Codice identificativo monumento: 19952
Nella vigna di Antonio Jacobini, via Portuense n. 31, al 3° chilometro dalla Porta, ed alla base del monte Verde, aprendosi una strada per accedere alle cave di tufa, è stata scoperta una cella sepolcrale, lunga e larga met. 4,95, e rinchiusa fra pareti laterizie, grosse met. 0,45, intonacate di stucco bianco. La cella sembra spogliata ab antico de’ suoi adornamenti, mancandovi perfino il pavimento, che forse era di marmo, forse di mosaico.
Scavandosi a maggior profondità, quasi al piano di risega del fondamento, sono stati scoperti quattro sarcofagi di marmo, e molta suppellettile funebre. Il primo sarcofago, lungo met. 2,10 X 0,55 X 0,55 con coperchio a battente liscio, è grezzo per tre lati.
Nel mezzo della fronte è scolpito un clipeo con busto di donna, acconciata alla moda di Otacilia Severa, e sott’esso è rappresentato di bassorilievo un fanciullo, seduto su d’ un trespolo, in atto di mungere una capra. Seguono due campi baccellati. Nella testata o spigolo a sinistra, è una figura muliebre tunicata, con maschera scenica nella d. e una specie di clava nella s. Nello spigolo opposto, vedesi una figura simile seminuda, con pedo nella d. e con la sinistra appoggiata ad una maschera, la quale, alla sua volta, è collocata su d’ un’ ara. Nel campo, in alto, è una seconda maschera.
Il secondo sarcofago, lungo met. 2,00 X 0,55 x 0,55 coperto da un lastrone, ha nel mezzo della fronte un cartello anepigrafe, fra due campi di baccellature. Sugli spigoli, è una coppia di pilastri corinzî scanalati.
Il terzo sacofago lungo met. 2,40 X 0,80 X 0,55 reca scolpiti, nelle testate o lati minori, due grifoni bellissimi, i quali riposando sulle tre zampe, stringono con gli artigli della quarta una testa mozza di ariete. Nel mezzo della fronte è un clipeo con busto muliebre, acconciato come il primo descritto: e sotto di esso una coppia di maschere sceniche, con diadema acuminato. Seguono due campi di baccellatura.
Nello spigolo a sinistra, una figura di giovinetto ignudo, con la clamide sulle spalle, coronato di spighe, con pedo nella d., mentre la sinistra protesa in alto, solleva un paniere di frutta. Nello spigolo opposto altra figura in tutto simile. Questo sarcofago conteneva due scheletri, e presenta la singolarità di non essere monolite ma formato di cinque lastre, commesse con tanto artificio, che è difficile rintracciare le commessure.
Il quarto sarcofago è di fanciullo, lungo met. 1,10, baccellato, con due genietti alati sugli angoli, appoggiati sulle faci rivolte all’ingiù. Il coperchio imita la forma di un tetto a due pioventi, con orlatura di antefisse.
Le quattro casse erano regolarmente collocate, sui quattro lati dei muri di fondamento. Sono di arte scadente, ma di conservazione perfetta.
La suppellettile comprende un balsamario di vetro iridescente, alquante lucerne di terracotta con bolli già noti, dadi da giuoco di avorio, vasellame minuto d’ogni specie, pezzi di vasi aretini coi bolli OCTAVI, CRASINI, CNV......., abbeveratori da uccellini etc. Non è stata ritrovata alcuna iscrizione.
Rodolfo Lanciani.
Presso il bivio delle vie Portuense e Campana, quasi dirimpetto al cancello inferiore della vigna Pia, al piede della salita di Monte Verde, ed in terreno con ingresso dal n. 45, si stanno eseguendo sterri considerevoli, per lo scoprimento e per l'esercizio di una cava di tufo, a cielo aperto.
Il terreno appartiene a certi sigg. Maroni, appaltatori di fabbriche all'Esquilino. Visitando gli scavi il giorno 29 aprile, ho visto ancora in piedi porzione di un colombario, costruito a ricorsi di tufa e di tegolozza, con le nicchie dipinte a fondo bianco ed a fiorami rossi. Quivi sono state trovate lapidi, che dai proprietari vennero donate ai Musei Capitolini.
Dietro il colombario, e diviso da una intercapedine di m. 1,80, si vede un altro sepolcro di ottimo reticolato, con gli spigoli di tufo, lungo m. 5,00 largo m. 3,50, contenente circa 15 metri cubi di ossami. Nelle sponde dello scavo si veggono troncati moltissimi cassettoni a capanna.
