Data: 1562 / 1877
Codice identificativo monumento: 260
Si conclude la costruzione della via Flaminia. La strada inizia il suo itinerario dalla Porta Fontinalis delle Mura Serviane, nei pressi del Campidoglio, per poi proseguiva verso Ponte Milvio.
Costantino entra a Roma da porta Flaminia e riceve il trionfo dal senato e dal popolo romano.
Esondazione del fiume Tevere che entra da Porta del Popolo, giungendo ai piedi del Campidoglio.
Secondo concistorio di Papa Martino V. Sono eletti due nuovi cardinali riservati in pectore (per la prima volta): Domingo Ram y Lanaja, C.R.S.A., vescovo di Lérida (Spagna), cardinale presbitero dei Santi Giovanni e Paolo e Domenico Capranica, creato cardinale diacono di Santa Maria in Via Lata.
Terzo concistorio di Papa Martino V. Sono eletti nuovi cardinali: Jean de la Rochetaillée cardinale presbitero di San Lorenzo in Lucina; Louis Aleman, cardinale presbitero di Santa Cecilia; Henry Beaufort, cardinale presbitero di Sant'Eusebio; Jan Železný, cardinale presbitero di San Ciriaco alle Terme Diocleziane; Antonio Casini, cardinale presbitero di San Marcello; Niccolò Albergati, cardinale presbitero di Santa Croce in Gerusalemme; Raimond Mairose, cardinale presbitero di Santa Prassede; Juan de Cervantes, arcidiacono di Siviglia (Castiglia); creato cardinale presbitero di San Pietro in Vincoli; Ardicino della Porta, senior, cardinale diacono dei Santi Cosma e Damiano; Hugues de Lusignan, cardinale diacono di Sant'Adriano al Foro. Oltre ai dieci ufficiali, ne crea due in pectore: Prospero Colonna, cardinale diacono di San Giorgio in Velabro e Giuliano Cesarini senior, cardinale diacono di Sant'Angelo in Pescheria.
Carlo VIII di Francia, ottiene dal papa Alessandro VI il permesso di entrare a Roma. Dopo aver attraversato il Tevere a Ponte Milvio, entra con le sue truppe da porta del Popolo, dove riceve in dono le chiavi di tutte le porte di Roma. Prende poi alloggio nel palazzo del Cardinale Barbo.
150 Mercenari Svizzeri dal Canton Uri sotto il Comando del Capitano Kaspar von Silenen, dopo avere percorso un lungo e tortuoso cammino lungo quasi 800 km, entrano a Roma dalla Porta del Popolo. Giunti al Vaticano, sono benedetti dal papa Giulio II, che li aveva arruolati per diventare guardia pontificia.
Il cardinale Camerlengo dispone che tutte le porte e i ponti della città siano riuniti sotto il controllo della dogana di Roma.
I primi compagni di Ignazio da Loyola entrarono a Roma da porta del Popolo.
Francesco Borgia giunge a Roma entrando da Porta del Popolo, dove viene ordinato sacerdote e diventa uno dei principali collaboratori di sant'Ignazio di Loyola.
La Regina Cristina di Svezia, dopo aver passato alcuni giorni a Villa Giulia per riposarsi dal lungo viaggio, entra trionfalmente a Roma da Porta del Popolo.
Per contenere la peste, la Congregazione di Sanità ordina di chiudere le Porte della città, lasciandone aperte solo otto (San Giovanni, San paolo, San Pancrazio, Pia, Popolo, Angelica, Cavalleggeri e Pinciana). Controllate da un gentiluomo e da un cardinale, hanno l'ordine di registrare gli ingressi e chiudere l'accesso all'avvenire dell'Ave Maria.
Papa Pio VII, torna a Roma passando da Porta del Popolo. Il capitano del corpo del Genio Benedetto Piernicolo, realizza a spese della nobiltà romana un arco di trionfo all'imbocco del Tridente. Per tre notti la città resta illuminata.
Entrano da Porta del Popolo le truppe del generale Michele Carascosa, avanguardia dell'esercito di Murat.
Papa Pio IX decreta il passaggio delle Mura Aureliane al Comune di Roma.
Lavori di allargamento della Porta del Popolo per agevolare il traffico intenso, aumentato con l'istituzione di una linea di omnibus a cavalli (collegante piazzale Flaminio a ponte Milvio). Per poter aprire due nuovi fornici laterali, si avvia la demolizione dei due Bastioni quadrati, poste a protezione della porta.
