Data: 1876 / 1885
Codice identificativo monumento: 2251
Il colonnello Luigi Durand de la Penne, sostituito il Garavaglia nella guida del Genio militare di Roma, viene incaricato di studiare il nuovo prospetto del Palazzo del Ministero della guerra, in modo da raccordare le strutture monastiche già inglobate.
Iniziano i lavori di costruzione del nuovo prospetto del Ministero della Guerra a via Pia. Sono demolite le chiese di Santa Teseresa e della Santissima incarnazione del divin verbo.
Negli scavi del nuovo palazzo pel Ministero della guerra in via venti settembre, sono stati scoperti alcuni muri di diverse epoche e di diversa maniera, costruiti in grandi massi di tufa , in reticolato , in laterizio , e perfino di argilla compressa. I pavimenti sono di musaico a chiaroscuro ed a colori. Nel suolo di scarico è stato raccolto un pezzo di lapide.
Rodolfo Lanciani.
Negli scavi per la fondazione del palazzo del Ministero della guerra, in via Venti Settembre, il suolo vergine è apparso alla profondità, di un metro solo sotto il piano stradale. È composto di vari strati di capellaccio e di pozzolana per l'altezza di 10 metri, e ricopre uno strato assai profondo di argilla idrofora. Tutto il terreno è traforato da una rete di cuniculi leggermente inclinati, e di pozzi verticali, alcuni rotondi, altri rettangoli, muniti di pedarole. Uno solo conserva una specie di puteale costituito da un anello di tufo. I pozzi comunicano con la rete dei cuniculi a varie profondità, la massima essendo di met. 17. Per cura della direzione del genio militare se ne sta rilevando una pianta esattissima.
Rodolfo Lanciani.
Nei disterri pel nuovo Ministero della guerra, si incominciarono a scoprire avanzi di fabbricati vastissimi del secolo III dell'impero. È molto difficile rilevarne la pianta, stante che i muri si abbattono man mano che vengono ad apparire nella fronte di scavo. Sembra che non si tratti di case o di palazzi privati, ma piuttosto di una fabbrica disposta alla maniera di castra o di horrea. I dipinti murali che ho visti sino ad ora, appartengono alla più rozza maniera del secolo IV.
Gli oggetti più notevoli raccolti in questi scavi, sono due colli di anfora con iscrizione. La prima iscrizione è dipinta a color nero, da mano abilissima ed in modo perfetto.
Rodolfo Lanciani.
Negli scavi del palazzo del Ministero della guerra, sono stati ritrovati i due seguenti frustuli d'una istessa iscrizione, a lettere di tipo severiano: a) NVM MARCI, b) ENT VSC, i quali non mancano d’importanza, essendo noto come l'area del palazzo in costruzione occupi parte della domus della gente Nummia.
Nell'anno 1629 costruendosi dai Barberini l'attigua chiesa di S. Caio, fu scoperto il piedistallo di M. Nummio Albino, cos. 246-263, C.I L. VI, 1748. Nell’anno 1877 costruendosi dal sig. Mariani la casa, posta fra s. Caio e la piazza di s. Bernardo, fu scoperto il frammento di iscrizione, Bull. com. 1877, p. 168, n. 145, dedicata ad un M. Nummio Attidi(ano?) da uno o più municipî africani.
Fra le dignità di questo personaggio, è notata anche quella di curatore del municipio Tusculano: laonde sarà facile supplire le sigle della seconda linea del frammento.
Rodolfo Lanciani.
Nei lavori per costruire il palazzo del Ministero della Guerra, continuano ad apparire avanzi considerevoli di antica fabbrica a cortina, devastata e spogliata oltre a due secoli fa dai Barberini.
Si tratta evidentemente di un edificio publico; intorno alla natura del quale potrà giudicarsi soltanto, quando ne sarà compiuta la pianta. I bolli dei mattoni fino ad ora raccolti accennano alla età dei secondi Antonini.
Il giorno 25 settembre, presso l'angolo sud-est del rettangolo, è tornato in luce un simulacro acefalo di Venere, in marmo bianco, di mediocre artificio, alto sino alla frattura met. 1,50.
Rodolfo Lanciani.
Negli scavi di fondazione pel nuovo palazzo del Ministero della Guerra, e precisamente verso il mezzo della facciata che è rivolta al sud, alla profondità di m. 4,00 sotto il piano delle cantine, di m. 8,00 sotto il piano dell' antico orto delle monache Barberino, è stata fatta un'importante scoperta, nell'area ove fu la casa di Vulcacio Rufino.
La scoperta consiste in un piedistallo di statua, scolpito in marmo, alto m. 1,40, largo met. 0,86, profondo met. 0,77 con l'urceo nel lato sinistro. Il lato destro, il quale oltre alla patera deve contenere la data della dedicazione, non è ancora visibile. L'iscrizione della fronte è a lettere ignobili ; l'A presenta quasi sempre la forma A, e le lettore E, F, L, T sono talvolta espresse con semplici asticciuole. Essendo ora impossibile fare sull'originale nuovi e maggiori studi, finché il piedistallo non sia estratto dal cavo, mi limito a dare l'iscrizione nel modo con cui mi fu possibile di trascriverla, appena avvenne la scoperta.
