Data: 1889
Codice identificativo monumento: 2150
L'Ospizio dei Ciechi Margherita di Savoia, si trasferisce dagli ambienti della Certosa di Termini al Casale di Pio v.
Viene rinvenuta nel Giardino Longhi (in vicolo del Muro Nuovo, ora scomparso e un tempo situato non lontano dall’odierno Ponte Garibaldi) una struttura di forma quadrangolare in marmo bianco lunense, che viene chiamata Fontanina. Il reperto sarà esposto tra le collezione dei futuro Museo Nazionale romano.
A seguito del mutato clima politico, ed a forti contrasti tra le istituzioni comunali e quelle statali (a proposito della distribuzione proporzionale dei costi e degli spazi espositivi disponibili) sono interrotti i lavori di realizzazione del nuovo Museo archeologico del Celio, preferendo l’ipotesi di collocare la collezione statale presso le Terme di Diocleziano. L'edificio parzialmente costruito sul Celio resta di proprietà comunale e viene utilizzato come Magazzino Archeologico.
Felice Barnabei istituisce il Museo Nazionale romano, ospitato inizialmente nelle Terme di Diocleziano e su parte del chiostro michelangiolesco, già utilizzato come deposito dei materiali archeologici rinvenuti nel corso della costruzione del vicino Ministero delle Finanze. Nel Museo confluiscono inoltre numerosi altri materiali provenienti da raccolte preesistenti, come il Museo Kircheriano, e dalle acquisizioni di sculture e collezioni di rilievo appartenute a nobili famiglie romane, tra cui la celebre Collezione Ludovisi. Al momento della sua istituzione, il Museo dispose di una minima parte degli ambienti Terme, occupate dalle più varie istituzioni e attività, dall’ Ospizio Margherita di Savoia per i poveri ciechi, negli spazi appartenuti alla Certosa, al celebre Caffè Concerto Al Diocleziano nell'Aula V. Viene ipotizzata la realizzazione di una grandiosa facciata neoclassico, ideata dall'architetto Pietro Rosa per l'ingresso dalla Piazza delle Terme.
I colossali protomi di palazzo Bonelli sono trasferite dal Collegio Romano al Chiostro di Santa Maria degli Angeli, nuova sede del Museo Nazionale romano.
Lo stato acquista 104 pezzi della collezione d'arte antica della famiglia Boncompagni Ludovisi. Tra questi: L'Ares, il trono, il Dioniso, l'Ermes, il Galata. :"Don Rodolfo Boncompagni principe di Piombino e gli onorevoli Panzacchi e Danieli, sottosegretari di Stato amente per la pubblica istruzione e del tesoro, firmarono l'atto di cessione, essendo testimoni il comm. Fiorilli, direttore generale per le antichità e belle arti, e l'avv, Artom.
Il prezzo d'acquisto fu concordato in un milione e 400.000 lire da pagarsi in dieci esercizi senza interessi. Per l'accordo si ebbe riguardo innanzi tutto a due stime separate, che il prof. Giulio De Petra e il marchese B. Chigi-Zondadari senatore del Regno, coadiuvato dal senatore Barracco, avevano già fatte nell'occasione di una domanda presentata nel 1894 dal principe Boncompagni perchè fosse tolto, dietro un compenso, il vincolo fidecommissario che gravava sul Museo; e si tenne conto in pari tempo dei diritti dello Stato rappresentati appunto da tale vincolo.
Così è che mentre scrivo si effettua già il traporto dello sculture, non in magazzini privati nè alla Villa Borghose, come annunziò una falsa voce, ma al Museo Nazionale delle Terme Diocleziane, destinate ad accogliere il prezioso deposito sono alcune stanze attiguo al chiostro detto di Michelangelo, l'ampio e stupendo peristilio, che un dì risuonava appena dei passi dei Certosini gravi e taciturni, ed ora è divenuto luogo di pellegrinaggio per quanti cercano il bello, per quanti si sentono attratti alla contemplazione dei monumenti, che ci ha lasciati l’antica civiltà della Grecia e di Roma.
Il Museo Boncompagni più che pel numero (i pezzi che vengono allo Stato sono circa un centinaio) s'impone per la qualità degli oggetti. Esso è una scelta fatta con tanto gusto e intendimento d’arte, che per questo riguardo pochi altri Musei reggono al confronto. Non sono molti infatti quelli che, sebbene più grandi, contengano in proporzione tante opere di prim'ordine, e possano vantare anche opere veramente originali, garantite dalla firma dell'artista.
Inoltre esso ha il rarissimo pregio di potere rappresentare le fasi principali della scultura antica, dall’ arcaismo alla decadenza, con opere che sono veri capisaldi della storia dell’ arte. Winckelmann ed altri archeologi si sono formati contemplando l'antico nei viali ombrosi e nei giardini fioriti di Villa Ludovisi."
