Data: 1988
Codice identificativo monumento: 4217
Presso il IV miglio della Via Latina, dove si trovava il confine dell'Ager Romanus Antiquus (nei pressi dell'attuale Via del Quadraro), mentre i consoli del a.C., Spurio Nauzio e Sesto Furio, organizzavano le difese della città, Gneo Marcio Coriolano viene fermato dalle implorazioni della madre Veturia e della moglie Volumnia, accorsa con i due figlioletti in braccio, che lo convinsero a desistere dal proprio proposito di distruggere Roma. Tito Livio tramanda: «Coriolano saltò giù come una furia dal suo sedile e corse incontro alla madre per abbracciarla. Lei però, passata dalle suppliche alla collera, gli disse: «Fermo lì, prima di abbracciarmi: voglio sapere se qui ci troviamo da un nemico o da un figlio e se nel tuo accampamento devo considerarmi una prigioniera o una madre.»
Il console Proculo Verginio consacra il Tempio della Fortuna Muliebre, a cinque miglia fuori Porta Capena. Il tempio viene realizzato per ricordare lo scampato pericolo della guerra con i Volsci, proprio nel luogo dove le donne romane, con i loro pianti e suppliche, erano riuscite a far desistere Coriolano dal proprio proposito di far guerra a Roma.
Fallito il tentativo di prendere la città al primo assalto, le truppe di Vitige realizzano un accampamento in una zona dove le arcate degli Acquedotti Claudio e Marcio si inersecano ripetutamente. Per fiaccare gli assediati fa tagliare tutti gli antichi acquedotti che approvvigionavano d'acqua la città. I grandi impianti termali cessano definitivamente la loro funzione. Belisario, dal canto suo, fa murare gli sbocchi affinché non potessero essere utilizzati come passaggi per introdursi in città.
Papa Callisto II commissiona la costruzione del condotto dell'acqua Crabra, anche detto Fosso dell'Acqua Mariana, per garantire l'adduzione di acqua per alimentare i molini ed irrigare gli orti di proprietà della Basilica di San Giovanni in Laterano. Il canale seguiva gli antichi acquedotti e scendeva verso Roma. Vicino alla villa dei Centroni a Morena, tramite una diga veniva incanalata in un condotto sotterraneo appartenente all’antico acquedotto Claudio. Uscito allo scoperto il fosso attraversava la tenuta di Roma Vecchia, dove formava un laghetto dove vi erano anche i pesci. Quindi proseguiva verso Roma attraversava la via Tuscolana e Porta Furba, passava per via del Mandrione e costeggiando a distanza la Tuscolana giungeva a porta di San Giovanni, formando un altro laghetto. Costeggiava le mura, passando lì dove ora è via Sannio. Entrava in Roma a porta Metronia, quindi percorrendo l’odierna Passeggiata Archeologica e passando attraverso il Circo Massimo, si gettava nel Tevere accanto alla Cloaca Massima.
Giovanni Raimondo Torlonia, acquista la tenuta di Roma Vecchia dall'ospedale del S. Salvatore ad Sancta Sanctorum, per la somma di 93.775 scudi.
Durante degli scavi presso la Tenuta dei Torlonia di Roma Vecchia, presso il IV miglio della via Latina, venne trovato parte del fregio del frontone restaurato da Livia Drusilla, femina princeps, moglie dell’Imperatore Ottaviano Agusto. Il materiale archeologico si trova oggi nell'Antiquarium del Celio.
Prima competizione ippica all'uso inglese. Don Alessandro Torlonia organizza una gara di corse nei prati di Roma vecchia. Durante la manifestazione chiamata Chesterfiel Hunt Raves, si svolgono sette gare.
L'archeologo Lorenzo Fortunati effettua la prima scoperta e scavo dell’ipogeo catacombale alla tenuta di Romavecchia.
Durante degli scavi per la ferrovia Roma Napoli, presso un poggio accanto a via del Quadraro, vengono ritrovate le fondamenta del Tempio della Fortuna Muliebre.
Il sig. principe Alessandro Torlonia, facendo esplorare nella sua tenuta di Roma vecchia gli avanzi di un vasto fabbricato, della buona epoca adrianea, posto fra l'acquedotto Felice e la ferrovia, ha discoperto un vasto ambiente, largo met. 6, lungo (nella parte esplorata) circa met. 20, che termina dalla parte dell’acquedotto con un’ abside semicircolare, rinfiancata da due speroni, come vedesi dall’annessa pianta dimostrativa.
Le due pareti longitudinali e l'abside sono di reticolato, con legamenti, fascie e spigoli di cortina. Da queste due pareti aggettano pilastri, larghi un metro, con la fronte convessa ; e distano l’uno dall’altro, dove met. 2,00, dove met. 1,75. Gil’ interpilastri sono occupati da sedili di muro intonacati e dipinti a tinta gialla.
Il pavimento è composto di una specie di astrico, sotto del quale è un selciato di pentagoni di lava. In vari punti si veggono restauri di epoca tarda, a ricorsi di mattoni e di quadrelli di tufa. Nel terrapieno sono stati ritrovati tre rocchi di colonne, di met, 0,45 di diametro; due di bellissima breccia corallina, uno di marmo bigio.
