Codice identificativo monumento: 4054
Per i lavori del collettore delle acque urbane nei prati di s. Paolo, alla distanza di ra. 300 dal lato meridionale della basilica, sono stati scoperti, alla profondità di metri 2,50 dal piano di campagna, alcuni resti di muri in opera reticolata, che appartenevano ai sepolcri costruiti lungo l'antica via Ostiense.
È stato raccolto fra la terra, un frammento di cippo sepolcrale in travertino, ove si legge: IN FR P XVI IN AGR P XII
Sono stati pure trovati, tuttora infissi nel terreno, e distanti ra. 2,16 fra loro, due simili cippi in travertino, che dovevano essere collocati ai due angoli del monumento sepolcrale. Il primo reca: V ANNIA C L SECVNDA CANNIVSOL ANINA IN FR P XII IN AGR PXII
Nel secondo ricorre la iscrizione stessa: V ANNIA C L SECVNDA C ANNIVSO L ANINA N FR P XII sic IN AGR P XII
Proseguendo lo sterro medesimo, si sono rinvenuti altri quattro grandi cippi sepolcrali, spezzati però fin da antico e mancanti di tutta la parte superiore. Uno solo di essi conserva 1' ultimo verso dell'iscrizione: FRVGI
Finalmente due altri simili cippi erano pure tuttora al proprio luogo, ed a breve distanza da quelli precedentemente descritti. Uno di essi reca: ANTONIA M L MELISSA IN FR PVI IN AGR P XII
Nell'altro si legge: LANINI C(rovesciata)L ALEXANDRI ANINIL L S A M E R AE IN FR P XVI IN AGR P XII
In tutti questi termini sepolcrali essendo costante l'indicazione della misura in agro ped. XII, risulta che la zona di terreno concessa come area religiosa in questo tratto della via Ostiense, era di 12 piedi.
Giuseppe Gatti.
Negli sterri che si eseguiscono por la costruzione del collettore delle acque urbane, tra la basilica di s. Paolo ed il bivio del Ponticello, è stata recuperata un lastra di marmo, alta ni. U,2JX0,22, che conserva il titolo funerario: D M STATIA EN... FECIT AN... TIO FIDELI CONIUGI BENEMERENTI
Giuseppe Gatti.
Continuandosi gli sterri pel collettore delle acque urbane, sulla sinistra della via Ostiense, ed a circa 100 metri prima di giungere alla basilica di s. Paolo, sono stati scoperti gli avanzi di due antiche camere sepolcrali in forma di colombari, costruite con buona opera laterizia. Nelle pareti rimanevano qua e là alcuni loculi con le olle cinerarie : ed una di quelle stanze apparve essere stata decorata con rilievi in stucco, di cui appena languide tracce si videro nella sommità di due loculi. Il piano di tali sepolcri era a circa tre metri sotto il livello della via attuale.
Nella demolizione di alcuni muri, posteriormente addossati alle predette celle sepolcrali, si rinvennero questi frammenti epigrafici: a) Lastra marmorea di m. 0,23 X 0,30: D ATICIA Fo... FECIT SIB... TIS...; ò) Framnieuto di lastra, di m. 0,20X0,10: XVIIII F Q; e) Seaglioue di cippo marmoreo, alto m. 0,15X0,30X0,25, inciso con grandi e belle lettere del principio dell'impero: ...ODALT. Questo monumento doveva essere dedicato ad un personaggio dell'ordine senatorio, fra lo cui dignità si ricordava il sacerdozio di Sfidalis Tillus, non potendosi per le Forme paleografiche attribuire l' iscrizione ad un Sodalis Tilialis Flavialis, che ci riporterebbe alla line del primo secolo.
Giuseppe Gatti.
Proseguendosi gli sterri per la costruzione del grande collettore a sinistra della moderna via Ostiense, poco prima di giungere al campanile della basilica di s. Paolo, si sono incontrati altri avanzi di antichi sepolcri. Consistono in muri spettanti a piccole stanze, alcune delle quali avevano i consueti loculi per le olle cinerarie, altre contenevano arche fittili e sepolcri ad inumazione.
Fra la terra sono state raccolte le iscrizioni che seguono: 1. Stele marmorea, nella parte superiore tagliata a semicerchio, alta m. 0,79 X 0,30: D M CARTIVS HERAS EPI CTE SIL S; 2. Lastra di marino, alta m. 0,25X0,24: D M CIARTIO HERMET I FEC ANICETVS ET HERMES CONLIBERTO; 3. Grosso lastrone di marmo, alto m. 0,75 X 0,32: D M L IVNIVS NICIVS ET AFONIA SECVNDA FECERVNT RESTITVTO VIXIT A XIII; 4. Stelo di marmo, fastidiata, con timpano ed antefisse, alta m. 0,78 X 0,28: DlS MAN M OCTAVIVS HELIVS OCTAVIAE M AXIMILLAE PATRONAE ISDEM CONIVGI B M F POSTERISQVE; 5. Frammento di lastra marmorea, con cornice, alto m. U,34 X 0,31 : D m VALERI...feCIT SIBI ... LINO ET- LIbertis libertaBVSQVE PCsterisque eorum; 6. Lastra di marmo, alta m. 0,28X0,30; con lettere rubricate: D M M VIPSANIVS LVPVLVS ET LICINIA VICTORIA FECERVM VIPSANIO LVPVLO NEPOTI SVO QVI VIXIT ANNO V NO DIEBVS XXXX SIRI ET SVIS LIBERTIS LIBERTA BVSQVE POSTERISQVE EORVM; 7. Frammento di lastra marmorea, di m. 0,25 X 0,24 : ...SSIMO ...MENVS ...ECERVNT; 8. Altro simile frammento, di m. 0,17X0,14: ... PHARA ... ASSENIA FC .... ATA AM X B M...; È stato pure raccolto nello stesso luogo un coperchio d' urna cineraria in marmo, lungo m. 0,44 X 0,50, decorato con pulvini, nei quali sono scolpite due maschere, e con fastigio, in mezzo al quale è in alto rilievo una corona lemniscata; ed un grande sarcofago fittile, in forma di labrum, lungo m. 2,05, largo m. 0,70 ed alto m. 0,50, perfettamente conservato.
Dagli sterri poi per il collettore medesimo nei prati a sud della basilica di s. Paolo, proviene un cippo in travertino, che reca soltanto l' indicazione dell'area sepolcrale: IN FR P XII IN AGR P XII. È alto m. 0,80X0,30X0,10, e superiormente è terminato a semicerchio.
Giuseppe Gatti.
Per i lavori del collettore, sulla sinistra della moderna via Ostiense, e propriamente nella vigna posta fra questa via e l' altra detta delle Sette chiese, sono stati rimessi all' aperto molti avanzi di antiche camere sepolcrali. In uno di questi monumenti, costruito in eccellente laterizio, conservavansi parecchi loculi, nella consueta forma di colombari, con le olle cinerarie. Le pareti erano rivestite di intonaco ; e nel fondo di tre loculi rimanevano alcune figurine dipinte, con buona arte e franchezza, le quali sono state distaccate per essere esposte nel Museo nazionale romano.
In altri sepolcri i resti delle ossa bruciate si trovarono deposti entro anfore fittili, ed in una di queste anfore si rinvenne, con le ceneri, anche una piccola moneta di bronzo, inùconoscibile. Un' altra anfora, tagliata a metà, era conficcata nel terreno ; e dentro vi era collocata capovolta una delle solite olle, per coprire e proteggere le ceneri in essa contenute.
