerito della s. Sede, della salute degli alleati e della dignità del popolo romano". I festeggiamenti proseguono per sette giorni.
20/12/1821: Giuseppe Valadier espone all'Accademia romana di Archeologia la sua “Narrazione artistica dell’operato finora nel ristauro dell'arco di Tito": «Altra cosa da rimarcarsi e che non poteva scoprirsi senza il disfacimento de’pezzi componenti l’arcata, siè che tutti i conci di essa si volevano, da chi li destinò all’opera, collegati con perni impiombati, come si ricava da’buchi, fatti via bella posta e da’suoi canaletti e sfiatatori per farci scorrere il piombo liquefatto, coll’idea che così uno tenesse a freno l’altro; ma che? di tutti questi perni niuno vene fu posto..., per cui ligran coni essendo soltanto posati obliquamente, come porta il raggio dell’arco, hanno potuto sdrucciolare sotto il peso per ogni piccola mancanza di appoggio. Da questo fatto si riconosce, che l’arte di rubare negli esecutori delle fabbriche è stata sempre in vigore senza riserva...»
1823: Si concludono i restauri all'Arco di Tito. Viene posta una iscrizione sul lato ovest dell'attico, per ricordare il Papa Pio VII committente e gli architetti che si sono occupati del restauro. Raffaele Stern e Giuseppe Valadier.
1827: Durante la demolizione di una torre medievale costruita nell'area del foro, emergono le fondamenta di un antico edificio, identificato come i resti del tempio di Giove Statore.
1902: Scavi consistenti all'Arco di Tito per abbassare il livello stradale e mettere in luce le fondazioni.
L'ampiezza dell'arco è stata calcolata in circa 17 metri, per una profondità di circa 15, mentre le colonne dovevano sviluppare un'altezza di oltre 10 metri.
L'iscrizione sull'attico (lato ovest, verso il Foro) reca la dedica del monumento da parte del Senato all'imperatore Tito:
«SENATUS POPULUSQUE ROMANUS
DIVO TITO DIVI VESPASIANI F(ILIO)
VESPASIANO AUGUSTO»
«Il senato e il popolo romano
al Divo Tito Vespasiano Augusto,
figlio del Divo Vespasiano.»
Sulle pareti due grandi pannelli. In uno avanza la quadriga imperiale, guidata dalla dea Roma, con Tito incoronato dalla Vittoria; nell’altro i soldati traportano le opere trafugate dal Tempio di Gerusalemme: le trombe d’argento, la mensa dell’arca dell’alleanza e il candelabro a sette bracci.
Sulle due facciate, il fornice è inquadrato da semicolonne, con fusti scanalati e capitelli compositi (primo esempio sicuramente datato nella città di Roma), che sorreggono una trabeazione a fregio.