Dalle fondamenta della torre sinistra della porta del Popolo, è stata cavata ima grandissima tavola di marmo, adorna di larga cornice intagliata. Insieme a queste epigrafi, sono tornati a luce molti pezzi dell'architrave e fregio di un mausoleo nobilissimo di ordine dorico. Gli intagli delle metope rappresentano rosoni, patere, panoplie, elmi, teste leonine, brucranii, etc.
Portati ornai da qualche tempo a compimento i lavori della porta Flaminia, non essendovi più luogo ad aspettarsene altre scoperte, a noi corre il debito di ripigliare e concludere la esposizione dei marmi scolpiti o scritti, che ne tornarono in luce. Non molto, in vero, ci resterà ad esporre: perciocché i monumenti di cui si tratta, col venire adoperati ad infarcire i torrioni di Sisto IV, furono sì crudamente rotti e malconci, che per lo più dai loro frammenti, e dalle parti scompagnate e disperse non può ricavarsi la forma primitiva dell'edilìzio al quale appartennero, o veramente il senso ed il tenore del testo epigrafico da cui furono spezzati.
Prendendo a considerare con attenzione i molti e grandi frammenti di membri architettonici, che per cura di questa Commissione si conservano presso la piazza del Popolo, dietro l'emiciclo dirimpetto al Pincio, da un occhio esperto con facilità si ravvisa, come oltre un certo numero di marmi e pietre, appartenenti a piccoli edilizi sepolcrali, ed altre memorie funebri di vario genere, vi siano parecchie parti di tre sepolcri di granmole, e di architettura ornatissima, che si elevarono già sui margini della via Flaminia, iu prossimità della porta omonima di Aureliano, della quale ci fu dato rivedere le vecchie torri onoriane.
Due di cotesti monumenti erano di forma quadrata, ed uno di forma circolare. Di questo ultimo furono ricuperati moltissimi avanzi, sì del rivestimento del corpo rotondo, tagliato a bugne piane; e sì della base, con le sue modanature vagamente intagliate. Non può quasi esser dubbio, che tali avanzi non debbano assegnarsi a quel monumento medesimo, il cui massiccio notammo essere segnato nella pianta del Bufalini, pochi passi fuori della porta Flaminia, a sinistra; e che perciò dovea esistere ancora nella seconda metà del secolo XVI.
Vi si acconciano e le dimensioni ed il grado di curvatura di più marmi che possediamo, dei quali più sotto si darà in succinto la descrizione. Se questo monumento ebbe, come quello di Cecilia Metella, un gran cartello nell'alto con la iscrizione, può darsi che nel medesimo stesse infìssa, o la epigrafe di Quinto Trebellio Cattilo, questore della Gallia narbonese, circa i tempi di Claudio3; o quella di Caio Gallonio, e del prefetto del pretorio Quinto Marcio Turbone, dell'età di Adriano; ovvero una terza, che daremo nell'articolo presente: giacche tutte e tre queste lapidi, essendo in forma di cartello, ed essendo massicce e grandissime, poteano bene adattarsi ad un sepolcro rotondo di vasta mole.
Di un altro monumento di forma quadrata, e molto decorato anche questo, si hanno pure alcuni frammenti estratti dai muri della torre sinistra. Dalle medesime strutture essendosi ricavata ad un tempo anche la iscrizione del console Lucio Nonio Asprenate, che ricorrea, come sembra, sul fregio dell'edilizio, non sarà forse improbabile congettura il supporre, che a tale cospicuo personaggio avesse appartenuto il monumento di cui si tratta.
I molti marmi scolpiti, che per suoi rivendica il terzo edifizio, alla natura istessa delle loro rappresentanze, dichiaransi adoperati nel sepolcro di un qualche rinomato agitatore circense. Avvertimmo già da lungo tempo, che in cotesti marmi si hanno per certo a riconoscere gli avanzi del mausoleo di Publio Elio Gutta Calpurniano, auriga fortunato e famoso, dei tempi forse di Adriano, o dei primi Antonini: monumento che durava ancora nel secolo VIII, poco al di fuori della porta Flaminia, siccome raccogliesi dall'Itinerario Einsiedlense, il quale registra la lunga iscrizione di detto sepolcro immediatamente dopo la legge di Marco Aurelio, e di Severo Alessandro, concernente la esazione dei dazi, che stava collocata dinanzi la medesima porta.
La suddetta iscrizione, che sembra mancare di qualche parte e che dal compilatore dell'itinerario non fu descritta con piena esattezza, è stata di poi presa a disamina, e dottamente supplita dal Friedlaender: qualche nuova osservazione vi aggiunse in appresso anche il Wilmanns.