Nel terrapieno stanno disposti cinerari fittili, cocci di anfore e di vasi aretini, frammenti di ampolle vitree ecc.
Rodolfo Lanciani.
Nei lavori di sterro che si eseguiscono sulla destra della Portuense, al piede delle colline di Monteverde, nel tratto compreso fra la odierna fermata del ponte S. Paolo e l'antica stazione di Civitavecchia, sono avvenute le seguenti scoperte.
Presso il cancello d'ingresso alla cava di tufo di Lorenzo Jacobini, è stato scoperto il selciato della via Portuense, fiancheggiato da colombai del secolo I. Uno di questi, non ancora esplorato, ha le pareti esterne di cortina così perfetta, che la grossezza degli strati di cemento non arriva a due millimetri. Gli angoli sono decorati con pilastri, le cui modanature sono intagliate in mattone con arte squisita.
Nulla è stato rinvenuto sino ad ora, perchè gli scavi non hanno raggiunto la profondità necessaria; ma non mancano gli indizî dell'esistenza di una ricca suppellettile funebre, lungo l'intera linea di quegli ipogei.
Rodolfo Lanciani.
Essendosi cominciati alcuni scavi entro la vigna Jacobini sulla destra della Portuense, nel luogo medesimo ove fu rinvenuto il selciato e dove si scoprirono i colombari del primo secolo dell'impero, che la fiancheggiavano secondo fu detto nelle Notizie 1886, p. 81, è stato rimesso all'appareto quanto segue:
a) Piccola ara marmorea di m. 0,19 X 0,17, scorniciata, nella l'epigrafe:
M AVRELIVS ASCLEPIADES SILVANO DONVM FECIT
b) Lastra marmorea ‘a frammentata, di m. 0,92 X.0, 36, appartenuta a tavola lusario ed in cui leggesi:
CIRVS PLEVS CLAMOR INGENS
c) Varii frammenti marmorei cioè: antefissa con rappresentanza di aquila; capi- tello di pilastrino con protome di Bacco barbato; capitello corinzio-composito; metà di bacino da fontana; due busti-ritratti, uno de' quali alquanto logoro e malconcio.
d) Parecchi fittili; cioè frammenti di antefisse; olle cinerarie, e due anfore vinarie. Tutti questi oggetti vennero trovati in terreno di recente rimaneggiato, quando cioè fu costruito il terrapieno per la nuova linea ferroviaria transtiberina, e confusi con tegole, embrici, ed altri rottami, appartenenti ai mentovati sepolcri dell'antica via Campana.
Nel proseguimento degli scavi nella vigna Jacobini, seguitano a scoprirsi resti di muri laterizi e di opera reticolata, appartenenti alle tombe che fiancheggiavano la via Campana. Tra detti ruderi sono state raccolte le seguenti epigrafi sepolcrali:
a) Lastra di marmo alta m. 0,53, larga m. 0,37, chiusa da cornice e fastigiata, nella quale leggesi il titolo seguente in lettere di bassa età:
D M FECER A LICINIV ACATHOPVS ET NASIDIA APRODISI PARENTES A LICINIO DECEMBRO F. PIISSIM VA XI M VIII
D XI
b) Lastra marmorea scorniciata, sormontata da timpano con antefisse e corona lemniscata al centro. Misura m. 0,36 X 0,29 × 0,08. Vi si legge:
D M CLAVDIAE VICTORINAE VIX AN V MENSIBVS X DIEBVS XXVIII HORIS VIII TI CLAVDIVS ALYPVS OCENIS
c) Lastra marmorea di m. 0,48 x 0,78 X 0,09, col seguente resto epigrafico, a belle e grandi lettere:
CLAVDIAE VIXIT A TI CLAVDIVS AP
d) Lapide marmorea frammentata, di m. 0,20X0,35; vi si logge la seguente iscrizione, incisa a caratteri di tarda età:
D M C CORNELI VS ONESIM VS CORNELI
e) Lastrina da colombaio, di m. 0,25 X 0,19, sulla quale è inciso il titoletto M ...IO DOMITIO ...VII M INI DVI ...VS GRAPTVS ...LCISSIMO FEC
Proseguendosi gli scavi entro la vigna Jacobini, a breve distanza dal casino, è stato scoperto il pavimento di uno de’ sepolcri che fiancheggiavano la via Campana, formato a grossi blocchi squadrati di travertino di m. 0,80 X 0,70, alla profondità di circa m. 2,00 dal piano dell'odierna portuense. È notevole il fatto, che nei bassi tempi dell'impero, caduto probabilmente il sepolero innalzatovi sopra, questo pavimento servì per nuove sepolture, che vi furono scavate nello spessore dei travertini.
