Codice identificativo monumento: 4138
Vittorio Emanuele II acquista la Villa Pallavicini a Via Salaria. Avvia lavori per migliorarne la funzionalità, con la costruzione di utilità come le scuderie. L'ex Casino nobile risulta inadatto agli impegni di rappresentanza ed alle esigenze della famiglia reale, per cui viene avviata la costruzione della Palazzina Reale, nell'area un tempo della Vigna Barigione.
Per ampliare le proprietà presso la via Salaria, già acquistate dai pallavicini, la Real Casa acquista nuovi terreni limitrofi, raggiungendo l'estensione di circa 160 ettarila: la tenuta di Ponte Salario (corrispondente al Monte Antenne e ai terreni pianeggianti sottostanti sia verso l'Acqua Acetosa che verso Ponte Salario); la vigna dei Prati Filonardi e la vigna Gualdi Sabatini, sul versante dell’Acqua Acetosa fino al Tevere; le proprietà Massimo e Jannori nella zona del Monte Roccolo. Le varie tenute agricole sono convertite in un grandioso parco abbellito da costruzioni di servizio che di delizia. La sistemazione del verde viene affidata all’orticoltore amburghese Emilio Richter.
Umberto I vende Villa Savoia a prezzo di favore al conte Tellfner, amministratore dei beni della famiglia reale, che la intitola alla moglie Ada. Il Re non ama vivere in campagna e preferiva infatti vivere al Quirinale.
Avvio dei lavori di costruzione del Forte di Monte Antenne. I primi lavori comportarono lo svuotamento completo della sommità della collina (in quanto turbava le possibilità di tiro del forte stesso), che viene ribassata verso la balza più settentrionale e le alture a sud-est e sud-ovest (sulle quali Gell e Nibby avevano indicato le cittadelle dell'antico abitato).
In più punti sono scoperte mura arcaiche costituite in blocchi parallelepipedi di cappellaccio (spese m. 2,30-2,40, conservate fino a 9 m. di altezza).
All'interno delle fortificazioni, fondi di capanne protostoriche, resti di abitazioni con zoccolo di fondazione in opera quadrata di cappellaccio, una cisterna rettangolare, numerosi pozzi e cunicoli, una tomba infantile arcaica.
Tra gli oggetti più importanti, vengono trovate alcune terracotte che testimoniano la presenza di un santuario: una antefissa con Iuno Lanuvina e una testa giovanile a tutto tondo (oggi conservate rispettivamente al Museo nazionale romano, e in quello di Villa Giulia). sulla sommità della collina Viene inoltre scavata (e distrutta), una grande villa tardo repubblicana, in opera reticolata, articolata in "camere rettangolari, corridoi, criptoportici", cisterne sopraterra e sotterranee, comprendente ambienti dipinti ornati con stucchi e con rivestimenti marmorei.
Il Genio militare sta costruendo una strada, sulla pendice meridionale della collina di Antemnae, sul confluente del Tevere e dell'Aniene. A metà incirca della costa, ed alla quota di met. 42 sul mare, è stato scoperto un muraglione grosso met. 2,30, costruito di cubi (alquanto irregolari) di cappellaccio, lunghi in media met. 0,59, e posti l'uno sull’altro senza cemento.
La lunghezza del tratto scoperto, sino ad ora, è di met. 15,00. L'andamento è irregolare, e si adatta alla curva orizzontale del monte. Siccome questo rudere offre tutte le caratteristiche di un’ opera di fortificazione, dei più remoti tempi, così nasce spontaneo il pensiero, di riconoscervi la cinta dell’ oppidum degli Antemnati, descritto da Livio I, 9-11.
Il tratto delle mura rimesso in luce, sarà conservato sul margine destro della nuova strada, tagliata dal Genio militare sul fianco della collina.
Proseguiti i lavori di sterro nell’interno dell'oppidum, e precisamente su quel vertice, che il Gell riconosce come sede della cittadella (posizione di inarrivabile bellezza, d'onde si scorge e si domina tutto il triangolo del territorio sabino bagnato dal Tevere e dall’Aniene), benchè gli scavi non siano discesi a profondità maggiore di un metro, si possono già riconoscere traccie di costruzioni di epoca e di fatture diversissime.