Insieme colla coincidenza del luogo cospira nell'appropriazione teste accennata eziandio la considerazione della forma del monumento. Perchè i frammenti che abbiamo icuperati del sepolcro dell'auriga si acconciano a formare un monumento quadrato: e che tal fosse quello di Calpurniano ce lo dà ad intendere il fatto, che l'autore dell'itinerario suddetto trascrisse, dividendola in tre parti, la epigrafe del mausoleo; apponendo alla prima la indicazione in ipsa via flaminia; alla seconda: item ibidem in ipso monumento; e medesimamente alla terza: item in ipso monumento: con che si viene a fare intendere, che le tre divisioni della iscrizione appellano a tre lati del monumento; rimanendone forse priva soltanto la parte posteriore di esso.
Cosa tanto più verisimile, in quanto che sembra evidente, che il descrittore abbia, per inavvertenza, trasposto l'ordine delle leggende, siccome i recenti espositori di questa lapide hanno saviamente osservato: il che in effetto potea facilmente intervenire copiandosi, dopo la iscrizione della fronte, prima quella del lato sinistro, e poi quella del lato dritto. Opinò per tanto il Wilmanns, che la epigrafe fosse incisa su di una base quadrata: ma di presente ci sembra possa affermarsi ch'ella si leggesse in diversi lati del monumento. Accennammo noi già, che avremmo tentato di dare in disegno un'idea dell'insieme di questo edilizio, traendo profitto dai frammenti superstiti, che spettano sicuramente al medesimo. Ma, chiamati tutti questi pezzi a rassegna, abbiamo veduto, che la sola parte inferiore e media di esso erano capaci di un ristauro, che quasi non ammetta dubbiezza; laddove quello della parte superiore avrebbe a riuscire di necessità più o meno arbitrario. Si aggiunge, che un grande marmo coi nomi di tre cavalli, appartenuto di sicuro alla struttura di detto sepolcro, per la mancanza assoluta di qualunque parte corrispondente non si potea ravvisare dove, o in qnal modo vi fosse stato inserito.
Laonde ci è sembrato più savio partito il restringerci a farne una descrizione succinta, che valga a dare un'idea della forma e della sontuosità di questo funebre monumento. Sorgeva dunque il sepolcro, di forma rettangola, su di un basamento riccamente intagliato, di cui possediamo alcune parti, che più sotto ricorderemo. Si ergeva su questo una mole quadrata, nei lati, o specchi, della quale erano scolpite di basso rilievo, una per lato, le quadrighe correnti, nel momento decisivo di girare le mete. Di cotesti rilievi abbiamo undici frammenti, spettanti a tre quadrighe diverse: indizio anche questo che, raffrontandosi con quello della iscrizione divisa in tre parti, può confermare il sospetto, che il lato posteriore del monumento non fosse così riccamente decorato come i tre più esposti alla vista dei passanti. Dicevamo testé, che in ciascuno dei lati figurava una sola quadriga.
Ne può credersi altrimenti al considerare, che ciascuna quadriga, eseguita nella proporzione di circa due terzi del vero, occupa una larghezza di metri 4,45, compresivi i due pilastri che racchiudono la composizione. Con cinque frammenti, che benissimo si ricommettono, abbiamo potuto formare pressoché intera una quadriga. Con franco e maestrevole artificio, sebbene di lavoro non molto accurato (trattandosi di cosa da osservarsi ad una certa distanza) vi si esprime la foga e l'ansietà dei cavalli anelanti alla meta, incalzati dal flagello dell'auriga; le vene si gonfiano per lo sforzo sotto i muscoli dei focosi animali.
Nell'armatura dei cavalli è notabile quella striscia di cuoio che ne stringe i garetti delle zampe anteriori, onde ovviare ai danni di qualche sforzo anormale e soverchio; prattica non ignota alla moderna ippiatria, ma che in fatto di antichi monumenti non rammentiamo di avere osservato altrove. Della figura dell'auriga si è pur conservata una buona parte, ma senza la testa.
Essendosi nel medesimo luogo trovata una testa di cavallo circa il vero, di tutto rilievo, simile di stile e di arnese a quelle dei cavalli, possiamo di buon dritto inferirne, che una marmorea quadriga di tutto rilievo, guidata senz'altro dalla figura di Calpurniano, dovea formare il corona-mento dell'edifizio sepolcrale. Resterebbe quindi ad immaginarsi soltanto quel piano del monumento che servia di sostegno alla quadriga medesima: ma questa parte, nella quale, secondo noi, si leggeva la triplice iscrizione, sembra essere al tutto scomparsa ; il che non ci ha consentito di eseguire in disegno il ristauro di questo nobile mausoleo; facile del resto, e sicuro.
