Codice identificativo monumento: 498
1616: Primo ritrovamento del sepolcro degli Scipioni
1780: I fratelli Sassi, scavando nella lora vigna per realizzare una cantina, riscoprono il Sepolcro degli Scipioni. Ritrovati i primi sarcovagi.
1926: Nuovi scavi e restauri nell'area del sepolcro degli scipioni. Viene scopeto un colombario.
25/11/1991: Il Mibac con decreto ministeriale, dichiara un interesse archeologico particolarmente importante della porzione di Parco Archeologico dell'Appia Antica tra le mura Aureliane, la Cristoforo Colombo, la ferrovia Roma-Pisa e la via Latina, convenzionalmente denominato V settore.
Sarcofago di Scipione Barbato (A): Il sarcofago di Scipione Barbato presente con una copia (l'originale è ai Musei Vaticani), era in peperino, databile con relativa esattezza al 280 a.C. Unico ad avere un'elaborata decorazione d'ispirazione architettonica. Concepito a forma di altare, con una cassa sensibilmente rastremata, con modanature in basso e, nella parte superiore, con un fregio dorico con dentelli, triglifi e metope decorate da rosette una diversa dall'altra. Il coperchio termina con due cuscini ai lati ("pulvini") che assomigliano di lato alle volute dell'ordine ionico. Inoltre sul fianco superiore si trova scolpito un oggetto cilindrico, terminante alle due estremità con foglie di acanto. La grande raffinatezza artistica si denota dal gusto di mescolare gli stili (dorico, ionico e corinzio) derivato da modelli della Magna Grecia ed è una straordinaria testimonianza della precoce apertura all'ellenismo nel circolo degli Scipioni.
Sul coperchio è presente un'iscrizione col patronimico del defunto (dipinta), accanto a una più lunga e più tarda (scolpita), in versi saturni. Per aggiungere quest'ultima venne cancellata una riga e mezzo più antica e questo intervento potrebbe risalire all'epoca di Scipione l'Africano, all'inizio del II secolo a.C. Si tratta di un estratto della laudatio funebris.
«Lucio Cornelio Scipione Barbato, figlio di Gneo, uomo forte e sapiente, il cui aspetto fu in tutto pari al valore, fu console, censore, edile presso di voi. Prese Taurasia Cisauna nel Sannio, assoggettò tutta la Lucania e ne portò via ostaggi».
Sarcofago e iscrizione di Lucio Cornelio Scipione (B)
Il sarcofago del figlio di Barbato, Lucio Cornelio Scipione, console nel 259 a.C., si trova nel corridoio centrale a sinistra della tomba paterna ed è la seconda in ordine di antichità. Il sarcofago è originale, mentre l'iscrizione è in copia. Anche in questo caso le epitaffi sono doppie: una dipinta sul coperchio che riporta il nome e le cariche principali del defunto; una scolpita sulla cassa, come nel caso di Scipione Barbato, che riporta, in versi saturni, una parte dell'orazione funebre. Questa seconda iscrizione risale probabilmente a subito dopo la morte dell'interessato (circa 230 a.C.) ed è verosimilmente più antica della seconda iscrizione del Barbato. L'iscrizione riporta come il console conquistò la Corsica e la città di Aleria e come fondò un tempio alle Tempeste.
Iscrizione a Publio Cornelio Scipione, Flamine Diale (C)
L'iscrizione a Publio Cornelio Scipione,[4] figlio di Publio e Flamine Diale è la terza più antica, collocata nell'ultimo tratto del corridoio di sinistra. Si è ipotizzato che fosse il figlio dei Scipione l'Africano, che morì giovane, come riporta Cicerone, ma l'attribuzione non è unanimemente accettata, per le poche testimonianze a disposizione. L'iscrizione (in copia), riporta come il defunto avesse ricoperto la carica di Flamine Diale e come la sua vita fu breve.
Sarcofago e iscrizione di Lucio Cornelio Scipione, figlio dell'Asiatico (D)
I resti del sarcofago di Lucio Cornelio Scipione, figlio dell'Asiatico, composto da lastre di tufo, si trova a sinistra dell'ingresso principale. L'iscrizione ricorda il defunto, che fu questore nel 167 a.C. e tribuno militare; ricorda anche come suo padre vinse il re Antioco.