In una stanza, sotto il pavimento formato a semplice battuto di tesselle bianche, si trovarono quattro anfore, di forma quasi sferica, le quali erano state sepolte nella terra con la bocca in basso ed il piede in alto. Il piede però era stato rotto, e su questa apertura adattato il collo di altra anfora, la cui estremità sorgeva fino al livello del suddetto pavimento. Quivi era posta ima lastrina quadrata di marmo, la quale ha nel mezzo un' apertura circolare, chiusa con coperchio pm-e di marmo e munito di un anello di bronzo, per poterlo sollevare. Sul ventre delle anfore si veggono tracce di lettere dipinte in colore giallo, o rosso, o nero, ed anche alcuni segni leggermente graffiti.
Fra la terra si rinvennero: un sarcofago di travertino, tutto liscio e rotto in pezzi; due arche di terracotta; una ciotola e quattro vasetti fittili, comuni; e vari monumenti epigrafici...
Sulla destra poi della via Ostiense, nei prati a sud della basilica di s. Paolo, aperta una nuova trincea per costruire un altro tratto del collettore delle acque urbane, alla distanza di circa m. 150 dalla basilica predetta, è stata rimessa all'aperto una serie di cippi sepolcrali, quasi tutti rotti superiormente, in causa di lavori agricoli. Erano tutti infissi nel terreno a varia distanza uno dall' altro, e seguivano l'andamento dell'antica via Ostiense; la quale, passando dinanzi alla fronte della basilica di s. Paolo, traversava obliquamente i suddetti prati, e si dirigeva verso l'attuale bivio del Ponticello.
Finalmente negli sterri pel collettore medesimo, che furono iniziati nello scorso mese di agosto, a distanza di circa 300 metri dal monastero di s. Paolo, e dove già si rinvennero sei cippi terminali di sepolcri (cfr. Notizie 1897, p. 385), ne sono stati rimessi all'aperto altri quattro; i quali, come quelli precedentemente descritti, spettano alla zona occupata dai monumenti funerari fra l'antica via Ostiense ed il Tevere.
Proseguendosi i lavori pel collettore sulla sinistra del Tevere, nella vigna Villani, posta fra la moderna via Ostiense e la strada delle Sette chiese, sono stati rimessi all'aperto altri avanzi di antiche celle sepolcrali in forma di colombarî. Grande però è la devastazione di questi monumenti; e nello sterro si sono potute recuperare soltanto tre olle fittili, che erano murate nei loculi tuttora conservati; sei vasetti comuni, di varia forma; una lucerna rotonda, monolicne, con ornati di foglie d'edera; un piatto di fabbrica aretina, che porta impresso il bollo, in forma di pianta di piede: ONII
Si rinvenne pure un sarcofago di terracotta, contenente ossa umane; e fra la terra si raccolsero i frammenti epigrafici che seguono: a) Lastra di marmo, alta m. 0,29, lunga m. 0,39: D M IVLIAE M VIXIT AN VI M FECIT AFRANIA VICTORINA MAT FILIAE PIENTISSIMAE ET SIBI ET SVIS LIB LIBERTABVSQOVE POSTERISQ EORVM HIC MONVMENTVS AD EO PERTINEBET sic QVI EX NOMINE MEO SVNT IN FR P V IN AG P V; b) Frammento di lastra marmorea (m. 0,12 X 0,13), opistografo: da un lato ...YMPIAS...EMERE...o SVIS, dall'altro ...DIS...; c) frammento di lastra marmorea di m 0,26 x 0,14: D... RNEL...; d) Simile di m. 0,11X 0,12: ...HIBERO...; e) Simile di m. 0,19 X0,12 :..TTVE... YCHE...
Sopra un pezzo di mattone trovato nello sterro, leggesi impresso il noto bollo delle figuline Ponticlane di Faustina Augusta, C. Z Z. XV, 399; ed in un altro simile si ha il bollo di Ermete, servo di C. Calpetano Faore, C. Z. Z. XV, 904 d.
Nel prato poi, che trovasi a sud della basilica di s. Paolo, a circa 100 metri dal fabbricato del monastero, gli sterri pel collettore hanno restituito alla luce altri 15 cippi sepolcrali, tuttora infissi al proprio luogo, i quali continuano la serie di quelli precedentemente scoperti, cfr. Notizie 1897, p. 514), e spettano anch'essi ai monumenti funerarî, che seguivano l'andamento dell'antica via Ostiense.
Uno di questi cippi, in travertino, è di forma rettangolare, alto m. 1,30, largo m. 0,70X0,67. Nella parte superiore, che è tutta guasta e scheggiata, era incisa l'iscrizione, della quale rimangono appena alcune lettere finali, che si riferiscono alla misura 22 fronte ed n agro. Nella parte inferiore è ricavato nella grossezza della pietra un loculo, alto m. 0,43, largo m. 0,47, profondo m. 0,35, il quale era chiuso da una lastra, pure di travertino, fermata con grappe di ferro. Entro il loculo si rinvennero due olle cinerarie e tre vasetti di terracotta, come vedesi nelle figure qui aggiunte. L'olla più grande, munita del suo coperchio, conteneva nel fondo ossa combuste, e sopra di esse erano posti quattro vasetti di vetro, perfettamente conservati, e due grandi conchiglie. L'altra olla, in forma di pignatta, ha un manico ed è priva di coperchio. Conteneva anch' essa i resti della cremazione ed un vasettino di vetro, dipiccolissime dimensioni.
Gli altri 14 cippi sono inscritti, e vi si leggono semplicemente i nomi dei possessori dei sepolcri e la estensione dell'area religiosa. 1. Cippo di travertino di m. 0,95 X 0,27, terminato superiormente a semicerchio: AVILLIA C F DENTONIS IN FR P XII IN AGR P XII; 2. Simile, di m. 1,00 X 0,32: AVILLIA C F DENTONIS IN FR P XII IN AGR P XII; 3. Simile, di m. 0,94 X 0,37, mancante della estremità superiore: ...CLODIVS... SCAEVA ABFERRI ... CLODIA NICE MTER LIBERTEIS LIBERTAB IN FR XIII IN AGR P XII; 4. Simile, di m. 0,80X0,28: CS COMMVNIO VIX A VII; 5. Simile, di m. 1.10 X 0,35: L ABI L L NICEROTIS IN F P XV IN A P XXV; 6. Simile, di m. 0,90X0,83: L FIDVSTIVS L L PISTVS L FIDVSTIVS L L.EROS L FIDVSTIVS L LPYLADES L FIDVSTIVS L L PILEROS IN FRO P XVI IN AGR P XII; 7. Simile, di m. 1,00 X 0,27: L FIDVSTIVS L L PISTVS L FIDVSTIVS L L EROS L FIDVSTIVS L L PILEROS L FIDVSTIVS PYLADES IN FRO P XVI IN AGR P XII; 8. Simile, di m. 1,05 × 0,32:D IVNIVS D L ALEXSA IN FR P XII IN AG X II; 9. Simile, di m. 1,10 X 0,37: D IVNIVS D L ALEXSA IN FR P XII IN AG R P XII; 10. Cippo di forma rettangolare, di m. 1,30 X 0,32: L SCRIBONIVS L L BIOSIMVS IN FP XVI IN A P XII; 11. Frammento di cippo, di m. 0,32 × 0,20: ...THIIVS ...CTVS ...CLA; 12. Simile, di m. 0,70 X 0,37: ... IN FR PA IN AGR P XII; 12. Simile, di m. 0,95 × 0,32: ...IN FR P XVI IN; 14. Simile, di m. 0,80 X 0,40: AGRO P XXIIII
Sopra un coperchio di grande olla cineraria, mancante di una parte dell' orlo, che è stato raccolto in prossimità del cippo sopra descritto contenente il loculo sepolcrale, si leggono graffiti in belle lettere quadrate, disposte a semicerchio, i nomi: HORATIA L L CHIA. Per i medesimi movimenti di terra sono state recuperate due arche fittili, in una delle quali si trovarono soltanto poche ossa avvolte in un pezzo di lamina di piombo.