Il gruppo più antico, quello che rappresenta secondo ogni probabilità le « turrigerae Antemnae » cadute sotto il dominio dei Romani, quando costoro s'erano appena stabiliti sul Palatino, è formato da muraglie di cappellaccio locale, malamente squadrato, e costruito senza cemento. In questa zona abbondano i frantumi di stoviglie, di etrusca manifattura a vernice nera iridata, e quelli di vasellame indigeno, modellato a mano, e mal cotto.
In un altro punto sono stati scoperti gli avanzi di una villa romana, con lunghi muraglioni di opera reticolata, non buona, e negligentemente intonacata. In questa seconda zona abbondano le scheggie di anfore e di dolii, di fattura romana.
Le piante degli avanzi descritti sono state diligentemente rilevate.
Rodolfo Lanciani.
Continuando i lavori di fortificazione sulla collina di Antemnae, sono stati scoperti residui delle mura anche nel lato nord, a piombo sul confluente dell'Aniene col Tevere. Sono massi rovesciati ed in parte precipitati giù per la china del monte; ma si riconoscono alla loro forma, alle loro misure, alla qualità della pietra.
Si è pure scoperto un cunicolo con le sponde di pietra, coperto con lastroni, il quale non potendo essere aquedotto, deve necessariamente riconoscersi per l'emissario maestro delle cloache antemnati, tanto più che si dirige verso l'Aniene.
Presso l'avanzo delle mura, scoperto nella prima risvolta della strada che conduce al forte, si è ritrovata la bocca di un pozzo profondissimo, coll'orificio di m. 0,61 di diametro, di forma circolare, che s’apre al piano di un'area, lastricata con massi di cappellaccio. L'orificio era protetto e difeso da due anfore vinarie, collocate di traverso, e da altri cocciami.
Ciò significa, che l'antichissimo pozzo antemnate deve essere rimasto in uso fino alla introduzione delle acque potabili in Roma, quando il suolo della città era già da gran tempo occupato da un predio privato. Il pozzo discende alla considerevole profondità di m. 17,85, cioè da m. 42 sul mare a m. 24,15; presso l'imbocco è fasciato da tre ordini di pietre, alte ciascuna m. 0,35; nel rimanente è scavato nel sasso vivo.
La sezione della tromba è circolare, ma il diametro talvolta aumenta, talvolta restringe: la media ampiezza sarebbe di m. 0,32. Stando al racconto dei cavatori, i quali sono discesi in fondo, servendosi delle antiche intacche o pedarole, il pozzo termina con una specie di ricettacolo, del quale non mi hanno saputo descrivere acconciamente l'aspetto e le misure. Al momento della scoperta il pozzo era asciutto: quando l’ ho visitato già conteneva una certa quantità d’acqua potabile.
Nell'interno del recinto murato, sul culmine della collina, sono stati discoperti altri due pozzi (ma non ancora espiorati). Differiscono dal primo e nella forma e nella costruzione. Uno di essi è quadrato, e fasciato interamente con macigni di cappellaccio alti m. 0,45. L'altro è irregolare, e fasciato con lastre curve di una specie di peperino. Ambedue hanno le pedarole per la discesa.
Nell'area della città continuano ad apparire traccie di costruzioni grossolane, fatte con blocchi quasi informi di cappellaccio. Ho posto ogni attenzione per discoprire il tipo, la forma, la disposizione di queste primitive abitazioni, le quali dovrebbero assomigliare alla « casa Romuli » al « tugurium Faustuli » alle famigerate capanne dei sepolcri laziali. Fino ad ora, tuttii materiali da costruzione che si sono trovati, stanno fuori del posto, dispersi nel sottosuolo, e sepolti a varie profondità,
La suppellettile che si vien raccogliendo, già costituisce un gruppo preziosissimo. Nella mia ultima ispezione ho preso nota dei seguenti oggetti.
