Codice identificativo monumento: 4002
Su richiesta degli abitanti, la piazza Sedia del Diavolo, assume quello di Piazza Elio Callistio.
Il sepolcro, datato alla metà del II secolo d.C., è del tipo a tempio e si sviluppa su due piani. L'attribuzione del sepolcro ad un certo Aelius Callistion, liberto di Adriano, appare ancora controversa.
Il suo sepolcro è tipico nella tipologia a tempietto (naiskos) della prima metà del II secolo d.C., paragonabile al cenotafio di Annia Regilla sull'Appia antica.
Il sepolcro è del tipo a tempietto, su due piani, in laterizio, databile alla metà circa del II secolo d.C.. I lati presentano specchiature e piccole finestre inquadrate da paraste corinzie e sormontate da un originale fregio in cotto, dove mattoni di vario colore, disposti di piatto e per coltello, ottengono l'effetto di una struttura lapidea isodoma.
Una scala ricavata nel podio conduceva alla camera inferiore semisotterranea, con due arcosoli in ognuna delle pareti. Sono sormontati da cinque nicchie sopra le quali si aprono piccole finestre a strombo. Il pavimento è in mosaico bianco. Le pareti, in opus vittatum mixtum (testimonianza di un tardo restauro (o trasformazione in torre?), sorreggono una volta a vela.
La camera superiore, utilizzata per i riti funerari, è coperta da una calotta su pennacchi sferici (in gran parte crollata). Sulla parete di fondo ha una grande nicchia ad arco inquadrata da due colonnine laterizie e al centro un avancorpo con nicchia più piccola a calotta in forma di conchiglia in stucco. Sulle pareti laterali si aprono nicchie rettangolari sormontate da un timpano e un davanzale su mensole.
Il nome popolare deriva dalla forma del rudere che, dopo il crollo della facciata sud est, ha preso la curiosa forma di una monumentale cattedra. Un tempo visibile da lontano e isolato nella campagna, era usato come rifugio da pastori e vagabondi. Il richiamo al diavolo deriva forse dai bagliori rossastri dei fuochi notturni che venivano accesi all'interno.
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1824
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1792
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