Giuseppe Gatti.
Dai lavori pel collettore sulla sinistra del Tevere, presso il bivio della moderna via Ostiense e la via detta delle Sette Chiese, provengono le seguenti lapidi inscritte: 1) Lastra di marmo, di m. 0,28 X 0,21: D M PARENTES IRENAE E V M XI D XXV; 2) Frammento di stele marmorea, con antefisse e timpano in cui è scolpita una rosa, alto m. 0,20 X 0,25: DIS MAN SAC M FABI VS SECV ...T ASINIO VERNO; 3) Frammento di lastra marmorea, di m. 0,27 X 0,21: ...HORV... coniVGI BENE.... MERITAE; 4) Simile, di m. 0,20 X 0,12: M.... GIA... AM...; 5) Simile, di m. 0,10 X 0,29: ...T POPVLI CC...
Giuseppe Gatti.
Dagli sterri, che pel grande collettore delle acque sulla sinistra del Tevere si eseguiscono nella vigna posta fra la via delle Sette Chiese e la moderna Ostiense, proviene un'ara marmorea sepolcrale, alta m. 0,72 X 0,50 X 0,42, che porta incisa l'iscrizione: DIS MANIBVS P CIARTI PREPONTIS
Sui quattro angoli sono elegantemente scolpite teste di Ammone, dalle cui corna pendono festoni che decorano i lati del cippo; e sotto di esse si veggono a tutto rilievo sfingi alate che poggiano sullo zoccolo del monumento. Nella fronte poi, sotto l'iscrizione, è scolpita un' aquila ad ali spiegate, e nei fianchi il prefericolo, la patera ed uccelli.
Appartiene a quest'ara sepolcrale il coperchio, trovato precedentemente nello stesso luogo e descritto nelle Notizie 1897, p. 456. Nell'interno del monastero di s. Paolo, demolendosi un muro che recingeva un antico pozzo, si è rinvenuta fra i materiali di costruzione una lastrina di marmo bianco securiclata, alta m. 0,16 X 0,22, che conserva la seguente iscrizione: D M BERONICI ANI VIX AN II M X D XVI
Nei prati poi a sud del monastero predetto, per i lavori del collettore sono stati scoperti tre altri cippi di travertino, che stavano tuttora infissi al proprio luogo, a m. 2,50 sotto il piano di campagna. Il primo è alto m. 0,75 X 0,30 X 0,20, e vi si legge l'iscrizione: VIVI CLODIA C L NICE L LVCRET DIPHILVS; secondo, rotto nella parte superiore, misura m. 1,00X0,35 X 0,10, e reca scritto: L: APRODISIA AELIA P L HELENA C:APRONIVS CL PRIMVS HERES; terzo, alto m. 115X 0,35 X0, 12, dice: A OCTAVI A L EROS | A OCTAI A M CIO | (sic) OCIAVIA A FLOR | (sic) A OTAIS ALLVCRI | IN FRONE P XVII | IN AGRO PED XII
In un frammento di simile cippo piane di m. 0, 48X0, 32, le poche lettere: IN... R P XII. Fu pure raccolto fra la terra un de di m. 0,57 X0, 40, su cui è impresso il bollo circolare: P VETTI ANTVLLI FLAVIANI (busto d'Ercole). Un altro esemplare di quei bollo, imperfettamente trascritto. lal 1 vasi edito nel C.I.L. XV, 1497.
Giuseppe Gatti.
Proseguiti gli sterri per la costruzione del grande collettore sulla sinistra del Tevere, secondo fu detto nelle Notizie del passato marzo p. 119, avvennero le seguenti scoperte.
A metri 15 di distanza dal campanile della basilica di s. Paolo, e proprio di fronte al campanile stesso, fu incontrata una stanza sepolcrale, con muri laterizî, larga m. 4,68, nel cui piano aprivansi quattro aperture quadrate, a guisa di botole. Per esse scendevasi in quattro celle sepolcrali, ognuna delle quali misurava m. 2,50 di altezza, e m. 2 di lunghezza.
Ogni cella conteneva sei cadaveri, posti gli uni sugli altri, divisi soltanto da una fila di tegoloni poggianti su di un battente o collarino di cemento. L'altezza di ogni loculo, tra una fila di tegoloni e l'altra, era di m. 0,45.
Rimossa la terra filtrata nelle celle e nella stanza superiore, non si rinvenne alcun oggetto, nè alcun frammento epigrafico da cui si potesse rilevare di che tempo e di chi fosse stata questa tomba. Certamente era dei bassi tempi e, secondo ogni probabilità, cristiana.
Si misero anche in luce diversi muri di reticolato e di laterizî, appartenenti a colombari dei buoni tempi, e nei quali rimanevano le nicchie contenenti le olle fittili.
Tra le terre si recuperarono: Un ossuario cilindrico, di travertino, con suo coperchio, alto m. 0,54, del diametro di m. 0,30, che conteneva ossa combuste ed una moneta irriconoscibile.
Un frammento di sarcofago marmoreo, bisomo, alto m. 0,48, largo m, 0,20, nella cui fronte è scolpito un Genio alato, con una face nella destra e due oche od anatre nella sinistra levata. Il Genio è in atto di osservare o di parlare ad una figura muliebre, recumbente, della quale solo metà della persona è conservata. A destra sono scolpiti fogliami e caulicoli.
Alcuni frammenti di altro sarcofago marmoreo, ornato di striature e con teste della Gorgone, a bassorilievo, nei fianchi; altezza m. 0,60, larghezza m. 0,50. Parte centrale della fronte di un sarcofago marmoreo, di m. 0,25 X 0,12, in cui è scolpito un clipeo con la protome, della defunta, in rilievo.
Due lastre marmoree appartenenti ad un sarcofago ornato nella fronte di striature e di clipeo col busto del defunto; scultura assai rozza e di cattiva esecuzione.
Frammento di sarcofago marmoreo, di m. 0,36 X 0,25, con rappresentanza di due Genî alati, recanti canestri di frutta e di fiori.
Angolo di un ossuario di marmo di m. 0,40 X 0,30, ove rimane una testa di ariete dalle cui corna pendono delle vîttae, e dove in un lato è scolpita la patera.
Un capitello marmoreo, di ordine corinzio, danneggiato. Alcuni pezzi di cornice di marmo bianco.
Un lastrone, pure di marmo bianco, il quale dovè appartenere alla fronte di un sarcofago. Vi si veggono rappresentati a bassorilievo Apollo, Bacco e Diana. Bacco è nel mezzo ed appoggiasi ad un erma, mentre colla destra regge il cratere cui accosta la bocca una pantera. Alla sua diritta è Apollo, in atto di riposo, appoggiandosi col gomito sinistro sul tripode. Dall'altra parte è Diana, in atto di trarre l'arco.
