Codice identificativo monumento: 19877
Il muro così detto Serviano, rimesso a luce in prossimità di via delle Finanze nell'area del nuovo palazzo del Ministero per l'agricoltura misura circa m. 11,50 di lunghezza e circa m. 3,70 di larghezza. Misurato nella sua sezione maggiore, ha circa m. 4,10 di altezza e si compone di sette filari, comprendendovi anche il primo superiormente, in gran parte corroso. Questi filari sono composti di blocchi aventi una lunghezza varia e una larghezza di m. 0,60 per 0,60, disposti, come di solito, in un filare per testa e nell'altro per lato.
A m. 21,50 da questo tratto, ne è venuto in luce un altro, lungo m. 11 (v. fig. 1, C), a quattro filari, che va in direzione leggermente spostata verso nord in relazione al primo. Questo secondo tratto è stato demolito. Al punto segnato nella fig. 1 con la lettera D se ne scoprì un altro tratto, scomposto per antiche frane causate da cave di pozzolana. È tornato in luce pure un tratto di una seconda cinta di mura Serviane (fig. 1, E), formato di un solo filare di massi, i quali riposano sul vergine. Questa seconda cinta probabilmente limitava l'aggere. È da notarsi qui, come negli altri casi, sul piano di posa, una specie di cementazione fatta con argilla, destinata a produrre un perfetto ripianamento. Nella fig. 3 si vede chiaramente la marca.
Il tratto di mura a blocchi di nenfro, di circa un piede di altezza, scoperto, come l'Ufficio Scavi aveva preveduto, per l'esistenza di simili mura a villa Spithoever e al Palatino, è tornato in luce a monte delle mura serviane nel punto segnato A nella fig. 1. Scoperta interamente questa preziosa reliquia, si è veduto che un solo e brevissimo tratto si trova a posto (fig. 4), perchè il suo proseguimento è scompaginato per una frana sotterranea (fig. 5, 6).
Lo strato a posto, che si compone di tre soli filari, è sostenuto da un terreno argilloso, che riposa sopra uno strato pure plastico, ma formato da bolo ocraceo e da detriti vulcanici, che si presenta con andamento quasi uniforme in tutta questa zona al disopra di un banco di pozzolana. La frana ha principio, in prossimità del tratto conservato, con un taglio reciso (v. fig. 6 in prossimità della canna metrica), che parrebbe recar traccia anche di colpi di piccone; e, poichè questo taglio è certamente anteriore alla costruzione del muro, fu necessariamente ricolmato, per formare il piano di posa al muro stesso.
La prosecuzione degli scavi ha fatto riconoscere che quel taglio altro non era se non la fossa di un sepolcro ad inumazione, che per piccoli indizi potrà riferirsi ai più antichi sepolcri di questo rito. Tale fatto fu comprovato dalla presenza di avanzi di uno scheletro (fig. 8), frammisto al terreno di franamento. L'epoca è determinata da una piccola fibula di bronzo, formata da un filo interno rivestito da una spirale sottilissima (fig. 7, pag. 510). Che poi si trattasse di un sepolcro e non di un cadavere disperso fra il terreno sconvolto, lo provano i soliti scaglioni di tufo trachitico (v. fig. 8, cf. fig. 9), i quali si sovrapponevano come una volticina al cadavere e che lo hanno seguito nel franamento, conservando, anche nella scomposizione e nella decomposizione della loro forma primitiva, una curva, che, integrata e ricomposta, corrisponde a quanto fu rilevato in casi simili in questi antichissimi seppellimenti.
Il sepolcreto sì estendeva quindi al disotto delle mura di nenfro fino a raggiungere un centro abitato, che doveva essere difeso con apparecchi murarî, di forma molto più elementare. L'andamento delle mura di nenfro, non concorda in tutto con quello delle mura Serviane, ma tende piuttosto a circuire quella parte del Quirinale, e farci supporre l'esistenza di un'acropoli speciale nella zona compresa tra la villa Spithoever e le terme Diocleziane.
Lo scavo in quest'area ha messo poi in luce dei vasi sepolcrali di impasto italico. Nella località indicata in pianta con le lettere e f (tig. 1) vennero in luce sette vasi. 1. Di tipo più antico sembra un piccolo vaso, che per le sue brevi dimensioni non può riferirsi ad un cinerario, ma doveva far parte di corredo funebre (fig. 10). Dentro non vi era se non un colaticcio del terreno adiacente, portatovi dalle acque di infiltrazione attraverso i larghi spazî lasciati dalla piccola scogliera che proteggeva il sepolcro. Il passaggio delle acque dagli strati superiori doveva essere in realtà molto attivo in questi sepolcri, quando si consideri che gli strati su cui riposavano, benchè poco permeabili, pure si trovano a piccola distanza altimetrica dalle pozzolane, per loro natura permeabilissime; 2. Vaso piriforme d'impasto italico (fig. 11); 3. Vasetto con ansa a doppio anello, impasto italico, striature oblique sul ventre alt. m. 0,075 (fig. 12); 4. Vaso piriforme, impasto e tecnica come i precedenti, alt. m. 0,11 (fig. 18); 5. Alta ciotola con manico anulare, labbro restringente in alto, alt. m. 0,115 (fig. 14); 6. Ciotoletta con manico anulare con orlo slabbrato, alt. m. 0,06 (fig. 15); 7. Vaso tipo Villanova, mancante del labbro e di parte del collo; ha il ventre decorato con doppia linea a zig-zag (fig. 16); 8. Ciotola piriforme con labbro svasato (fig. 17); 9. Vaso con ventre emisferico, collo conico rientrante e piccolo labbro sporgente (fig. 18); 10. Vaso piriforme con manico verticale tra il collo al ventre (fig. 19). 11. Collo di piccolo vaso con decorazioni derivate dalla svastica (alt. m. 0,55, fig. 20).
