Codice identificativo monumento: 4055
Sul principio del corrente anno il prof. G. Tomassetti richiamò l'attenzione del Ministero sopra una lapide antica, adoperata per gradino nella chiesetta di santa Passera, al secondo miglio della via Portuense. Sul prospetto di quella pietra appariva una linea d' iscrizione greca; e poiché la iscrizione stessa doveva continuare ur* Ila parte che rimaneva sotterra, a proposta dello stesso prof. Tomassetti si fece fare lo scavo. Si trovò che detto gradino era composto di un masso di marmo lunense, il quale pel modo come fu tagliato e vi fu segnata l'epigrafe, non potè essere adoperato che come soglia, o come architrave. Parve al Tomassetti più accettabile la seconda destinazione, essendo più comodo leggere l'iscrizione in alto che in basso. L'iscrizione, che in lettere di bellissima forma porta il ricordo generale di un sepolcro domestico.
Nel comunicare il risultato delle sue indagini, il prof. Tomassetti credè utile di far notare, che la chiesetta ove si conserva la lapide ebbe il nome di s. Passero, dall' esservi state trasportate nel medio evo da Alessandria di Egitto le reliquie dei martiri Ciro e Giovanni; avendo il Mabillon osservato che al nome di s. Ciro usavasi nei tempi di mezzo premettere il noto appellativo orientale di Abba, onde AbbaCirus, che corrotto diventò pàcera e passera (cfr. Musaeum ital. 1. 1. p. 2 p. 84). Così la chiesa di s. Ciro nella contrada de militiis (moderna via Magnanapoli), è denominata S. Abbacirus nell'Orilo liomanus, che è del secolo XII; ed addirittura Sancta Pàcera de milidis nel catalogo delle chiese di Roma del secolo XIV, nel codice di Torino edito dal Papendcordt e dall' Urlichs.
Annunziò finalmente che nell'esaminare la costruzione della chiesetta, vi rintracciò parecchi frammenti di lapidi antiche, adoperati come materiale di fabbrica. Uno di essi murato come gradino nella scala esterna, presenta lettere monumentali così trascritte: GVS ET ...
Rodolfo Lanciani.
Esplode la polveriera del forte Portuense a Vigna Pia. Al momento dello scoppio, conteneva un quantitativo di esplosivo maggiore rispetto al consentito: 285 mila chilogrammi (rispetto ai 233 previsti). Le cause dello scoppio sono incerte. Danni ingenti nel vicino Istituto di Vigna Pia; nella basilica di San Paolo, si frantumarono le nuove vetrate delle navate esterne; nella chiesa di Santa Passera crolla il muro di destra; nella chiesa di Sant'Ignazio, si squarcia la tela della finta cupola; nella chiesa di Santa Maria della Luce a Trastevere viene danneggiata gravemente la cupola; nei Palazzi Montecitorio e Madama, oltre alle vetrate frantumate, si scoprirono delle crepe che compromettevano le strutture.
Nella località detta s. Passera, a quattro chilometri dalla città e precisamente dietro la chiesetta che ha dato il nome alla contrada, in seguito ai lavori di sterro per la costruzione del grande collettore sulla destra riva del Tevere, sono tornati in luce alcuni ruderi di un vasto edificio, in opera reticolata e laterizia.
La ristrettezza del cavo, quanto cioè è necessaria per la costruzione del collettore, non ha permesso di fare studî circa la natura e la destinazione dell'edificio al quale i ruderi suddetti appartenevano. Si trovarono anche tracce di pavimenti a musaico, a tesselli bianchi con una fascia o bordo nero all’ intorno. Le fondamenta dell’edificio corrispondevano alla quota di m. 6,50 sotto l'odierno piano di campagna.
Sembra che si entrasse nell'edificio da un grande ingresso, di cui si conservavano i pilastri laterizî, ed alla cui decorazione appartennero due grandi modiglioni di travertino, alti m. 1,00, rivestiti di stucco, raffiguranti due Arpie. L’ espressione dei volti è truce, il seno è turgido. Lunghi capelli scendono sulle spalle; il corpo è per metà ricoperto dalle ali. I piedi sono grifagni, con unghie adunche. Sul capo posa una specie di abaco circolare, del diametro di m. 0,44, sul quale poggiava una trabeazione od un architrave.
Confusi tra la terra di scarico, si raccolsero gli oggetti seguenti: Due frammenti di stupenda ara marmorea, pulvinata, con cornice di palmette e sotto un giro di oyoli e fuseruole. La parte superiore ed i pulvini sono lavorati a squama. Frammento di grande vasca mormorea (/a2rum), in cui è scolpita, a basso rilievo, una testa di leone con anello in bocca. Frammento di colonnina scanalata, del diametro di m. 0,19, alta 0,30. Quattro basi di colonne, in travertino, del diam. di m.0,40. Mano di una statua di basalte, di grandezza maggiore del vero, calcinata dal fuoco.
Frammento di antefissa fittile in cui vedesi, ad alto rilievo, una testa di donna, con orecchini, e coi capelli trattenuti da una vitta. La figura è elegantemente modellata e conserva tracce di policromia.
Pezzo di lastra fittile, eseguita su stampo, in cui è rappresentata una mezza figura umana assai danneggiata, nascente da fogliami. Regge con la destra un vaso colmo di frutta e con la sinistra un urceo. Il fondo era dipinto di turchino. Questo rilievo fittile può confrontarsi con quello edito dal Campana alla tavola CXIII, B ed in cui si è voluto riconoscere la protome del dio Oro nascente da fogliami.
Frammento di altra tavola fittile dove rimane parte della nota rappresentanza della Vittoria che uccide il toro.
Terracotta ornamentale del coronamento di un edificio, in cui vedesi una pantera, un tirso, un cantaro, una palmetta. Fregi simili conservansi, in più esemplari, anche nel Museo Nazionale Romano, alle Terme.
Per i medesimi lavori sono state recuperate due lapidi inscritte. In una di esse (di m. 0,54 X 0,30) si legge: d M ....IO ADIMA ...nTO CONIVGI KARISSIMo BENE MERENTI FECIT
L'altra (di m. 0,61 X 0,21) rotta in varì frammenti, reca: D M A ATI NIO SVCESSO QVI ... PATRO NO VIXIT ANN XXX A ATINIVS CAPELla FRA TRI FECit
Si rinvenne pure un pezzo di urna cineraria rotonda, in alabastro (dim. 0,23 X 0,16), su cul è scritto: A ATINVS SATVRNInus VIXIT AnnIS...
Circa la località di s. Passera ed il nome della vetusta chiesetta medioevale, veggasi quanto fu scritto nelle Notizie del 1879 p. 205 sg., ove furono anche edite alcune epigrafi adoperate come materiale da costruzione nella chiesa stessa.
Giuseppe Gatti.