Informazioni storiche

Informazioni storiche artistiche sul monumento

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Codice identificativo monumento: 4084

Cronologia

5/8/258

Le salme dei Santi Pietro e Paolo vengono trasferite sulla Via Appia in località Catacumbas (Cimitero di San Sebastiano).

20/1/288

Secondo la Passio Sancti Sebastiani, nell'ippodromo del Palatino, per ordine di Diocleziano, San Sebastiano viene martirizzato con la flagellazione. Il suo corpo viene poi gettato nella Cloaca Maxima. Il corpo viene raccolto sul Tevere dalla matrona Lucina, che lo trasporta sino alle catacombe sulla via Appia.

Fonte: Passio Sancti Sebastiani

3/1892

Scavi nella Platonia presso il cimitero di s. Sebastiano sulla via Appia.

Il monumento conosciuto sotto il nome di Platonia è un'antica stanza sotterranea corrispondente dietro l'abside della basilica di s. Sebastiano sulla via Appia, e dove secondo un'antica tradizione sarebbero stati per qualche tempo nascosti i corpi degli apostoli Pietro e Paolo.

Cominciarono le prime indagini per iniziativa di mons. Antonio de Waal e del comm. G. B. de Rossi col consenso del Ministero della pubblica istruzione, il giorno 14 gennaio 1892: e per prima cosa si tolse la fenestrella marmorea che chiudeva il vano di comunicazione fra l’altare eretto in mezzo alla stanza della Platonia ed il sotterraneo sepolcro. Si penetrò per tal modo in quella tomba, dove niuno avea posto più il piede da oltre a quarant'anni, cioè dopo il Marchi ed il Perret, e se ne esaminarono attentamente le varie parti. Il vano è a foggia di stanzuccia quadrata, del lato di metri 2,50, ed è costruito in rozza muratura coperta a volta nella parte superiore: il pavimento è ricoperto di lastre marmoree che fasciano anche le pareti fino all'altezza di circa un metro e sono divise nel mezzo da una lastra-verticale in modo che tutta la stanza offre l'aspetto di un'urna sepolcrale bisoma. Le pareti poi e la volta sono decorate di pitture, le quali non furono bene esaminate nè dal Marchi nè dal Perret ed oggi si sono potute assai meglio studiare e ritrarre in disegno . più accuratamente. Stimo perciò necessario descriverle brevemente perchè l'averle riconosciute è stato uno dei risultati delle odierne indagini.

Lo stile di questi dipinti può convenire al secolo quarto, ed essi furono probabilmente fatti eseguire dal papa Damaso: il quale, come afferma il libro pontificale, decorò la Platonia con una iscrizione metrica relativa alla traslazione delle reliquie apostoliche, di cui se non abbiamo più il marmo conosciamo però l'intiero testo dalle sillogi antiche. E qui è da notare che per la Platoma o Platonia ricordata nel libro pontificale deve intendersi proprio la celletta sotterranea fasciata di marmi.

Nella lunetta a destra di chi guarda l’altare si vede in alto il busto del Salvatore sporgente fuori dalle nubi, il quale dà la corona ad un personaggio collocato in piedi alla sua destra e che si piega innanzi in atto di riceverla riverentemente fra le pieghe del pallio. Egli è l’apostolo s. Pietro che vediamo in altri monumenti nell’atteggiamento medesimo: nè deve far meraviglia che egli qui sia rappresentato imberbe contro l’uso comune, giacchè imberbe si vede pure in alcuni vetri cimiteriali. A sinistra del Salvatore havvi un'altra figura virile, ritta in piedi con la mano destra protesa in atto di allocuzione; e costui dal tipo iconografico del suo volto barbato si riconosce per l'apostolo delle genti. Alle due estremità sono poi dipinti due alberi di palma come in altre somiglianti composizioni. Nella lunetta incontro vi dovea essere un’altra scena simile e si ravvisano ancora alcune linee dei due alberi: ma l'intonaco è caduto quasi del tutto, e nulla può riconoscersi di ciò che vi era dipinto. La volta era egualmente decorata di pitture. Nella parte inferiore si veggono tre riquadri per parte, in ognuno dei quali si veggano le languide tracce di due figure virili ritte in piedi che reggono una corona. Sono probabilmente i dodici apostoli riuniti tutti insieme e fra i quali doveano essere perciò ripetuti anche i due rappresentati nelle lunette. La parte superiore poi della volta medesima è ornata di figure geometriche vagamente intrecciate insieme.