Sarcofago di travertino, lungo m. 1,80, largo m. 0,45, con coperchio della stessa pietra. Non reca iscrizioni, nè ornati, e dentro furonvi trovate le ossa, una moneta guasta per l'ossidazione e presso il cranio una laminetta d'oro, piegata a treccia.
Tra gli oggetti del corredo funebre debbono notarsi : Una tazza di alabastro orientale, semplice, alta m. 0,08, del diametro di m. 0,15. Un bel vaso di vetro, di grandi proporzioni, ma in frammenti. Un balsamario di vetro, semplice. Un'olla fittile, con suo coperchio. Tre vasetti pure di terra cotta, privi di ornati. Una lucerna ornata di fogliami nel piattello, e recante nel fondo il noto bollo (Marini n. 109): ERACLID
Altra con rappresentanza della Fortuna sedente, cornucopia nella sinistra e patera nella destra. Il bollo non può discernersi, stante l'incrostazione che lo ricopre. Altra con figura di un cervo in corsa. Non reca bollo.Si raccolse inoltre un frammento di mosaico policromo, assai fino, in cui vedesi un tronco di albero con frasche.
Numerosi furono i monumenti epigrafici, rinvenuti sparsi tra la terra, e che qui
si riproducono, secondo la lezione del prof. Dante Vaglieri.
Luigi Borsari.
L'importanza della località nella quale sono ora in corso i lavori pel collettore, dipende anzitutto dalla basilica di s. Paolo e dal cimitero di Lucina, formatosi attorno alla tomba dell'apostolo.
I recenti scavi potranno finalmente risolvere la questione tanto discussa, se cioè la via Ostiense, passando innanzi alla primitiva basilica costantiniana, seguisse l'andamento della via attuale, ovvero corresse più a ponente, fra il Tevere e la fronte della basilica riedificata sotto gli imperatori Onorio, Teodosio e Valentiniano III.
Su questo tema anche recentemente ha richiamato l'attenzione degli studiosi il ch. comm. Stevenson; e dal suo scritto, trattato con la consueta diligenza e dottrina, nuova luce è derivata sull’importante argomento (cf. Osservazioni sulla topografia della via Ostiense in Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana, anno III, pagg. 283-321).
Noi non affretteremo giudizi, dovendosi attendere dagli scavi medesimi la soluzione del problema topografico, specialmente quando le trincee taglieranno la via moderna, poco al disotto del monastero annesso alla basilica.
Non possiamo però tacere, che tanto gli scavi eseguiti a nord della basilica, quanto quelli a sud, nei prati di s. Paolo, hanno rivelato, sia per l'allineamento dei sepolcri, sia per molti cippi, ancora in situ, l'andamento di una antica via, la quale taglia trasversalmente la basilica, corrispondendo col suo asse a quel tratto di selciato stradale, a poligoni di basalte, che fu scoperto sino dal 1850, nella crociera della chiesa, quasi sotto l'arco decorato dei mosaici di Leone Magno.
E tale via, per le ragioni che ci riserbiamo di esporre, non può essere altro che l' Ostiense, ossia quell'iter vetus menzionato nell'editto imperiale dell'anno 386, iter che intendevasi di abbandonare, anzi di sopprimere, sé placeret tam populo, quam senatui.
Si è inoltre potuto osservare, come la collina detta di s. Paolo, corrispondente dietro alla basilica, sia stata tagliata dai Romani per l'esercizio di vaste cave di tufo litoide. Di qui la forma a picco che presenta la collina, ed i tagli verticali che veggonsi dalla parte di ponente. Tali cave non dovettero essere più esercitate nei tempi dell'impero, perchè sui rifiuti, rappresentati da grandi cumuli di pezzi e scaglie di tufo, erano state gettate le fondamenta di alcuni colombarî, che per l'eccellente opera laterizia o reticolata non possono assegnarsi che alla fine della repubblica o alla prima metà del I° secolo dell'impero.
Del resto, niuna traccia, sinora, di catacombe cristiane o del cimitero di Lucina, che lo Stevenson crede fosse stato a cielo aperto, attorno alla basilica. Gli scarsi frammenti di titoli cristiani finora recuperati spettano tutti ad età posteriore, cioè al cimitero che si svolse intorno alla basilica Onoriana.
Importa l'osservare, che il luogo fu vandalicamente saccheggiato, a scopo di lucro e per estrarre materiali da costruzione. Ogni sepolcro, ogni colombario ha non meno di due o tre fori praticati nella volta, pei quali si introdussero gli espilatori dai vigneti soprastanti. Di guisa che troviamo le nicchie mancanti delle olle e degli ossuari, le ossa rimescolate e gettate alla rinfusa, asportati i titoli e le sculture che si rinvengono sparse tra le terre, senza che sia possibile di stabilire a quali tombe appartengano.
Luigi Borsari.
Proseguiti gli sterri per la costruzione del grande collettore, sulla sinistra del Tevere, secondo fu detto in queste Mozzzze a p. 185, si scoprì alla pendice del colle detto di s. Paolo, dietro la basilica, una fila di colombarî costruiti in laterizio ed in reticolato, dei quali due soltanto erano conservati, rimanendo degli altri scarse tracce delle pareti in cui erano incavate le solite nicchie.
Il più grande dei due conservati, era di forma rettangolare, largo m. 3,65, lungo m. 3,95. Nella parete di fondo, opposta a quella dell'ingresso, erano tre ordini di nicchie, contenenti ognuna due olle fittili, così disposte: cinque nicchie nell'ordine inferiore, quattro nel medio e tre nell'ordine superiore. Nella parete a sinistra, di chi entra, erano incavate dodici nicchie e tredici nella parete a destra. L'interno del colombario era rivestito di intonaco bianco, con fasce rosse attorno alle nicchie e con rozze decorazioni di pitture ritraenti uccelli, serpenti e fiori.
In età tarda il sepolcro servi per tumularvi dei cadaveri, secondo l'uso cristiano,e si costruì tutt' attorno una specie di podio, con cinque arcosoli ed altri loculi si aprirono a m. 1,05 sotto il piano del primitivo colombario.
A destra dell' ingresso era la piccola scala che conduceva alla stanza superiore del sepolcro, ornata, all'imposta della volta, da una elegante cornice formata con mattoni arrotati e rivestita di stucco. Il pavimento era a musaico bianco, con fiori neri. Di questa camera superiore conservavansi appena le pareti laterali e quella di fronte, sino ad una certa altezza, e vi si vedevano altre nicchie con le olle cinerarie.
Le nicchie della parete di fondo erano state rotte, in età posteriore, per incastrare nel muro, sopra la cornice fittile, un sarcofago marmoreo, lungo m. 1,92, largo 0,50. Nella fronte è ornato di semplici striature e nel centro è un cartello scorniciato, ma senza iscrizione. Al di sotto, era stato collocato un secondo sarcofago, fittile, di m. 2 x 0,50.
Di migliore conservazione era l'altro colombario, un poco più a nord del pre-
cedente, che misurava m. 2,80 di larghezza e m. 4,30 di lunghezza. Nella parete di fondo era incavata un'edicoletta sormontata da timpano, ed ai fianchi due nicchie quadrate. In ognuna delle pareti laterali erano sette nicchie coi soliti due ossuari fittili.
