Codice identificativo monumento: 4123
/1/2002: Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, su proposta della Soprintendenza Archeologica di Roma, acquista la proprietà del villino di Capo di Bove, esercitando il diritto di prelazione sul bene vincolato.
2003: Si avviano indagini archeologiche nel giardino della Villa Capo di Bove.
2005: Si concludono le campagne di scavo che hanno interessando una superficie di circa 1400 mq della Villa Capo di Bove. È stato riportato alla luce un impianto termale della metà del II secolo d.C. con restauri fino al IV secolo e tracce di uso agricolo-produttivo riferibili al periodo tardo antico, quando la zona rientrava nel Patrimonium Appiae (vasta tenuta agricola ecclesiastica). Sono conservati una decina di ambienti, pavimentati a mosaico e in marmo colorato, vasche idrauliche, tubuli in terracotta, l’impianto fognario e porzioni dei rivestimenti in lastre di marmo e intonaco dipinto.
12/11/2008: Apre al pubblico il Villino Capo Bove. L'edificio principale, è stato adeguato dalla Soprintendenza alla nuova funzione pubblica, per ospitare uffici, una sala conferenze, accoglie mostre fotografiche e artistiche, eventi culturali, incontri didattici e custodisce l'Archivio Antonio Cederna, padre del movimento ambientalista in Italia che tanto si è battuto per la tutela della Via Appia Antica: foto, appunti manoscritti, documenti inediti e la sua biblioteca, 4..000 volumi di archeologia, urbanistica, architettura, ambiente, storia di Roma, storia dell'Arte, legislazione. L'edificio minore, un tempo dépendance della villa, è stato trasformato in punto di accoglienza per i visitatori, attrezzato con servizi igienici e distributori automatici di bevande.
Situato al IV miglio dell'Appia Antica. forse il bagno di un collegium o di una qualche corporazione. La tecnica costruttiva e alcuni materiali rinvenuti, potrebbero far ipotizzare che l'impianto possa essere stato di pertinenza dei vasti possedimenti che Erode Attico e Annia Regilla avevano nella zona.