Continuandosi gli scavi, sono state scoperte altre due grandi sale, e sette ambienti minori. La prima sala grande è posta a riscontro di quella descritta precedentemente: ha pure forma basilicale, di modo che le due absidi si toccano e si innestano nella loro convessità. La seconda sala grande ha forma circolare di m. 10 di diametro, con nicchie e porte nel perimetro, ed una specie di tribuna rettangola di riscontro alla maggior porta d’ingresso. Il pavimento di questa sala era tutto di verde antico.
I sette ambienti minori fino ad oggi scoperti, si distinguono per la irregolarità della forma, per la ricchezza dei pavimenti, e per i frammenti di belle pitture murali, che rimangono qua e là sulle pareti.
Un pavimento è formato di esagoni di marmo greco e di rombi di rosso, alternati con felice disegno. Un altro pavimento è formato di quadri di breccia e di rettangoli di verde. Il migliore di tutti è quello, che occupa il mezzo di uno stanzino di m. 3,00X3,20: è di mosaico a cinque colori bianco, rosso, verde, giallo, nero; contornato da quadruplice fascione. Il disegno è oltre ogni dire gentile, con intrecciamento di festoni, di guide, di greche, di fogliami, di arabeschi. Le tessere sono minutissime: la conservazione è perfetta.
Un ultimo ambiente, fornito di apparecchio calorifero, presenta una singolarità che non ho mai ritrovata altrove. Il pavimento a mosaico, pensile sull’ipocausto, non riposa sui consueti pilastrini di mattone, ma sopra cilindri vuoti di terracotta alti 57 centimetri, larghi nel diametro 25, con pareti grosse 23 millimetri. Ciascun cilindro è forato da quattro asole una delle quali rettangola, le tre altre a foggia di cuore, 0 meglio, di foglia di edera.
Durante i lavori intrapresi da poco, per la realizzazione della ferrovia direttissima Roma Napoli (tronco Roma Segni) sul tratto che va dalla Porta Furba al gruppo degli aquedotti, sono avvenute le seguenti scoperte: A m. 155 prima di giungere all'acquedotto Felice sono apparse costruzioni, o meglio fondamenta di costruzioni, conosciute nelle mappe del suburbio sotto il nomo di ruderi delle vignacele. Tutti i muri sono rasi al piano del suolo, di maniera che non è possibile giudicare a quale edifizio appartengano: probabilmente a case coloniche, dipendenti dalla villa nobilissima delle vignaccie. Vi sono traccio di pavimenti a spica, o di signino: come pure di pareti e di piani costruiti per intero con pezzi di concrezioni calcari alabastrine distaccate dall'alveo dei vicini acquedotti. Non vi ho trovato bolli di mattone o altra memoria scritta o graffita. I soli oggetti ricuperati sono : un orologio solare marmoreo ])eu conservato ; un pilastro scanalato coi canaletti pieni e vuoti; un rocchio di colonna, ed un torso di statuetta virile ignuda ad un terzo del vero.
Compiuti i lavori di sterro per la linea ferroviaria direttissima Roma-Napoli, attraverso l'istmo di Torre Fiscale, fra questa ed il casale di Roma vecchia. Il taglio della ferrovia è venuto a cadere, per fortuna, sopra una coppia di cippi ingerali di travertino. Essi misurano m. 1,44 di altezza, m. 0,50 di fronte, m. 0,25 di costa, e sono spianati di martellina nella parte emergente dal suolo, rustici e grezzi nel terzo inferiore. La iscrizione è rivolta dalla parte dei fornici.
Il selciato della via Latina è tornato in luce a metà di distanza fra le arenazioni della Marcia e della Claudia: è largo m. 3,80: limitato da crepidine ed angusto marciapiede di terriccio battuto, al di là del quale sorgono i piantati dei sepolcri. Si è scoperta, sul lato sinistro, una fossa murata con muri a strati alterni di tufo e mattoni. Vi erano stati gettati alla rinfusa circa quaranta pezzi di un sarcofago marmoreo, che credo potrà ricomporsi per intero. Il sarcofago, di eccellente fattura, ha le testate rotonde, il corpo l)accellato; e mostra nella fronte un clipeo di ra. 0,40 di diametro con busto umliebre di tipo mammeiano.
Dalla parte opposta della strada sono stati scoperti ruderi forse di un sepolcro, forse di im tempietto, o di edicola, con basi attiche di marmo senza plinto, tegole e canali pure di marmo con antefisse ornate di nascimenti e fave di fine intaglio, capitelli ionici, lastroni di bianco e di giallo ecc.
Rodolfo Lanciani
Lavori di realizzazione della Ferrovia al Quadraro, portano allo scavo di alcuni ambienti rustici della Villa delle Vignacce. Ritrovatò un orologio solare, capitelli e un torso di statua ignuda.
Dichiarazione di notevole interesse pubblico di alcuni terreni di proprietà privata, futuro del Parco degli Acquedotti.
Istituito il Parco Regionale dell'Appia Antica. E' comprende anche il Parco della Caffarella ed il parco degli Acquedotti.
