Codice identificativo monumento: 4767
Presso il bivio della Portuense con la strada della Magliana, nella località detta Pozzo Pantaleo, e nella vigna con ingresso dal cancello n. 43, aprendosi una cava di tufa, sono stati scoperti e devastati prima che l'autorità ne avesse notizia, alcuni antichi sepolcri scavati nella roccia, a guisa di sarcofagi.
Quivi è stato medesimamente rinvenuto un cippo di travertino, alto m. 1,30, con la leggenda:
TITIÀ K FPROCVLÀ SIBI ET TITIAE CVCLADI MA TRI ET LIBERT LIBERT IN FRONT P X IN ACRO P X
Serve di scalino alla rampa d'accesso alla vigna una stele marmorea scorniciata, la cui iscrizione, molto logora, dice:
CLAVD EPSPANIS MVSTICI PANTOMIMI LIB VIX AN VI
Nella parte inferiore della vigna Pia, e precisamente nell'angolo di deviazione delle vie Portuense e Magliana, in contrada Pozzo Pantaleo, aprendosi una strada d'accesso alla cava di tufa, locata all'appaltatore Garofali, si è scoperto l'ipogeo di di un colombaio, con le pareti intonacate e dipinte. La cella è rettangola, e misura m. 4,50X3,50.
Nella parete d'ingresso, si contano 6 loculi in due ordini di 3 per ciascuno: nella parete a sinistra, due feritoie, due loculi ed una grande nicchia: nella parete a destra, quattro loculi ed un nicchione: la parete del fondo è liscia. Le pitture della volta e delle pareti sono assai semplici: linee, festoncini, corone a due tinte, rossa e verde.
L'ipogeo è stato spogliato d'ogni sua pertinenza, in epoca non molto remota : manca persino del pavimento, che doveva essere di mosaico. Una feritoia era otturata per mezzo di lastre marmoree, contenenti iscrizioni.
Esse non appartengono certamente al colombaio, non essendovi alcuna incassatura o lacuna nell'intonaco delle sue quattro pareti.
Il colombaio era a due piani. Del piano superiore rimane il solo pavimento, di musaico policromo figurato, assai fine e di perfetto disegno. Rappresenta il ratto di Proserpina, che si vede ignuda, sostenuta dal rapitore col braccio sinistro. Alla quadriga sono appoggiati gli infernali cavalli nerissimi, con la criniera sollevata per la corsa sfrenata.
Nel campo vi sono altre figure, che non posso tuttavia descrivere, perchè l'inclemenza della stagione ne ha obbligato di ricuoprire il pavimento. Aggiungerò soltanto che il bordo, il quale fascia ed inquadra la scena centrale, è ornato con figure di uccelli (pavoni, anitre, fagiani etc): ai quattro angoli si veggono le figure delle stagioni. Questo notevole mosaico è stato inscientemente danneggiato in un angolo, prima che i terrazzieri notassero la sua esistenza : si sono così perdute una figura di stagione, e due o tre figure di uccelli.
Sull'una e l'altra sponda della strada, profondamente incassata nel terreno di scarico (rifiuti di antiche cave di tufa), si veggono avanzi di sepolcri d'ogni maniera, colombai, ipogei ad arcosolii, cassettoni a capanna, sarcofagi fittili etc; ma tutta la contrada sembra essere stata minutamente ricercata; nè vi si trova alcuno oggetto appartenente alla consueta suppellettile funebre.
Sono stati ritrovati pure alcuni selcioni della via Campana, che dal bivio della Portuense conduceva al Luco degli Arvali.
Rodolfo Lanciani
Sulla sponda sinistra o orientale della marrana di Pozzo Pantaleo, a circa 250 m. a monte del viadotto ferroviario lungo la Portuense, il sig. Baldinì Vincenzo, ampliando il perimetro della sua cava di tufa, ha scoperto, e demolito in gran parte, un gruppo sepolcrale di non comune importanza. I sepoleri sono di due specie: alcuni costruiti di reticolato così perfetto, che ne ho preso un campione per esibirlo nel Museo; altri scavati uella roccia, sotto il fondo delle antiche latomie. La disposizione dell'intero gruppo può riconoscersi nell'annessa pianta dimostrativa.
