Codice identificativo monumento: 48
Incendio nella zona del Foro Boario e del Foro Olitorio. Distrutti i templi della Fortuna e di Mater Matuta.
Iniziano i lavori di sterro avviati nel per la costruzione di un nuovo edificio del Governatorato, nell'area situata sul margine nord del Foro Boario, compresa tra il Vico Iugario e la nuova via del Mare. Le demolizioni portarono alla scoperta di una grande platea in blocchi di tufo, e più a sud, resti di una grande insula. Le prime indagini archeologiche sono condotte da Antonio Maria Colini (Ispettore Capo dei Servizi Archeologici della X Ripartizione). Le scoperte, grazie anche all'eccezionale pressione della stampa, inducono un drastico ridimensionamento degli edifici progettati e l'estensione degli scavi. Le maestranze presenti per i lavori di abbattimento delle vecchie case sono riconvertite in squadre di operai impiegate per la messa in luce dell'area archeologica. Sulla platea emergono le tracce di due templi affiancati, risalenti ad epoca repubblicana ed identificati (in base alle fonti letterarie) con quelli di Fortuna e Mater Matuta. Durante la costruzione dei pozzi, scavati per sottofondare la chiesa di Sant'Omobono (preservata ed isolata dagli edifici che le si adossavano), viene rivelata una più complessa sequenza stratigrafica.
Saggi di Scavo nell'area sacra di Sant'Omobono.
Saggi di Scavo nell'area sacra di Sant'Omobono.
Gli scavi in profondità, tuttavia limitati ad un settore ristretto dell'area, hanno permesso di ricostruire la storia del monumento e le sue diverse fasi, che possiamo sintetizzare in questo modo:
Fase I
Esistenza di un culto con un'ara, senza edificio templare. Nel livello archeologico viene ritrovata un'iscrizione arcaica risalente alla fine del VII e la metà del VI secolo a.C., la più antica testimonianza di una presenza etrusca certa nell'area di Roma.
Fase II
Costruzione del primo tempio arcaico, dedicato a Mater Matuta, attribuito al re Servio Tullio (579-534 a.C.).
Fase III
Sempre ad opera di Servio Tullio, totale rifacimento del tempio con ampliamento del podio, sostituzione delle terrecotte architettoniche ed edificazione di un secondo tempio dedicato alla dea Fortuna. Alla fine del VI secolo a.C. l'area viene distrutta e abbandonata.
Fase IV
Realizzazione di un grandioso terrapieno che riale il livello di circa 6 metri e di una pavimentazione in lastre di cappellaccio, sulla quale sono costruiti due nuovi templi che presentavano orientamento diverso dai precedenti. Nel materiale di riempimento del terrapieno, prelevato da un villaggio del Campidoglio, sono stati ritrovati resti di manufatti in ceramica risalenti all'età del bronzo (XIV-XIII secolo a.C.), all'età del ferro e frammenti di importazione greca risalenti alla metà dell'VIII secolo a.C. Risultano pertanto mescolate insieme sia le più antiche testimonianze di insediamenti umani nell'area palatino-capitolina, sia le più antiche tracce di rapporti con il mondo greco.
Fase V
Costruzione di una nuova pavimentazione di tufo di Monteverde e di tufo dell'Aniene e ricostruzione dei due templi, di due are orientate ad est e di un grande “donario” di forma circolare in peperino al centro dell'area, su cui dovevano essere collocate statuette di bronzo delle quali è stata trovata traccia. Sui blocchi di peperino sono stati rinvenuti frammenti di un'iscrizione che consentono la datazione del reperto.
Fase VI
Ricostruzione di tutta l'area, in seguito ad un incendio ricordato da Tito Livio nel 213 a.C. e nuova pavimentazione in lastre di tufo di Monteverde.
Fase VII
Ultima pavimentazione in travertino, di età imperiale, forse domizianea, con ritrovamento anche di mattoni bollati in epoca adrianea. Restano tracce, al centro dell'area, di un doppio arco quadrifronte, forse la Porta Triumphalis, attraverso la quale entravano in città i cortei dei trionfatori, dando inizio alla cerimonia.