Codice identificativo monumento: 4124
Nel tenimento del sig. ingegnere Mora già Valentini, posto nelle vicinanze del terzo miglio fuori la porta s. Sebastiano, fra l'Appia e l'Ardeatina, spurgandosi una bella e vasta piscina sulla quale è fabbricata la casa colonica, si è rimesso in luce il seguente frammento di lapide monumentale, in lastrone grosso in. 0,25, a lettere alte m. 0,125:
L ADIO ISi H F C
Fra l'accennata piscina ed il margine occidentale dell'Appia, essendosi aperta una cassa di prestito per colmare alcune bassure del tenimento, si è scoperta porzione di un fabbricato nobilissimo del II secolo dell'impero. Comprende circa dieci sale termali, coi pavimenti pensili e con le pareti raddoppiate di caloriferi. Le pareti erano poi rivestite di marmi, con lo zoccolo di verde antico, coli soglie e stipiti di marmo greco, e con nicchie semicircolari per simulacri marmorei.
Il sottosuolo è attraversato da uua rete ben ordinata di chiavichette, le quali accennano a far capo ad un collettore, discendente verso l'Ardeatina.
Il fabbricato è stato spogliato ab antico di tutto, anche dei mattoni bipedali: ed i suoi marmi sono stati stritolati con la mazza. Il sig. ingegnere Mora ha ritrovato questi soli oggetti degni di nota. Statua acefala di fanciullo, avvolto nella clamide. Testa di cavallo grande al vero. Frammenti di una statua muliebre drappeggiata, maggiore del vero. Lastrami di marmi colorati. Alcune masse di piombo , e questi due pezzi di titoletti sepolcrali.
Rodolfo Lanciani.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, su proposta della Soprintendenza Archeologica di Roma, acquista la proprietà del villino di Capo di Bove, esercitando il diritto di prelazione sul bene vincolato.
Si avviano indagini archeologiche nel giardino della Villa Capo di Bove.
Si concludono le campagne di scavo che hanno interessando una superficie di circa 1400 mq della Villa Capo di Bove. È stato riportato alla luce un impianto termale della metà del II secolo d.C. con restauri fino al IV secolo e tracce di uso agricolo-produttivo riferibili al periodo tardo antico, quando la zona rientrava nel Patrimonium Appiae (vasta tenuta agricola ecclesiastica). Sono conservati una decina di ambienti, pavimentati a mosaico e in marmo colorato, vasche idrauliche, tubuli in terracotta, l’impianto fognario e porzioni dei rivestimenti in lastre di marmo e intonaco dipinto.
Apre al pubblico il Villino Capo Bove. L'edificio principale, è stato adeguato dalla Soprintendenza alla nuova funzione pubblica, per ospitare uffici, una sala conferenze, accoglie mostre fotografiche e artistiche, eventi culturali, incontri didattici e custodisce l'Archivio Antonio Cederna, padre del movimento ambientalista in Italia che tanto si è battuto per la tutela della Via Appia Antica: foto, appunti manoscritti, documenti inediti e la sua biblioteca, 4..000 volumi di archeologia, urbanistica, architettura, ambiente, storia di Roma, storia dell'Arte, legislazione. L'edificio minore, un tempo dépendance della villa, è stato trasformato in punto di accoglienza per i visitatori, attrezzato con servizi igienici e distributori automatici di bevande.
Si tratta di un’area verde di circa 8.600 mq con all'interno un edificio principale su tre livelli e uno minore adibito un tempo a dépendance della proprietà.
L'edificio principale, costruito sopra una cisterna romana, è presente nel Catasto Gregoriano (1816-1835) come “casa ad uso della vigna”. Nel secondo dopoguerra è stato trasformato come dimora padronale, con una caratteristica cortina muraria esterna che fa uso di materiali antichi, molti dei quali recuperati dai monumenti romani che fiancheggiavano la vicina consolare romana.