Informazioni storiche

Informazioni storiche artistiche sul monumento

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Data: 1931 

Codice identificativo monumento: 2573

Cronologia

19/11/1931

Nel ex carcere minorili di via Giulia, viene inaugurato il nuovo Museo del Crimine.

"Il ricchissimo materiale, pervenuto dalle varie città d'Italia, è stato disposto in sei grandi sale e diviso in tre sezioni: esecuzione del delitto, attività statale per la scoperta e la repressione del delitto, esecuzione della pena.

Nei saloni dedicati alla prima sezione sono disposti gli innumerevoli strumenti e le armi di cui si servono i delinquenti per portare a compimento i loro reati: fucili, rivoltelle, coltelli, pugnali, mazze ferrate, bombe. Degni di nota un bastone da passeggio che maschera un perfetto fucile e un pugnale dalla lama acuminata col motto, Che la mia ferita sia mortale. Lungo le pareti delle sale sono collocate fotografie riguardanti protagonisti di delitti celebri. In un solo quadro sono riunite interessanti fotografie di tatuaggi: tatuaggi comuni, religiosi, erotici, politici. Sopra una spalla di un detenuto si vede riprodotta la decapitazione di Luigi XVI.

In un altra sala sono colloto, i corpi di reato, fra cui gli strumenti da scasso che dimostrano tutta l’audacia e la sapiente tecnica dei ladri moderni: dalle seghe circolari ai trapani, dalle trance per sventrare le cunei a vite per allargare le inferriate.

Ecco una completa officina da falsi monetari: pietre litografiche con disegnati i biglietti di banca e di Stato, clicbés in rame, pietre a rilievo per ottenere parvenze di filigrana, torchietti, bulini, punzoni, ecc.

Una sala comprende tutto quello che riguarda la storia delle istituzioni criminali e la tecnica delle costruzioni carcerarie. In una sala successiva è riunito il materiale relativo alle esecuzioni capitali. Vi sono cinque ghigliottine complete. Due di esse funzionarono a Roma sotto il Governo Pontificio fino al 1870. Con esse furono decapitati, fra gli altri, i popolani Monti e Tognetti, autori dell'attentato dinamitardo contro la caserma Serristori.

In una piccola vetrina è la veste rossa del boia di Roma Giambattista Bugatti (Mastro Titta), che raggiunse un non invidiabile record giustiziando oltre cinquecento persone.

Su due piani di legno sono raccolte catene per forzati, manettoni e cinture di ferro. In alcune vetrine sono riuniti oggetti attinenti alle evasioni e ai suicidi.

Ecco una rivoltella costruita con mollica di pane e tinta in nero con lucido da scarpe, la quale servi al detenuto a minacciare un guardiano e a costringerlo a consegnare la chiave della cella. Non meno interessanti sono i mezzi con cui i reclusi cercano di comunicare fra loro e con l'esterno, introducendo motti e biglietti nel pane, nelle candele, nelle sigarette, nei secchielli a doppio fondo, nelle caffettiere truccate, ecc.

Gli ambienti di questo Museo (che tanti elementi di interesse e di curiosità presenta per gli scienziati, i criminalisti, i psicologi e anche per il pubblico in generale) sono stati adattati e decorati con mano d'opera esclusivamente di detenuti, in omaggio anche al principio morale e sociale stabilito dall'on. Rocco che nelle carceri e in tutti i luoghi di pena si debba lavorare."

Fonte: L'Illustrazione Italiana. 6 dicembre 1931.

Committenti e finanziatori

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