Che un semplice auriga si facesse un sepolcro di tanta magnificenza, ed in luogo sì cospicuo della Flaminia, ninno potrà meravigliarsene, il quale ricordi le ingenti somme che sovente fruttavano agli aurighi le loro vittorie ; secondo impariamo, non meno da classiche testimonianze, che dalle loro stesse iscrizioni. Ed ecco il monumento di un auriga, il quale con la sua sontuosità ci dimostra, come costoro, gonfi dell'aura popolare che li esaltava, si argomentassero di perpetuare, col fasto dei loro funebri marmi, quella vana rinomanza e quel grido, che gli avea lusingati, accompagnandoli durante la vita, ma l'eco del quale non dovea durar lungo tratto di là dalla tomba.
Ennio Quirino Visconti, Carlo Ludovico; Vespignani.
Rimosse appena alcune difficoltà, le quali aveano fino ad ora impedito, che si recasse a fine l'escavazione delle fondamenta del bastione sinistro della porta flaminia:, la nostra Commissione ha dato opera ad eseguire al più corto quel tanto che restava da farsi, onde l'esplorazione potesse aversi per esaurita: talché a noi si appartiene di ripigliare ornai la interrotta descrizione di quel notevole complesso di monumenti, che tornava in luce mediante la demolizione dei due bastioni di Sisto IV, che fiancheggiavano la detta porta, e racchiudeano nella loro struttura, più o men conservate, le antiche due torri delle mura imperiali.
Rammentiamo di volo, aver noi nel primo scritto chiarito ad esuberanza, che la porta flaminia delle mura suddette non ha mai cangiato di situazione, checche i topografi ne abbiano detto e disputato in contrario ed abbiamo allora notato, come la esistenza delle due torri rotonde, di costruzione onoriana, entro i bastioni del secolo XV, ne forniscano una delle prove più sicure e palpabili: alle cose dette aggiugniamo, che per cura dell'ufficio nostro, e per uso di quegli eruditi che non furono testimoni di sì rilevante scoperta, si fecero cavare, e conservansi nella residenza della Commissione, le vedute fotografiche del sinistro bastione, già disfatto nella parte anteriore, e che mostra l'antica torre laterizia incastrata nello interno di esso.
Sui primi adunque dell'agosto passato si pose mano alla escavazione di cui si, tratta, la quale venne profondata per circa 6 metri sotto il piano attuale del suolo. Si è veduto, che il fondamento di quel bastione constava di sei ordini di marmi antichi, lisci o scolpiti, cui sottostava un ordine alquanto sporgente di travertini; piantando il tutto sopra di una platea solidamente murata di scaglia di selce.
La massa interna di quel fondamento era fatta in gran parte con pezzi di tuta, misti a frammenti di marmi, fra i quali si trovarono ancora dei pezzi scritti, o scolpiti. Il frutto ritratto da cotesti lavori, che durarono circa 15 giorni, può dirsi considerevole: giacche, oltre i non pochi massi di marmi lisci che furono ricuperati alcuni dei quali contrassegnati con le marche di cava, se ne cavarono: un grande e notabile epitaffio, in parte mancante, che or ora divulgheremo; molti grandi massi di marmi intagliati, appartenuti, come quelli anteriormente scoperti, ai prossimi sepolcri della flaminia; parecchi pezzi di scultura figurata; e diversi frammenti di cospicui titoli sepolcrali, e di altre iscrizioni. Dobbiamo avvertire, che non vi si è punto ritrovata l'antica iscrizione con le lettere IT AD VS che il Ficoroni avea veduto, nel 1706, a fianco del bastione sinistro, ben venti palmi sotto il livello del suolo: eppure quella fiancata fu demolita a profondità anche maggiore, fino all'infima platea su cui piantava.
Ennio Quirino Visconti, Carlo Ludovico; Vespignani.
Regio decreto 443 che stabilisce il passaggio della gestione delle Mura Aureliane dal demanio dello Stato al Comune di Roma.
Trionfali accoglienze di Roma alle sue truppe reduci dalla vittoria, che rientrano a Roma da Porta del Popolo. ll sindaco Prospero Colonna porge il saluto della Capitale al Generale Chionetti.