Vi si aprirono tre loculi, delle dimensioni medie di m. 2,00 /X 0,65. Coprivano questi loculi alcuni lastroni marmorei, dello spessore di circa m. 0,08, i quali appartenevano anch'essi ai sepolcri preesistenti. Entro i loculi sì rinvennero gli scheletri, senza nessun oggetto di suppellettile funebre.
Accanto a questo gruppo di tombe fu rimesso all'aperto un colombario, dei primi tempi dell'impero, come può rilevarsi dall'ultima costruzione a cortina arruotata nella parte sinora scoperta, lunga m. 4,50 circa, e con due ordini 5 nicchie contenenti le olle cinerarie.
A questo colombario fu addossato un altro colombario piccolissimo, alto m. 2,00, largo m. 1,15 e di m. 1,20 di lato, che si riconobbe intatto, ‘con le iscrizioni e gli oggetti ancora al posto. Le pareti furono costruite a mattoni, mal commessi tra loro, ed in modo da formar grande contrasto con il lavoro perfetto del muro vicino. La porta di accesso, alta m. 1,15 e larga m. 0,67, ha l'architrave e la soglia di travertino.
Sopra è infissa una lapide marmorea di m. 0,42 X 0,27, contenuta entro una scorniciatura di terracotta, e nella quale leggesi la seguente Spigrato sepolcrale:
L TREBIVS PRIMVS
ET VISELLLA O NESIMES
L TREBIO NARCISSO
CON LIBERTO KARISSIMO FECER
SIBIOVE ET SVIS POSTERISQVE EORVM
A destra dell’ epigrafe ed infisso alla parete del sepolcro, redesi un mattone di terra rosso-scura, racchiuso anch'esso da scorniciatura fittile, e nel quale è rilevata l'ascia sepolcrale.
La parete di fondo è la sola, che contiene le olle cinerarie distribuite in ‘numero di tre in due nicchie, una delle quali è incavata nel basso della parete, e quasi al piano del sepolcro, l’altra superiormente a questa. Tra le due nicchie è incastrata nella parete una lastra di marmo bianco, lunga m. 0,90, larga m. 0,45 e dello spessore di m. 0,04, in cui è rappresentato Licurgo nudo, con la clamide avvolta sul braccio sinistro, e con corta spada nella destra, in atto di difendersi da due Menadi, che lo minacciano coi tirsi, che vibrano colla destra e con il serpe, che ciascuna di esse tiene avvolto a due spire nel braccio sinistro. Le Menadi indossano lungo chitone e manto svolazzante. La scultura merita riguardo per l’arte con cui fu eseguita, e che riconduce probabilmente alla maniera del secondo secolo dell'impero.
Innanzi a detto bassorilievo il muro formava una specie di risega o cornice, sulla quale si è rinvenuta ancora a posto una lucerna fittile, priva di ornati e senza bollo o leggenda alcuna.
Da ultimo, a piedi delle due pareti laterali, sono state raccolte altre due lucernette fittili, semplici; un cinerario pure fittile di forma rettangolare, e le seguenti lapidi sepolcrali, che erano addossate alla parete medesima, e che sembra fossero state quivi trasportate da altri sepolcri, come semplice materiale per future costruzioni.
a) Lastra marmorea frammentata, di m. 0,14X 0,11. Vi si legge:
D M FVLVIAE IANVARIAE V A P M ET A FVLVIO
b) Lastra marmorea scorniciata, con antefisse e corona lemniscata, dim. 0,50 X 0,29. Reca in belle lettere:
ONESIMI CAES N SER MINISTER DEC VI B M CONIVGIRVSTIA LAIS FECIT
c) Frammento di lapide marmorea scorniciata, di m. 0,22 X 0,20.
d) Lastra marmorea scorniciata, di m., 0,64X 0,30. Vi si legge:
P M FERLUCITCA TI F V A VII M Il D XV EI CALI TYCHE V A XXX II D XV BOM BYLASCON IVNX ETONE SIPHORVS SORORI B M F
e) Urna cineraria marmorea, di m. 0,35 X 0,36, sulla cui fronte, tra due colonnine tortili, racchiusa da scorniciature, è incisa la seguente epigrafe:
P M CLODIAE P F ASTRE FE C ELEVTHER PVB VALERIANVS COIVGI CARISSIMAE