Data: 78
Codice identificativo monumento: 1949
1811: Scavi dei resti del Tempio di Vespasiano ad opera del Valadier. Le tre colonne angolari ancora visibili, trovate dopo lo scavo appoggiare sopra un basamento rovinoso, sono demolite e ricostruite su nuove basi. Liberati completamente i resti dell'edificio, i frammenti della trabeazione recuperati sono ricomposti all'interno della galleria del Tabularium. Sono inoltre reintegrati la scala e parti del podio.
1817: Il commissario delle Antichità Carlo Fea collabora con l'ambasciatore di Portogallo, conte D.A. de Sousa Continho Funchal negli scavi nella zona sottostante il Campidoglio, che portarono alla scoperta del clivo capitolino e del vero tempio della Concordia. Da ciò ha inizio una polemica molto accesa con Stefano Piale sull'identificazione del tempio di Saturno (allora detto della Concordia e ribattezzato dal Fea con il nome di Juno Moneta) e di quello di Vespasiano (a quel tempo detto di Giove Tonante).
Sopra una piattaforma di fondazione in cementizio, sorge un alto podio (33x22 metri), sempre in opera cementizia, rivestita da blocchi di travertino e ricoperti di marmo.
Il tempio era "prostilo" (con colonnato solo frontale), "esastilo" (con sei colonne sul fronte) e di ordine corinzio: la cella era quindi preceduta da un pronao con sei colonne sulla fronte, più una per lato davanti a ciascuna delle ante, ma non presentava colonne sulla parte restante dei lati e sul retro.
L'accesso avveniva mediante una scalinata frontale, ma per la ristrettezza dello spazio questa terminava, tra una colonna e l'altra, oltre la linea della facciata.
Del tempio si conservano oggi solo le tre colonne poste ad angolo, alte 15,20 metri, con capitelli corinzi e reggenti ancora una parte della trabeazione di epoca flavia, costituita da una cornice con mensole e da un fregio-architrave, che sulla fronte venne interamente occupato dall'iscrizione severiana (realizzata rilavorando i blocchi della fase precedente). Sui lati il fregio è invece decorato con strumenti sacrificali e bucrani in corrispondenza delle colonne e delle lesene.
Il fregio ha ispirato Bramante che lo ha riproposto i motivi, rielaborati in chiave cristiana, nella fabbricazione del tempietto sul Gianicolo.
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