Data: 1920 / 1924
Codice identificativo monumento: 4082
I finanzieri liguri Cerruti e Becchi, costituiscono la Società Anonima Edilizia Moderna, con sede in piazza Pietra. Viene acquistato un terreno di 31.000 metri quadrati nella nuova zona di espanzione del Quartiere Savoia, con l'intento di costruirvi nuovi edifici e abitazione di prestigio. Architetto di riferimento del progetto è Gino Coppedè.
L'architetto Gino Coppedè depositano la prima formale richiesta di concessione edilizia per il progetto del nuovo quartiere Doria. Per conto dell'Impresa Società Anonima Cooperativa Edilizia Moderna, ha progettato una serie di 17 villini e 26 palazzine, con epicentro la futura Piazza Mincio.
A conlusione dei lavori ai Palazzi di Piazza Mincio, viene attivata la fontana al centro della piazza.
Cerimonia presieduta dal Sindaco Raggi, per la conclusione dei lavori di restauro della Fontana delle Rane al Coppedè. I lavori svolti sotto la direzione tecnico-scientifica della Sovrintendenza Capitolina, si sono occupati della pulitura delle superfici e del consolidamento del terreno di fondazione.
La fontana è realizzata in malta cementizia e travertino, e viene alimentata dall'Acqua Marcia. Si compone di una vasca del diametro di 10 metri, in cui le decorazioni scultoree si elevano di 2,70 metri con un diametro di 7,50 metri, mentre il bacino superiore, con un diametro di 3,50 metri porta all'altezza complessiva di 4,50 metri.
Dal basso bacino, sviluppano quattro conchiglie, sorrette da coppie di figure inginocchiate, con i capelli mossi dal vento e reti da pescatore fra le mani. All'interno di ogni conchiglia, l'acqua viene versata da delle Rane. Altre 8 sono presenti nel bacino superiore, posizionate verso lo zampillo centrale.
Una leggenda metropolitana narra, che il
27 giugno 1965 i Beatles, dopo il loro concerto al Teatro Adriano, si recarono nel vicino club Piper e che alla fine di una notte brava nel locale, si siano buttati vestiti tra i giochi d'acqua della fontana.
Il progetto originle (ispirata da un idea realizzata per l'esposizione di Genova del 1914), prevedeva un'aiuola verde circolare con ciglio lapideo, sostituita in fase di realizzazione con un basso bacino di raccolta. Due lampioni a candelabro (realizzati su suo stesso progetto dalla Fonderia di Pistoia) alternati a due panchine, sono stati rimossi dopo pochi anni.