Tanto questo, come l'altro colombario sopra descritto, erano stati frugati in passato, e nulla vi si rinvenne. Tra la terra di scarico, si raccolsero alcuni tegoloni con bolli già noti, tranne i due seguenti, inediti:
ST MR FORT EX PR CAES; APOLLONI.
Si raccolsero pure i bolli seguenti dei quali conoscevansi, sinora, mento: (cfr. C.I.L. XV, 34, 851, 2241): BRVTT DP CLEMENTIS; OP DOL EX F Q A M GRAPI SER APRONCO; BATYLli SEPTIMIAE
Sono tornate in luce varie iscrizioni (allegate dove si prosegue con la numerazione dei ritrovamenti del mese precedente).
Si recuperarono, infine, diversi aghi crinali di osso, alcune lucerne semplici, alcuni balsamarii di vetro, frammenti di specchi circolari, una tazzina di vetro, a due manichi, un rocchio di colonna di marmo cipollino, una piccola base con piedi di una statuetta, ed una mano spettante a statua marmorea.
Giuseppe Gatti.
I lavori di sterro pel collettore sulla sinistra del Tevere, dietro la basilica di s. Paolo, e di cui fu detto nel precedente fascocolo delle Notizie, p. 241, hanno dato luogo alle scoperte di nuovi numerosi frammenti epigrafici.
Si scoprirono inoltre: un coperchio di cinerario quadrato, di marmo, di m. 0,25 X 0,20 terminante a timpano con antefisse ai lati. Entro il timpano è scolpito, a bassorilievo, la protome della defunta, con acconciatura del tempo dei Flavii e dietro vedesi una face rovesciata. Piccola urna marmorea, quadrangolare, di m. 0,38 X 0,27 X 0,23. Nei lati è una imitazione dell'opus quadratum, nella fronte, tra due pilastrini corinzii, è il cartello, ma senza iscrizione.
Ossuario marmoreo, con anse orizzentali, del diametro di m. 0,20, alto m 0,30, liscio e con semplice cartello in cui era il titolo che fu abraso. Il coperchio è pure privo di ornati, ed ha alla sommità il pomo di presa.
Coperchio di urna cineraria marmorea, di forma quadrata, sormontato da un timpano, in cui è scolpito a bassorilievo l’urceo, l’ascia, la patera. Ai lati sono delle antefisse.
Urna rettangolare di marmo, di m. 0,29 X 0,41, recante scolpiti, nei fianchi, dei rami di lauro. Agli angoli sono delle teste di Giove Ammone da cui pendono encarpi.
Cippo di forma piramidale, alto m. 0,40, di m. 0,21 di lato alla base e m. 0,15 alla sommità. Nella fronte è incisa una patera, al di sopra della quale leggonsi le lettere: D M. Sotto la patera è una losanga, pure incisa, in cui sono scolpite le lettere iniziali: T M E. Nei fianchi sono rappresentate, a rozzo graffito, due urcei.
Busto marmoreo rappresentante un fanciullo, i cui caratteri individuali attestano trattarsi di un ritratto. La scultura è buona ed accurata e di perfetta conservazione. Il fanciullo è vestito di exomis affibbiata sulla spalla destra.
Si raccolsero infine diversi tegoloni con bolli figulinarii, riproducenti quelli editi nel C. I. L. XV nn. 65, 474, 861, 1052.
Luigi Borsari.
Scavandosi una fossa per la calce sulla destra della via Ostiense, dinanzi al portichetto dell'ingresso laterale della basilica di s. Paolo, sono state ritrovate fra la terra le antiche lapidi sepolcrali che seguono: a) Piccola stele marmorea, alta m. 0,50 X 0,14: P CLODIO P F RESTVTO V A XXII CLODIA POLLA MAT F; b) Frammento di lastra LRSRO OE con inc alto mo pe 0,15 x 0,15: D M LIVS IANV arius fecit sibi eT DARCIAE; c) Lastra di marmo, di m. 0,26 X 0,24, nel mezzo della quale è incavata la consueta patera delle libazioni: IVLIA EPIGONE EPICTETO CON IVGI BENEMERENTI FECIT; d) Lastra di marmo, lunga m. 0,45, alta m. 0,27: Q VALERIO RVFO VE terano... VALERIA MOSCIS VXOR BE ne merenti FECIT ET SIB ET SVIS POSTERISQue eorum ET Q CASSIVS VALES FRATER MIL COH XIII VRB; e) Frammento di titoletto da colombario, di m. 0,14X 0,08: M VIPsanius... FAE.... VIPSania...; f) Frammento di grossa lastra marmorea, lungo m. 0,70, alto m. 0,40: ALLO CON... TYCHISB
Continuati poi gli sterri pel collettore delle acque urbane sulla sinistra del Tevere, nel tratto ove il collettore medesimo traversa la strada moderna, e precisamente di fronte al monastero di s. Paolo, sono stati scoperti altri avanzi di antichi sepolcri costruiti in opera laterizia. Fra la terra si sono rinvenute le seguenti iscrizioni: a) Lastra quadrata di marmo, di m. 0,24 per lato, con grande patera incavata a forma di rosone: SEX MARCIVS SATVR NINVS; b) Frammento di lastra marmorea, di m. 0,26 X 0,25: IAE C L I.... syMPHORVS I... posTERISQVE Suis; c) Simile, di m. 0,20 X 0,18: d M .... DIADV.... menoARRIA.... NDA COIVG ... b. m. FEC; d) Simile, di m. 0,40 x 0,24: ...M ... SFEL ... IET ... IVC; e) Simile, di m. 0,25 X 0,15: NEC ... AALIENA INT ... INFERRE IN M ... HOC MONIMF
Si è pure nello stesso luogo incontrato un antico pozzo, di forma circolare, scavato nel terreno vergine e coperto alla bocca da un grande dolio fittile, tagliato a due terzi della sua altezza. Il pozzo ha il diametro di m. 0,70, ed è profondo m. 4,75. Spurgato totalmente dalla terra di cui era ripieno, vi si rinvennero pochi avanzi di ossa umane ed un vasetto fittile, ad un manico. Si è trovato inoltre un sepolcro costruito in muratura e coperto alla cappuccina mediante sei tegoloni, i quali misurano m. 0,40 per ogni lato e portano impresso il bollo circolare: QFIGVLI
Finalmente sulla sinistra della via Ostiense, presso al fosso di Grotta Perfetta, è stato scoperto un sarcofago marmoreo, lungo m. 1,36 X 0,65 X 0,60, fissato con calce sopra un piano di muratura. Era tuttora chiuso, ed avea il coperchio fermato con grappe di ferro. La lastra, che serve di copertura, è intagliata con riparti geometrici e decorata di meandri di varia forma. Aperto il sarcofago con tutte le cautele, vi si trovarono le ossa di persona giovanile, quasi del tutto polverizzate e coperte di melma; ed in mezzo alla strato fangoso si recuperarono due anelli d’oro, con gemma incastonata. L'uno del diametro di mm. 20, ha una corniola scura sulla quale è in- . ciso un Amorino che vola e corre appresso ad una farfalla (Psiche), alzando il braccio destro per afferrarla. L'altro anellino, del diam. di mm. 15, ha una corniola chiara, sulla quale è rappresentato un giovane ignudo, forse Bacco, volto a d., col capo cinto, come pare, di corona d'edera. Nella destra tiene un’ oinochoe, di cui versa il liquido, e appoggia la sinistra al fianco: dal braccio destro pende forse la nebride.