Urnetta di terracotta grossolana, rotta in più pezzi, lunga m. 0,40, larga m. 0,25, profonda m. 0,12, contenente: Cinque ossicini di fanciulletto ; una scaglia di silice non finita di acuminare; una fibuletta di rame, di forma elegante, senza graffiti; cinque frammenti di vaso di bucchero; una breccia calcare, la cui forma imita una foglia, o piuttosto il profilo di una pera, lunga nel diametro maggiore mill. 81, nel minore mill. 67. Ne ho preso memoria, perchè in altri luoghi dello scavo, sono state ritrovate altre due breccie calcari simili, benchè più piccole, evidentemente lavorate dalla mano dell’uomo, e così sottili in costa, che potrebbero prendersi per istrumento da tagliare o da pungere. 6) Una tazzetta fittile di bucchero, con un solo manico; Un coperchio di bucchero; Quattro fusarole, o globuli di collana, striati, di terracotta grossolana; Moltissimi pezzi di vasellame di bucchero, che potranno forse ricommettersi; Un terzo di tazza, con greca rossastra sul bordo, e parte di bella testa muliebre rivolta a sin. nel mezzo del piatto. La testa, è come d’ordinario, di profilo; Frammento di vaso a fondo di argilla con strie o zone, alternatamente rosse e gialle; Frammenti di vasellame rozzissimo, fatto a mano, e mal cotto. è) Vasellino elegantissimo in forma di aryballos con ornati a zone, scoperto in un banco di terra sciolta, dello strato preromano, o meglio dello strato anteriore alla costruzione di una villa romana; Alcuni pezzi di aes rude; Un pezzo molto grande di rame puro, del peso approssimativo di gr. 350; Tre fibule eleganti di metallo; Un frammento di terracotta con un buco nel mezzo, forse parte di fusaiuola.
Fra gli avanzi della villa romana, la quale si va discoprendo negli strati più alti, sono stati ritrovati pezzi di bellissimi intonachi dipinti, di stucchi, e di cornicette; vasellame aretino; pezzi di anfore e di dolî; canali d’acqua di’ terracotta; un fregio bellissimo di terracotta alto m. 0,25, con testa leonina nel mezzo, e figura di donna ignuda a d., simile nella movenza alla Tetide delle arule funebri esquiline. Vi sono tracce di dipintura.
Rodolfo Lanciani.
Alla presenza del re Vittorio Emanuele III di Savoia e della Regina Elena, si svolge la Festa degli alberi al Monte Antenne. Nell'occasione sono piantati centinaia di cedri dell'Himalaya e nasce il Bosco della Regina Elena. "Preceduti da fanfare e guidati da sottufficiali dell'esercito, si recarono ai Prati d'Acquacetosa lungo le rive del Tevere. Una marcia graziosissima di tutti quegli ometti e di tutte quelle donnette, che faranno palpitare un giorno chi sa quanti cuori! Le signore nelle tribune battevano le mani: e il severo corpo diplomatico faceva contrasto a tutta quell'onda di sorrisi. Guido Baccelli, il santo patrono della festa, raggiava di gioja persino più dello ste cielo romuleo. Migliaja di pupille cercavano l'ombrellino bianco di Elena e l'elmo del Re i alberi furono piantati a un cenno di Vittorio Emanuele dagli alunni delle scuole e dai soldati del genio: una ressa, una gara animatissima, d'un effetto indimenticabile. E ora, o alberi, crescete; i figli di questi cari figlinoli verranno alle vostre ombre a far colazione. Urescete, o allori, per gl'italiani futuri, per l'Italia di domani!"
Vittorio Emanuele III riacquista Villa Ada per circa 610.000 lire, e la dona simbolicamente alla sua consorte Elena di Montenegro.
