Informazioni storicheCodice identificativo monumento: 4219
CronologiaRicerche antiquarie eseguite da G. Volpato alla Villa romana delle Vignacce. Rinvenimento di importanti sculture in marmo (conservate ai Musei Vaticani come Ganimede Chiaramonti o la statua di Tyche). Sono scoperte delle Fistulae in piombo relative all’impianto idrico della villa in cui è inciso il nome di uno dei principali proprietari, Quinto Servilio Pudente, ricco proprietario di fabbriche laterizie e importante personaggio romano del II secolo d.C..
Il sig. principe Alessandro Torlonia, facendo esplorare nella sua tenuta di Roma vecchia gli avanzi di un vasto fabbricato, della buona epoca adrianea, posto fra l'acquedotto Felice e la ferrovia, ha discoperto un vasto ambiente, largo met. 6, lungo (nella parte esplorata) circa met. 20, che termina dalla parte dell’acquedotto con un’ abside semicircolare, rinfiancata da due speroni, come vedesi dall’annessa pianta dimostrativa.
Le due pareti longitudinali e l'abside sono di reticolato, con legamenti, fascie e spigoli di cortina. Da queste due pareti aggettano pilastri, larghi un metro, con la fronte convessa ; e distano l’uno dall’altro, dove met. 2,00, dove met. 1,75. Gil’ interpilastri sono occupati da sedili di muro intonacati e dipinti a tinta gialla.
Il pavimento è composto di una specie di astrico, sotto del quale è un selciato di pentagoni di lava. In vari punti si veggono restauri di epoca tarda, a ricorsi di mattoni e di quadrelli di tufa. Nel terrapieno sono stati ritrovati tre rocchi di colonne, di met, 0,45 di diametro; due di bellissima breccia corallina, uno di marmo bigio.
Continuandosi gli scavi, sono state scoperte altre due grandi sale, e sette ambienti minori. La prima sala grande è posta a riscontro di quella descritta precedentemente: ha pure forma basilicale, di modo che le due absidi si toccano e si innestano nella loro convessità. La seconda sala grande ha forma circolare di m. 10 di diametro, con nicchie e porte nel perimetro, ed una specie di tribuna rettangola di riscontro alla maggior porta d’ingresso. Il pavimento di questa sala era tutto di verde antico.
I sette ambienti minori fino ad oggi scoperti, si distinguono per la irregolarità della forma, per la ricchezza dei pavimenti, e per i frammenti di belle pitture murali, che rimangono qua e là sulle pareti.
Un pavimento è formato di esagoni di marmo greco e di rombi di rosso, alternati con felice disegno. Un altro pavimento è formato di quadri di breccia e di rettangoli di verde. Il migliore di tutti è quello, che occupa il mezzo di uno stanzino di m. 3,00X3,20: è di mosaico a cinque colori bianco, rosso, verde, giallo, nero; contornato da quadruplice fascione. Il disegno è oltre ogni dire gentile, con intrecciamento di festoni, di guide, di greche, di fogliami, di arabeschi. Le tessere sono minutissime: la conservazione è perfetta.
Un ultimo ambiente, fornito di apparecchio calorifero, presenta una singolarità che non ho mai ritrovata altrove. Il pavimento a mosaico, pensile sull’ipocausto, non riposa sui consueti pilastrini di mattone, ma sopra cilindri vuoti di terracotta alti 57 centimetri, larghi nel diametro 25, con pareti grosse 23 millimetri. Ciascun cilindro è forato da quattro asole una delle quali rettangola, le tre altre a foggia di cuore, 0 meglio, di foglia di edera.
Roldolfo Lanciani.
Durante i lavori intrapresi da poco, per la realizzazione della ferrovia direttissima Roma Napoli (tronco Roma Segni) sul tratto che va dalla Porta Furba al gruppo degli aquedotti, sono avvenute le seguenti scoperte: A m. 155 prima di giungere all'acquedotto Felice sono apparse costruzioni, o meglio fondamenta di costruzioni, conosciute nelle mappe del suburbio sotto il nomo di ruderi delle vignacele. Tutti i muri sono rasi al piano del suolo, di maniera che non è possibile giudicare a quale edifizio appartengano: probabilmente a case coloniche, dipendenti dalla villa nobilissima delle vignaccie. Vi sono traccio di pavimenti a spica, o di signino: come pure di pareti e di piani costruiti per intero con pezzi di concrezioni calcari alabastrine distaccate dall'alveo dei vicini acquedotti. Non vi ho trovato bolli di mattone o altra memoria scritta o graffita. I soli oggetti ricuperati sono : un orologio solare marmoreo ])eu conservato; un pilastro scanalato coi canaletti pieni e vuoti; un rocchio di colonna, ed un torso di statuetta virile ignuda ad un terzo del vero.
Lavori di realizzazione della Ferrovia al Quadraro, portano allo scavo di alcuni ambienti rustici della Villa delle Vignacce. Ritrovatò un orologio solare, capitelli e un torso di statua ignuda.
Il Sindaco di Roma Veltroni, inaugura il Parco degli Acquedotti, 14 ettari acquisiti e riqualificati grazie a 3 miliardi del Piano degli Interventi del Giubileo.
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Stampe antiche