Giuseppe Gatti.
Nelle opere di sterro per costruire il grande collettore sulla sinistra del Tevere, presso il campanile della basilica di s. Paolo, sono stati raccolti i seguenti oggetti: Testa marmorea, che rappresenta un personaggio di età senile, senza barba: è molto danneggiata per .effetto del fuoco. Frammento di bassorilievo (m. 0,30 X0,20) con due baccanti, abbandonate alla danza orgiastica: hanno nella destra il tirso, e con la sinistra reggono il velo che svolazza intorno al loro corpo. Varî pezzi di un sarcofago striato; e due lastroni di marmo serviti per coperchi di arche sepolcrali. Un coperchio d'urna cineraria rotonda, del diametro di m. 0,25. Una bocca di grondaia fittile, in forma di testa leonina.
Giuseppe Gatti.
Compiendosi il tratto del collettore sulla riva sinistra del Tevere, nel punto ove dalla via Ostiense si stacca quella detta delle Sette Chiese, si è trovato un sarcofago di marmo, lungo m. 0,75 X 0,30. Sulla fronte sono scolpiti in rilievo tre festoni, sostenuti nel mezzo da due genietti, ed agli angoli da due teste di ariete: un simile festone si vede appena abbozzato sui due lati minori del sarcofago.
L'iscrizione, incisa in mezzo ai rilievi, dice: DIS MAN ZOSI MO CHRYSIS FECERVNT FILIO KARISSIMO Sono stati pure raccolti fra la terra un coperchio di urna cineraria rotonda, del diam. di m. 0,25; ed un piccolo sarcofago, fittile.
Giuseppe Gatti.
Proseguendosi i lavori pel collettore delle acque urbane sulla
sinistra del Tevere, nel tratto che si trova fra la via Ostiense e la via delle Sette Chiese, è stato scoperto un altro sepolcro costruito con lastre di marmo. Un grosso pilastro marmoreo scanalato, lungo m. 0,80 e largo m. 0,33, era stato adattato a coperchio della tomba, e sulla superficie piana vi fu incisa l'iscrizione sepolcrale: D M SVB HVNC LAPIDE CORPVS POSITVM EST T FL ARCHIMEDES VIXIT ANNIS XII M XI.
Nell'interno del sepolcro si trovarono le ossa di uno scheletro giovanile, senza alcun oggetto di suppellettile funebre.
Giuseppe Gatti.
Di fronte al monastero contiguo alla basilica di s. Paolo, per i lavori del collettore sulla sinistra del Tevere, si è incontrato un antico pozzo, di forma cilindrica, rivestito internamente di muratura laterizia. Ha il diametro di m. 0,88, ed è profondo circa m. 6. Spurgato dalla melma, di cui era riempito, vi si sono trovate undici anfore fittili a due manichi, di altezza che varia fra i 40 e i 60 centimetri.
Negli sterri medesimi sono stati anche trovati i seguenti monumenti spettanti agli antichi sepolcri che fiancheggiano la via Ostiense: 1. Urna cineraria quadrata, di m. 0,45 X 0,37, ornata di una semplice cornice ad intaglio, senza iscrizione.
2. Urna cineraria quadrata, di m. 0,78 X 0,45 X 0,44, che nei lati porta scolpiti l'urceo e la patera e sulla fronte, fra due colonnette rilevate, ha l'iscrizione: DS MATR C TVLLIVS HESPER ARAM FECIT SIBI VBI OSSA SVA COICIANTVR QVASI QVIS VIOLAVE RIT AVT INDE EXEME RIT OPTO El VT CVM DOLORE CORPORIS LONGOTEMPORE VIVAT ET CVM MORTVVS FVE RIT INFERI EVM NON RECIPIANT
3. Urna cineraria quadrata, di m. 0,62 X 0,46 X 0,26, decorata con colonnine e teste di ariete sugli angoli. Nella fronte vi si legge: D M CASTO V A XXXII MARCIA PIETAS CONIVGI CARISSIMO F CVM QVO VIXIT ANN V M VIII D VI
Giuseppe Gatti.
Nei lavori per la costruzione del collettore sulla sponda sinistra del Tevere, di fronte alla porta minore della basilica di s. Paolo, sono state recuperate tre altre iscrizioni spettanti ai sepolcri dell' antica via Ostiense. La prima è incisa in una lastra marmorea, di m. 0,66 × 0,46, e dice: D M TI OCLATIVS HERMIAS ET TI OCLATIVS FELIX NEPOS SE VIBO FECERVNT ET OCTA VIAE FORTVNATAE COIVGI SVAE ET LIBERTABVS QVE POSTERISQVE EORVM INF P X INAG P XII
L'altro è un frammento d'urna cineraria quadrata, alto m. 0,28, largo m. 0,18
X 0,27. Vi si legge: ...ATOR ... S ... VS ... TI DEOS ... E AMICE ...QVE PARENS ...AINA PVDORQ ...CIPIOVESVO ...DIVOSQ PRECATVR ...ut tibi sit semper ter PA CINIS QVE LEVIS ...vixit ann... II SINE FRAVDE
Il terzo è un lastrone marmoreo, scorniciato; di m. 0,18 X 0,14, che conserva i
seguenti nomi: CL DIOMEDES... T SVIS FECIT... C L DORVS... C L DORIS... C L SABIN... C L ROM... C L DIO... P L BARN... P L SEC...
Giuseppe Gatti.
Dalla demolizione del muro che recingeva la vigna posta al secondo chilometro della via Ostiense, dirimpetto alla basilica di s. Paolo, provengono i seguenti frammenti epigrafici:
1. Lastra di marmo, di m. 0,26 × 0,21: d M PETRONIAE FAVSTiNAE Q V AN VIII M III D III M PETROni VS FILia E DVlcis simae...; 2. Stele marmorea, di m. 0,28 X 0.20, con appendice nella parte superiore, entro la quale è scolpita una corona lemniscata: D M LOLLIO EPICTETO VERNAE; 3) frammento di lastra marmorea, di m. 0,21 X 0,19: D m FABBRICIAE.... QVAE VI... ET FABRI... QVI VIX AN... FELIX FI...; 4. Frammento di grossa tavola marmorea, di m. 0,73 X 0,24: ... ET | ...VSA | ...BI ET | ...RONAE | ...ET | ...VAE COM | ...AE ET | ...TIS SVIS ET | ...NATO LIB | ...ISQ EORVM | ...OSTER ISQ EIVS
Sono stati inoltre recuperati altri minuti frammenti di antiche pietre sepolcrali, adoperati come materiale nella costruzione del muro sopraindicato, nei quali rimane appena qualche lettera delle iscrizioni che vi erano incise. Alcuni di questi frantumi ppartengono a lapidi cristiane dell'antico cimitero adiacente alla basilica.
Giuseppe Gatti.
Demolendosi un piccolo muro moderno per la sistemazione della strada presso la basilica di s. Paolo, si sono trovati, messi in costruzione, due frammenti di antiche lapidi sepolcrali. In uno (di m. 0,30 X 0,21) si legge: DIS MAN... | PETRONIA... | L ASINVS ... | CONIVG B... | SIBI ET SV... | TERISQ E... L'altro (di m 0,15 x 0,15) conserva: ...TROPHI ...DIONSSI ...E HSGIAI
Giuseppe Gatti.