Approvato il nuovo piano regolatore. La commissione che ha redatto il piano è composta da Gustavo Giovannoni, Marcello Piacentini e Antonio Muñoz. Si programma l'urbanizzazione dell'Aventino. Viene definita l'apertura di un collegamento diretto tra i rioni Prati e Trastevere, con un percorso che, partendo da ponte Umberto I, prevedeva lo sventramento della zona ad ovest di piazza Navona, Campo de' Fiori, via Giulia, per arrestarsi dinanzi a ponte Sisto (sarà realizzato solo il tratto Corso del Rinascimento). L'ampliamento di Via Cremona si evolve in un totale sventramento del quartiere Alessandrino. Previsto l’allargamento di via delle Botteghe Oscure, con il taglio dei fabbricati che si affacciavano sul lato sinistro della strada. Il limite dell'ampliamento urbano è definito da una grande circonvallazione, che nella parte orientale coincide con il tracciato dell’attuale Viale Togliatti. Verso Est, tra la Salaria e l’Appia, l'edificazione è prevista a intensivi o palazzine. Ad Ovest, tra la Flaminia e la Portuense, soprattutto a villini. A sud, nelle due anse del Tevere tra Testaccio e la Magliana, sono concentrate le aree destinate all'industria. Scompaiono i due grandi sistemi verdi di Tor di Quinto-Villa Ada e di Villa Pamphili-Aurelio previsti da Sanjust, ma si propongono parchi sparsi, il parco archeologico dei Fori, Villa Ada, Villa Doria Pamphili e Villa dei Gordiani.
Il Duce Mussolini si presenta alle 17 a Villa Savoia per discutere con il Vittorio Emanuele III la precedente sfiducia ricevuta nella riunione del Gran Consiglio. Il re gli comunica la sua sostituzione da capo del governo con il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. Verso le 17:20 Mussolini, esce dalla villa e viene affrontato dal capitano dei carabinieri Paolo Vigneri, che in nome del re gli chiede di seguirlo per «sottrarlo ad eventuali violenze della folla». Ricevuto un rifiuto, Vigneri prende per un braccio Mussolini ed esegue l'arresto caricandolo su un'ambulanza militare (scelta per non destare sospetti) che era già sul luogo. Mussolini viene quindi condotto prima nella Caserma Podgora di Trastevere e dopo alcune ore tradotto nella caserma della Scuola allievi carabinieri a Prati.
Sulla spianata di Villa Ada (dove oggi c'è il piccolo lago superiore) viene schierato il Battaglione d'onore della 3° Divisione di fanteria americana. Passano in rassegna il generale inglese Harold Alexander, Comandante in capo delle forze Alleate in Italia, e il generale americano Mark Clark, Comandante della Quinta Armata. Sono consegnate 54 Medaglie a soldati americani che si sono distinti nella Campagna di Roma.
Decreto del presidente della Repubblica per una variante al Piano Regolatore che trasforma il vincolo sulla zona di Villa Savoia da parco privato in parco pubblico.
Atto notarile che sancisce la divisione di VIlla Ada in una zona privata di 84 ettari (delle principesse Savoia e dei loro eredi) e una zona pubblica, pari a 34 ettari, cui si aggiungono in seguito 32 ettari relativi alla tenuta di Monte Antenne.
Per ospitare i numerosi turisti in arrivo per le Olimpiadi, si decide di trasferire il Camping di Villa Glori presso il Monte Antenne. L'area della Pineta attorno al Forte, viene quindi ceduto dal demanio al Comune di Roma.
Deliberazione del Consiglio Comunale n.1577. L'amministrazione comunale prende in consegna provvisoria i comprensori di Monte Antenne e parte di Villa Ada Savoia dal Demanio dello Stato.
Un vecchio aeroplano biposto Caproni da addestramento della scuola di pilotaggio dell'Aero Club Roma precipita a Villa Ada in fase di rientro all'aeroporto dell'Urbe. Muoiono l'istruttore, maresciallo Armando Rambetti e l'allievo Giovanni Cortesi che era ai comandi.
Il Comune di Roma, acquisiti gli ultimi terreni privati di Villa Ada Savoia (esclusa le zone della Palazzina Reale, il Casino Pallavicini e Villa Polissena) apre al pubblico l'intero comprensorio, ora di 160 ettari.