Esaminate le pitture si passò a studiare il sepolcro bisomo rivestito di marmo, dentro il quale sarebbero stati deposti i sarcofagi dei due apostoli, e donde poi sarebbero stati levati prima che si costruisse la volta or ora descritta. Si osservò che la lastra disposta orizzontalmente nel fondo del sepolero, a destra di chi guarda la lunetta dipinta col Salvatore, era un'antica transenna con piccoli fori rotondi; ed essendo questa rotta presso un’angolo, e vedendosi là sotto un vuoto si pensò che vi fosse un’altro sepolero più antico. La quale scoperta sarebbe stata di grande importanza per la questione delle due traslazioni, avvenute secondo che alcuni credono l’una nel primo secolo e l'altra nel terzo. Ma praticato uno scavo sotto la pietra, si è accertato che vi era soltanto una piccola fossetta cavata nella viva roccia, e che un primitivo sepolero ad un livello inferiore non fu mai.

Un'altro particolare verificato in queste ricerche si riferisce a quell'apertura che si vede sotto la cateratta dell'altare, e precisamente nel muro della lunetta incontro a quella dipinta che si è già descritta. Si pensò sulle prime che questa fosse un'altra fenestella confessionis, ostruita poi da sepolcri che posteriormente si addossarono al suo muro esterno.

Ma se ciò fosse si sarebbe dovuto scoprire il muro primitivo in cui aprivasi la fenestella, e si sarebbe dovuto vedere almeno lo stacco fra questo muro e quello dei sepolcri addossati; invece il muro della celletta sotterranea con quello dei sepolcri esterni forma tutto un masso compatto. Quindi quell’apertura non fu una fenestella, e la costruzione della volta che ricopre il bisomo deve dirsi contemporanea a questi sepolcri esterni: i quali sepolcri rappresentano una sopraelevazione del pavimento primitivo della stanza. Vi fu dunque un'epoca nella storia del monumento in cui il sepolcro bisomo era interrato nel pavimento della stanza, senza copertura a volta al disopra: questa poi si aggiunse dopo che furono tolte di lì le reliquie e probabilmente nel quarto secolo, ed allora si costruirono anche a ridosso della tomba apostolica molti sepoleri di devoti e si sollevò per tal modo il pavimento della stanza.

Fatte queste prime indagini, si passò ad esaminare gli arcosoli che circondano la Platonia. Oggi questi sono tredici, ma prima dei restauri del card. Borghese erano quattordici, essendosene allora distrutto uno per costruire la scala moderna incontro all'antica.