Nel piantare gli alberi sul margine sinistro della muova via Ostiense, e propriamente dinanzi al campanile della basilica di s. Paolo, si sono incontrati avanzi di antichi monumenti sepolerali; ed in uno di questi si è trovata un'arca fittile, contenente le ossa di un fanciullo ed un anellino d' oro, a superficie esagona, che porta inciso un Amorino il quale con la destra distesa tiene per le ali una farfalla.
Giuseppe Gatti.
Nel costruire il muro di cinta della vigna de Merode, incontro alla basilica di s. Paolo, sono stati scoperti, a m. 2,10 sopra il livello della strada, alcuni avanzi di un antico colombario, con tre loculi per le olle nella parete di fondo; e fra la terra è stato raccolto un frammento d'iscrizione sepolcrale, di m. 0,26 X 0,23 con scritta in greco. A poca distanza si è trovata un' altra tomba scavata nel terreno vergine e coperta con tegoloni bipedali, tre dei quali portano il bollo dell'età adrianea, C.I.L. XV, 1203.
Giuseppe Gatti.
Durante i lavori per l'allargamento della via Ostiense, riemege un ampio settore della necropoli romana che fiancheggiava l'antica via consolare:
"Il suolo di Roma svela ogni tanto ai nostri occhi qualcuno dei segreti che da più secoli giacciono nascosti tra le fibre poderose dei suoi strati di sopraelevazione e di rovina. Era ancor viva la quasi miracolosa scoperta della basilica pagana, situata al disotto del viadotto ferroviario presso la Porta Maggiore, eseguendosi la sistemazione della via Ostiense, fra la porta San Paolo e la basilica omonima, il piccone ha rimesso in luce i primi muri di un vasto sepolcreto di epoca imperiale, quello stesso sepolcreto în cuì nel 66 d. C. fu sepolto lapostolo Paolo, ospite forse in morte, come già lo fu in vita, di qualche borghese famiglia romana.
Vero è che di questo sepolcreto già si aveva notizia, per alcune scoperte avvenute sulla fine del secolo passato, a ridosso della collina di San Paolo, e per altre, avvenute già prima, al disotto del piano della basilica, quando fu restaurata dopo il famoso incendio del 1823: ma mentre gli archeologi di allora si affannarono a studiare soltanto i problemi che riguardano la sepoltura del grande apostolo e il tracciato della via Ostiense presso la basilica, gli avanzi scoperti furono quasi totalmente trascurati, e l'urgenza dei lavori mandò ogni cosa in rovina.
Nell' inverno scorso, per merito della R. Soprintendenza agli Scavi di Roma, egregiamente diretta dal prof, Giuseppe Angelo Colini, si è proceduto allo scavo di una gran parte di detto sepolcreto, con risultati oltremodo soddisfacenti: contemporaneamente allo scavo, si è provveduto al restauro delle parti ‘malferme e alla riproduzione di tutti gli elementi pittorici e decorativi; per opera del prof. Ferretti, di cui riproduciamo qualche saggio.
Scavo, oggi, non vuol dire ricerca di oggetti, come generalmente si intendeva fino a qualche tempo fa: «scavo» vuol dire esplorazione razionale del sottosuolo, non solo per lo studio dell'oggetto, ma più ancora del muro che lo racchiude, e della stratificazione dei vari periodi sovrapposti, dalla caduta del monumento fino ai giorni nostri. Nello scavo tutto ha importanza e fornisce dati preziosi intorno alla stoia del monumento, come intorno al popolo che lo eresse e a quelli successivi che ne occuparono le rovine; onde la necessità di procedere nello scavo con ogni cautela, prendendo copiose riproduzioni e rilievi dei vari strati che vengono messi allo scoperto.
Nel sepolcreto scavato presso San Paolo, la stratificazione si sviluppa dall'ultimo secolo della repubblica fino al quinto e sesto secolo dell'impero. Lo strato repubblicano è ad una profondità media da quattro a cinque metri disotto del piano di campagna, e poggia quasi sul vergine; esso sembra che abbia perdurato fino all’epoca claudio-neroniana, ed è rappresentato da un grande sepolcro in opera quadrata di tufo, con la porta in grossi stipiti di travertino, in un’area rettangolare a cielo aperto, con vari monumentini funerari addossati alle pareti, alla stessa guisa che si usa nei nostri cimiteri, e infine da alcuni muri in opera reticolata, appartenenti a colombari distrutti o caduti fino da epoca antica.
Ad una altezza di circa un metro e mezzo al disopra dei sepolcri descritti, si trova lo strato imperiale più avanzato, datato tra la fine del primo secolo e tutto il secondo dopo Cristo. Questo strato è il più importante e il più integro, per la sua giacitura ad una certa distanza sia dalla via Ostiense, sia dalla collina, e per essere stato ancora în parte usato nel periodo seguente.
Il sistema caratteristico di sepoltura è a colombario, cioè a piccole nicchie semicircolari, disposte in file parallele nelle pareti, ognuna delle quali nicchiecontiene generalmente due olle con le ceneri. Quanta povertà in queste sepolture, costituite d’una semplice piluccia ovoidale di coccio, con un coperchio mal tornito e al disotto della nicchia un modesto cartello indicante il solo nome; ma, nello stesso tempo, quanta cura nella costruzione dell’ultima dimora, quanta grazia nei moi in stucco e în pittura, che adornano con ritmo soavissimo le anguste pareti!
Per il romano, infatti, la tomba era la seconda casa; anzi, la casa eterna, ove lo spirito sempre vivo seguitava a godere delle bellezze della natura, e ove i mortali, spinti dalla « celeste corrispondenza d’amorosi sensi », andavano a celebrare con frequenza i più funebri riti, deponendo rose e viole sulle tombe dei cari. Per le decorazioni delle tombe si sceglievano i soggetti che ricordassero al morto le cose più belle e che lo trasportassero în un idealistico mondo di beatitudine, come, ad esempio, nel regno di Bacco, contornato dalla sua corte briosa e spensierata; oppure a traverso l'infinito spazio del mare, nel regno del possente Nettuno, ove le vagabonde nereidi solcano placide i flutti, adagiate sul dorso di poderosi tritoni o di fantastici mostri marini.
Talvolta il simbolo della vita ultraterrena diveniva più accentuato, e non era soltanto un motivo di godimento per il morto, ma era, ancor più, un chiaro monito per il vivo: così, in una tomba un'intera famiglia, ricavata in un sottoscala (un sottoscala che a mala pena potrebbe dare ospitalità ad un cane) un piano e l'altro di nicchie, vediamo dipinta una scena del più vivo interesse: è Ercole che conduce Alcesti fuori dagli Inferi, tenendola dolcemente abbracciata, e rassicurandola cheiil tricipite Cerbero non le arrecherà alcun danno.
È noto il mito: il giovane Admeto, marito di Alcesti, doveva morire prematuramente; Apollo, che lo proteggeva, ottenne dalle Parche che un'altra persona di famiglia potesse morire in sua vece. I genitori si rifiutarono, e allora Alcesti sì offrì con gioia all'olocausto. Un sacrificio così nobile impietosì la signora dell’Hades, Proserpina, la quale le ridonò la vita, ed Ercole, l’amico di Admeto, scese fin nel regno dei morti, e ricondusse Alcesti all’affetto del desolato marito.