SINGVLARI AUCIORITATIS SPLENDORE POLLEN TI ADMIRABILISQUE ELOQUENTIAE BENI UOLENTIE FELICITATE GLORIOSO CUNC TARUMQ DIGNITAIUM FASTIGIA FABO RABILI MODERATIONE IUSIIIIAE SUPER UC CONS GRESSOUULCACIO RUFINO ORDIN PRAEI PRAETORIO COMITI PER ORLENTEM AECYPTI ET MESOPOTAMIAE PER PASDEMVICE SACRA IVDICANTI COMITI ORDINIS PRIMI INTRA CONSISTORI VM NVMIDIAE CONSVLARI PONTIFICI MAIORI OB INNVMRRABILES SVBLIMIS BENIGTATIS TIIVLOS RAVENNATES MONVMENTVM PFRENNIS MEMORIAE IN VESTIBVLO DOMVS STATVALI VENE RATIONE DICAVERVNT VT
Il piedistallo rimane al posto, sopra un pavimento marmoreo bellissimo, e appoggiato ad una parete incrostata pure di marmi. Vulcacio Rufino, era fratello di Galla, zio di Giuliano aug. e di Gallo cesare, parente di Vulcacio Gallicano, scrittore dei tempi di Costantino. La sua casa urbana confina a n. con quella dei Valerli, ad e. con quella dei Nummii, a s. probabilmente col Vicus Longus, ad o. con le Horrea Severiana.
Nelle fondamenta del Ministero della Guerra si ritrovarono, fuori di posto, i seguenti oggetti: Rocchio di colonna di breccia d'Egitto. Tazza di marmo liaccellata, integra, col suo balaustro di sostegno. Titolo inciso a lettere quasi corsive: VLPIA • EVTERPE • HIC SITA.
Quindi vi avvennero le scoperte seguenti.
Dentro quella porzione del chiostro delle monache Barberino, che sarà, conservata ed innestata alla nuova fabbrica, è stata rimessa in luce la fronte di un antico ninfeo, ornata di nicchie di varia forma e misura. La maggiore, rettangola, è larga m. 1,10, profonda m. 0,51, alta m. 1,35: le due laterali sono pure rettangole, larghe m. 0,55, profonde m. 0,40. Le due estreme sono curvilinee. Fondo, fianchi, architrave, e mostra di queste nicchie, sono decorati con bellissimi mosaici colorati a grandi tessere, rappresentanti ramoscelli fiioriti, rami di semprevivo, uccelli etc.
Questo grazioso avanzo appartiene alla casa di Valerio Vegeto. Dalla parte della chiesa di S. Caio, e della via Firenze, alla profondità di m. 6,90, sotto il piano delle cantine, sono stati trovati due vasi scanalati di marmo, di m. 0,65 di diametro, sostenuti da pieduccio parimenti scanalato. L'altezza totale della tazza e del sostegno è di m. 1,35.
Finalmente, verso il mezzo della fabbrica, si sta scoprendo un voltone a tutto sesto, con l'intradosso incrostato di tartari alla maniera dei ninfei. Sull'estradosso, già rivestito di mosaici ora perduti, giaceva un rocchio di colonna di breccia d'Egitto.
Rodolfo Lanciani.
In quella parte del nuovo palazzo del Ministero della Guerra, che confina con la via Firenze, e che era anticamente occupata dal palazzo dei Nummii, sono stati ritrovati in terreno di scarico i seguenti oggetti:
Statua marmorea acefala, maggiore del vero, rappresentante una donna, con tunica e manto, di ottimo artificio, e di buona conservazione. Giaceva alla profondità di m. 4,00 in suolo di scarico; Vaso marmoreo, composto di una tazza semisferica baccellata di m. 0,80 di diametro, con pieduccio pure baccellato alto m. 0,76. È assolutamente identico agli altri due ritrovati nel medesimo luogo, e nel mese scorso. Credo che servissero per fiori.
Nel vivo del muro d'una parete è stata ritrovata una moneta di bronzo di Antonino Pio.
Rodolfo Lanciani.
Il Ministero della Guerra acquisisce Palazzo Baracchini per farne sede dello Stato maggiore dell'esercito.
Roma perde lo status di Città Aperta. Il governatore Calvi di Bergolo viene rimosso dal generale tedesco Stahel. Le truppe tedesche circondano la sede dello stato maggiore dell'esercito a palazzo baracchini, minacciando gli alti ufficiali presenti di giurare fedeltà al neocostituito governo della Repubblica sociale italiana. Il colonnello del genio Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, alle dirette dipendenze di Calvi di Bergolo, riesce a sfuggire alla cattura allontanandosi in abiti borghesi dal palazzo del Ministero della Guerra. Sarà a capo del Fronte Militare Clandestino sino 25 gennaio 1944, quando verrà arrestato, tradito da un delatore, morirà nella strage delle Ardeatine.