Codice identificativo monumento: 381
1828: Un fulmine fa crollare buona parte della sommità della cupola del cosidetto Tempio di Minerva Medica.
1878: Durante i tumultuosi lavori di urbanizzazione del rione Esquilino, sono rinvenute alcune statue e pregevoli elementi di decorazione architettonica nel cosidetto Tempio di Minerva Medica. Pezzi di statue erano state reimpiegati come materiale da costruzione all'interno di alcune murature tardo antiche di tamponatura: Dioniso affiancato da una pantera, Fanciulla seduta, Satiro danzante, Magistrati nell'atto di dar inizio alle gare (ora al Museo della Centrale Montemartini).
1942: Restauri al Tempio di Minerva Medica.
1967: Restauri al Tempio di Minerva Medica.
L'edificio non è un tempio ma una sala monumentale entro il recinto d'una lussuosa residenza extraurbana che occupava la zona tra la chiesa di Santa Bibiana e Porta Maggiore, sull'asse viario che usciva dalla Porta Esquilina, corrispondente probabilmente al complesso degli Horti Liciniani.
Secondo l'archeolo Rodolfo Lanciani, la confusione che fece identificare il padiglione come tempio, risale al XVII secolo, quando si attribuì a questi scavi una statua di Minerva con ai piedi un serpente (animale sacro ad Esculapio), trovata in realtà in Campo Marzio (ora ai Musei Vaticani).
La struttura è una vasta sala a pianta decagonale coperta da una cupola sostanzialmente emisferica ma con centro ribassato, che con il suo diametro di 25 metri, è la terza per dimensioni a Roma.
Su nove lati del perimetro, si aprono nicchie semicircolari, non tutte conservate, sporgenti esternamente (che forse ospitavano statue), mentre sul decimo lato a nord, si trova l'ingresso sovrastato da un arco a tutto sesto. In tal modo la cupola appoggia su dieci pilastri posti ai vertici del decagono.
Le murature sono in opus latericium, risalenti (da un'analisi dei bolli dei mattoni), all'epoca di Massenzio e Costantino. Alcune strutture accessorie in opus vittatum con alternanza di mattoni e tufelli, conservate per un'altezza di circa un metro, risalgono probabilmente ad una fase costruttiva poco posteriore e costituiscono le testimonianze materiali superstiti di un nucleo edilizio annesso alla grande sala (vano biabsidato a nord, grande esedra a est), oltre che d'un intervento di consolidamento strutturale della cupola di poco successivo alla sua costruzione (i due contrafforti esterni a sud).