L'area dell’Appia Antica diventa parco suburbano con la Legge Regionale n. 66. Questa legge risulta talmente caotica e contraddittoria da impedire ogni possibilità di funzionamento.
Rinnovata la dichiarazione di notevole interesse pubblico di alcuni terreni di proprietà privata (futuro Parco degli Acquedotti).
L'Azienda Consorziale dell’Appia Antica presenta il Piano di Utilizzazione della Valle della Caffarella, che prevede, le destinazioni d'uso delle aree verdi, dei casali e delle altre strutture. Si comincia a parlare del risanamento del Fiume Almone attraverso la realizzazione di collettori fognari di Quarto Miglio e Statuario e la sistemazione del Fosso dell'Acqua Mariana.
Il Ministero dei Beni Culturali, la Regione Lazio e il Comune di Roma sottoscrivono l'accordo di programma per l’attuazione del Piano di Utilizzazione della Valle della Caffarella.
Il Soprintendente ai Beni Archeologici di Roma Adriano La Regina invia (con nota n. 3069) una richiesta al Ministero dei Beni Culturali di apposizione del proposta di inclusione dell'area costituita dal Parco dell'Appia Antica e delle zone limotrofe di Cava Pace, Tor Marancia, Tor Carbone, via Latina e degli Acquedotti, di Casale di Gregna-Anagnina e delle Capannelle-Barbuta ricadente nella I, IX, X e XI circoscrizione del comune di Roma fra le zone di interesse archeologico di cui all'art. 1, lettera m), della legge 8 agosto 1985, n. 431;. La richiesta scatena una violenta campagna stampa contro il Soprintendente.
Durante gli scavi per il quadruplicamento della linea ferroviaria presso il Parco degli Acquedotti,viene scoperta una scalinata che, attraversati un corridoio coperto con volta a botte e una porta con stipiti e architrave in travertino, porta a un sepolcro ipogeo del III sec. d.C., in opera listata, coperto con volta a crociera, probabilmente riutilizzato anche nel medioevo. Accanto al sepolcro sono state trovate le fondamenta di numerosi edifici, di cui non è stata tentata l'identificazione.
Decreto del Ministero per i Beni e le Attività culturali circa l'inclusione dell'area costituita dal Parco dell'Appia Antica e delle zone limitrofe di Cava Pace, Tor Marancia, Tor Carbone, di Casale di Gregna-Anagnina e delle Capannelle-Barbuta ricadente nella I, IX, X e XI circoscrizione del comune di Roma fra le zone di interesse archeologico di cui all'art. 1, lettera m) , della legge 8 agosto 1985, n. 431.
Il Sindaco di Roma Veltroni, inaugura il Parco degli Acquedotti, 14 ettari acquisiti e riqualificati grazie a 3 miliardi del Piano degli Interventi del Giubileo.
Nel corso degli scavi alla villa delle Vignacce nel Parco degli Acquedotti, condotti dall'American Institut, viene scoperta una statua in marmo rosso antico di Marsia.
Visita del futuro Imperatore del Giappone Naruhito all'Appia antica, dalla villa dei Quintili al parco degli Acquedotti.
Nel parco degli Acquedotti si concludono i lavori di sistemazione naturalistica e paesaggistica realizzati dall'Ente Parco dell'Appia antica. Viene ripristinato il laghetto e il Canale dell'Acqua Mariana (la captazione dall'acquedotto felice era stata interrotta dal 2002 a seguito di una falla sotterranea).
La Regione Lazio ha approvato l’ampliamento del Parco dell'Appia Antica, 1213 ettari, pari al 36% in più di territorio protetto: 33 ettari in Area porta San Sebastiano – Centro storico di Roma, dalle parti del quartiere Appio Latino, arrivando a ridosso della Cristoforo Colombo presso le Terme di Caracalla; 59 ettari in area Campo Barbarico – Tor Fiscale – Acquedotti; 05 ettari in area Capannelle – Barbuta fin sotto Ciampino, per arrivare all'Appia Nuova fino all'imbocco per il Grande raccordo anulare; 124 ettari in area Cornacchiole – Fiorano; 955 ettari in area Falcognana, Divino Amore, includendo l'area archeologica di Tellese.
Demolizione di otto villini abusivi appartenenti al clan Casamonica, adossate alle arcate dell'acquedotto Felice a via del Quadraro. Sul posto il sindaco di Roma Virginia.
Nel Parco degli Acquedotti, verso le ore 19 viene ucciso Fabrizio Piscitelli, capo storico della tifoseria laziale.
Al suo interno passano le arcate dell'Acquedotto Claudio, Marcio e Felice.
1914
Aldo Molinari
Aereoplani sulla Campagna Romana
L'Illustrazione Italiana 1914
1898
Dante Paolocci
Caccia ala vole nella Campagna Romana
L'Illustrazione Italiana 1898
1894
Dante Paolocci
Caccia alla Volpe nella Campagna Romana
L'Illustrazione Italiana 1894
1856
Luigi Canina
Pianta della via Latina compresa tra il III ed VIII miglio
Gli edifizj antichi dei contorni di Roma