Solenni onoranze funebri di Armando Diaz, Duca della Vittoria. Presenziano il Re e il Duce. La salma viene portata in corteo dalla sua abitazione presso porta Flaminia, attraverso via del Corso, fino all'Altare della Patria, in modo da consentire alla folla popolare, di rendere omaggio.
Segue il trasporto nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, dove si svolgono i funerali e la salma viene tumulata.
1931
Marcello Piacentini
Allargamento del Piazzale Flaminio
Piano Regolatore del 1931
1895
Dante Paolocci
Velocipedisti lombardi
L'Illustrazione Italiana 1895
1891
Dante Paolocci
Gran Circo Romano per il Carnevale
L'Illustrazione Italiana 1891
1882
Dante Paolocci
Corsa dei Barberi
L'Illustrazione Italiana 1882
1881
Scoperte per la demolizione nella porta Flaminia
Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma
1880
Decorazioni del Mausoleo di Calpurniano
Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma
1880
Decorazioni del Mausoleo di Calpurniano
Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma
1874
John Henry Parker
Mura Aureliane con Porta Flaminia
The Archeology of Rome
1851
Granary Chapel
Illustrated London News
1840
Paul Marie Letarouilly
Porta Flaminia
Edifices Modernes de Rome
1840
Paul Marie Letarouilly
Vista della Porta del Popolo
Edifices Modernes de Rome
1839
Gaetano Cottafavi
Porta Flaminia
Nuova raccolta di vedute di Roma e sue adiacenze
1833
Agostino Tofanelli
Veduta di Santa Maria del Popolo
Memorie di antichità e curiosità di Roma e dintorni
1833
Agostino Tofanelli
Veduta della Porta Flaminia
Memorie di antichità e curiosità di Roma e dintorni
1832
Luigi Ricciardelli
Porta Flaminia
Vedute delle porte e mura di Roma
1829
Luigi Rossini
Veduta di Porta Flaminia
Le Porte antiche e moderne del recinto di Roma
1829
Luigi Rossini
Veduta della porta Flaminia
Le Porte antiche e moderne del recinto di Roma
1823
Luigi Rossini
Piazza del Popolo
Raccolta delle più interessanti vedute di Roma antica
1823
Antoine Jean Baptiste Thomas
Giorno di mercato dei buoi
Un an à Rome et dans ses environs
1818
Luigi Rossini
Piazza del Popolo
Raccolta di Cinquanta Principali Vedute di Antichità
1818
Giardini del Pincio
Catasto Urbano
1800
Villa Giustiniani fuori Porta del Popolo
1799
Giovanni Battista Cipriani
Pianta della porta Flaminia
Vedute principali e più interessanti di Roma
1796
Giuseppe Vasi
Porta del Popolo
Nuova raccolta di cento principali vedute antiche e moderne di Roma
1752
Giuseppe Vasi
Piazza del Popolo
Delle Magnificenze di Roma antica e moderna - Libro II
1747
Giuseppe Vasi
Porta del Popolo o Flaminia
Delle Magnificenze di Roma antica e moderna - Libro I
1708
Bonaventura van Overbeek
Porte Flumentane
Les restes de L'Ancienne Rome
1705
Pieter Schenk
Porta Flaminia
Roma aeterna
1705
Pieter Schenk
Porta Flaminia
Roma aeterna
1666
Lievin Cruyl
Veduta di Porta del Popolo
Prospectus Locurum Urbis Romae Insignium
1666
Lievin Cruyl
Prospectus Portae Flaminiae vulgo Populi
Prospectus Locurum Urbis Romae Insignium
1666
Lievin Cruyl
Piazza Del Popolo
Prospectus Locurum Urbis Romae Insignium
1665
Giovan Battista Falda
Piazza del Popolo
Nuovo Teatro delle Fabbriche, et edificii sotto Papa Alessandro VII
1663
Obeliscus Flaminius
1641
Israel Silvestre
Piazza del Popolo
Antiche e Moderne Vedute di Romae
1641
Israel Silvestre
Piazza del Popolo
Antiche e Moderne Vedute di Romae
1627
Guglia della madonna del Popolo
Ritratto di Roma antica
1615
Aloisio Giovannoli
Obeliscus Augusti
Vedute degli antichi vestigj di Roma
1607
Giovanni Maggi
Santa Maria del Popolo
Aedificiorum et ruinarum romae ex antiquis
1600
Giovanni Maggi
Obelisco a piazza del Popolo
Ornamenti di fabriche antichi et moderni dell'Alma Citta di Roma
1571
Ambrogio Brambilla
Giro delle Sette Chiese
Speculum Romanae Magnificentiae