Lo Stato italiano (su proposta del Ministro dell'Istruzione Pubblica Nicolò Gallo, di concerto con il Ministro del Tesoro Gaspare Finali) acquista dalla famiglia Boncompagni Ludovisi oltre cento sculture della loro collezioni di marmi antichi. Le opere sono inizialmente esposte nel Chiostro piccolo della Certosa, sede del Museo delle Terme di Diocleziano.
Durante lavori di sterro per la realizzazione di un collettore a via della Lungara, a 5 metri sotto il piano stradale emergono due sarcofagi in marmo, con il coperchio ancora sigillato dalle grappe di ferro. Osservando le decorazioni sulle pareti di uno di essi (il mistico pescatore, un pesce appena catturato all'amo e un altro nel piccolo cesto stretto nella mano destra), l'archeologo Giuseppe Gatti associa la sepoltura ad uno dei primi cristiani. I sarcofagi vengono portati al Museo delle terme e posti nel Chiostro della Certosa.
Ricomposizione della statua del Discopolo, scoperto a Castel Porziano: "Fu nel corso degli scavi eseguiti nel giardinetto laterale della villa; dove gli antichi spoglia tori per fortuna mon sospettarono della. possibile esistenza di avanzi di sculturo, che riapparvero i frammenti di una bellissima statua, frammenti dei quali‘ la. Regina Elena ‘volle tentar. subito una ricostruzione. B'risultò:così che i. frammenti dovevano appartenere ad. una riproduzione; del celebre Discobolo; di Mirtone. La statua giaceva rovesciata presso il proprio piedistallo, formato con mattoni e rivestito di lastre. di marmo; mancava della testa, dei piedi e di un braccio; è forso la mutilazione le fu inflitta; quando nel 5° secolo la villa venne completamente abbandonata o dal caso o dai malvagi saccheggiatori del litorale.
Regalati dal Re al Museo nazionale romano, i frammenti furono con grande cura rimessi insieme; e ridettero, senza bisogno di aggiunto moderne, il torso col braccio sinistro intatto sino al polso, colla gamba sinistra quasi completa e parte della gamba destra. Altri frammenti appartenevano a parte della mano sinistra, alla base 0 al tronco di sostegno della statua. Intanto, per ciò che concerne la base, è bene dir subito che da ossa risulta come in antico la statua dovetto spezzarsi vicino al punto dove il sostegno; ralfigurante un sottile tronco di palma, si attacca alla gamba.
La base furrifatta ma con poca accuratezza; o due fori destinati a duo grossi perni, dicono che questi ultimi dovevano fermare un tassello il quale conservava i piedi della statua 0 parto del plinto; mentre un:altro pernio univa là base al residuo superiore del fusto di palma.
A proposito del quale sostegno, va osservato che le sue esili dimensioni, non corrispondenti alla desiderata robustezza della statua; furono volute dall'artista, onde il sostegno riuscisso quasi invisibile all’osservatoro.
Per il braccio destro, mancante alla statua di Castel Porziano e di cui resta soltanto il moncone presso la spalla, il. prof. Rizzo ebbe il felice intuito di valersi di un braccio che tiene il disco, osistente nella Galleria Buonarroti di Firenze ed in questo casofancora, il calco del braccio si adatta benissimo al moncone della statua, in modo da far persino sospettare che il braccio Buonarroti fosse proprio quollo del marmo di Castel, Porziano."
Per ampliare gli ambienti del Museo archeologico, viene smantellato il Caffè Al Diocleziano, installato nella Sala V delle terme di Diocleziano.
Nella sua proprietà all'angolo tra via Labicana e via Mecenate (ora via Tommaso Grossi), Ruggero Partini lavorando alla costruzione di un fabbricato, trova a 9 metri di profondità una statua di Augusto in veste di pontefice massimo. La scultura viene trasportata al Museo romano alle Terme (ora esposto a Palazzo).
Mostra archeologica al Museo romano alle Terme di Diocleziano. L'iniziativa si collocava nel più ampio quadro delle celebrazioni del cinquantenario dell'Unità d'Italia e benchè designata in modo totalmente generico, essa nei fatti sarà ricordata come la "Mostra Archeologica" per eccellenza. Organizzata da Rodolfo Lanciani, è dedicata ad illustrare la civiltà romana nelle provincie.
Con un decreto ministeriale, si decide la spartizione delle collezioni del Museo Kircheriano tra le nuove più consone sedi che negli anni si erano costituite, come il Museo Nazionale Romano, il Museo di Villa Giulia, Castel Sant'Angelo.
Durante la costruzione delle nuove case popolari dell'Associazione Cooperativa Luigi Luzzatti, all'angolo tra viale Principessa Margherita (attuale via Giolitti) e via Pietro Micca, viene scoperto un edificio costruito in laterizio e materiali di risulta, probabilmente prelevati dalla vicina necropoli lungo la via Labicana. Viene ritrovata la monumentale iscrizione sepolcrale del liberto Epaphroditus (oggi esposto nel giardino del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano).