Chi non sente attraverso questa graziosissima figurazione, tutta la santità del puro affetto coniugale, e tutta la grandezza del trapasso da una vità di tenebre ad una vita del più dolce piacere?
E altrove (ma qui in un vasto colombario che appartenne alla famiglia libertina dei Ponzi) ci appare dinanzi agli occhi una povera gazzella atterrata e avidamente sbranata da due leonesse. Motivo antichissimo, che ritroviamo fino nelle arti dei popoli orientali, il quale ci ricorda la lotta del più debole contro il più forte, la lotta eterna per l’esistenza, che applicata alla nostra vita, deve essere sprone e remora nello stesso tempo, fino a che l’anima non assurga a più nobili destini.
Certamente, le case dei personaggi sepolti nel nostro cimitero non erano così ornate e custodite come le loro tombe; la proprietà dei loro fondi, anche se vasti, non era così vantata, come quella dei pochi palmi di terra che formavano il loro tumulo. Perciò i Romani solevano incidere sui sepolcri le misure dell’area acquistata (e i nostri ne offrono bellis empi) minacciando spesso l'ira degli dèi, oltre che multe severissime, variabili da cento a centomila sesterzi, a coloro che sero occupato illegalmente la loro area, o avessero profanato il sonno sacro dei congiunti.
Si osservi, ad esempio, l'illustrazione riprodotta qui sotto: a prima vista, il sepolero) che aprtenne ad una tale Livia Nebris, moglie di Eunico (sembra un edifici ure normali, e già l’occhio fa îl paragone fra l'ingresso e la figura umana eretta per trarne una proporzione che secondi la propria immaginazione, quando le misure incise su gli stipiti ci fanno tornare crudamente alla realtà tutto il fronte del sepolcro non è lungo che sei pied: cioè m. 1.80, e la porta è alta soltanto cent. 97; una persona un po’ pingue, e che non sì possa facilmente inchinare, deve rinunciare ad entrarvi. Eppure, nell'interno della cella, larga cent. 90, hanno ospitalità ben ventiquattro cadaveri cremati. Al disopra del secondo strato ora descritto, appartenente, come si è detto, ai primi due secoli dell'impero, si trova il terzo ed ultimo strato.
Siamo qui nel periodo in cui alla cremazione viene quasi completamente sostituita la inumazione, e quindi in luogo dei colombari si trovano le tombe a camera aperta con sarcofaghi, o formza (fosse rettangolari scavate nella terra, oppure sopraelevate con murelli di tufo e mattoni). Interessanti sono alcuni sepolcri del periodo di transizione, i quali presentano contemporaneamente il doppio rito, mentre altri, nati colombari, hanno accettato poi le forma, seguitando ad essere usati fino alla completa occupazione dello spazio.
In questo terzo periodo il congestionamento delle tombe diventa impressionante: non solo si risalgono, tumulando, le pendici della collina, fino al secondo secolo rimaste quasi intatte, ma si sovrappongono le tombe in più piani, confusamente, mentre gli antichi sepolcri vengono riaperti e i pavimenti sconvolti, per deporvi altri cadaveri, con la unica custodia di poche palate di terra e di qualche tegola rotta.
Le iscrizioni funebri divengono sempre più rare e la costruzione di nuovi monumenti cessa, col volger del tempo, quasi del tutto; i poveri morti giacciono senza nome e senza dimora propria, usurpando, spesso vandalicamente, ‘quella degli altri; la severa legge antica ha perduto ormai ogni vi gore, per cui nessun ritegno ferma più il rozzo bifolco e il cinico soldato a lasciare intatto il tesoro più caro che gli antichi avevano costruito per sè e per i loro fino alle ultime generazioni Ma in mezzo alla più oscura notte della decadenza pagana, sorge la lucé nuova del Cristianesimo, che rinnova anime ed energie.
I martiri gloriosi della fede sono i fari che guidano le pie navi in porto; le loro tombe sono il luogo favorito di ritrovo e di preghiera dei fratelli in Cristo: chi pregò nei giorni del dolore presso il Santo prediletto, ama dopo la morte di riposare vicino a lui e perciò intorno alle tombe dei martiri si vennero celeremente formando dei vasti cimiteri, che sosti. tuirono i troppo sfruttati cimiteri pagani, e off rono un vivo contrasto di vitalità e di ordine, di fronte al celere decadimento del culto pagano.
Spesso, al disopra delle tombe dei martiri e dei devoti, sorse, nel periodo della pace, un luogo di culto, che, pur rispettando le costruzioni anteriori, dette alla regione un indirizzo nuovo e ne fece uno dei principali centri del cattolicesimo.
Così avvenne per citare l'esempio massimo, sul Vaticano, nel luogo dove fu sepolto il primo vicario di Cristo, San Pietro, e dove sorse poi il più gran tempio della cristianità; così avvenne con tradizione pa rallela, al secondo miglio della via Ostiense, dove sulla tomba del dottore delle genti, Paolo da Tarso, martirizzato, secondo la tradizione, colà presso, ad aquas Salvias (le Tre Fontane), fu costruita da Costantino una basilica, rifatta poi completamente da Valentiniano, Teodosio ed Onorio. Una parte del sepolcreto fu allora ricoperta, servendo così da sostruzione al nuovo edificio, e il rimanente seguitò a fiorire, così come si è detto, fino al sesto secolo dopo Cristo, al qual tempo si riferisce la celebre iscrizione di Eusebio, rinvenuta nel pavimento della basilica stessa.
La topografia del sepolcreto fu allora completamente rinnovata: il munifico Eusebio restaurò a sue spese, oltre che buona parte della basilica, anche l'ingresso alle tombe dei martiri, il portico, i sedili, i tetti, i bagni, dando a tutta la regione prossima alla basilica un aspetto sontuoso monumentale, degno del grande apostolo, che giace sepolto tra î servi e i liberti di Cesare, ma la cui gloria invade tutto il mondo, fin dove arriva l'aura cristiana, temprata sul freddo marmo che lo ricopre."
Giuseppe Lugli.
In occasione del Giubileo, il Parco Schuster viene riprogettato con un gioco di aiuole geometriche, attraversate da un viale parallelo alla via Ostiense. I lavori riguardano anche la ricollocazione del centro anziani e la realizzazione della nuova copertura del Sepolcreto Ostiense.
1919
Pianta di un sepolcreto presso la Basilica di S. Paolo
1919
Pianta di un sepolcreto presso la Basilica di S. Paolo
1919
Pianta di un sepolcreto presso la Basilica di S. Paolo
1918
Scoperta della Necropoli Ostiense
1905
Topografica dei dintorni di San Paolo
Le catacombe romane
1898
Frammenti epigrafici del Sepolcreto Ostiense
Notizie degli scavi di antichità
1898
Frammenti epigrafici del Sepolcreto Ostiense
Notizie degli scavi di antichità
1898
Frammenti epigrafici del Sepolcreto Ostiense
Notizie degli scavi di antichità
1898
Frammenti epigrafici del Sepolcreto Ostiense
Notizie degli scavi di antichità
1898
Frammenti epigrafici del Sepolcreto Ostiense
Notizie degli scavi di antichità
1898
Frammenti epigrafici del Sepolcreto Ostiense
Notizie degli scavi di antichità
1897
Frammenti epigrafici del Sepolcreto Ostiense
Notizie degli scavi di antichità