Resti del sarcofago e iscrizione dell'Asiageno (E)
I resti di un sarcofago in lastre di tufo, incassato in una rientranza della parete a sinistra del sarcofago di Scipione Barbato, è stato identificato, grazie all'iscrizione, con quello di Cornelio Scipione Asiageno Comato, figlio del precedente Lucio. Sempre secondo l'iscrizione morì a 16 anni, verosimilmente attorno al 150 a.C. Il soprannome di Asiageno conferma la genealogia di discendenza dall'Asiatico. La posizione del sepolcro, in una cavità scavata piuttosto in profondità a partire da un piccolo spazio residuo, dimostra come verso la metà del II secolo il luogo di sepoltura fosse già quasi al completo, rendendo necessari i primi ampliamenti.
Resti del sarcofago e iscrizione di Paulla Cornelia (F)
Paulla Cornelia fu la moglie di Gneo Cornelio Scipione Ispallo, console nel 176 a.C., figlio di Gneo Cornelio Scipione Calvo e quindi fratello di Publio Cornelio Scipione Nasica. I resti del suo sepolcro si trovano dietro al sarcofago di Scipione Barbato, collocato allargandone la nicchia. Nonostante la posizione possa dare adito a qualche dubbio, il sarcofago di Paulla è sicuramente più recente di quello del Barbato, essendo la cornice superiore di questo sepolcro, dove si trova l'iscrizione, poggiante sul sarcofago di Barbato: la facciata posteriore del sarcofago di Barbato chiudeva direttamente anche questo sepolcro, nella parte inferiore. Ciò è indice di come alla metà del II secolo a.C. il sepolcreto fosse ormai quasi al completo. È composto in travertino e tufo dell'Aniene. L'iscrizione riporta solo il nome della defunta e del suo sposo.
Sarcofago e iscrizione di Lucio Cornelio Scipione, figlio dell'Ispallo (G)
Il successivo sarcofago, per antichità, è quello del primo dei figli dell'Ispallo, Lucio Cornelio Scipione, situato davanti al sarcofago del Flamina Diale. È composto in pietra gabina. L'iscrizione (in copia) è particolarmente lunga e riporta alcune qualità del defunto, oltre alla notazione della breve età: specifica infatti che visse venti anni e che non fece in tempo ad avere cariche.
Sarcofago e iscrizione di Gneo Cornelio Scipione Ispano (H)
Gneo Cornelio Scipione Ispano era il secondo figlio dell'Ispallo e, verosimilmente, di Paulla Cornelia. Il suo sarcofago, posto nell'ala nuova, è in tufo dell'Aniene. L'iscrizione (in copia) è l'unica pervenutaci completa e riporta le cariche del defunto (pretore, edile curule, questore e tribuno militare per due volte, decemviro per i giudizi sulle controversie e decemviro per l'effettuazione delle cose sacre); inoltre vi viene celebrata la stirpe degli Scipioni. L'iscrizione è in distici elegiaci, un metro introdotto a Roma dalla Grecia nel II secolo a.C. dal poeta Ennio. L'Ispano morì verso il 139 a.C. e l'ampliamento del sepolcro è quindi databile tra il 150 e il 135 a.C., quando venne probabilmente rifatta anche la facciata monumentale creando un arco monumentale anche per l'accesso a questa seconda ala.
Sarcofago e iscrizione di personaggio incerto (I)
L'ultima iscrizione ritrovata si trova nell'ala "nuova" ed è incompleta; vi si legge quasi solo il nome Scipionem. Il sarcofago è in tufo dell'Aniene.
1756
Giovan Battista Piranesi
Prospetto del Sarcofago di Scipione Barbato
Le Antichità Romane - Tomo II
1784
Francesco Piranesi
Ipogeo degli Scipioni
1800
anonimo
Pianta del Sepolcro degli Scipioni
Journées pittoresques des édifices de Rome ancienne
1823
Luigi Rossini
Sepolcro dei Scipioni
Raccolta delle piu interessanti vedute di Roma antica