Per prima cosa, tolti alcuni muri ivi posti per chiusura dal card. Borghese, sì vide che detti arcosoli contenevano nell'interno l’uno sotto l'altro tre o quattro sepolcri della foggia che suol dirsi a capanna, i quali lasciavano uno spazio vuoto a destra del riguardante a guisa di pozzo per potervi penetrare e deporre così i cadaveri. In uno di questi sepolcri si trovò un tegolone col noto bollo cristiano della officina Claudiana ed anche un'altro bollo del secolo terzo. Questi arcosoli sono a4dossati al muro di perimetro della Platonia che è certamente del terzo secolo, e quindi furono costruiti dopo di quello; di più i muri degli arcosoli non giungono al livello del pavimento più antico della Platonia, ma si arrestano a circa m. 1,13 sotto il piano odierno. Dunque gli arcosoli appartengono al periodo della sopraelevazione del pavimento, e perciò al secolo quarto. A tale giudizio sembrerebbe contradire la decorazione di stucchi a rilievo nelle lunette degli arcosoli stessi e la scoperta avvenuta poco dopo di altri stucchi dipinti nella fronte e nei fianchi dei due arcosoli di angolo a sinistra di chi scende per la scala del medio evo. Queste decorazioni sono assai eleganti con pilastrini, foglie, fiori e lemnisci svolazzanti e con imitazioni di pietre colorate. A prima vista si giudicherebbero lavoro del secondo secolo e dell'età degli Antonini; ma riflettendo che esse sono eseguite non a mano ma con la stampa, non mi sembra possa esservi difficoltà ad ammettere che sieno del quarto secolo, come lo richiede la costruzione del muro su cui furono eseguite. Al qual tempo corrisponde anche assai bene il partito dell'imitazione di pietre colorate che vedesi in molti cubiculi delle catacombe di quell’età e nell'antica casa dei ss. Giovanni e Paolo sul Celio recentemente scoperta.

Nel fregio che gira intorno all'arco sopra uno di questi monumenti sì è trovata la seguente iscrizione graffita con una punta: MVSICVS CVM SVIS LABVRANTIBVS VRSVS FORTVNIO MAXIMVS EVSE (bius). Questi nomi sono evidentemente degli stuccatori e dei pittori i quali hanno eseguito il lavoro; e furono scritti perciò poco tempo dopo il compimento di tutta la ae } Scoprendo questi ornamenti di stucco si è pure constatato che sopra gli arcosoli, nel muro di perimetro della stanza, ricorreva una fascia di pitture rappresentanti, almeno in un punto, scene pastorali: e che queste furono poi ricoperte da una sopraelevazione degli arcosoli stessi. La quale sopraelevazione fu fatta per creare al disopra di questi una linea di sepoleri a capanna che ancora sono abbastanza conservati.

Così pure nello scoprire questi ornati si è osservato che il secondo arcosolio a sinistra di chi scende per la scala medioevale, e che trovasi presso l'angolo della stanza, è posteriore agli altri: giacchè esso' ha ostruito con i suoi muri la decorazione della fronte dell’arcosolio prossimo dove è l'iscrizione graffita. Cosicchè il numero primitivo dei monumenti arcuati, tenendo conto di quello distrutto dal card. Borghese, era di tredici come è anche oggi Questo arcosolio posteriore presso l'angolo della stanza nascondeva un'antico vano di comunicazione fra la camera della Platonia ed una stanza attigua, la cui parte superiore fu nel secolo decimoterzo ridotta ad oratorio ed ornata di pitture.

Eseguito uno scavo in questa stanza, ove si credette sul principio dei lavori che fosse l'antico ingresso della Platonia, si è riconosciuto che dessa era tutta chiusa all’intorno e che i suoi muri di perimetro sono del terzo secolo, meno il muro che la divide dalla cripta apostolica il quale è posteriore e sembra del secolo quarto. L'antica comunicazione fra queste due stanze era formata da tre grandi archi che ancora si veggono riempiti di costruzione posteriore ; la loro chiusura fu contemporanea alla sopraelevazione del pavimento della Platonia, al cui livello fu costruita quella porta che venne poi chiusa dall’arcosolio di età posteriore. Anche in questa stanza avvenne la stessa sopraelevazione del pavimento che nell'attigua Platonia.

Giacchè si è ritrovato il pavimento primitivo con avanzi di mosaico: ma questo pavimento fu rialzato di circa m. 2,35 quando venne rialzato il suolo dell'intiera Platonia e venne aperto il vano già ricordato. Sotto il piano di questa camera anteriore, alla profondità di cirea un metro sotto il mosaico, si trovò un grande sarcofago di marmo grezzo incassato nel tufo, lungo m. 2,47 largo m. 1,20 e profondo m. 0,74. Il coperchio primitivo non vi era più, ma esso fu più tardi ricoperto con frammenti marmorei di lacunare, lavorati a cassettoni.