La scoperta più importante è costituita da due frammenti di un cinturone di bronzo (fi. 21, 22), modesto esemplare di un ornamento che, in forma più splendida, si ammira nel corredo dei sepolcri cornetani, in quelli falisci, e in qualche saggio avuto dalle necropoli della bassa umbria e altrove. ui fu scoperta pure una grande fibula di bronzo ad arco.
Nella località e (fig. 1) vennero in luce i vasi seguenti: 12. Vaso con due anse ed apofisi alla sommità del ventre (alt. m. 0,16) (fig. 23); 13. Vaso a ciotola emisferica con quattro apofisi (alt. m. 0,09; diam. alla bocca m. 0,12) (fig. 24); 14. Attingitoio con manico a due fori (alt. m. 0,55; diam. alla bocca m. 0,06) . (fig. 25); 15. Ciotoletta a corpo emisferico con manici piatti rettangolari (alt. m. 0,04; diam. alla bocca m. 0,10) (fig. 26); 16. Ciotoletta con manici rettangolari che si protraggono dal corpo di forma conica (fig. 27); 17. Ciotola con manico a doppio foro elevato, strie stondate sulla sommità del ventre, labbro conico, di tecnica più progredita (fig. 28); 18. Vaso piriforme (alt. m. 0,12; diam. alla bocca m. 0,09) (fig. 29). 19. Vaso a corpo sferico e collo conico, con piccolo labbro sporgente, decorato con greca, a doppia linea ottenuta con l'impressione di cordicelle e altre zone (fig. 30). Fu trovato lungo lo scoscendimento, di cui è stata data la rappresentanza nella fig. 9; 20. Vaso di forma simile al precedente con decorazione sul ventre, formata da solchi paralleli punteggiati esternamente. Trovato nello stesso scoscendimento. I fittili rinvenuti in questo lato della necropoli in prossimità della seconda cinta Serviana, sono manufatti o lavorati con tornio primitivo a lento giro. Il vaso numero 17 segna un piccolo progresso nella forma e nella tecnica. Tutti poi i detti fittili ci riportano al periodo in cui si confonde il rito dei pozzi con quello delle fosse, ma forse appartengono a quest'ultima forma di seppellimento, non avendoci alcun vaso conservato il più piccolo accenno di cremazione.
Nel punto d (fig. 1) sono venuti in luce: 21. Vaso a ventre sferoidale, collo conico, labbro leggermente sporgente, apofisi sul ventre e ansa anulare verticale (fig. 31); 22 e 23. Questi vasi segnano un manifesto progresso sugli altri, entrando nel periodo del tornio e della cottura uniforme non più a fuoco libero. Ricordano il vaso n. 17, ma vi è di forma accuratissima il manico schiacciato e con perimetro angolare in alto nel n. 22 (diam. alla bocca m. 0,115), e accurato benchè tondeggiante nel 23 (di cui è conservato solo il manico di m. 0,064). Il collo, anzichè rientrante, è sporgente e leggermente arcuato, come nelle coppe in cui si imitano le ossature metalliche, rivestite di lamine.
Questi due vasi furono rinvenuti a notevole distanza dai precedenti e più a settentrione (fig. 1, d). Si tratta certamente di un ampliamento della necropoli primitiva, che, esposta più al mezzogiorno, ha occupato in generale il posto preferito dalle prime colonie. Sembra che si debba constatare una individuazione della parte più settentrionale e più alta del Quirinale, donde parrebbe dipartirsi anche il Viminale e l'esistenza qui di un centro primitivo, notevolmente distante dal Palatino, Velia, Aventino e Capitolino.
Un solo bucchero di terra grigiastra è qui tornato in luce, un piccolo infundibolo, (fig. 52) che, mancando altri oggetti dello stesso periodo, può ritenersi essere stato qui portato in tempi posteriori; è da escludersi intanto che questo piccolo vaso fosse di uso privato essendo di terra malcotta e di forma comunissima nei corredi funebri del IV secolo.
