Data: 1482 / 1938
Codice identificativo monumento: 49
Papa Gregorio VII restaura una chiesa dedicata al Cristo Salvatore e a Santa Maria presso nei pressi del Vico Jugario (probabilmente dove ora sorge l'attuale chiesa di Sant'Omobono). I lavori sono ricordati in una epigrafe che viene incisa su un’ara funeraria romana, riutilizzata come altare: Ad honorem D(omi)ni n(ost)ri lh(es)u Chr(ist)i / et beate Marie semper uir/ginis genitricis ei(us) D(omi)ne n(ost)re / et om(n)iu(m) s(an)c(t)orfttm) conseuatu(m) e(st) / hoc altare te(m)pore dom(i)ni Gre/gorii W p(a)p(ae) anni d(omi)ni mil(lesimo) LXilI / indic(tione) XI m(en)se iulio dies WII / in hoc predicto altare q(ui)e/sctnt s(an)c(t)or(um) venerabiles reli/q(uik uidelicet pars crucis eius / et spongie nec n(on) et crucis b(eat)iAn/dree et ex ossib(us) ei(us) et s(an)c(t)or(um) mar(tirum) / Stephani Lauren(tii) Marci lacobi // Sebastiani Dionisii / Chromatrt Menne / Valentini Bonifatii / Anastasii Leudicii / Donati Ypoliti et / Iohanni(s) p(res)b(ite)riAgnetds) / CeciliaeAgathae C(on)/cordtae Cyrillae / Vebrobiae.
Papa Celestino III erige un Ospedale presso la chiesa del Salvatore e di Santa Maria in Portico. Probabilmente viene costituita una Compagnia per la sua gestione, che costruisce nelle vicinanze un più grande edificio di culto (dedicato alla sola Vergine), e mantenendo invece la vecchia chiesetta come cappella del nosocomio (ma con la nuova dedica sola al Salvatore).
Bolla d'Innocenzo III in cui la chiesa di San Salvatore de Statera, viene annoverata fra le filiali di San Sergio e Baccio.
Notizia dell'anniversario in onore del benefattore Donato della Valle, che la Compagnia di Santa Maria del Portico celebra nel proprio oratorio, San Salvatore in Portico.
Lascito testamentario di Stefano Satri de Baronilis, guardiano della Compagnia di Santa Maria in Portico, che finanzia la ricostruzione di San Salvatore in Portico, cappella dell'Ospedale di Santa Maria in Portico. Viene realizzato un nuovo edificio ad unica navata con un abside poligonale coperto a cupola
Documentazione di un contratto per la realizzazione di una Cappella con stucchi e pitture nella chiesa di Sant'Omobono.
La corporazione dei Sartori, Giubbonari e Calsettari ottengono in enfiteusi perpetua dall'Ospedale della Consolazione, la chiesa diruta di San Salvatore in Poertico, per farne loro sede sociale e religiosa. Nell'occasione viene rinominata Sant'Omobono in onore del proprio patrono.
Per volere di Gregorio XIII, nasce l'Università dei Sartori, Calzettari e Giubbonari. Inizia la sua attività mella chiesa di San Omobono, corrispondendo allo Stato Pontificio un canone annuo di 20 scudi e di 20 libbre di cera lavorata.
Restauro della chiesa di San Omobono, per la munificenza del ricco sartore Salvatore Lorenzo Lini. Viene realizzato un altare dedicato a Sant'Antonio e probabilmente viene completata la facciata.
Restauro della chiesa di San Omobono, per la munificenza dell'Università dei Sartori.
Con la breve Ad pastorale fastigium, Papa Pio Vi autorizza i nuovi statuti della Compagnia dei Calzettari (fabbricatori di Calze), che si separano dalla Università dei Sarti e si installano nella chiesa di Santa Maria in Monterone.
Papa Pio VII abolisce le Corporazioni e le università di mestiere. Sono mantenute le confraternite collegate ad esse.
Nella chiesa di Sant'Omobono viene realizzato un campanile a Vela.
Nella chiesa di Sant'Omobono viene realizzato un nuovo soffitto a cassettoni.