Ivi presso e alla stessa profondità si trovò pure una statua virile togata di mediocre stile maggiore del vero, e mancante della testa: la quale poi si rinvenne alcuni giorni più tardi a qualche distanza sotto le terre. La testa ha gli occhi pupillati e la barba raccorcia secondo la moda del secolo terzo. E a quest'epoca accenna infatti tutta la costruzione della stanza meno il muro divisorio con la Platonia il quale, come si disse, fu ricostruito posteriormente.

In questo muro divisorio, dalla parte esterna verso la Platonia, si è trovato un'antico ingresso fiancheggiato da due pilastrini di bellissima opera laterizia con rinfianchi di opera reticolata, ingresso che non può essere più recente della fine del primo secolo. Stando però il detto ingresso impegnato entro il muro divisorio non poteva decidersi se avesse appartenuto alla Platonia o alla stanza adiacente. Approfondato però lo scavo si è scoperta innanzi ai pilastri una scala di quattro gradini, che scende ad un livello inferiore di poco oltre ad un metro e va a terminare sui poligoni di un'antica strada romana: e questa strada o area lastricata fu più tardi riempita da un terrapieno su cui venne costruita la tomba apostolica. Questa scoperta è di grande importanza perchè: dimostra che l'ingresso con pilastrini non appartenne alla Platonia ma bensì alla stanza attigua e che nel primo secolo, quando fu costruito l'ingresso suddetto, nel luogo ove oggi è il bisomo degli Apostoli, vi era una strada o un’area scoperta. Essa dimostra che la Platonia insieme alla tomba che le sta nel mezzo fu costruita più tardi e probabilmente nel secolo terzo, alla quale età appartiene il muro di perimetro della stessa Platonia. Probabilmente il sepolcro antichissimo con pilastri prospicienti sulla via ora ritrovata (forse un diverticolo privato), e l’area dalla parte opposta della medesima via vennero nel terzo secolo in potere di uno stesso proprietario : e costui, il quale ricostruì il sepolcro lasciandone solo l’antico ingresso con i pilastri, soppresse il piccolo diverticolo, Jo riempì di un terrapieno fino a giungere a livello del piano interno del sepolcro già esistente, e costruì quella stanza più vasta di forma semicircolare nella quale vennero poi deposti per qualche tempo, secondo che fu detto, 1 corpi degli apostoli.

E questi risultati a me sembra che favoriscano piuttosto l'opinione di una sola traslazione delle reliquie apostoliche alle catacombe nel terzo secolo, la quale sarebbe avvenuta, come si disse ai tempi della persecuzione di Valeriano nell'anno 258.

Accennerò ancora che negli ultimi giorni di scavo, essendosi praticato uno sterro fra l’altare e la scala moderna del card. Borghese, alla profondità di poco oltre tre metri si sono trovate due casse di marmo senza iscrizioni e senza sculture, l'una di m. 1,10 X m. 0,45 l’altra di 0,95 X 0,60. Esse erano addossate al muro della tomba apostolica ed erano chiuse diligentemente con spranghe di piombo. Se ne fece l’apertura il giorno 30 aprile e si trovarono ripiene di ossa mescolate con terra ed argilla che tutte le aveva penetrate per ogni parte. Non vi si rinvenne alcun oggetto nè iscrizione alcuna che desse qualche notizia sulla qualità di quei cadaveri. Furono probabilmente ossa di ragguardevoli personaggi tolte da sepolcri anteriori che dovettero demolirsi per qualche ricostruzione della Platonia, e che quasi per compenso vennero collocate nel luogo più sacro del monumento a contatto proprio del bisomo apostolico.

Fonte: 1892. Notizie degli scavi di antichità.

Stampe antiche

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