A. Cripta scarpellata nel sasso vivo, profonda m. 4,40, larga m. 2,78, alta sino al cervello della volta m. 2,27. Vi si accede per mezzo di una porta a piattabanda, alta m. 1,75, larga m. 0,92. Nella parete a sinistra sono scavati due loculi: il primo, lungo m. 1,82, contiene uno scheletro adagiato sul piano, ed era chiuso da tegoloni murati in calce: il secondo, lungo m. 1,96, non era altrimenti chiuso: il cadavere era disteso, invece, entro un cassettone scavato nel piano del loculo, e chiuso con tegoloni in piano.
Nella parete di fondo v'è un loculo amplissimo, lungo m. 2,30, profondo m. 0,80. È probabile che fosse destinato a contenere un sarcofago fittile. Nella parete destra un solo avello è stato scavato, ed è simile in tutto al primo del lato sinistro. Nel piano della cripta, due cassettoni ricoperti da tegoli. Ho raccolto un solo frammento di bollo, nel cumulo delle macerie, e vi si distingue il solito nome delle fornaci cepioniane.
B. Sepolcro costruito in modo bizzarro, mediante chiusura dell'intercapedine fra il colombaio C e la roccia viva, tagliata a picco, formante la sponda di una lapicidina dei tempi repubblicani. Ambedue le pareti di chiusura, e la volta, appoggiano dal late sud, contro la parete del colombaio: dal lato nord contro la rupe.
I due loculi scavati in quest'ultima, si avvicinano al tipo degli arcosolî cemeteriali, avendo la volticella centinata.
Dei colombai C e D nulla posso dire: le pareti del primo sono tronche quasi al piano del terreno: i secondi non sono ancora sgombri dal terrapieno. Spettano ai primi anni dell'impero, e sono costruiti, come dissi poc'anzi, con mirabile perfezione. È questa la quarta o quinta scoperta di identica natura, avvenuta nella valle di Pozzo Pantaleo e divulgata nelle Notizie. Si tratta sempre di latomie trasformate in ipogei sepolcrali, o di colombarii costruiti nell'area di latomie abbandonate.
Paragonando la stratificazione del tufa, a banchi rossi e giallognoli, sull'una e l'altra sponda della marrana, nelle cave Moroni e Baldini, e ponendo pure a confronto le traccie del lavoro dell'uomo e gli scarpellamenti delle rupi, che si ravvisano fino ad un chilometro a monte del viadotto ferroviario, a me sembra di poter affermare, che la valle di Pozzo Pantaleo è artificiale, almeno nella parte più bassa. In altri termini, a me sembra che la valle siasi venuta formando poco a poco, con la incessante sottrazione delle roccie di tufa.
L'esercizio delle latomie deve essere incominciato sul principio del V secolo di Roma, e deve essere durato sino alla seconda metà del II secolo dell'impero, quando venne a cessare la moda della costruzione reticolata a prismi di tufa. Se le sponde della marrana di Pozzo Pantaleo, con le pendici delle colline circostanti, fossero liberate dal terriccio che vi si è accumulato dalla caduta dell'impero in poi, noi avremmo nel suburbio di Roma una riproduzione al vero delle famose lapicidini di El Masarah, con enormi banchi di roccia tagliati a picco, a cubi, a scaglioni, a terrazze, e con le vie di accesso ai varî centri di esportazione. Queste vie diramansi da un'arteria centrale, che rimonta la valle parallelamente all’alveo della marrana.
Rodolfo Lanciani
Sistemandosi la via di Pozzo Pantaleo, fuori la porta Portese, si è trovato un sarcofago fittile, lungo m. 1,50X0,40X 0,27; ed un tegolone bipedale col bollo di Cn. Domizio Amando, C.I.L. XV, 1097
Giuseppe Gatti.