Il Ministero della Pubblica Istruzione acquista, destinandola al Medagliere del Museo Nazionale Romano, la collezione di monete romane di Francesco Gnecchi, di Milano, insigne cultore di numismatica romana e appassionato collezionista.
IV giorno di visita di Adolf Hitler a Roma. A causa del maltempo viene rimandata la partecipazione all'esercitazioni a Furbara e Santa Marinella. Guidati sempre da Ranuccio Bianchi Bandinelli, i due gerarchi visitano la mattina nuovamente la Mostra Augustea della Romanità, poi i Palazzi Capitolini, Castel Sant'Angelo. Alle ore 16.30 il corteo si dirige alle Terme di Diocleziano (dove si trova l'Ara pacis) e poi alla Galleria Borghese. A sera partecipano al banchetto organizzato a Palazzo Venezia, a cui segue un discorso dei due gerarchi alla folla, dal balcone del palazzo.
Il nucleo dei reperti di natura medico-sanitaria delle collezioni Gorga, sono riportato alla luce dai depositi della Galleria d'Arte Moderna ed assegnati, con l'incarico della catalogazione, a Adalberto Pazzini per l'Istituto di Storia della Medicina di Roma, da lui presieduto. Si tratta di circa 8.000 reperti, le cui categorie di maggior rilievo sono costituite da oltre settecento vasi di farmacia, albarelli ed idrie, di manifattura italiana di diversa provenienza; farmacie portatili eseguite con rara perizia artigiana tra il XVII e il XIX secolo; oggetti attinenti all’igiene, personale e pubblica; vetrerie alchemiche (circa 600) e farmaceutiche, tra cui vetri azzurri veneziani con ornati a colori, una collezione di bottiglie, dipinte a mano, per la ‘manna’ di San Nicola di Bari, albarelli e rocchetti in vetro di Murano, ciotole, scatole e bottiglie in cristallo; ferri chirurgici di diverse specialità, dalle civiltà pre-classiche all’evo moderno; strumenti di odontoiatria ed ostetricia, lancette, coppette e catini per il salasso, uretrotomi, ernotomi, castratori, cauteri, amputanti, coltelli e tronchesi per le dissezioni anatomiche, alfonsini, del XVI sec. per l'estrazione dei proiettili delle armi da fuoco, strumenti di contenzione, microscopi dei secoli XVII-XIX, di cui alcuni lavorati a mano, ed uno strumentario scientifco utilizzato, in medicina, per le ricerche e per la misurazione dei fenomeni organici; oggetti di storia materiale, dipinti, mobili ed un'importante collezione di ex-voto del periodo romano.
Presso la raffineria di oli minerali Permolio, sulla via Portuense, durante i lavori di ampliamento degli impianti, sono scoperti due colombari nel banco di tufo, con ricche decorazioni a stucco e affresco. La Soprintendenza alle Antichità di Roma, in accordo con il direttore dell'Istituto Nazionale Centrale del Restauro Cesare Brandi, decidono di rimuovere completamente le tombe e trasferirle nel Museo Nazionale Romano.
L'Istituto Centrake per il Resturo avvia il distaccamento delle pitture nella sala sotterranea della Villa di Livia. Gli affreschi sono trasferiti nel Museo nazionale romano alle Terme di Diocleziano.
La statua del Discobolo Lancellotti torna a Roma esposto al Museo Nazionale Romano.
Il materiale archeologico principale delle collezioni Gorga, rimasto fino ad allora nei depositi della Galleria d'Arte Moderna, è trasferiti nel Museo Nazionale Romano e nell'Antiquarium Palatino a Roma. Alcune ceramiche di area etrusca ed italica (databili tra l'età arcaica e tardo ellenica) e materiali bronzei di ambito etrusco-italico e romano, sono invece trasferiti al Museo delle Civiltà etrusca e italica dell'Università la Sapienza, in fase di costituzione nell'edificio di Lettere e Filosofia.
Con Decreto Legge, viene definitivamente assegnata alla Soprintendenza Archeologica di Roma la collezione numismatica di Vittorio Emanuele III.
Viene inaugurata la nuova sede del Museo nazionale Romano a Palazzo massimo alle Terme (provvisoriamente il solo piano terreno). Vi viene trasferita la sezioni di arte antica, numismatica e oreficeria del Museo Nazionale Romano già nella sede delle terme di Diocleziano.
L'Ipogeo del Quadraro viene riaperto per la rimozione degli stucchi, che vengono trasportati al deposito del Museo nazionale romano alle Terme di Diocleziano.
Inaugurato il nuovo percorso di visita al Museo Nazionale romano presso le Terme di Diocleziano. Viene riaperto il chiostrino Ludovisi della Certosa e la Natatio delle Terme. Nel cortile è esposto il mosaico della Domus della Stazione Termini.
Museo Epigrafico di Roma, del Museo della Protostoria delle Genti Latine.