Iniziano i lavori di sterro avviati nel per la costruzione di un nuovo edificio del Governatorato, nell'area situata sul margine nord del Foro Boario, compresa tra il Vico Iugario e la nuova via del Mare. Le demolizioni portarono alla scoperta di una grande platea in blocchi di tufo, e più a sud, resti di una grande insula. Le prime indagini archeologiche sono condotte da Antonio Maria Colini (Ispettore Capo dei Servizi Archeologici della X Ripartizione). Le scoperte, grazie anche all'eccezionale pressione della stampa, inducono un drastico ridimensionamento degli edifici progettati e l'estensione degli scavi. Le maestranze presenti per i lavori di abbattimento delle vecchie case sono riconvertite in squadre di operai impiegate per la messa in luce dell'area archeologica. Sulla platea emergono le tracce di due templi affiancati, risalenti ad epoca repubblicana ed identificati (in base alle fonti letterarie) con quelli di Fortuna e Mater Matuta. Durante la costruzione dei pozzi, scavati per sottofondare la chiesa di Sant'Omobono (preservata ed isolata dagli edifici che le si adossavano), viene rivelata una più complessa sequenza stratigrafica.
Il maestro sartore Amiecare Minnucci continua la tradizione dell'Università dei Sartori, dando vita ad una nuova Accademia Nazionale. La sede si installa a piazza San Silvestro, avendo perso i locali di Sant'Omobono per gli scavi dell'area archeologica.
La chiesa di Sant'Omobono viene restituita Accademia nazionale dei sartori, nuova espressione dell'antica Università.
Secondo lo storico tedesco Christian Hülsen, la più antica menzione di questo edificio di culto è in un brano della prima edizione dei Mirabiliaurbis Romae, databile alla metà del XII secolo, che riporta: “Post sanctum Sergium, templum Concordiae, ante quod arcus triumphalis, unde erat adscensus in Capitolium iuxta aerarium publicum, quod erat templum Saturni. Ex alia parte fuit arcus miris lapidibus tabulatus, in quo fuit historia, qualiter milites accipiebant a Senatu donativa sua per sacellarium, qui administrabat haec; quae omnia pensabat in statera ante, quam darentur militibus; ideo vocatur Salvator de statera.”.
La statera era la bilancia con la quale si pesava la moneta. Perduta la memoria della posizione originale degli antichi Templi romani, la chiesa era eroneamente ritenuta costruita sopra le rovine del Tempio che custovida l'Erario. Infatti anche nella pianta di Roma del 1474 di Alessandro Strozzi, l'area è indicata con il termine, Aerarium.
Nel 1527, l'umanista Andrea Fulvio nel suo libro "Antiquitates Urbis", riporta che sopra l'Ospedale di Santa Maria in Portico, lì dove era l'Aerarium, vi è una piccola e diruta chiesetta sotto la rupe che sporge, che ora si chiama San Salvatore in Aerario, chiamata anche San Salvatore in Statera.
Nel 1534, l'umanista Bartolomeo Marliano riferisce nel suo libro "Antiquae Romae topographia", che San Salvatore in Aerario non esiste più da qualche anno sia stato trasformato in abitazione insieme alla vicina torre mutila.
Nel manoscritto dell'L'Anonimo Gaddiano del 1540, viene citata la chiesa di San Salvatore in Maximis sorta sul tempio di Giove Ottimo Massimo, presso la curtis domnae Miccinae. In una seconda citazione si precisa che sorgeva presso l'Ospedale di Santa Maria in Portico.
La facciata tardo-cinquecentesca è rivestita in laterizi e si presenta divisa in lesene, con occhio centrale e timpano, sotto il quale l’iscrizione “IN HON B. MARIAE V. AC SS. HOMOBONI ET ANTONII PAD” consente di riconoscere la dedica alla Beata Vergine Maria, a Sant’Omobono ed a Sant’Antonio da Padova. Ai lati del portale si possono notare due nicchie vuote, in origine destinate ad accogliere le statue di Santo Stefano e Sant’Alessio.