Fra le terre si sono rinvenute parecchie terrecotte architettoniche, che non so a quali edifizii possano appartenere (fig. 33): a) frammenti di cornici terminali, con cimasa rappresentante le antefisse di un edificio e colonne rudimentali in rilievo che sostengono la trabeazione; negli interassi, palmette con estremità ravvolte a voluta. Se ne trovarono di due dimensioni (m. 0,26; m. 0,12); b) frammento di cornice con ovoli e fregio, in cui si veggono teste scheletriche di ariete bendato alternate con rosette; c) frammento di protome leonina, appartenente a grondaia; d) parte posteriore di una testa virile recinta di lauro, appartenente ad un grande fregio figurato; e) rozzo rifacimento della nota figura femminile seduta sui fiori; f) frammento delle scene riguardanti l' Odissea; 9) frammento di rappresentanze bacchiche, relative a scene di sacrificio; h) frammenti di figure femminili circondate da meandri e fiorami, della forma più pura ed originale; i) frammento di nota figura femminile di fronte, intrecciata ad ornati; k) frammento della nota figura di donna seduta, appartenente alla scena della Nike che doma il toro; l) altri frammenti di composizione non definita.
Tutti questi ornamenti, rinvenuti nel punto 9 (fig. 1) formavano parte di decorazioni applicate in calce negli epistili e nei coronamenti.
Provengono invece dal punto a due frammenti, che sono i soli avanzi di decorazioni applicate in costruzioni lignee, con ornati costituiti da meandri e palmette. Appartengono forse a due parti dello stesso edificio, l'una maggiore, la trabeazione, l'altra minore, i capreoli frontali. È notevole pure un frammento della solita antefissa rappresentante la Diana persica, anche qui rinvenuto.
Altri frammenti sono di minore importanza. Fra le terre si sono rinvenute due teste marmoree, l’una ritratto di nomo sbarbato (m. 0,37 X 0,20) (v. fig. 34), l’altra rappresentante (figg. 35-36), e quattro iscrizioni: 1. Frammento di un'erma in marmo bianco (m. 0,33 X 0,27) (fig. 37) che doveva portare il ritratto di Socrate; 2. Frammento di tavola marmorea scorniciata (m. 0,37 X 0,20): M LABIEN FECIT SIBI ET IV TA; 3. Frammento di lastra marmorea: (m. 0,13 X 0,07): ..IEXE...M ET N...; 4. Id. (m. 0,20 × 0,20): ...ODVLCI... E inoltre i mattoni con i bolli C. I. L. XV, 1088e CERDO CALPETANI
Si ebbero pure questi altri frammenti marmorei: un sostegno di statua, formato da un tronco di palmizio, di forma accuratissima; un frammento di labrum rettangolare, ove resta una parte di manico con foglie eleganti (m. 0,39 X 0,33); un frammento di fregio a fogliami; un frammento di piccola cornice con foglie incise; un frammento di colonna scanalata di giallo antico e altri frammenti marmorei. Inoltre un medio bronzo di Faustina seniore (Cohen 217) e piccoli bronzi di Claudio Gotico (87), Valente (47), Giuliano filosofo (151), Teodosio I (o suoi figli) ed un provisino del senato romano; quattro vasetti di terracotta figulina molto rustici, dell'altezza media di m. 0,10, con la bocca di m. 0,10 di apertura, piriformi, con quattro buchi sui lati ed uno nel fondo ('); e lucerne (C..I.L. XV, 6445; 6502 con gladiatore armato di gladio e scudo; 6502 con un leone che stringe nella bocca un corno di un capriolo che gli sta sotto; 6502 [di forma n. 19, C.I.L. XV, tav. 2]; 6593, 102; VIINAT CONSON con cane seguìto da un uomo in corsa; testa di guerriero frigio; pantera che sbrana un leone ecc. ece.).
Sono venuti in luce pure nell'istessa area muri di epoca imperiale figg. 38-44, dei quali si darà la pianta a scavo compiuto. È notevole un grande vano a volta, il cui arco ha una luce di m. 3,70 (v. fig. 43), e coperto di un mosaico a grossi cubi. In alto è stata scoperta una lunga fila di basi di piccole colonnine (v. fig. 44).
Dal lato di via Venti Settembre è venuto in luce un tratto di pavimento a mosalco a fondo nero e fascie bianche (m. 2 X 1) e dal lato di via delle Finanze un pozzo franato, scavato nel vergine, ricoperto di lastroni di travertino (diam. m. 0,90).
Nella villa Spithoever, nell'angolo nord dello sterro, a m. 2,50 sopra il livello stradale, si è scoperto un muro reticolato (m. 5 X 0,50). Sono tornati pure in luce due rocchi di colonne di travertino (m. 0,75 X 0,65; 0,60 X 0,53), una base pure di travertino (m. 0,18 X 0,55) e una bella base marmorea (m. 0,89 X 0,39) con plinto alto m. 0,11.
Dante Vaglieri.